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1. La cucina

Cucina.jpgLa cucina, una delle più suggestive dell’area romagnola, col focolare assai antico, il massiccio tavolo con due panche, la numerosa suppellettile in rame, il lampadario di ferro battuto, la rastrelliera delle armi, due arcili (madie) bolognesi. Alle travi oggetti in ferro battuto: alcuni servivano per appendervi salumi e altre vivande, altri (grëfi in romagnolo) per recuperare dal pozzo il secchio quando si sganciava dalla catena. Sulla destra del camino, due monumentali saliere ed un girarrosto. La cucina è collegata direttamente alla sala da pranzo mediante una finestrella che fungeva da passavivande. Anche questa sala contiene mobili interessanti: un altro arcile, un bel tavolo ovale, una credenza. Nell’angolo di fronte alla porta d’ingresso, un focolare simile a quelli che si ritroveranno in altre stanze, per il riscaldamento dei locali, non per usi di cucina. La loggia del pianterreno, corrispondente a quella del primo piano, riceve luce da una grande vetrata ed è abbellita dal pozzo. Alle pareti, torce in ferro battuto e tela iuta.

2. Lo studiolo di Alfredo Oriani

Senza_titolo_14.thumb_1_.jpegLa camera da letto di Oriani, in cui lo scrittore morì il 18 ottobre 1909, ed il suo piccolo studio sono ubicati al primo piano. In questa monastica stanzetta sono conservati, sulla scrivania e nei quattro singolari scaffali pensili, i 630 volumi che costituivano la sua personale biblioteca. Alla parete di fondo, un ritratto di Oriani giovinetto ed il calendario fermo alla data della morte (Lunedì 18 ottobre 1909). Al soffitto, decorazione raffigurante una suonatrice di cetra con leggio. La sezione più ricca è quella letteraria, con i maggiori classici italiani da Dante al Carducci, i grandi narratori francesi, inglesi, russi, tedeschi dell’Ottocento. Segue poi la sezione storica, con Tacito, Machiavelli e Guicciardini, per passare poi all’Ottocento, presente con opere di Carlo Botta, Cesare Cantù, Giuseppe Ferrari, L.C. Farini, Taine, Michelet, Renan, Mommsen e così via. Infine la sezione filosofica, dominata dalle opere di Hegel, in italiano e in francese, cui si affiancano scritti di Feuerbach, Nietzsche, J.S. Mill; infine quella politico-sociologica, molto ricca, con classici quali Machiavelli, Locke, Montesquieu ed i maggiori dell’Ottocento, tra i quali il più rappresentato è Proudhon, seguito da G. Ferrari, Saint-Simon, Fourier, Kropotkin, Lamennais e così via. Nell’altra cameretta, il letto di ferro battuto con ruote, un cassettone, un comodino intarsiato, una sedia in legno intagliato (stemma con stella sormontata da croce). Alle pareti, due fotografie di Oriani sul letto di morte ed una Madonna col Bambino, in gesso.

3. La loggia

loggia.jpgSi passa quindi nella loggia, spaziosa e luminosa, con due eleganti fratine (tavoli stretti e lunghi), le relative sedie, due poltrone «Savonarola», un grande leggio ed i quattro armadi in cui si conservano le carte della famiglia e l’archivio della tenuta agricola del Cardello, un tempo costituita da cinque poderi. Alle pareti sono appesi ritratti ad olio di membri della famiglia Oriani e dello stesso scrittore (uno di A. Calzi e l’altro di G. Piancastelli), nonché due sue celebri ed intense fotografie, in una delle quali compare anche l’inseparabile bicicletta. Sugli armadi sono esposti busti in gesso di Alfredo Oriani e di suoi familiari. In fondo alla loggia, un busto in bronzo di Oriani, opera di Ercole Drei, lo scultore romagnolo autore del monumento ad Oriani inaugurato il 18 ottobre 1935 a Roma, sul colle Oppio, presso il Colosseo. Negli spazi tra gli armadi sono esposte gli originali di quattro belle caricature dello scrittore. La più divertente, disegnata dall’ingegner Giuseppe Gheba amico faentino di Oriani, lo raffigura sulla bicicletta da corsa, in discesa, la pipa in bocca e un fanale elettrico in testa, collegato al cervello mediante due fili.. In un mobiletto prodotto dall’editore Cappelli, i trenta volumi dell’Opera omnia di Oriani, pubblicati dal 1923 al 1933. Sopra la porta d’accesso, un bellissimo tondo in bronzo, opera di Domenico Rambelli, raffigura Oriani negli anni della avanzata maturità.

