Per concludere questa parte descrittiva del lavoro di istituzioni pionieristiche nell’uso delle risorse digitali al servizio della storia in rete nel nostro numero su Internet e Storia,
, professore di storia moderna all’Università di Groningen in Olanda, uno dei pionieri dell’uso del computer e della rete nel campo storico, ci descrive a partire da una ormai decennale esperienza olandese, come l’uso dei moderni mezzi telematici e delle risorse digitali per gli storici venga promosso attraverso la
, un associazione internazionale fondata nel 1986 con molte radici nei Paesi Bassi e che, da anni, promuove l’uso del computer nel mondo degli storici, con la sua rivista, le sue conferenze annuali ed oggi anche con il sito web dell’associazione che viene curato e sviluppato da
stesso. La storia in rete era realtà anche prima di Internet e del 1993. Tra questi primi progetti abbiamo ritenuto doveroso occuparci di
forse il primo spazio dedicato alla storia in rete mentre altre discipline erano presenti già dalla metà degli anni ‘80.
– sicuramente uno dei pionieri della storia portata negli spazi virtuali- fondatore di quel progetto all’Università del Kansas- si è interrogato per noi sull’esperienza di lavoro e di vita che History Online rappresentò allora. Lavorare con i computers in rete per un professore di storia medievale come Nelson significava essere deriso dagli specialisti di altre discipline scientifiche e poco aiutato dai tecnici dei centri di calcoli universitari e, soprattutto, essere ignorato dai finanziamenti accademici, le università essendo allora più propense a collegare i computers con le discipline scientifiche.
5.Come abbiamo visto, i saggi presentati fin qui descrivono progetti-chiave nella storia dello sviluppo di "Internet e storia". C'è, infatti, parso essenziale avvicinarsi ai progetti caratterizzanti della storia del nuovo mezzo attraverso le realizzazioni virtuali presenti nello Spazio Online. Seguire la storia in Internet nei suoi progetti principali ed in alcuni suoi sviluppi geografici era condizione necessaria per descrivere e comprendere come gli storici possono oggi giovarsi delle informazioni e dei servizi disseminati in rete e ripensare di conseguenza anche alcuni aspetti della ricerca storica e del fare storia, alcune tematiche che introdurremo ora insieme alla presentazione dei rimanenti saggi del volume. Il nostro numero si aggira, infatti, attorno ad alcuni topoi che ritroveremo negli ultimi saggi di Giannetti, Ortoleva, Toschi e Vasta, anche se alcuni di loro sono stati già sfiorati in precedenza e possono ora essere riassunti in questo modo: il linguaggio nuovo della rete e le sue conseguenze sul modo di fare, pensare e leggere la storia; la diffusione spesso ancora difficile di nuove, costose e complesse tecnologie;
Come abbiamo visto, i saggi presentati fin qui descrivono progetti-chiave nella storia dello sviluppo di "Internet e storia". C'è, infatti, parso essenziale avvicinarsi ai progetti caratterizzanti della storia del nuovo mezzo attraverso le realizzazioni virtuali presenti nello Spazio Online. Seguire la storia in Internet nei suoi progetti principali ed in alcuni suoi sviluppi geografici era condizione necessaria per descrivere e comprendere come gli storici possono oggi giovarsi delle informazioni e dei servizi disseminati in rete e ripensare di conseguenza anche alcuni aspetti della ricerca storica e del fare storia, alcune tematiche che introdurremo ora insieme alla presentazione dei rimanenti saggi del volume. Il nostro numero si aggira, infatti, attorno ad alcuni che ritroveremo negli ultimi saggi di Giannetti, Ortoleva, Toschi e Vasta, anche se alcuni di loro sono stati già sfiorati in precedenza e possono ora essere riassunti in questo modo: il linguaggio nuovo della rete e le sue conseguenze sul modo di fare, pensare e leggere la storia; la diffusione spesso ancora difficile di nuove, costose e complesse tecnologie;
- le modalità di nascita dei siti virtuali della storia e della memoria storica;
- nuovi itinerari e nuove modalità della comunicazione corporativa con anche l’apparizione di nuovi soggetti istituzionali nella corporazione stessa.
