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Archivio storico della CGIL

0.2 L’archivio

L’articolata struttura di un Ente Sindacale, organizzata a livello “orizzontale” (e cioè in strutture sindacali che riuniscono i lavoratori a livello territoriale) e a livello “verticale” o di “categoria” (strutture sindacali che riuniscono i lavoratori secondo il comparto o settore produttivo a cui appartengono - a loro volta suddivise a livello territoriale) si riflette, come è inevitabile, nelle carte d’archivio prodotte da tali e tanti “organismi”. Comprendere le modificazioni istituzionali di tali strutture, la loro articolazione interna ed i loro intrecci, come questi vengono evidenziati e resi nella documentazione archivistica - compito il più delle volte risultato alquanto arduo -, è stato al tempo stesso la base e l’obiettivo del nostro intervento sull’archivio della CdL di Ravenna.

L’incarico per il riordino e l’inventariazione della documentazione di tale archivio, affidatoci in vista delle celebrazioni per la ricorrenza del centenario della Camera del Lavoro di Ravenna (dicembre 2000), è frutto di un progetto che vede la sinergia della stessa Camera del Lavoro, dell’Ente Casa Oriani e dell’Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Ravenna. Il rendere effettivo il riordino delle fonti, crea nell’ambito degli studi sul territorio, la possibilità di “leggere” e “costruire” la storia dell’attività del sindacato CGIL a Ravenna, di cui non esiste una esaustiva indagine storica, fatta eccezione per alcuni articoli, una tesi di laurea ed altri brevi, per quanto rigorosi interventi1.

Nell’avvicinarci alle carte, ci si è avvalse in primo luogo dell’esperienza di altri archivisti che hanno lavorato su archivi sindacali2 ed in particolare del lavoro condotto sulle carte dell’archivio storico della Camera del lavoro di Bologna e della CGIL regionale. La pubblicazione omonima dell’inventario3 è stata per noi uno strumento di lavoro indispensabile per poter raffrontare la nostra esperienza, tenendo comunque sempre presenti le realtà peculiari del territorio, della struttura Camera del Lavoro di Ravenna in quanto organo provinciale e soprattutto, la realtà effettiva e lo stato di ordine in cui versava l’archivio.

L’archivio storico della CdL di Ravenna, depositato nella soffitta dell’edificio sede della Camera del Lavoro, sito in Via Pellegrino Matteucci n. 15, è costituito da un nucleo documentario i cui estremi cronologici vanno dall’immediato secondo dopoguerra fino agli anni ’904 e si compone di c.a.1200 buste. La grande mole di documentazione offre la possibilità di uno studio approfondito sulle dinamiche economiche e sociali del territorio ravennate nel passaggio dalla tradizione agricola e bracciantile alla modernizzazione industriale, sulle peculiarità di alcuni settori produttivi come la compartecipazione e la cooperazione in agricoltura e su alcune realtà produttive specifiche come l’Anic ed il Porto.

L’importanza di un riordino sistematico dell’archivio era già stata compresa agli inizi degli anni ’80, quando, la stessa organizzazione sindacale, stilò un progetto per la realizzazione di un Centro di documentazione costituito dall’Archivio storico, dalla biblioteca e da una annessa sala di lettura. A tal fine venne predisposta la raccolta dei contratti di lavoro, dei manifesti, ed il recupero di nuclei documentari che giacevano presso le sedi periferiche della Camera del Lavoro. Il progetto rimase però tale, e la soffitta attigua la Sala Samaritani (oggi Sala G. Di Vittorio), che secondo gli obiettivi progettuali doveva essere utilizzata per contenere i “doppi”, divenne la effettiva ubicazione dell’archivio, anzi per meglio dire, divenne il luogo in cui “far confluire, in maniera tutt’altro che sistematica, le pratiche cessate o la documentazione non più utile ai fini dello svolgimento quotidiano dell’attività del Sindacato”. Precedentemente il nostro intervento, furono intrapresi alcuni tentativi di riordino che non ebbero però continuità e che furono mirati più al singolo fondo o al singolo documento che all’intera struttura dell’archivio. Di uno in particolare effettuato forse verso gli anni ’80, nell’ottica della costituzione del centro di documentazione, rimangono più chiari i segni. Tale intervento fu condotto sulla base di un criterio di ordine prettamente cronologico scendendo a livello della singola carta. La trascuratezza generale e interventi così settoriali hanno compromesso alle volte la possibilità di ricondurre le carte al loro ufficio di provenienza per ricostruirne la stratificazione storica originaria. Questo infatti è stato il criterio con cui è stato condotto l’intervento di riordino: tentare di riportare le pratiche all’organo o all’ufficio delle strutture verticali e orizzontali che le produsse nell’esplicazione della sua attività, al fine di strutturare l’intero archivio in modo da riflettere le articolazioni organizzative e strutturali del sindacato. Non si è trattato di un lavoro semplice, né crediamo con questa prima fase di aver esaurito le possibilità di ulteriori interventi, ma di aver predisposto il terreno per un lavoro archivistico che possa contemplare anche una fase di scarto “mirato” e una fase di compilazione di uno strumento inventariale più analitico di quello che si presenta oggi.


