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Storia e Internet: la ricerca storica all'alba del terzo millennio

di Serge Noiret
in Memoria e Ricerca n.s. 3 (1999), p. 7


1.Abbiamo certamente diviso i saggi contenuti in questo numero speciale in modo arbitrario, perché ognuno di essi evidenzia una prospettiva storica dello sviluppo delle nuove tecnologie in campo storico e anche le numerose difficoltà, lacune, mancanze e difetti incontrati negli Spazi Online. A tutt’oggi la rete non è accessibile a tutti né lo è da tutti i paesi del mondo nello stesso modo e gli storici, che sono soltanto una piccola parte della comunità degli "internauti", non sono diversi dagli altri utenti, spesso penalizzati dalla carenza di infrastrutture e dall’assenza nei curricula scolastici ed universitari di un interesse per il nuovo mezzo tecnologico di accesso alla conoscenza fornito dalla rete. Se ci guardiamo intorno, e non usciamo dalle frontiere dell’Unione Europea, possiamo evidenziare i limiti di questo sviluppo di infrastrutture tecnologiche così come emerge da un'analisi effettuata recentemente dall'ESIS –European Survey of Information Society- e dal suo Information Society Project Office – ISPO di Bruxelles, sulla diffusione di Internet e delle nuove tecnologie della comunicazione telematica nel 1998 in Europa. Dai dati aggiornati al primo gennaio 19991, alla fine del 1998, erano 102 milioni i PC in uso in 14 paesi dell’Unione, con una media di 27,7 PC per 100 abitanti. Di questi PC 55% appartengono al mondo del lavoro e il resto all’utenza domestica. In Italia2 -sempre nel 1998- la situazione è assai peggiore della media degli altri paesi dell’Unione perché la media di 27,7 PC per 100 abitanti scende a 18,3 composta da 10,2 % per il mondo del lavoro e l'8,1 % per l’utenza domestica.3 L’evoluzione del numero di PC per 100 abitanti in Europa dai primi anni dell’apparizione di Internet (1993-1994) al 1998 vede ancora una volta l’Italia negli ultimi posti con 18,3 PC per 100 abitanti nel 1998, un numero appena superiore alla Spagna e alla Grecia, il fanalino di coda dell’Unione.4 Inoltre, ci preme anche di quantificare -oltre alla diffusione nei paesi europei delle macchine necessarie per accedere ad Internet, i modem, 5- la diffusione di Internet stesso in quei paesi.6 I siti Internet con indirizzi propri –DNS- sono stati stimati in 6,28 milioni alla fine del 1998, una progressione dell’ordine del 232 % dal 1995 in Europa! Tuttavia, l’Italia possedeva nel 1998 -anche in questa particolare statistica-, soltanto un numero di DNS inferiore ai 10 indirizzi per 1.000 abitanti appena sopra il numero di indirizzi Internet della Grecia e del Portogallo. Infine, sempre per meglio inquadrare le difficoltà della diffusione materiale di Internet in Italia rispetto anche agli altri paesi dell’Unione Europea e sempre seguendo i dati forniti dall’analisi dell'ISPO-ESIS, è utile quantificare il numero dei fornitori del servizio di accesso alla rete, i cosiddetti "providers", nel 1998 e per numero di abitanti che erano soltanto nove in Italia.7 Questa situazione infrastrutturale deficitaria in Italia è certamente in parte responsabile delle frustrazioni di chi -conoscendo le sue potenzialità- si aspetta dalla rete un valore aggiunto per praticare la professione di storico.
Abbiamo certamente diviso i saggi contenuti in questo numero speciale in modo arbitrario, perché ognuno di essi evidenzia una prospettiva storica dello sviluppo delle nuove tecnologie in campo storico e anche le numerose difficoltà, lacune, mancanze e difetti incontrati negli . A tutt’oggi la rete non è accessibile a tutti né lo è da tutti i paesi del mondo nello stesso modo e gli storici, che sono soltanto una piccola parte della comunità degli "", non sono diversi dagli altri utenti, spesso penalizzati dalla carenza di infrastrutture e dall’assenza nei scolastici ed universitari di un interesse per il nuovo mezzo tecnologico di accesso alla conoscenza fornito dalla rete. Se ci guardiamo intorno, e non usciamo dalle frontiere dell’Unione Europea, possiamo evidenziare i limiti di questo sviluppo di infrastrutture tecnologiche così come emerge da un'analisi effettuata recentemente dall'ESIS –- e dal suo di Bruxelles, sulla diffusione di Internet e delle nuove tecnologie della comunicazione telematica nel 1998 in Europa. Dai dati aggiornati al primo gennaio 1999
 
2.Di Internet e Storia, abbiamo già parlato nelle due precedenti rubriche dedicate in Memoria & Ricerca a "Storia e Storie Online", e sono state queste precedenti pagine ad introdurre in qualche modo il tema monografico del terzo numero della rivista sotto due punti di vista: quello dell'impatto di Internet e della comunicazione online sul modo di fare storia oggi e in seguito sul modo di insegnare e studiare la storia. Riprendiamo qui alcune considerazioni già svolte in quelle rubriche utili a riallacciare le fila con i saggi contenuti in questo stesso numero. Nella prima rubrica8 si è posto il problema di sapere in cosa poteva essere utile in pratica la rete agli storici. Ci siamo indirizzati verso alcune nuove metodologie della ricerca e dello studio della storia che nascono dall’apporto di Internet. Abbiamo studiato come accedere alle informazioni e alle risorse che sono disseminate in rete, in altre parole al nuovo modo di comunicare offerto dal linguaggio ipertestuale attraverso il World Wide Web (WWW). Si precisava che prima di addentrarsi in rete, lo storico si doveva porre almeno tre domande essenziali, tre postulati, riguardo ad Internet e alle sue implicazioni sulla disciplina storica che poi avrebbero permesso di rispondere al quesito primario e fondamentale: serve Internet per la ricerca storica ? Questi interrogativi erano i seguenti:
1. Che cosa si può trovare su Internet e che cosa, al momento della ricerca, non si può invece trovare in rete o non si può ancora trovare;
2. come trovare e prelevare risorse dalla rete;
3. quale uso fare di queste risorse?
