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0.1 Introduzione

Brevi cenni storici sulla Camera del Lavoro di Ravenna


La Camera del Lavoro ha per iscopo di patrocinare gli interessi materiali e morali dei lavoratori e quindi di elevarne il tenore di vita, associandoli in sezioni di resistenza e di cooperazione per ogni arte e mestiere, mettendoli così in permanente rapporto fra di loro al fine di abituarli a gerire direttamente i loro affari di classe e a educarli alla fratellanza e alla solidarietà; - di promuovere la legislazione sociale e del lavoro, curando nel tempo istesso l’applicazione delle leggi già esistenti sul lavoro delle donne e dei fanciulli, sui probiviri, sugli infortuni, sulle assicurazioni, sull’igiene ecc.; - di facilitare ai lavoratori di ambo i sessi il collocamento della rispettiva mano d’opera; - di compilare per ogni arte e mestiere le tariffe di lavoro (orari, salari ecc.) e di costituire o agevolare la costituzione, lo sviluppo delle Federazioni comunali e delle Federazioni nazionali; - di aiutare lo sviluppo della cooperazione (di consumo, di produzione lavoro e di credito) invigilando affinchè i comuni la provincia e lo stato affidino i pubblici lavori alle società operaie cooperative; - di rappresentare insomma, in ogni caso e sempre gli interessi materiali e morali di tutte le categorie di lavoratori indicando e consigliando loro l’adozione di ogni mezzo ritenuto idoneo all’elevazione del loro carattere politico, intellettuale e morale”1.

L’istituzione della Camera del Lavoro per il Comune e la Provincia di Ravenna viene deliberata il 31 dicembre 1900 “all’alba imminente del XX secolo per certi segni auspicatore di una nuova e migliore civiltà (…)”2, dai rappresentanti di 12 Società operaie di città e di Lega del Comune di Ravenna quali la Sezione della Federazione fra i Lavoratori del Libro, la Mutua Assistenza Fornaciai, la Mutua Assistenza Zolfatai, la Fratellanza Cuochi, Camerieri e Affini, la Mutua Assistenza Imballatori, la Lega di Resistenza fra i Facchini, la Società Cooperativa fra gli Operai Braccianti, la Società Cooperativa fra i Carpentieri, la Mutua Assistenza fra gli Operai dello Zuccherificio, la Mutua Assistenza Pastai e la Mutua Assistenza fra gli Operai dell’Officina Gaz (sic) riunitisi nella sede della Sezione dei Lavoratori del Libro. I rappresentanti di tali Società Operaie elessero una Commissione Esecutiva provvisoria di sei membri nelle persone dei cittadini Terzo Berardi, Giacomo Bondi, Pietro Benelli, Giuseppe Valentini, Natale Fiorentini, Francesco Segurini e di un segretario nella persona del cittadino Gaetano Zirardini, “…con il mandato preciso di sollecitare un pronto ed efficace concorso specialmente dal Comune, cioè la concessione di un locale municipale e di un sussidio pecuniario annuale”3. La Commissione infatti, con lettera datata 7 gennaio 1901 richiede formalmente al Comune “…l’uso gratuito di un conveniente locale municipale nel quale esaudirvi ed attivarvi i vari e numerosi servizi della Camera del Lavoro e un concorso pecuniario annuale indispensabile al regolare funzionamento della nuova e civile istituzione che recherà, come già reca altrove, utile e decoro alla classe operaia”4 nella consapevolezza che “…la Camera del Lavoro senza un locale addatto (sic) come lo hanno le altre Camere degli altri paesi, esisterebbe solo parzialmente e sarebbe paralizzata sin dal suo inizio nella sua azione e nel suo incremento, sia rispetto all’organizzazione ed al miglioramento economico della classe operaia; sia (e ciò non è meno importante) rispetto all’altra parallela ed integrante azione della Camera del Lavoro, cioè l’elevamento intellettuale e morale della stessa classe operaia”5. Il locale concesso dall’amministrazione comunale alla Commissione per istituirvi la sede della Camera del Lavoro, fu l’edificio in cui sorgeva il “Teatro Vecchio”, che, cessando le sue funzioni nel 1852, diventò in seguito sede delle operazioni di leva. Nella stessa lettera de12 febbraio 1901 infatti la Commissione è a richiedere lavori di intervento sullo stabile, onde creare due entrate separate per “…non trovarsi nello stesso locale due organizzazioni così disparate: l’organizzazione operaia e l’organizzazione militare”6.