Michelangelo Vasta nel suo saggio sui modelli pubblici di diffusione di Internet in Italia che traccia anche in parte la storia di internet stessa, parla della difficile penetrazione del nuovo medium in un paese poco incline per le sue strutture ed i finanziamenti della ricerca a favorire le nuove tecnologie, un risultato negativo per la diffusione di Internet che abbiamo riscontrato nelle statistiche presentate più sopra. Il modello di sviluppo parallelo nel centro e nelle periferie è stato descritto nei suoi spazi online da Lopez Martin per la Spagna e si avvicina, infatti, anche a quello che descrive Vasta per l’Italia. Vasta intende "verificare se esistono rapporti fra le tipologie di intervento pubblico adottate e gli esiti che queste hanno avuto… esaminando i risultati di due modelli alternativi: il primo basato su interventi decentrati sviluppatisi a livello locale con una totale autonomia, il secondo fortemente centralizzato imposto a tutti i membri della comunità accademica". L'autore è convinto dell’importanza decisiva ancora oggi in Italia -un paese latecomer nella diffusione di Internet- della necessità di politiche dello stato centrale atte a migliorare la situazione attuale.
nel suo saggio sui modelli pubblici di diffusione di Internet in Italia che traccia anche in parte la storia di internet stessa, parla della difficile penetrazione del nuovo in un paese poco incline per le sue strutture ed i finanziamenti della ricerca a favorire le nuove tecnologie, un risultato negativo per la diffusione di Internet che abbiamo riscontrato nelle statistiche presentate più sopra. Il modello di sviluppo parallelo nel centro e nelle periferie è stato descritto nei suoi spazi online da Lopez Martin per la Spagna e si avvicina, infatti, anche a quello che descrive Vasta per l’Italia. Vasta intende "verificare se esistono rapporti fra le tipologie di intervento pubblico adottate e gli esiti che queste hanno avuto… esaminando i risultati di due modelli alternativi: il primo basato su interventi decentrati sviluppatisi a livello locale con una totale autonomia, il secondo fortemente centralizzato imposto a tutti i membri della comunità accademica". L'autore è convinto dell’importanza decisiva ancora oggi in Italia -un paese nella diffusione di Internet- della necessità di politiche dello stato centrale atte a migliorare la situazione attuale.
Peppino Ortoleva in quello che si potrebbe considerare la vera introduzione a questo numero monografico ed alle sue tematiche, delinea quanto tortuosa sia stata la recente storia delle nuove tecnologie in Italia e particolarmente di Internet tra dichiarazioni di fede senza limiti da parte di alcuni storici e critiche di detrattori che pensano che il mestiere dello storico non cambia e non cambierà con Internet. Ortoleva ci propone così alcune piste per capire come - e se- si trasforma e sitrasformerà la mente dello storico attraverso i nuovi linguaggi comunicativi di Internet: "che cosa cambia - si chiede l'autore- nelle pratiche e nelle regole del lavoro di storico con lo sviluppo, non solo della tecnologia informatica e telematica ma anche della comunicazione digitale, degli usi quotidiani di queste tecniche all'interno e all'esterno della comunità scientifica ?" Ortoleva entra nel merito delle distinzioni di luoghi, di ruoli, di tecniche e di istituzioni che caratterizzano il mestiere dello storico dimostrando che oggi ruoli e tecniche si mescolano nell'era di Internet: il bibliotecario pubblica libri e l'archivista scrive la storia attraverso la digitalizzazione dei suoi documenti. Di grande importanza sono le considerazioni sulle differenze tra i due stadi del testo, il prodotto per eccellenza dello storico: quello inedito, in lavorazione e quello pubblicato, stampato che corrisponde ad un modello culturale rimesso oggi in discussione dalle nuove tecnologie multimediali dove il provvisorio diventa definitivo e viceversa tramite l'accesso a veri testi "in movimento" come si potrebbero chiamare i testi messi in rete, quello che Ortoleva chiama il "testo instabile". Le tecniche del computer e gli strumenti nuovi messi a disposizione dello storico insieme all'importanza del nuovo linguaggio digitale, quello sfornato dall'ipertesto messo a disposizione dell'utenza del web sono alla base da una rivoluzione profonda nel modo di fare storia oggi e di pensare il modo di comunicarla.