Il primo quesito deve essere risolto attraverso l'apprendimento dei limiti dei contenuti del nuovo media,9 dalle specificità della presenza virtuale di informazioni legate alla disciplina stessa. La risposta ad esso nasce dunque dallo studio e dall’esperienza. Il secondo quesito viene invece risolto grazie alla conoscenza dell’uso di alcuni programmi necessari alla navigazione e al trattamento digitale delle informazioni: i browsers, trattamenti di testi, programmi di gestione delle immagini ecc.. Il terzo ed ultimo quesito riguarda la riflessione legata all’apprendimento degli usi del nuovo mezzo, dei suoi limiti e la conoscenza dell’articolazione intelligibile del suo linguaggio toccando pure il problema della citazione e dei copyrights. Spesso tuttavia, i nostri tre quesiti non trovano risposte univoche né definitive viaggiando nei contenuti di Internet o cercando nei manuali e nella letteratura ad esso consacrata e nemmeno costruendo una memoria delle pratiche più comuni ed utilizzate in rete, una sorta di decalogo empirico di come lo storico si debba porre di fronte ad Internet.
Una cosa soltanto diventa ogni giorno più certa con Internet: la rete, per chi l’ha integrata mentalmente non solo nei suoi metodi di ricerca -e anche a livello onirico e ludico- diventa una delle possibili dimensioni del sapere grazie ai suoi contenuti informativi. Essa è dunque, prima di tutto, uno dei principali strumenti per accedere all’informazione anche quando, e questa precisazione ha la sua importanza, essa si trova ancora in luoghi fisici tradizionali e non virtuali. Internet è potenzialmente adatto a fornire risposte a molti dei nostri quesiti ammesso che si sappia cosa chiedere prima (la prima domanda), come cercare (la seconda domanda) e come mobilitare le conoscenze ottenute (la terza domanda). Oggi non si tratta più soltanto di riferirsi alle realtà americane della rete né di usare una sola lingua come l'inglese. La storia virtuale su Internet si sta popolando di contenuti in tutti i paesi ed in tutte le lingue, come vedremo attraverso i saggi qui contenuti.10 Anche per i più scettici, sarebbe un peccato non saperne approfittare soltanto per rigetto atavico per le nuove tecnologie o malcelata pigrizia ! La rete ci sembra offrire oggi alla ricerca storica11 4 aree di interessi. Essa offre servizi di comunicazione tra gli addetti al lavoro per l'accesso all'informazione; lo storico può inoltre accedere a fonti storiche, leggere la storiografia e perfezionare l'insegnamento della storia grazie a tecnologie d’avanguardia.Negli ultimi mesi sono apparsi libri critici nei confronti delle nuove tecnologie del computer e in particolare di Internet. Passato il momento dell’euforia telematica, dell’idea di una "democrazia della comunicazione e nella comunicazione" che, crescendo dal basso senza meta prefissata, niente e nessuno avrebbe potuto far tacere, nuovi segnali editoriali stigmatizzano invece le perversioni diInternet. La rete si starebbe trasformando da fonte essenziale di informazione e di diffusione di informazioni anche alternative a quelle istituzionali e tradizionali, a vero immondezzaio di notizie incontrollabili e incontrollate dove l’approssimazione scientifica si spaccia per conoscenza vera. I critici di Internet mettono in evidenza soprattutto l’impossibilità di trovare la propria strada in questo mostruoso mare di nefandezze e di individuare spazi di conoscenza vera e accurata, quella che viene vagliata e prodotta da chi, nelle varie discipline, ne è produttore e depositario: intellettuali, accademici, scienziati, tecnici ecc. Accenno soltanto a due esempi italiani, anche se è la letteratura anglosassone a spiccare in questa produzione critica. Tomas Maldonado ci ha proposto un avvicinamento disincantato alla rete e a tutto l‘universo telematico. Essa offre tra gli addetti al lavoro per l'accesso all'informazione; lo storico può inoltre accedere a , leggere la e perfezionare lgrazie a tecnologie d’avanguardia.Negli ultimi mesi sono apparsi libri critici nei confronti delle nuove tecnologie del e in particolare di Internet. Passato il momento dell’euforia telematica, dell’idea di una "democrazia della comunicazione e nella comunicazione" che, crescendo dal basso senza meta prefissata, niente e nessuno avrebbe potuto far tacere, nuovi segnali editoriali stigmatizzano invece le perversioni diInternet. La rete si starebbe trasformando da fonte essenziale di informazione e di diffusione di informazioni anche alternative a quelle istituzionali e tradizionali, a vero immondezzaio di notizie incontrollabili e incontrollate dove l’approssimazione scientifica si spaccia per conoscenza vera. I critici di Internet mettono in evidenza soprattutto l’impossibilità di trovare la propria strada in questo mostruoso mare di nefandezze e di individuare spazi di conoscenza vera e accurata, quella che viene vagliata e prodotta da chi, nelle varie discipline, ne è produttore e depositario: intellettuali, accademici, scienziati, tecnici ecc. Accenno soltanto a due esempi italiani, anche se è la letteratura anglosassone a spiccare in questa produzione critica. Tomas Maldonado ci ha proposto un avvicinamento disincantato alla rete e a tutto l‘universo telematico12 e di recente ancora più radicalmente Giuseppe Longo parla addirittura di Internet come di un nuovo Golem, la creatura-incubo violenta e priva di intelligenza e di ragionamento autonomo che imperversava nei racconti ebraici. Longo ci assicura che l’informazione in Internet è invece una non-informazione: frammentaria, precaria, a-scientifica, banalizzata, un rumore di fondo; insomma, tutto il contrario di una valida informazione scientifica e vagliata prima dagli esperti13. Una volta fatto proprio il suo linguaggio, mettere ordine almeno nel campo della storia contemporanea nella caotica rete-Golem, può costituire un tentativo positivista e razionale di avvicinarsi ad Internet, all’informazione contenuta nella rete senza lasciarsi trasportare né dall’euforia multimediale né dal rifiuto sistematico di contenuti poco affidabili e labirintici che sfocia nella cecità per nuove ed utilissime tecnologie. Quest'ultimo pragmatico approccio della rete è anche il terzo tipo di approccio in ordine di tempo passato i due stadi dell'euforia prima e della demonizzazione della rete poi. Esso viene in effetti caldeggiato da Robert Darnton in un saggio illuminante per le sorti del libro tradizionale nell'era digitale ma anche per la nascita di altre forme di scrittura grazie al mondo digitale e ad Internet.14 Accettando l'approccio pragmatico della rete e moltiplicando le esperienze di "navigazione" - anche e soprattutto in Internet, l’esperienza insegna - si possono riscontrare i luoghi digitali sicuri e affidabili, i contenuti scientifici -gli unici che rivestono interesse-15 che si possono individuare con maggiore precisione usando metodi appropriati ed evitando così un certo "strabismo telematico"16. Con questa professione di fede in un Internet che facilita decisamente la ricerca storica, come si potrà anche vedere alla luce dei saggi qui riuniti, non voglio