Metodologia e criteri di riordino


In primo luogo si è proceduto alla riorganizzazione fisica del materiale. In archivio erano conservate varie tipologie di materiale oltre alla documentazione archivistica, come materiale a stampa, pannelli fotografici, bobine con le registrazioni dei convegni, audiocassette. Si è proceduto pertanto alla separazione fisica dei materiale non propriamente d’archivio, con particolare attenzione alle pubblicazioni. E’ necessario infatti sottolineare come una caratteristica dell’archivio sindacale, così come per quasi tutti gli altri archivi politici5, sia quella di non avere una così netta divisione tra il materiale propriamente d’archivio ed il materiale a stampa. Le pubblicazioni si trovano infatti contenute anche nelle buste o nei fascicoli, frammiste alle carte d’archivio; in questo caso si sono mantenute all’interno della “pratica”, mentre le rimanenti (in genere si tratta di pubblicazioni e riviste inerenti le problematiche del settore produttivo) si sono accorpate all’interno dei scatoloni o buste a parte, ma tenendole comunque sempre “aggregate” al fondo di appartenenza. I rimanenti materiali sono invece stati fatti portare in altri luoghi, in attesa di un intervento che comunque ne preservi la conservazione.

In secondo luogo si è proceduto alla riorganizzazione del materiale prettamente documentario, mirando alla ricostituzione dei fondi archivistici afferenti l’intero archivio della Camera del Lavoro. I fondi individuati possono essere raggruppati in 5 tipologie:

  • Categorie produttive (strutture verticali);

  • Strutture orizzontali da cui è giunto materiale alla Camera del Lavoro (CGIL nazionale, regionale e locali);

  • Uffici in cui è strutturata la Camera del Lavoro;

  • Enti con struttura propria, ma emanati o collegati al sindacato (Ecap, Inca, Sunia, Etli)

  • Enti territoriali o politici in contatto con il Sindacato.

In questa fase non sono state poche le difficoltà incontrate, soprattutto per i cambiamenti strutturali e di denominazione di cui sono stati oggetto il Sindacato e le diverse categorie produttive. In linea generale si è cercato di individuare tali mutamenti (categorie che cambiano denominazione, che confluiscono in altre per creare nuove federazioni di categoria) e di strutturare la documentazione in modo che venissero evidenziati. Al termine di questa fase operativa si è avuto il quadro generale dei singoli fondi in cui l’archivio è articolato.

A questo punto si è proceduto all’analisi della documentazione afferente i singoli fondi per ricostruirne le serie archivistiche. Ad ogni fondo corrispondono serie archivistiche “ricorrenti” (in gran parte originarie) e facilmente individuate, quali congressi, organi direttivi, corrispondenza, tesseramento e bilanci, contrattazione, accordi, convegni e conferenze; serie che contengono documentazione specifica per il settore e serie create da noi al momento del riordino a seconda dell’argomento di cui trattava la documentazione afferente. Durante questa fase di riordino si è proceduto ad uno scarto della documentazione presente in molteplice copia, conservando 3 copie del medesimo documento. Non si tratta di uno scarto mirato; si ritiene infatti che tale tipo di intervento possa essere intrapreso solo oggi, dopo che si è effettuato il riordino generale, parlando anche con i funzionari sindacali per redigere una sorta di massimario di scarto.

Tutta la documentazione è stata ricondizionata in faldoni chiusi al fine di preservarne la conservazione e di conseguenza la fruibilità.

1 Per una bibliografia sulla storia della Camera del Lavoro di Ravenna si veda: Lotti …, cit., pp. 597-649; Fiorenza Tarozzi, Braccianti socialisti, mezzadri repubblicani, in Storia illustrata di Ravenna, v. III, pp.129-143; M.D’Angelillo, S. Lugaresi, Interessi organizzati: sindacati e associazioni di categoria, in Storia…, cit., vol. IV, pp.209-224; Dentro la storia. Esperienze di vita e lotta sindacale nel ravennate, a cura di Nino Ruiba, Roma, Ediesse, 1984; Opposizione sociale al fascismo e ricostituzione della Camera Confederale del lavoro di Ravenna, tesi di laurea di Raffaele Cortesi, Università degli studi di Firenze, Corso di laurea in Scienze Politiche, a.a. 1982-83.

2 M. Costa, M.Magni, L’archivio sindacale. Manuale di registratura e classificazione, Milano, LM Editoriali, per l’archivio della Camera del Lavoro di Milano e www.pmt.cgil.it/archi.naz.htm per l’archivio della Camera del Lavoro di Torino.

3 Il lavoro in archivio. Le carte dell’Archivio Storico della Camera del Lavoro di Bologna e della CGIL Regionale, Bologna, v. I.

4 La documentazione posteriore all’anno 1990 molto spesso si trova ancora depositata presso i singoli uffici, poiché utilizzata nella gestione “corrente” delle proprie mansioni. Sporadicamente si sono incontrati documenti appartenenti all’epoca delle Confederazioni fasciste del lavoro, ma si tratta comunque sempre di carte sciolte e mai di “nuclei archivistici”.

5 “Il rapporto stretto tra le carte ed il materiale librario è una particolarità di questi archivi che va tutelata”, intervento di Concetta Giovas dell’Archivio Storico dell’Istituto Luigi Sturzo, in occasione del convegno su Gli archivi dei partiti politici, tenutosi a Bologna nel marzo 2000 presso l’Istituto Gramsci.