Ottenuta la concessione dello stabile del “Teatro Vecchio”, la Commissione Esecutiva convoca il 17 marzo 1901 l’Assemblea Costituente di 40 Società di arte e mestiere della provincia di Ravenna per l’approvazione dello Statuto e del Regolamento, per l’elezione degli Uffici esecutivi, amministrativi e di controllo. L’organico della Camera del Lavoro era costituito da: un Consiglio Camerale formato dai rappresentanti o delegati sezionali delle società di arti e mestieri, avente potere deliberativo e con lo scopo di fare eseguire lo Statuto ed il Regolamento; una Commissione Esecutiva, con potere esecutivo, eletta in seno al Consiglio Camerale con lo scopo di rendere attive le deliberazioni del Consiglio, curare l’esazione e l’impiego dei fondi sociali, redigere i bilanci; una Commissione di Controllo con potere di controllo, eletta anch’essa in seno al Consiglio Camerale con il compito di vigilare sul corretto funzionamento degli organi interni alla Camera del Lavoro e verificare la tenuta dei libri contabili. A questi organi direttivi, si aggiungevano gli uffici di segreteria e di amministrazione, l’ufficio di collocamento e i singoli uffici delle società di arti e mestieri iscritte alla Camera del Lavoro. La Camera del Lavoro di Ravenna istituì inoltre al suo interno, una Scuola Popolare, a cui si interessarono illustri cittadini come Sante Muratori, ed una biblioteca.

Già nel 1902, 50 erano le società della città, dei sobborghi e della campagna (zone di S.Alberto, Castiglione, Campiano, Mezzano, Mensa, Pieve Quinta, S. Pietro in Vincoli, Alfonsine, Bagnacavallo, Villanova di Bagnacavallo, Traversara di Bagnacavallo, Cervia, Conselice, Lavezzola, Cotignola, Fusignano,Lugo, Voltana di Lugo, Russi) affiliate alla Camera del Lavoro, per un totale di 12.000 iscritti7.

In seguito agli scontri tra mezzadri e braccianti causati dalla polemica sulla proprietà delle macchine trebbiatrici8, alcune Fratellanze romagnole il 2 aprile 1910, vennero espulse dalla Camera del Lavoro e le stesse il 17 seguente fondarono una “Nuova Camera del Lavoro” che a differenza della “vecchia” di matrice socialista, era a predominanza repubblicana e la cui sede venne stabilita presso la Casa del Popolo, ex Palazzo Spreti9. Per circa una decina d’anni le due Camere del Lavoro agirono in parallelo, ognuna con le proprie Società e Fratellanze affiliate10; mentre la “vecchia” Camera del Lavoro nel 1917 aderì alla Confederazione Generale del Lavoro, quella “nuova” nel 1922 aderì all’Unione Italiana del Lavoro11. Con l’avvento del fascismo, la “vecchia” Camera del Lavoro venne presa d’assalto “…il Ministero ne riordinò la restituzione, ma il Fascio ravennate si rifiutò sostenendo che la cessione era stata regolarmente effettuata dai rappresentanti delle leghe socialiste in base al passaggio, in quelle fasciste, di molti aderenti socialisti”12. Lo stesso epilogo toccò in sorte alla “nuova” Camera del Lavoro quando il 16 marzo 1923 i repubblicani firmarono il “Patto dell’unità” con il quale di fatto vennero sciolte le organizzazioni aderenti che vennero fatte confluire nei Sindacati fascisti13. Il Sindacato fascista assunse come sede, quella che apparteneva alla “vecchia” Camera del Lavoro e come denominazione quella di “Federazione Provinciale delle Corporazioni Sindacali Fasciste”14. La stessa sede rimase poi solo per la “Unione Provinciale Sindacati Fascisti dell’agricoltura”, mentre le altre corporazioni di mestiere vennero dislocate in varie edifici della città15.