esprimere una fiducia incontrollata nel mezzo, bensì immaginare che, controllandone con la tecnica, la pratica e l'esperienza gli sviluppi caotici, la rete possa diventare un medium essenziale accanto ad altre pratiche più tradizionali del mestiere dello storico ma, capace anche di modificare molte pratiche di questo mestiere. Internet è oggi un luogo dove effettuare ricerca storica e dove accedere a spazi di conoscenza scientifica e soprattutto, un luogo dove poter scambiare esperienze e trasmettere conoscenza dagli scienziati agli studenti uscendo dai luoghi tradizionali di questo "passaggio delle consegne". Internet è anche un luogo di creazione di nuovi oggetti storici e di nuove definizioni del mestiere di storico o meglio, per dirla con il profeta della "continuità" nella storia sociale delle tecnologie, Bruno Latour,17 di una nuova scala di percezione, grazie al virtuale, di antichi oggetti di studio e di vecchie pratiche storiche. Grazie al digitale e alla rete, le sedi ancestrali dell’apprendimento e della conoscenza – le università - continueranno a fornire l’expertise qualificata, il mondo della docenza accademica e le loro qualità scientifiche. L'expertise sarà tuttavia fatta valere con nuovi prodotti scientifici diversi nella loro concezione grazie al digitale ma anche diversi nel modo con il quale tali prodotti verranno comunicati grazie alla rete. I campus tradizionali insieme alla presentazione dei prodotti della conoscenza scientifica che si tramandano agli studenti -i corsi e le tesi di tutti tipi- potrebbero davvero vivere con Internet una rivoluzione senza precedenti nella storia dell’educazione. Inoltre, l’annullamento delle distanze fisiche tra docenti di università di primo piano e studenti dispersi in tutto il mondo si può oggi avverare grazie alle rivoluzioni tecnologiche e mentali che Internet ha prodotto nel mondo della comunicazione a distanza. Infatti penso sia il caso di spendere ancora alcune parole sulla quarta area di interessi di Internet per gli storici individuata più sopra, quella dell’insegnamento virtuale. L’insegnamento in rete è legato al doppio flusso dell’informazione e delle tecnologie: dalla rete e con la rete, possiamo insegnare la storia e anche apprenderla. La didattica della storia su e con Internet è sicuramente oggi poco utilizzata in Italia18. A mia conoscenza, oltre alle lezioni di storia del ‘900 per il liceo offerte sul sito della Telecom Italia da vari storici di rilievo sotto la direzione di Peppino Ortoleva19, autore di un saggio in questo numero, esiste soltanto un progetto denominato FORUM presso l’Università di Milano che si propone di favorire le nuove tecnologie per l'insegnamento delle scienze sociali a livello universitario tramite una lista di messaggi in linea che discutano dell’argomento20. Le massime autorità istituzionali e governativi di alcuni paesi come gli Stati Uniti e l’Unione Europea, le società produttrici di OS - sistemi operativi - e di sistemi di comunicazione che vogliono assicurarsi un lauto guadagno investendo in un mercato ancora in pieno sviluppo, gli studenti che aspirano a una laurea di una rinomata università o a migliorare le loro conoscenze senza dover varcare la porta di casa loro, i docenti che intendono aumentare la loro presenza educativa diversificando le sedi di insegnamento e moltiplicando i loro guadagni con contratti con università e scuole diverse, le imprese private che si lanciano nel mercato per offrire corsi a studenti e alunni ai docenti via Internet e, infine, le numerose possibilità di navigazione da parte dell’internauto, tutti questi elementi fanno del nostro tema un argomento particolarmente caldo, movimentato e complesso da trattare, un argomento che non si esaurisce oggi ma che è sicuramente agli albori nel nostro campo, quello dell’insegnamento della storia di livello universitario.
 
3.Diverse sono le competenze riunite attorno a questo progetto sui nuovi linguaggi e i nuovi siti della storia oggi. Le indagini così proposte toccano molteplici aspetti della professione e del suo inserimento nella società. Si tenta così di dare conto di alcune delle maggiori trasformazioni – anche tecnologiche- avvenute nell’indagine storica e nella trasmissione dei risultati ottenuti tramite Internet. Assistiamo, infatti, in quest’ultimo decennio del XX° secolo e più specificatamente dopo il 1993-94, ad un'importante rivoluzione culturale, scientifica e della comunicazione nel modo di vivere e di lavorare con la storia e la conoscenza in senso lato. Dall’introduzione del primo "browser" Mosaic, tra il 1992 e il 1993, ad oggi, sono cambiate radicalmente le prospettive scientifiche anche nella nostra disciplina.21 Anche se l’uso della penna, della macchina da scrivere o del libro non è ancora sparito, né sparirà da un giorno all’altro come strumento di lavoro e di conoscenza soprattutto presso le vecchie generazioni di storici, la rivoluzione tecnologica offerta da Internet ha oggi raggiunto e toccato in profondità anche la nostra disciplina, i suoi contenuti professionali e le sue istituzioni. Sono inoltre convinto che il tema di questo numero s’integra anche nelle caratteristiche progettuali di Memoria & Ricerca che ha tentato da diversi anni, dalla vecchia alla nuova serie, di trattare, in modo comparato, una storia collocata in diverse scale spaziali e di preferire alla storia degli stati nazione europei, il terreno regionale e locale per collocare i problemi presi in considerazione. Con "Internet e Storia", introduciamo una realtà virtuale che annienta la spazialità come la intendevamo finora fissata al territorio fisico di una regione e offriamo spazi virtuali, non più tangibili, da incontrare e da conoscere per determinare nuovi processi cognitivi attraverso nuovi linguaggi comunicativi che fanno e faranno sempre più parte del mestiere dello storico. C'interesseremo dei livelli nuovi offerti negli spazi virtuali della rete per uno sviluppo tra centri e periferie del mestiere dello storico. Sarà utilissimo pensare, nel nostro caso, in termini di un sovvertimento delle gerarchie laddove iniziative locali, municipali, regionali utilizzano Internet come mezzo di comunicazione e d'accesso alla conoscenza con una capacità simile o anche maggiore di mobilitazione dei suoi linguaggi di quanto possano offrire iniziative statali e centralizzate. Se l’Italia rimane presente come filo conduttore di questi saggi, per avvicinarsi ai livelli virtuali diversi della rete, la Penisola in quanto tale non sarà presa com'esempio chiave: un'altra nazione offre, infatti, uno sviluppo ricco e strutturato al centro e nelle sue periferie. Il caso spagnolo – la Spagna sviluppa rapidamente le sue tecnologie telematiche- è, infatti, più indicativo e rappresentativo ancora di questi diversi livelli di sviluppo dei progetti storici in rete. Madrid offre siti di notevole interesse per la storia, mentre le comunità regionali fino alle provincie e le municipalità, sviluppano in parallelo alle iniziative centrali, documentatissimi progetti storici che tendono a perpetuare la memoria storica e l’identità locale e regionale. La