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Lo studio delle tradizioni popolari e del dialetto in Romagna è stato per decenni condotto con un approccio “letterario”: dai collaboratori delle inchieste napoleoniche alla prime raccolte ottocentesche di canti popolari, fiabe, proverbi, modi di dire, indovinelli di Gaspare Bagli, Olindo Guerrini, Benedetto Pergoli, fino ai demologi e folkloristi della prima metà Novecento, tra i quali Paolo Toschi. Sebbene l'utilizzo del fonografo per la ricerca sia databile ai primi anni del Novecento, in Italia solo a partire dal secondo dopoguerra si cominciò ad utilizzare con una buona sistematicità i mezzi di registrazione del suono nella ricerca dialettologica, etnografica ed etnomusicologica, producendo quindi archivi sonori, molti dei quali sono ancora oggi conservati dai singoli ricercatori. A parte le brevi esperienze di Friedrich Schürr, di Ernesto de Martino e di Alan Lomax, la parte più notevole di queste registrazioni fu realizzata nel ventennio compreso tra i primi anni Settanta e i primi anni Novanta. Esso fu alimentato anche dalle sollecitazioni di Roberto Leydi, titolare dal 1980 della cattedra di Etnomusicologia presso l'Università di Bologna, il quale nei primi anni Ottanta fu promotore di un Laboratorio di musica popolare presso l'Istituto per i beni culturali.

Una storia a parte invece ha la produzione discografica per il mercato della musica da ballo, anch'esso rilevantissimo, di grande impatto culturale sul pubblico più ampio e che attende ancora oggi un esame approfondito che metta in luce l'intreccio di componenti non solo musicali ma anche sociali, storiche, ideologiche, commerciali che hanno plasmato il mondo della musica da ballo in Romagna (compreso quello dei suoi sostenitori e detrattori) e che è giunto sino ai nostri giorni.

Conciliare dunque l'attenzione alla produzione libraria e manoscritta e quella ai documenti sonori diventa estremamente importante se si vuole tenere memoria di quando è stato finora indagato, delle teorie elaborate e dei metodi di lavoro utilizzati nell'ambito della ricerca sul campo. Proprio a partire da questa consapevolezza il Centro per il dialetto romagnolo intende avviare il proprio percorso di accrescimento del patrimonio documentario in due direzioni principali: la creazione di un fondo bibliografico specialistico, a partire dal lascito di Umberto Foschi, e la creazione di un archivio di fonti orali, acquisendo in copia digitale alcune raccolte di registrazioni di proprietà privata e di istituzioni pubbliche.