Il cambiamento rappresentato dalla possibilità di pubblicare in rete testi ed immagini è sotto gli occhi di tutti. Meno ovvio forse è l'effetto che la disponibilità di queste nuove tecnologie può esercitare sul mondo accademico, e non solo dal punto di vista editoriale, ma anche da quello delle modalità di selezione, valutazione e reclutamento del personale.
Questo breve intervento intende affrontare proprio questo punto. A questo scopo, nel primo paragrafo si ricostruiscono brevemente gli effetti delle tecnologie della comunicazione sull'attività editoriale ed i possibili scenari che ne derivano. Nel secondo paragrafo si riassumono alcuni aspetti della economia delle pubblicazioni in rete. Nell'ultimo paragrafo, infine, si descrivono i possibili effetti organizzativi che l'editoria in rete può esercitare sui criteri di valutazione, selezione e reclutamento accademico.
L'editoria in rete
Molto si è scritto sull'editoria in rete. In questo paragrafo ci limiteremo dunque a richiamare gli aspetti principali di questa attività relativamente al mondo della accademia. Lo scopo di quest'ultima è, come è noto, la crescita, l'acquisizione e la diffusione della conoscenza. Per questo motivo tutte le forme in grado di facilitare la circolazione delle idee sono sempre state considerate un punto chiave del progresso della conoscenza. Nel corso del tempo, biblioteche, monasteri, università hanno svolto questa funzione attraverso la centralizzazione della conoscenza, nelle biblioteche, e favorendo la contiguità tra maestri e allievi, nei monasteri e nelle università. La produzione di libri, in particolare, ha svolto questa funzione attraverso varie forme: da quella artigianale e locale degli amanuensi, alla stampa, e ora, alla circolazione elettronica attraverso la rete. Le diverse forme che storicamente ha assunto la produzione del libro condividono un tratto comune: il costo di produzione dei testi è enormemente diminuito, moltiplicando così la diffusione all'interno della sfera della produzione delle idee, ma anche favorendo la circolazione presso un pubblico sempre più largo. L'apparizione della stampa, come è noto, è tradizionalmente considerata una dei fattori periodizzanti della età moderna(1) , così come la progressiva distinzione e specializzazione tra autori ed editori caratterizza la forma contemporanea della circolazione delle informazioni. La rappresentazione corrente del processo di produzione e circolazione della informazione è esemplificata dal diagramma 1che segue.
Essa è rappresentata da un flusso verticale che va dall'autore al lettore, che avviene principalmente attraverso l'editore, che dispone delle tecnologie e delle capacità organizzative ( la distribuzione ) per vendere nel mercato tutto ciò che viene scritto. In questo quadro, le biblioteche svolgono solo la funzione di conservazione e consultazione. La disponibilità delle tecnologie elettroniche ha drasticamente semplificato questa struttura. In particolare la scomparsa del medium fisico rappresentato dalla carta ( ma anche dal CD ), ha ridotto il ruolo della distribuzione, sia di quella all'ingrosso che di quella al minuto, rappresentata dalla librerie, ed ha anche fortemente cambiato il ruolo delle biblioteche, che hanno visto drasticamente diminuire il loro ruolo di conservazione e consultazione locale, per sviluppare in maniera crescente funzioni di servizio. Ne è risultata una semplificazione della struttura tradizionale che può essere rappresentata dal diagramma 2:
Qui è ben visibile la scomparsa della distribuzione e la riduzione a tre soli attori: l'autore, l'editore e la biblioteca. Il punto cardine di questa nuova catena della informazione è che gli autori possono raggiungere il lettore direttamente attraverso la rete. La tecnologia, in breve, ha semplicemente eliminato due degli attori già presenti: il distributore e la libreria. Più complessa si presenta la situazione in riferimento a biblioteche ed editori. Sulle funzioni e sui rapporti che questi tre attori possono è possibile distinguere almeno tre scenari. Il primo si riferisce al puro e semplice mantenimento delle competenze e della organizzazione attuale da parte degli attori indicati. Gli editori rimangono ancora il mezzo privilegiato di pubblicazione in rete e le biblioteche il luogo dove vengono conservate le informazioni prodotte. Il punto di forza di questo scenario è rappresentato dal maggiore controllo che questo permette sul meccanismo della tutela della proprietà intellettuale e del pagamento delle relative royalties e della normale tassazione, come, ad esempio, quella sul valore aggiunto. Gli editori hanno infatti da tempo accumulato le competenze e l'organizzazione necessarie per svolgere questi compiti; e vi sono ancora economie di scala nella amministrazione delle transazioni relative ai diritti di autore e alla esazione e riversamento delle tasse, che rendono più economica la gestione centralizzata da parte di un editore. Ne potrebbe addirittura scaturire una crescita della dimensione degli editori, contrariamente a quanto è accaduto nel corso degli ultimi venti anni a seguito della caduta dei costi di stampa e di distribuzione, che, al contrario, ha favorito la proliferazione di piccole e piccolissime case editrici.