4. Il sottotetto

Senza_titolo_7.thumb_1_.jpegMerita una particolare attenzione l’ampio sottotetto, in cui è allestito un piccolo museo della tenuta del Cardello e della famiglia Oriani. Nella sezione rurale che il visitatore incontra per prima, si segnalano due aratri, di cui uno interamente in legno, una bella cavèja, un giogo ed alcuni fasci di cordicelle di fibra di canapa con le quali si legavano i covoni di grano. Nel secondo, più spazioso locale, la bascula con la quale Oriani pesava l’uva ed altro; poi due stadere, attrezzi per la vinificazione, tre cassapanche, uno scaldaletto (e prit) ed altri oggetti. Sul lato estremo, ricordi del ventennio fascista: un’epigrafe che ricorda la marcia al Cardello e la visita del principe Umberto, due medaglioni in legno raffiguranti il Re e il «Duce» ed una statuetta in bronzo di Mussolini che arringa le camicie nere, dal gradone più alto del mausoleo di Oriani, al termine della «marcia al Cardello» (opera dello scultore bolognese Cleto Toni, 1924). Ma il pezzo di maggior interesse - è superfluo ricordarlo - è costituito dalla bicicletta da corsa dello scrittore, una Prinetti-Stucchi acquistata nel 1894, quando Oriani, tra i primi, ne apprese l'uso e ne fu sedotto al punto da diventare uno dei più accaniti cicloturisti ed il maggiore scrittore della bicicletta e del ciclismo nei primi anni del nostro secolo.

5- Il mausoleo

Senza_titolo_33.thumb_1_.jpegIl mausoleo dello scrittore, opera di Giulio Arata - architetto di grande prestigio, che progetterà poi anche a Ravenna il Palazzo della Provincia e la Biblioteca «Mussolini», ora «Oriani», nella zona dantesca -, fu edificato negli anni 1923-‘24, secondo il gusto monumentale del dopoguerra. I resti di Oriani furono traslati nel sarcofago di granito che sovrasta l'area monumentale nell'aprile 1924, dal piccolo cimitero attiguo alla chiesa di Valsenio in cui egli aveva voluto essere sepolto accanto al padre. In quella tomba di famiglia riposano dal 1940 le spoglie di Enrichetta, sorella dello scrittore, e Cosima (Mina) Cavallari, madre di Ugo Oriani. I 125 stemmi che ornano il mausoleo risalgono al 1934 e seguenti e costituiscono l’omaggio dei comuni della provincia di Ravenna e delle città italiane capoluoghi di provincia (comprese città oggi non italiane come Addis Abeba e Zara) al «poeta della patria» e all’ «anticipatore del fascismo». Nell’ipogeo antistante riposano i resti del padre di Oriani, Luigi (1817-1896), del figlio Ugo (1891-1953), della nuora Luigia Pifferi Oriani (1894-1979).

6. Il parco

Senza_titolo_8.thumb_1_.jpegIl Cardello appare immerso in un vasto parco, dominato da piante arboree d’alto fusto e in maggioranza sempreverdi. Attorno al parco stesso si possono osservare sia campi coltivati, sia filari di cipressi e pini da pinoli, che si estendono fino alla vetta della collina soprastante. L’intero complesso storico-monumentale e paesaggistico è stato dichiarato di notevole interesse pubblico con Decreto del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali del 16 Giugno 1975. Come indicato da quest’ultimo decreto “la zona ha notevole interesse pubblico perché costituisce un caratteristico insieme di cose immobili aventi valore storico, artistico e tradizionale per la spontanea fusione fra l’espressione della natura e del lavoro umano e riveste, contemporaneamente, un eccezionale valore panoramico per peculiari caratteri”. Questi caratteri sono rappresentati dal parco che sorge attorno all’edificio del “Cardello”, che poi continua lungo le pendici che sovrastano il Rio Prata (affluente del torrente Senio), via via assumendo sempre più l’aspetto di un bosco semi–naturale; dalla collina sovrastante, sul cui crinale corre il limite superiore della tenuta e che è sottolineato da filari alternati di pini domestici e cipressi; infine elemento di pregio è considerato anche il paesaggio che si può godere dal “Cardello” stesso, sia verso le colline casolane sia sull’inizio della Vena romagnola del Gesso, verso Borgo Rivola.