in quello che si potrebbe considerare la vera introduzione a questo numero monografico ed alle sue tematiche, delinea quanto tortuosa sia stata la recente storia delle nuove tecnologie in Italia e particolarmente di Internet tra dichiarazioni di fede senza limiti da parte di alcuni storici e critiche di detrattori che pensano che il mestiere dello storico non cambia e non cambierà con Internet. Ortoleva ci propone così alcune piste per capire come - e se- si trasforma e sitrasformerà la mente dello storico attraverso i nuovi linguaggi comunicativi di Internet: "che cosa cambia - si chiede l'autore- nelle pratiche e nelle regole del lavoro di storico con lo sviluppo, non solo della informatica e telematica ma anche della digitale, degli usi quotidiani di queste tecniche all'interno e all'esterno della comunità scientifica ?" Ortoleva entra nel merito delle distinzioni di luoghi, di ruoli, di tecniche e di istituzioni che caratterizzano il mestiere dello storico dimostrando che oggi ruoli e tecniche si mescolano nell'era di Internet: il bibliotecario pubblica libri e l'archivista scrive la storia attraverso la digitalizzazione dei suoi documenti. Di grande importanza sono le considerazioni sulle differenze tra i due stadi del testo, il prodotto per eccellenza dello storico: quello inedito, in lavorazione e quello pubblicato, stampato che corrisponde ad un modello culturale rimesso oggi in discussione dalle nuove tecnologie multimediali dove il provvisorio diventa definitivo e viceversa tramite l'accesso a veri testi "in movimento" come si potrebbero chiamare i testi messi in rete, quello che Ortoleva chiama il "testo instabile". Le tecniche del computer e gli strumenti nuovi messi a disposizione dello storico insieme all'importanza del nuovo linguaggio digitale, quello sfornato dall'ipertesto messo a disposizione dell'utenza del web sono alla base da una rivoluzione profonda nel modo di fare storia oggi e di pensare il modo di comunicarla.
Luca Toschi, Presidente del Centro Ricerche e Applicazioni dell'Informatica all'Analisi dei Testi, (CRAIAT - Università degli Studi di Firenze), entra nei meandri di questo linguaggio ipertestuale tanto citato finora e della creazione di una nuova memoria storica interessandosi di nuove prospettive semantiche e metodologiche legate all’ipertestualità e alla multimedialità. Multimedialità come linguaggio nuovo oltre la parola ? Uso di nuove tecnologie ? L'ipertesto fatto di connessioni nuove tra parole e testi e, le immagini, i suoni, i filmati digitali che li compongono, possiedono delle radici legate ad antichi processi culturali che vengono raffinate dalle tecnologie del digitale e dal computer sostiene Toschi. Oggi l'ipertesto e la multimedialità offrono un nuovo contesto tecnologico per archiviare, ragionare, riflettere, produrre la nostra "memoria" storica e Toschi s'interroga proprio sulle radici, i contenuti, il valore e, soprattutto, il significato di questo nuovo linguaggio mantenendo vivo due cardini antichi del mestiere dello storico anche per chi tenta di "digitalizzare" la memoria: "dati e racconti dei dati sono due aspetti inscindibili della buona filologia, anche di quella digitale" scrive Toschi. Infatti, possiamo evidenziare a nostro avviso, proprio in questa verità imprescindibile dalle tecnologie utilizzate, le permanenze culturali e le sedimentazioni del mestiere. Con o senza Internet, l'ipertesto e il digitale, lo storico con la sua personalità e le sue capacità filologiche rimangono intatte. Presentare la memoria storica, scrivere la storia nell'era digitale non risente nella sua qualità delle nuove tecnologie mentre le tecnologie oggi offerte permettono nuove basi linguistiche e comunicative per antichi processi mentali e scientifici: senza lavoro storiografico le bellissime fotografie del 1934 e del 1938 sul fascismo che presentiamo qui, rimangono attimi, una memoria senza storico e senza storia. I limiti del digitale rimangono dunque quelli legati alle capacità degli uomini che scrivono la storia: nell'era di Internet, cattivi storici e cattive storiografie troveranno soltanto una maggiore diffusione, non una scientificità migliore.