scala virtuale e planetaria dell’accesso ad Internet rimarrà dunque collocata in questo numero su "Internet e Storia", in spazi geografici ed istituzionali ben precisi laddove sono sviluppate nuove risorse informative attraverso nuove tecnologie e un nuovo linguaggio ipertestuale che trasforma l’espressione del pensiero lineare tradizionale per accedere alla conoscenza. Infatti, siamo proprio certi che per definizione la rete non si possa restringere o definire identificandola con un territorio preciso? A parere nostro, le occasioni professionali offerte agli storici –pensiamo soltanto alle iniziative di qualità scientifica- possiedono tuttora, nella rete stessa, una loro collocazione tradizionale legata alle istituzioni, le tecnologie ed i finanziamenti di specifiche realtà geografiche. I siti che stanno mutando il nostro linguaggio professionale e le sue metodologie si radicano, infatti, in ambiti geografici specifici: gli Stati Uniti d’America, l’Unione Europea, gli stati nazionali, le regioni, le comunità locali e le municipalità che possiedono istituzioni storiche, archivistiche, universitarie o bibliotecarie e che mettono in rete, (rendendoli così accessibili al pubblico mondiale in formato digitale), le loro fonti, documenti, informazioni, servizi, insegnamenti e storiografie. E’ da questi luoghi fisici tradizionali, da queste istituzioni, che involano progetti virtuali che, a loro volta, diventano accessibili all’utenza globale della rete e suscitano collaborazioni in tutti i continenti. Inaki Lopez Martin, dottore di ricerca dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, come molti storici formatasi negli anni ’90 insieme allo sviluppo delle tecnologie del computer, è autore d'alcuni progetti di archiviazione della memoria storica su Internet. Egli tratterà di questi aspetti paralleli dello sviluppo centro/periferie della storia in rete in Spagna tentando uno spaccato della rete alla fine del 1998. Il "caso spagnolo" è dunque stato scelto come caso emblematico dello sviluppo poliedrico d'Internet e Storia a livello nazionale. Un altro saggio di questo numero si avvicina anch’esso ad una realtà istituzionale precisa e delimitata geograficamente, quella dell’Unione Europea che tenta, dall’alto, di offrire numerose risorse e progetti digitali. Marc Willem, direttore della biblioteca del CEDEFOP, estrapola dalla rete gli spazi offerti agli storici dall’Unione Europea e documenta progetti, siti e risorse dell’Unione nel nostro campo. Willem s'interroga anche sui nuovi linguaggi utili per accedere all’informazione in rete e soprattutto sulla validità dell’informazione digitale così offerta, adattando in tal modo ad Internet ed ai suoi contenuti il problema tradizionale della critica storica: quello della verifica della validità e dell’autenticità dei contenuti informativi e delle fonti offerte in rete.
 
4.Il numero speciale su Internet e Storia propone, oltre alle due analisi descritte in precedenza, relative ai contenuti scientifici utili agli storici in rete da un punto di vista "geografico", alcune descrizioni di progetti piloti e pionieristici nel campo.22 E' negli Stati Uniti che troviamo i primi progetti -anche per la storia in rete prima d'Internet stesso- di storia digitale grazie anche alla presenza di una rete di comunicazione e di un numero di PC senza paragone con altri paesiindustrializzati. Infatti, prima dell’attuale sviluppo a livello mondiale, alcune università americane hanno offerto insieme a partners scandinavi, olandesi e britannici soprattutto, nuovi spazi professionali attraverso una trasformazione dei linguaggi della comunicazione e delle metodologie tradizionali della storia. Sono alcuni di questi siti nuovi e di queste pionieristiche istituzioni virtuali che presentiamo in questo numero attraverso i commenti e le riflessioni dei loro promotori. Samuel H.Williamson, professore di storia economica all’Università di Miami e Robert Whaples, dell’Università di Wake Forest, insieme a Debra L. Morner del progetto Eh.Net stesso, ci offrono una descrizione storica della ricchissima esperienza di Eh.Net (Economic History Network) negli Stati Uniti, forse la massima realtà mondiale di Internet nel campo della storia economica. Eh.Net fornisce oggi documenti, statistiche, servizi ed informazioni agli storici dell’economia tramite Internet ma ebbe inizio prima di Internet con il servizio gopher della Cliometric Society sviluppando in seguito un listserv, una lista di discussione di grande interesse ed importanza, nel campo della storia economica, come potremo intuire dal loro saggio. Rimanendo nel campo "quantitativo" che tocca sia la demografia storica, che la storia economica e, in senso lato, come tutta la storia intesa come scienza sociale insieme ad altre discipline che grazie all’uso del computer hanno integrato analisi e studi numerici nei loro metodi, non potevamo non parlare del servizio dati dell’Università di Essex in Inghilterra. Oscar Struijvé dell'UK data Archives ad Essex, descrive il progetto di archiviazione di banche dati in rete effettuato da questo Ateneo. Le banche dati digitali caricate sui locali computers vengono messe in seguito a disposizione degli storici del mondo intero tramite Internet e le nuove tecnologie digitali. Il testo di Struijvé rende conto dei problemi istituzionali, finanziari, tecnici e di organizzazione che incontrano tutti i siti utili agli storici su Internet e fa il punto sulle enormi capacità quanto a fonti e servizi offerti alla ricerca storica dalle banche dati e dagli archivi digitali accumulati, organizzati, strutturati e resi disponibili in linea. Tornando negli Stati Uniti e tuttavia mantenendo uno sguardo alle collaborazioni con il resto del mondo che suscitano I loro progetti, offriamo anche una panoramica storica dei servizi e delle informazioni offerti in Internet dalla "H-Net, History Network" nata nel 1992 come "organizzazione che cura e coordina un ampio spettro di comunicazioni su Internet in un ambito relativamente indefinito a cavallo fra le discipline storiche, le scienze umane e quelle sociali". Franco Andreucci, professore di storia contemporanea all’università di Pisa, uno dei coordinatori italiani della lista di discussione H-Italy, traccia la storia della maggiore offerta mondiale di liste di discussioni storiche, quella del sito dell'H-Net (H-Net - Humanities & Social Sciences OnLine) negli Stati Uniti. Il progetto viene finanziato direttamente dalle autorità federali (National Endowment for the Humanities) e si apre agli storici ed alle storiografie di tutto il mondo per promuovere l’uso delle tecnologie digitali al servizio sia della professione di storico che dell’insegnamento della storia. Andreucci inserisce l’esperienza di H-Net nella storia stessa della diffusione del computer e delle reti telematiche negli USA tra anni ’80 e ’90. Descrive i cambiamenti ottenuti nel campo della ricerca storica grazie ai nuovi mezzi tecnologici della comunicazione digitale –soprattutto le liste di discussione tematiche- come vennero utilizzati dai numerosi storici aggregati attorno a quell'esperienza.