Più difficile appare mantenere il ruolo attuale delle biblioteche. L'elettronica è destinata ad abbattere drasticamente il costo dell'archiviazione e gli stessi editori potrebbero conservare presso di sé quanto pubblicato e cederlo direttamente attraverso gli accessi a pagamento. La tutela della proprietà intellettuale potrebbe tuttavia aprire alle biblioteche una nuova funzione: quella della conservazione dell'opera originale, la cui certificazione è assai più problematica nel nuovo formato digitale e quindi più esposta a fenomeni di pirateria, di imitazione, di falso. Il tradizionale deposito presso gli uffici del tribunale non basterebbe a tutelare l'originalità dell'opera la cui manipolazione è assai più semplice nella versione digitale. Dal punto di vista economico, poi, anche in questo caso sono possibili economie di scala dalla gestione amministrativa delle transazioni relative alla tutela della proprietà intellettuale ed è quindi probabile una crescita della dimensione di questo tipo di biblioteche. Le biblioteche, insomma, appaiono l'attore più a rischio e destinate, per sopravvivere, a diversificare nel campo della produzione editoriale o, più efficacemente, nella fornitura di nuovi servizi. Alcune hanno già diversificato, ad esempio, nella conservazione, gestione e cessione in linea delle collezioni di riviste(2).
Il secondo scenario può essere considerato lo scenario radicale, una specie di "terra dei sogni". Questo è caratterizzato dal rapporto diretto tra autore e lettore, dove tutto fluisce direttamente senza filtri. La tecnologia rende così bassa la soglia di ingresso nella rete che chiunque voglia può operare in rete unificando tutte le funzioni: autore, editore, conservatore e gestore delle proprie attività. Istituzionalmente il quadro sarebbe drasticamente diverso da quello disegnato sopra. La facilità d'entrata renderebbe possibile la moltiplicazione di soggetti per niente diversificati sotto il profilo funzionale, in concorrenza tra loro su mercati, i quali, al contrario, sarebbero destinati ad essere sempre più diversificati, secondo una descrizione della società contemporanea che rimanda alla nozione di "società del consumatore"(3). Quest'ultima si riferisce al fatto che la società capitalistica sta passando, proprio grazie alle nuove tecnologie, da una società orientata verso il produttore, e quindi caratterizzata dalla tradizione e dalla scarsità, ad un'altra in cui i bisogni sono mutevoli e gli strumenti per la loro soddisfazione (insieme al significato ad essa conferito) in continuo cambiamento.
Il punto critico di questo scenario è rappresentato dalla difficoltà di ricerca in un universo popolato da milioni di siti sullo stesso piano - La Library of Congress si cerca e si utilizza come una home page personale - e dalla reazione degli autori. Un'esperienza che ogni navigatore ha già fatto, e che ha costi d'uso della rete fisica rapidamente crescenti. Per gli autori, infine, la facilità di ingresso è più che compensata dalla difficoltà di rendersi visibili e dalla corrispondente maggiore difficoltà di ricavare profitti dal lavoro intellettuale.