Presidente del Centro Ricerche e Applicazioni dell'Informatica all'Analisi dei Testi, (CRAIAT - Università degli Studi di Firenze), entra nei meandri di questo linguaggio ipertestuale tanto citato finora e della creazione di una nuova memoria storica interessandosi di nuove prospettive semantiche e metodologiche legate all’ipertestualità e alla multimedialità. Multimedialità come linguaggio nuovo oltre la parola ? Uso di nuove tecnologie ? L'ipertesto fatto di connessioni nuove tra parole e testi e, le immagini, i suoni, i filmati digitali che li compongono, possiedono delle radici legate ad antichi processi culturali che vengono raffinate dalle tecnologie del digitale e dal computer sostiene Toschi. Oggi l'ipertesto e la multimedialità offrono un nuovo contesto tecnologico per archiviare, ragionare, riflettere, produrre la nostra "memoria" storica e Toschi s'interroga proprio sulle radici, i contenuti, il valore e, soprattutto, il significato di questo nuovo linguaggio mantenendo vivo due cardini antichi del mestiere dello storico anche per chi tenta di "digitalizzare" la memoria: "dati e racconti dei dati sono due aspetti inscindibili della buona filologia, anche di quella digitale" scrive Toschi. Infatti, possiamo evidenziare a nostro avviso, proprio in questa verità imprescindibile dalle tecnologie utilizzate, le permanenze culturali e le sedimentazioni del mestiere. Con o senza Internet, l'ipertesto e il digitale, lo storico con la sua personalità e le sue capacità filologiche rimangono intatte. Presentare la memoria storica, scrivere la storia nell'era digitale non risente nella sua qualità delle nuove tecnologie mentre le tecnologie oggi offerte permettono nuove basi linguistiche e comunicative per antichi processi mentali e scientifici: senza lavoro storiografico le bellissime fotografie del 1934 e del 1938 sul fascismo che presentiamo qui, rimangono attimi, una memoria senza storico e senza storia. I limiti del digitale rimangono dunque quelli legati alle capacità degli uomini che scrivono la storia: nell'era di Internet, cattivi storici e cattive storiografie troveranno soltanto una maggiore diffusione, non una scientificità migliore.
Proprio per questo motivo era infine difficile il compito di Renato Giannetti che approfondisce uno dei temi scottanti che irrompe nella professione all'ora delle nuove tecnologie: quello della rilevanza accademica delle pubblicazioni elettroniche e della storiografia online. Giannetti delimita le caratteristiche del nuovo mercato editoriale digitale che egli analizza in relazione alle istituzioni del mondo accademico italiano, evidenziando quali siano gli effetti del "cambiamento rappresentato dalla possibilità di pubblicare in rete testi ed immagini … sul mondo accademico, e non solo dal punto di vista editoriale…". Ed, infatti, il mondo delle pubblicazioni a stampa, degli autori e degli editori e dei loro copyrights, quello delle biblioteche e degli archivi, di tutte le istituzioni pubbliche e private che ruotano attorno all'editoria tradizionale sono praticamente toccati da ogni saggio contenuto in questa rassegna e rimangono certamente uno dei temi centrali dell'era digitale e di Internet anche e forse soprattutto per la prolissità degli storici e degli storici italiani in particolare che si confrontano, da sempre, nei concorsi pubblici con quante più pubblicazioni a stampa possibile. Avremo poi modo di ritornare sul tema delle pubblicazioni digitali nelle prossime rubriche di Spazi Online in modo più approfondito. Ci premeva soltanto in questa introduzione dedicare alcuni paragrafi all'approfondimento di alcuni topoi del nostro tema insieme ai nostri autori. Grazie ai saggi contenuti in questo numero di Memoria e Ricerca si potrà sia entrare in modo empirico nel tema di Internet e Storia, sia usufruire di alcuni elementi di riflessione più generali sul linguaggio ed i siti che le nuove tecnologie della comunicazione, attraverso Internet, mettono a disposizione degli storici di domani. Lasciamo ora al lettore il piacere di immergersi nei saggi di questa rassegna.
Note:
1 Si veda Basic indicators in [http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/Eubasic3.htm], 26 marzo 1999.
2
I dati relativi all’Italia si possono trovare all’indirizzo [http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/ITbasic98.htm], 30 marzo 1999. Vorrei ringraziare Nathalie Bailhache, Assistente del Dipartimento di Economia nella Biblioteca dell'Istituto Universitario Europeo, per avermi segnalato quest'importante inchiesta dell'Unione Europea.
3
"At the end of 1998, we can estimate at nearly 102 million the total number of PCs in the European Union. However, this figure does not take Ireland into consideration - for which no data have been provided to date - and is based on 1997 figures for 2 countries. It corresponds to 27,7 PCs per 100 inhabitants (based on 14 countries). We can estimate at 55% the share of business PCs and 45% that of home PCs, as a European average but the breakdown between Home PCs and Business PCs in the different countries shows a variety of situations.", in Ibid. La tabella è disponibile presso l’ISPO-ESIS all’url, [http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/Graph18.htm], 30 marzo 1999.
4 Tabella con i dati ISPO-ESIS disponibili all’url:[http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/Graph19.htm], 30 marzo 1999.