Per concludere questa parte descrittiva del lavoro di istituzioni pionieristiche nell’uso delle risorse digitali al servizio della storia in rete nel nostro numero su Internet e Storia, Georges H.Welling, professore di storia moderna all’Università di Groningen in Olanda, uno dei pionieri dell’uso del computer e della rete nel campo storico, ci descrive a partire da una ormai decennale esperienza olandese, come l’uso dei moderni mezzi telematici e delle risorse digitali per gli storici venga promosso attraverso la "Association for History and Computing - AHC", un associazione internazionale fondata nel 1986 con molte radici nei Paesi Bassi e che, da anni, promuove l’uso del computer nel mondo degli storici, con la sua rivista, le sue conferenze annuali ed oggi anche con il sito web dell’associazione che viene curato e sviluppato da Welling stesso. La storia in rete era realtà anche prima di Internet e del 1993. Tra questi primi progetti abbiamo ritenuto doveroso occuparci di History Online forse il primo spazio dedicato alla storia in rete mentre altre discipline erano presenti già dalla metà degli anni ‘80. Lynn H.Nelson23 – sicuramente uno dei pionieri della storia portata negli spazi virtuali- fondatore di quel progetto all’Università del Kansas- si è interrogato per noi sull’esperienza di lavoro e di vita che History Online rappresentò allora. Lavorare con i computers in rete per un professore di storia medievale come Nelson significava essere deriso dagli specialisti di altre discipline scientifiche e poco aiutato dai tecnici dei centri di calcoli universitari e, soprattutto, essere ignorato dai finanziamenti accademici, le università essendo allora più propense a collegare i computers con le discipline scientifiche.
 
5.Come abbiamo visto, i saggi presentati fin qui descrivono progetti-chiave nella storia dello sviluppo di "Internet e storia". C'è, infatti, parso essenziale avvicinarsi ai progetti caratterizzanti della storia del nuovo mezzo attraverso le realizzazioni virtuali presenti nello Spazio Online. Seguire la storia in Internet nei suoi progetti principali ed in alcuni suoi sviluppi geografici era condizione necessaria per descrivere e comprendere come gli storici possono oggi giovarsi delle informazioni e dei servizi disseminati in rete e ripensare di conseguenza anche alcuni aspetti della ricerca storica e del fare storia, alcune tematiche che introdurremo ora insieme alla presentazione dei rimanenti saggi del volume. Il nostro numero si aggira, infatti, attorno ad alcuni topoi che ritroveremo negli ultimi saggi di Giannetti, Ortoleva, Toschi e Vasta, anche se alcuni di loro sono stati già sfiorati in precedenza e possono ora essere riassunti in questo modo: il linguaggio nuovo della rete e le sue conseguenze sul modo di fare, pensare e leggere la storia; la diffusione spesso ancora difficile di nuove, costose e complesse tecnologie;
Come abbiamo visto, i saggi presentati fin qui descrivono progetti-chiave nella storia dello sviluppo di "Internet e storia". C'è, infatti, parso essenziale avvicinarsi ai progetti caratterizzanti della storia del nuovo mezzo attraverso le realizzazioni virtuali presenti nello Spazio Online. Seguire la storia in Internet nei suoi progetti principali ed in alcuni suoi sviluppi geografici era condizione necessaria per descrivere e comprendere come gli storici possono oggi giovarsi delle informazioni e dei servizi disseminati in rete e ripensare di conseguenza anche alcuni aspetti della ricerca storica e del fare storia, alcune tematiche che introdurremo ora insieme alla presentazione dei rimanenti saggi del volume. Il nostro numero si aggira, infatti, attorno ad alcuni che ritroveremo negli ultimi saggi di Giannetti, Ortoleva, Toschi e Vasta, anche se alcuni di loro sono stati già sfiorati in precedenza e possono ora essere riassunti in questo modo: il linguaggio nuovo della rete e le sue conseguenze sul modo di fare, pensare e leggere la storia; la diffusione spesso ancora difficile di nuove, costose e complesse tecnologie;
  • le modalità di nascita dei siti virtuali della storia e della memoria storica;
  • nuovi itinerari e nuove modalità della comunicazione corporativa con anche l’apparizione di nuovi soggetti istituzionali nella corporazione stessa.
Michelangelo Vasta nel suo saggio sui modelli pubblici di diffusione di Internet in Italia che traccia anche in parte la storia di internet stessa, parla della difficile penetrazione del nuovo medium in un paese poco incline per le sue strutture ed i finanziamenti della ricerca a favorire le nuove tecnologie, un risultato negativo per la diffusione di Internet che abbiamo riscontrato nelle statistiche presentate più sopra. Il modello di sviluppo parallelo nel centro e nelle periferie è stato descritto nei suoi spazi online da Lopez Martin per la Spagna e si avvicina, infatti, anche a quello che descrive Vasta per l’Italia. Vasta intende "verificare se esistono rapporti fra le tipologie di intervento pubblico adottate e gli esiti che queste hanno avuto… esaminando i risultati di due modelli alternativi: il primo basato su interventi decentrati sviluppatisi a livello locale con una totale autonomia, il secondo fortemente centralizzato imposto a tutti i membri della comunità accademica". L'autore è convinto dell’importanza decisiva ancora oggi in Italia -un paese latecomer nella diffusione di Internet- della necessità di politiche dello stato centrale atte a migliorare la situazione attuale.
nel suo saggio sui modelli pubblici di diffusione di Internet in Italia che traccia anche in parte la storia di internet stessa, parla della difficile penetrazione del nuovo in un paese poco incline per le sue strutture ed i finanziamenti della ricerca a favorire le nuove tecnologie, un risultato negativo per la diffusione di Internet che abbiamo riscontrato nelle statistiche presentate più sopra. Il modello di sviluppo parallelo nel centro e nelle periferie è stato descritto nei suoi spazi online da Lopez Martin per la Spagna e si avvicina, infatti, anche a quello che descrive Vasta per l’Italia. Vasta intende "verificare se esistono rapporti fra le tipologie di intervento pubblico adottate e gli esiti che queste hanno avuto… esaminando i risultati di due modelli alternativi: il primo basato su interventi decentrati sviluppatisi a livello locale con una totale autonomia, il secondo fortemente centralizzato imposto a tutti i membri della comunità accademica". L'autore è convinto dell’importanza decisiva ancora oggi in Italia -un paese nella diffusione di Internet- della necessità di politiche dello stato centrale atte a migliorare la situazione attuale.