La firma del patto di Roma del 3 giugno 1944 da parte dei maggiori esponenti sindacali, democristiani, socialisti e comunisti, segna con la fondazione della CGIL unitaria, la formazione del primo apparato sindacale”16.

A Ravenna, come in tutte le altre realtà di Provincia italiane, in questo periodo viene ricostruita la Camera del Lavoro, come Camera Confederale del Lavoro di Ravenna (CCdL), con sede nello stabile in via Matteucci, il cui Congresso costitutivo si tenne nel novembre del 1946. Nel 1948, nell’ambito del II Congresso provinciale svoltosi dall’8 al 10 ottobre, viene organizzata l’intera struttura dei quadri con 17 Camere del Lavoro Comunali (CdLC) e 4 di delegazione, 9 Federazioni provinciali, 85 Sindacati provinciali aderenti alle Federazioni provinciali, 5 Sindacati provinciali aggregati a Federazioni e 32 Sindacati provinciali autonomi17. Con i cambiamenti strutturali dell’organizzazione del sindacato, stabiliti con il Convegno di Montesilvano del 1979 ed attuati con il X Congresso nazionale del 1981, la CCdL di Ravenna, diventa Camera del Lavoro Territoriale Ravenna – Lugo (CdLT) con competenze non più a livello provinciale, ma a livello comprensoriale. I comprensori afferenti con rispettive Camere del Lavoro zonali sono quelli di Ravenna, Lugo e Faenza.

1 Cfr. Statuto e Regolamento coordinato dalla Commissione Esecutiva giusta le deliberazioni del Consiglio Camerale, Ravenna, Tipografia Editrice di C. Zirardini, 1903, p. 1.

2 Cfr. Statuto…,cit., p. 27.

3 Cfr. Statuto…, cit., p. 27.

4 Cfr. ASCRA, anno 1910, tit. VIII, rub. 4, fasc. 7, prot. n. 580 del 21 gennaio 1901.

5 Cfr. ASCRA, anno 1910, tit. VIII, rub. 4, fasc. 7, prot. n. 1184 del 15 febbraio 1901.

6 Cfr. ASCRA, anno 1910, tit. VIII, rub. 4, fasc. 7, prot. n. 1184 del 15 febbraio 1901.

7 Cfr. Diario Ravennate pel 1902. Anno LXXXV, Ravenna, Tipografia e Litografia Ravegnana, 1902, p. 97

8 Per una esaustiva conoscenza delle dinamiche politiche in ambito ravennate dei primi del ‘900 cfr. Luigi Lotti, Ravenna politica fra Ottocento e Novecento, in Storia di Ravenna, vol. V, pp.597-649

9 Cfr. Diario…, cit., anno 1911, p. 92

10 Per l’indicazione di quali furono le Società e Fratellanze affiliate ad ognuna delle due Camere del Lavoro di Ravenna cfr. Diario…, cit., anni 1911, 1917, 1922.

11 Cfr. Diario…, cit., anno 1917, p. 64 e anno 1922, p. 47

12 Cfr. Lotti…, cit., p. 632

13 Cfr. Lotti…, cit., p. 633

14 Cfr., Diario…, cit., anno 1924, p. 65

15 Cfr. Diario…, cit., anno 1931, p. 70; anno 1934, p. 78.

16 Cfr. Eligio Biagioni, Stefania Palmieri, Tatiana Pipan, Indagine sul sindacato. Profilo organizzativo della Cgil, Roma, ESI, 1980, p. 234

17 Cfr. Camera Confederale del Lavoro di Ravenna, II Congresso provinciale. 8-9-10 ottobre 1948, p. 9.