Il terzo scenario è caratterizzato dallo sfruttamento ottimale del vantaggio permesso dalla tecnologia digitale, quello della facilità di pubblicazione, senza le esternalità viste sopra, nel caso della terra dei sogni. Questo scenario somiglia al secondo per l'enfasi che pone sulla facilità di pubblicazione, ma rimanda al primo per l'attenzione alla conservazione organizzata delle pubblicazioni nelle mediateche ed alla disponibilità in linea di libri, riviste e anche banche dati per la ricerca originale o la replicazione dei risultati di altre ricerche. In questo caso l'assetto istituzionale che può nascere è più incerto. In una prima variante le nuove funzioni derivano dalla specializzazione di funzioni e dalla diversificazione in funzioni correlate di attori già presenti: ad esempio, gli editori nella amministrazione della tutela della proprietà e le biblioteche nella fornitura di servizi come le copie digitali e la trasmissione a distanza di documenti. Una situazione, in pratica, del primo scenario. Una seconda variante prevede invece la nascita di attori nuovi, direttamente collegati alle nuove tecnologie, con competenze flessibili e diffusi nel territorio, per i quali il contesto istituzionale più adatto appare quello delle attività non profit piuttosto che quello del mercato, come invece nel primo caso. L'autore stesso non si aspetta di essere pagato direttamente ed è più interessato, invece, alla accessibilità immediata.
I costi della editoria in rete
Una delle caratteristiche principali della editoria elettronica e della biblioteca digitale è rappresentata dalle enorme riduzione dei costi di produzione e distribuzione e di quelli di archiviazione4. Se si osserva, ad esempio, nel grafico che segue, la composizione dei costi per la pubblicazione di una rivista cartacea si può osservare come alcune spese, quelle per la spedizione e la stampa, semplicemente non esistano più quando si adotta il formato digitale, realizzando così una prima riduzione dei costi dell'ordine del 40%.
In realtà anche gli altri costi si riducono drasticamente nel passaggio da una pubblicazione cartacea ad una digitale. Le spese amministrative diminuiscono, ad esempio, per il minor numero di passaggi dall'editore allo stampatore e viceversa, le spese postali per la circolazione delle bozze, le spese telefoniche, etc. Anche le spese di battitura possono essere drasticamente abbattute se, come avviene sempre più spesso, è lo stesso autore a digitare il testo su qualche programma di scrittura. Più difficile risulta essere la riduzione delle spese editoriali. Le pubblicazioni digitali, come quelle tradizionali, debbono infatti corrispondere a requisiti tipografici ed editoriali per i quali è comunque necessario l'intervento di uno specialista (note a piè di pagina, formato del carattere, caratteristiche della prima riga, forma delle citazioni e della bibliografia, ecc. ). E' vero che, anche in questo caso, sono sempre più spesso gli autori a provvedere direttamente a gran parte di questo lavoro, utilizzando le indicazioni fornite dall'editore, ma è sempre necessario l'intervento finale di un redattore. Tra le spese editoriali delle pubblicazioni digitali vanno anche conteggiate quelle, aggiuntive rispetto alla pubblicazione tradizionale, per la preparazione del formato adatto alla pubblicazione in rete (PDF, TeX o LaTeX), e per la gestione del sito che ospita le pubblicazioni stesse. In linea generale, per concludere su questo punto, i costi di della pubblicazione digitale di
una rivista sono inferiori a quelli di una rivista tradizionale nell'ordine del 50%-90%(4).
Questa riduzione dei costi delle pubblicazioni ha alcuni effetti importanti sulle caratteristiche delle pubblicazioni e sulla loro utilizzazione da parte della comunità accademica(5). Il primo effetto è quello della crescita del numero degli articoli; il secondo è l'aumento potenziale dei mezzi di selezione(6). La rivista stessa, ad esempio, può diventare uno dei mezzi di selezione, al quale possono sostituirsi o affiancarsi, come si dice più estesamente nel prossimo paragrafo, le liste di notifica o altre strumenti che allargano la gamma dei meccanismi di reputazione. La maggiore visibilità e la facilità di accesso alle informazioni possono, infine, provocare la scomparsa delle pubblicazioni mediocri, quelle spesso create a fini esclusivamente concorsuali.
Nel prossimo paragrafo si discute in quale modo queste trasformazioni possono incidere sul meccanismo di valutazione delle pubblicazioni ai fini del reclutamento accademico.