Peppino Ortoleva in quello che si potrebbe considerare la vera introduzione a questo numero monografico ed alle sue tematiche, delinea quanto tortuosa sia stata la recente storia delle nuove tecnologie in Italia e particolarmente di Internet tra dichiarazioni di fede senza limiti da parte di alcuni storici e critiche di detrattori che pensano che il mestiere dello storico non cambia e non cambierà con Internet. Ortoleva ci propone così alcune piste per capire come - e se- si trasforma e sitrasformerà la mente dello storico attraverso i nuovi linguaggi comunicativi di Internet: "che cosa cambia - si chiede l'autore- nelle pratiche e nelle regole del lavoro di storico con lo sviluppo, non solo della tecnologia informatica e telematica ma anche della comunicazione digitale, degli usi quotidiani di queste tecniche all'interno e all'esterno della comunità scientifica ?" Ortoleva entra nel merito delle distinzioni di luoghi, di ruoli, di tecniche e di istituzioni che caratterizzano il mestiere dello storico dimostrando che oggi ruoli e tecniche si mescolano nell'era di Internet: il bibliotecario pubblica libri e l'archivista scrive la storia attraverso la digitalizzazione dei suoi documenti. Di grande importanza sono le considerazioni sulle differenze tra i due stadi del testo, il prodotto per eccellenza dello storico: quello inedito, in lavorazione e quello pubblicato, stampato che corrisponde ad un modello culturale rimesso oggi in discussione dalle nuove tecnologie multimediali dove il provvisorio diventa definitivo e viceversa tramite l'accesso a veri testi "in movimento" come si potrebbero chiamare i testi messi in rete, quello che Ortoleva chiama il "testo instabile". Le tecniche del computer e gli strumenti nuovi messi a disposizione dello storico insieme all'importanza del nuovo linguaggio digitale, quello sfornato dall'ipertesto messo a disposizione dell'utenza del web sono alla base da una rivoluzione profonda nel modo di fare storia oggi e di pensare il modo di comunicarla.
in quello che si potrebbe considerare la vera introduzione a questo numero monografico ed alle sue tematiche, delinea quanto tortuosa sia stata la recente storia delle nuove tecnologie in Italia e particolarmente di Internet tra dichiarazioni di fede senza limiti da parte di alcuni storici e critiche di detrattori che pensano che il mestiere dello storico non cambia e non cambierà con Internet. Ortoleva ci propone così alcune piste per capire come - e se- si trasforma e sitrasformerà la mente dello storico attraverso i nuovi linguaggi comunicativi di Internet: "che cosa cambia - si chiede l'autore- nelle pratiche e nelle regole del lavoro di storico con lo sviluppo, non solo della informatica e telematica ma anche della digitale, degli usi quotidiani di queste tecniche all'interno e all'esterno della comunità scientifica ?" Ortoleva entra nel merito delle distinzioni di luoghi, di ruoli, di tecniche e di istituzioni che caratterizzano il mestiere dello storico dimostrando che oggi ruoli e tecniche si mescolano nell'era di Internet: il bibliotecario pubblica libri e l'archivista scrive la storia attraverso la digitalizzazione dei suoi documenti. Di grande importanza sono le considerazioni sulle differenze tra i due stadi del testo, il prodotto per eccellenza dello storico: quello inedito, in lavorazione e quello pubblicato, stampato che corrisponde ad un modello culturale rimesso oggi in discussione dalle nuove tecnologie multimediali dove il provvisorio diventa definitivo e viceversa tramite l'accesso a veri testi "in movimento" come si potrebbero chiamare i testi messi in rete, quello che Ortoleva chiama il "testo instabile". Le tecniche del computer e gli strumenti nuovi messi a disposizione dello storico insieme all'importanza del nuovo linguaggio digitale, quello sfornato dall'ipertesto messo a disposizione dell'utenza del web sono alla base da una rivoluzione profonda nel modo di fare storia oggi e di pensare il modo di comunicarla.
Luca Toschi, Presidente del Centro Ricerche e Applicazioni dell'Informatica all'Analisi dei Testi, (CRAIAT - Università degli Studi di Firenze), entra nei meandri di questo linguaggio ipertestuale tanto citato finora e della creazione di una nuova memoria storica interessandosi di nuove prospettive semantiche e metodologiche legate all’ipertestualità e alla multimedialità. Multimedialità come linguaggio nuovo oltre la parola ? Uso di nuove tecnologie ? L'ipertesto fatto di connessioni nuove tra parole e testi e, le immagini, i suoni, i filmati digitali che li compongono, possiedono delle radici legate ad antichi processi culturali che vengono raffinate dalle tecnologie del digitale e dal computer sostiene Toschi. Oggi l'ipertesto e la multimedialità offrono un nuovo contesto tecnologico per archiviare, ragionare, riflettere, produrre la nostra "memoria" storica e Toschi s'interroga proprio sulle radici, i contenuti, il valore e, soprattutto, il significato di questo nuovo linguaggio mantenendo vivo due cardini antichi del mestiere dello storico anche per chi tenta di "digitalizzare" la memoria: "dati e racconti dei dati sono due aspetti inscindibili della buona filologia, anche di quella digitale" scrive Toschi. Infatti, possiamo evidenziare a nostro avviso, proprio in questa verità imprescindibile dalle tecnologie utilizzate, le permanenze culturali e le sedimentazioni del mestiere. Con o senza Internet, l'ipertesto e il digitale, lo storico con la sua personalità e le sue capacità filologiche rimangono intatte. Presentare la memoria storica, scrivere la storia nell'era digitale non risente nella sua qualità delle nuove tecnologie mentre le tecnologie oggi offerte permettono nuove basi linguistiche e comunicative per antichi processi mentali e scientifici: senza lavoro storiografico le bellissime fotografie del 1934 e del 1938 sul fascismo che presentiamo qui, rimangono attimi, una memoria senza storico e senza storia. I limiti del digitale rimangono dunque quelli legati alle capacità degli uomini che scrivono la storia: nell'era di Internet, cattivi storici e cattive storiografie troveranno soltanto una maggiore diffusione, non una scientificità migliore.