Le pubblicazioni in rete e il reclutamento accademico
In Italia, per accedere alla carriera accademica esiste un concorso pubblico per titoli ed esami, svolto da una commissione eletta dai praticanti la stessa disciplina che già lavorano all'Università. I criteri elettorali hanno fino ad oggi dominato il campo, data la pressoché totale autonomia di valutazione dei commissari. Chi va in commissione, insomma, decide chi dovrà essere cooptato. I candidati, dal canto loro, presentano il maggior numero possibile di pubblicazioni, con scarsa attenzione alla qualità delle riviste o delle case editrici che le pubblicano. E' infatti assente un meccanismo di selezione come quello in uso in altri paesi rappresentato dalle citazioni che altri fanno degli articoli presentati per i concorsi. Il problema è particolarmente rilevante per i più giovani, che, per mettersi al passo dei più anziani, concentrano nei primi cinque o sei anni di carriera il grosso delle loro pubblicazioni. Il numero delle pubblicazioni è infatti l'unico criterio aggiuntivo rispetto al potere del singolo commissario. Il meccanismo è sommariamente descritto nel diagramma 4.
Gli effetti di questo comportamento sono la moltiplicazione delle pubblicazioni oltre ogni ragionevole criterio scientifico e l'abbandono progressivo anche del sistema dei referee nei comitati editoriali delle riviste e delle case editrici. Il motivo del profitto spinge infatti questi ultimi ad allargare il mercato, allentando la selezione, mentre la diffusione del cofinanziamento da parte degli autori delle pubblicazioni introduce un meccanismo improprio di selezione editoriale. In linea generale, si può dire che si pubblica troppo, e che anche i meccanismi di selezione rappresentati dal sistema dei referee cedono progressivamente di fronte alla moltiplicazione delle riviste, delle collane e delle case editrici(7).
Se siamo in presenza di una sovrapproduzione di pubblicazioni in un settore che ha peraltro costi ormai elevati, la possibilità di pubblicare direttamente in rete a costi inferiori dell'ordine del 50% - 90% potrebbe provocare un vero e proprio diluvio e rendere sempre più difficile ogni possibilità di selezione adeguata.. Potremmo trovarci, insomma, nella condizione paradossale che la massima disponibilità di informazioni coincide con la più antica e poco trasparente forma di reclutamento accademico, la cooptazione pura e semplice. La facilità di accesso ed il basso costo delle pubblicazioni debbono dunque essere organizzate in modo da massimizzarne i vantaggi e ridurne gli effetti negativi rappresentati dal caos dell'ingorgo informativo. E' dunque necessario trovare un criterio di selezione e di filtro adatto a questa nuova forma di pubblicazioni. Essa infatti complica i possibili percorsi di valutazione che si sono visti nel diagramma 3 e che sono esemplificati nel diagramma 5 che segue.
A questo scopo è opportuno che le riviste e le case editrici mantengano la funzione di filtro che hanno attualmente. I paper valutabili per ottenere dei posti accademici potrebbero continuare ad apparire su riviste specialistiche e non essere affidati semplicemente alla rete dagli autori. La facilità con cui è possibile organizzarle potrebbe anche attenuare il peso che attualmente hanno nella pubblicazione le esigenze di profitto degli editori e valorizzare di più il ruolo dei praticanti delle singole discipline, che nei comitati scientifici editoriali attuali hanno un peso assai limitato, spesso di pura reputazione. Per il resto, gli autori, , come avviene oggi, invierebbero alla rivista il saggio proposto per la pubblicazione. Tuttavia la forma della presentazione dovrebbe mutare rispetto a quella attuale, rivolta solo al lettore specialista. Questa dovrebbe avere quattro parti: a) un estratto molto breve, di dieci righe; b) un sommario di alcune pagine (cinque o sei); c) il saggio tradizionale (trenta pagine); e infine d) una parte, di lunghezza a discrezione dell'autore, con gli apparati specialistici ritenuti necessari dall'autore stesso per la riproduzione delle elaborazioni eventualmente contenute nel saggio medesimo. La suddivisione del saggio in parti è essenziale per permettere di far funzionare un filtro di massa, come può essere quello dei lettori in rete, senza prevedere tuttavia esclusioni. E' presumibile che il volume dei paper presentati cresca moltissimo grazie ai costi minimi della loro pubblicazione in formato digitale. A questo scopo debbono essere definiti, in primo luogo, dei criteri semplici di valutazione. Per il primo livello di filtro potrebbe essere sufficiente un criterio di interesse per la disciplina a cui è riconducibile il paper. La cosa può apparire complicata se ci si pone in termini di definizioni rigorose, ma è abbastanza semplice se si osserva il modo con il quale le singole discipline operano. In ciascuna disciplina, in una certa fase della attività di ricerca, è abbastanza facile rilevare temi, controversie e metodi prevalenti. Ad esempio, nella storia odierna i temi del gender o della costruzione sociale delle istituzioni e persino degli oggetti. E' possibile lasciare la definizione di questi temi al singolo comitato editoriale, oppure procedere a formulare classificazioni per tipologie ricavate dalla ricognizione della totalità delle pubblicazioni per le singole discipline attraverso la costruzione di motori di ricerca adatti. La cosa non è poi così rilevante perché il comitato dovrebbe dare una valutazione, un punteggio, sempre in termini di interesse, e mettere poi a disposizione di tutti sul proprio sito il testo così classificato. Ovviamente l'autore dovrebbe essere informato del punteggio di interesse assegnato e eventualmente ritirare il paper. In caso contrario l'insieme del paper dovrebbe andare in rete, a disposizione di coloro che sono abbonati alla rivista - o liberamente in rete - se la rivista è a accesso libero. I lettori potrebbero a loro volta dare un punteggio in termini di interesse e qualità del saggio. Rispetto al semplice sistema attuale della citazione, si avrebbero dunque alcune informazioni aggiuntive: il numero dei lettori ed il punteggio realizzato in termini sia di interesse che di qualità. Quest'ultima potrebbe essere espressa con il sistema tradizionale del commento. La disponibilità di queste informazioni potrebbe consentire altresì utili incroci, come la ricostruzione del profilo dei lettori che condividono un certo punteggio per un paper. Un sistema simile a quello qui descritto è utilizzato, ad esempio, dalla più popolare libreria in rete, Amazon, che presenta i libri con un estratto e invita i lettori ad una recensione in rete. Queste si cumulano permettendo ai lettori di avere un quadro dell'interesse del libro e della qualità dei suoi contenuti. Più recensioni, ad esempio, indicano che un libro è più interessante, nel suo campo. Manca ancora, tuttavia, un sistema di i punteggi e la possibilità di farne delle ulteriori elaborazioni.
E' evidente, infine, come queste informazioni potrebbero essere utilizzate per la valutazione dei concorrenti a posti nelle università o altrove, aiutando, ad esempio, la costruzione di soglie di valutazione per l'accesso al posto sia in termini di citazioni – molto più facili da ottenere - che di valutazioni in termini di interesse e qualità.
Note:
1) Cipolla C., Uomini, tecniche, economie, Milano, Feltrinelli, 1989.
2) JSTOR è l'esempio più rilevante. J STOR fu ideata da William Bowen, presidente della Università di Princeton e poi presidente della Fondazione Mellon. A lui si deve l'idea di digitalizzare le riviste per risparmiare spazio nelle biblioteche. JSTOR (http://www.jstor.org/)
3) Le suggestioni della "società del consumatore" nascono assieme alla diffusione dell'idea di produzione flessibile ed indicano la necessità di superare il paradigma del produttore per avviare la comprensione della società contemporanea. Sulla prospettiva storica cfr. ad esempio, Philip Scranton, "Diversity in diversity", in Business History Review, 65, 1991, pp. 29-70; IL testo base sull'argomento "società del consumatore" è quello di Neil Mc Kendrick, John Brewer e John Plumb, The Birth of a Consumer Society: the Commercialization of 18th Century England, Bloomington, Ind. 1982.
4) La prima cifra si riferisce ad una condizione in cui dovesse rimanere in piedi una redazione, la seconda alla gestione diretta da parte di colui che pubblica anche della parte editoriale, ovvero della uniformazione dei testo agli standard della rivista o della casa editrice. Cfr. W. Goffe, R. P. Parks, "The future Information Infrastructure in Economics", in Journal of Economic Perspectives, 11, 3, 1997, pp. 75-94
5) Cfr. Hal R. Varian, The Future of electronic Journals, in Journal of Electronic Publications Economics 102, 1998.(http://arl.cni.org/scomm/scat/index.html
6) Cfr. P. Resnick, H. Varian, "Recommender Systes", in Communications of the ACM, Marzo 1997, 40:3, 56, 1997
7) Di recente le Università e il Ministero della Ricerca Scientifica hanno introdotto criteri di valutazione delle pubblicazioni per il finanziamento della ricerca basato sul referee di esperti anonimi e, talvolta, sulla classificazione delle riviste delle diverse aree disciplinari, che possono rappresentare un utile precedente per quanto si dirà sotto.