Presidente del Centro Ricerche e Applicazioni dell'Informatica all'Analisi dei Testi, (CRAIAT - Università degli Studi di Firenze), entra nei meandri di questo linguaggio ipertestuale tanto citato finora e della creazione di una nuova memoria storica interessandosi di nuove prospettive semantiche e metodologiche legate all’ipertestualità e alla multimedialità. Multimedialità come linguaggio nuovo oltre la parola ? Uso di nuove tecnologie ? L'ipertesto fatto di connessioni nuove tra parole e testi e, le immagini, i suoni, i filmati digitali che li compongono, possiedono delle radici legate ad antichi processi culturali che vengono raffinate dalle tecnologie del digitale e dal computer sostiene Toschi. Oggi l'ipertesto e la multimedialità offrono un nuovo contesto tecnologico per archiviare, ragionare, riflettere, produrre la nostra "memoria" storica e Toschi s'interroga proprio sulle radici, i contenuti, il valore e, soprattutto, il significato di questo nuovo linguaggio mantenendo vivo due cardini antichi del mestiere dello storico anche per chi tenta di "digitalizzare" la memoria: "dati e racconti dei dati sono due aspetti inscindibili della buona filologia, anche di quella digitale" scrive Toschi. Infatti, possiamo evidenziare a nostro avviso, proprio in questa verità imprescindibile dalle tecnologie utilizzate, le permanenze culturali e le sedimentazioni del mestiere. Con o senza Internet, l'ipertesto e il digitale, lo storico con la sua personalità e le sue capacità filologiche rimangono intatte. Presentare la memoria storica, scrivere la storia nell'era digitale non risente nella sua qualità delle nuove tecnologie mentre le tecnologie oggi offerte permettono nuove basi linguistiche e comunicative per antichi processi mentali e scientifici: senza lavoro storiografico le bellissime fotografie del 1934 e del 1938 sul fascismo che presentiamo qui, rimangono attimi, una memoria senza storico e senza storia. I limiti del digitale rimangono dunque quelli legati alle capacità degli uomini che scrivono la storia: nell'era di Internet, cattivi storici e cattive storiografie troveranno soltanto una maggiore diffusione, non una scientificità migliore.
Proprio per questo motivo era infine difficile il compito di Renato Giannetti che approfondisce uno dei temi scottanti che irrompe nella professione all'ora delle nuove tecnologie: quello della rilevanza accademica delle pubblicazioni elettroniche e della storiografia online. Giannetti delimita le caratteristiche del nuovo mercato editoriale digitale che egli analizza in relazione alle istituzioni del mondo accademico italiano, evidenziando quali siano gli effetti del "cambiamento rappresentato dalla possibilità di pubblicare in rete testi ed immagini … sul mondo accademico, e non solo dal punto di vista editoriale…". Ed, infatti, il mondo delle pubblicazioni a stampa, degli autori e degli editori e dei loro copyrights, quello delle biblioteche e degli archivi, di tutte le istituzioni pubbliche e private che ruotano attorno all'editoria tradizionale sono praticamente toccati da ogni saggio contenuto in questa rassegna e rimangono certamente uno dei temi centrali dell'era digitale e di Internet anche e forse soprattutto per la prolissità degli storici e degli storici italiani in particolare che si confrontano, da sempre, nei concorsi pubblici con quante più pubblicazioni a stampa possibile. Avremo poi modo di ritornare sul tema delle pubblicazioni digitali nelle prossime rubriche di Spazi Online in modo più approfondito. Ci premeva soltanto in questa introduzione dedicare alcuni paragrafi all'approfondimento di alcuni topoi del nostro tema insieme ai nostri autori. Grazie ai saggi contenuti in questo numero di Memoria e Ricerca si potrà sia entrare in modo empirico nel tema di Internet e Storia, sia usufruire di alcuni elementi di riflessione più generali sul linguaggio ed i siti che le nuove tecnologie della comunicazione, attraverso Internet, mettono a disposizione degli storici di domani. Lasciamo ora al lettore il piacere di immergersi nei saggi di questa rassegna. 
 
Note:
 
1 Si veda Basic indicators in [http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/Eubasic3.htm], 26 marzo 1999.
2 I dati relativi all’Italia si possono trovare all’indirizzo [http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/ITbasic98.htm], 30 marzo 1999. Vorrei ringraziare Nathalie Bailhache, Assistente del Dipartimento di Economia nella Biblioteca dell'Istituto Universitario Europeo, per avermi segnalato quest'importante inchiesta dell'Unione Europea.
3 "At the end of 1998, we can estimate at nearly 102 million the total number of PCs in the European Union. However, this figure does not take Ireland into consideration - for which no data have been provided to date - and is based on 1997 figures for 2 countries. It corresponds to 27,7 PCs per 100 inhabitants (based on 14 countries). We can estimate at 55% the share of business PCs and 45% that of home PCs, as a European average but the breakdown between Home PCs and Business PCs in the different countries shows a variety of situations.", in Ibid. La tabella è disponibile presso l’ISPO-ESIS all’url, [http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/Graph18.htm], 30 marzo 1999.
4 Tabella con i dati ISPO-ESIS disponibili all’url:[http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/Graph19.htm], 30 marzo 1999.
Il numero speciale su propone, oltre alle due analisi descritte in precedenza, relative ai contenuti scientifici utili agli storici in rete da un punto di vista "geografico", alcune descrizioni di progetti piloti e pionieristici nel campo.
Diverse sono le competenze riunite attorno a questo progetto sui nuovi linguaggi e i nuovi siti della storia oggi. Le indagini così proposte toccano molteplici aspetti della professione e del suo inserimento nella società. Si tenta così di dare conto di alcune delle maggiori trasformazioni – anche tecnologiche- avvenute nell’indagine storica e nella trasmissione dei risultati ottenuti tramite . Assistiamo, infatti, in quest’ultimo decennio del XX° secolo e più specificatamente dopo il 1993-94, ad un'importante rivoluzione culturale, scientifica e della comunicazione nel modo di vivere e di lavorare con la storia e la conoscenza in senso lato. Dall’introduzione del primo "browser" Mosaic, tra il 1992 e il 1993, ad oggi, sono cambiate radicalmente le prospettive scientifiche anche nella nostra disciplina.
Di Internet e Storia, abbiamo già parlato nelle due precedenti rubriche dedicate in a , e sono state queste precedenti pagine ad introdurre in qualche modo il tema monografico del terzo numero della rivista sotto due punti di vista: quello dell'impatto di Internet e della comunicazione sul modo di fare storia oggi e in seguito sul modo di insegnare e studiare la storia. Riprendiamo qui alcune considerazioni già svolte in quelle rubriche utili a riallacciare le fila con i saggi contenuti in questo stesso numero. Nella prima rubrica
Di Internet e Storia, abbiamo già parlato nelle due precedenti rubriche dedicate in a , e sono state queste precedenti pagine ad introdurre in qualche modo il tema monografico del terzo numero della rivista sotto due punti di vista: quello dell'impatto di Internet e della comunicazione sul modo di fare storia oggi e in seguito sul modo di insegnare e studiare la storia. Riprendiamo qui alcune considerazioni già svolte in quelle rubriche utili a riallacciare le fila con i saggi contenuti in questo stesso numero. Nella prima rubrica. Essa offre tra gli addetti al lavoro per l'accesso all'informazione; lo storico può inoltre accedere a , leggere la e perfezionare lgrazie a tecnologie d’avanguardia.Negli ultimi mesi sono apparsi libri critici nei confronti delle nuove tecnologie del e in particolare di Internet. Passato il momento dell’euforia telematica, dell’idea di una "democrazia della comunicazione e nella comunicazione" che, crescendo dal basso senza meta prefissata, niente e nessuno avrebbe potuto far tacere, nuovi segnali editoriali stigmatizzano invece le perversioni diInternet. La rete si starebbe trasformando da fonte essenziale di informazione e di diffusione di informazioni anche alternative a quelle istituzionali e tradizionali, a vero immondezzaio di notizie incontrollabili e incontrollate dove l’approssimazione scientifica si spaccia per conoscenza vera. I critici di Internet mettono in evidenza soprattutto l’impossibilità di trovare la propria strada in questo mostruoso mare di nefandezze e di individuare spazi di conoscenza vera e accurata, quella che viene vagliata e prodotta da chi, nelle varie discipline, ne è produttore e depositario: intellettuali, accademici, scienziati, tecnici ecc. Accenno soltanto a due esempi italiani, anche se è la letteratura anglosassone a spiccare in questa produzione critica. Tomas Maldonado ci ha proposto un avvicinamento disincantato alla rete e a tutto l‘universo telematico
5 Una altro diagramma comparativo della ISPO-ESIS indica quanti modem e, dunque, quanti potenziali collegamenti ad Internet essistevano nei paesi dell’Unione nel 1998, "Total numbers of PCs with modem / Total number of PCs, end 1998": [http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/Graph21.htm], 30 marzo 1999.
6 La tabella mostra "the growth of the number of Internet Hosts per 1000 inh. in each Member State. It is estimated at 6,28 million of Internet hosts at the end of 1998, i.e. 16,9 Internet hosts per 1000 inhabitants. At the end of 1995, this figure was around 5,1: it has increased by 232%, at an average growth rate of 49% per year. Between 1997 and 1998, this growth rate has been of 34% but, above 60% in 4 countries (Denmark, Belgium, Netherlands and Greece)." Dati ISPO-ESIS forniti in[http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/EUbasic3.htm], 26 marzo 1999.
7 Dati ISPO-ESIS- "Graph n.22. Number of access providers per million inh., 1996-1998." in [http://www.ispo.cec.be/esis/Basic/Graph22.htm], 30 marzo 1999.
8 S.Noiret: A proposito di Spazi Online, in "Memoria e Ricerca", 1, gennaio-giugno 1998, pp.195-215.
9 Lo studio della continuità dei modi di espressione attraverso gli sviluppi storici delle tecnologie, e principalmente delle tecnologie della comunicazione, è al centro dei lavori di Bruno Latour. Alcune sue opere recenti sono: Aramis, or, The love of technology, Harvard University Press, Cambridge/MA 1996; Nous n'avons jamais été modernes essai d'anthropologie symétrique, La Découverte, Paris 1991; M. Serres, Conversations on science, culture, and time - Michel Serres with Bruno Latour, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1995; B. Latour (a cura di), De la préhistoire aux missiles balistiques: l'intelligence sociale des techniques, La Découverte, Paris 1994). Di recente, in Inghilterra, sono usciti vari studi di storia delle tecnologie della comunicazione come quello di B. Winston, Media, technology and society. A history from the telegraph to the internet, Routledge, London 1998. Molte di queste opere e particolarmente quest’ultima, tendono, nella scia di Latour, a ridimensionare il ruolo dei computers e a reintegrarli negli sviluppi culturali e sociologici più generali delle società contemporanee come lo vedremo ancora più sotto.
10 Una delle migliori bibliografie online sul mondo delle pubblicazioni elettroniche è quella di C.W.Bailey: Scholarly Electronic Publishing Bibliography. Essa viene aggiornata molto frequentemente ed è disponibile all'url:
[http://info.lib.uh.edu/sepb/sepb.html], della Biblioteca della University of Houston , [22 aprile 1999].
11 Ne parla soprattutto dal punto di visto dell’uso pedagogico T.A.Schröder con Geschichte im Internet: Möglichkeiten für den Unterricht in "Geschichte in Wissenschaft und Unterricht", 49/1, 1998, pp.4-21. Da consultare sull’argomento di A.Gibson: WWW and the Internet. New opportunities for historical discourse e l’ormai datato saggio di G.Price: The World Wide Web and the Historian, in "History & Computing", Vol.7, n.2, 1995, rispettivamente alle pagine 81-89 e 104-108. Infine per addentrarci nella storia americana su Internet, si veda di M.O’Mailey e R.Rosenzweig: Brave new world or blind alley ? American history on the World Wide Web., in "The Journal of American History", Vol.84, n.1, Giugno 1997, pp.132-155. Forniamo infine altri elementi di bibliografia sui siti web di storia e sulle risorse storiche offerte in rete: S. Landeryou, World history internet resources, in "The reference librarian", n. 57, 1997, pp.161-6; R.W.Cox, The Internet as a Resource for the Sports Historian, Sports History Publishing, Frodsham 1996; in Italia, uno dei pochi esempio concreto è quello di M. Zani, Risorse internet per gli studiosi di Storia Urbana, in "Storia Urbana",
n. 75, 1996, pp. 135-67. Di recente è stato messo su internet un saggio dedicato all'uso alla rete con una descrizione di numerosi progetti multimediali per gli storici ed una riflessione sugli usi e non-usi della rete da parte delle università italiane di G. Abbattista, Ricerca storica e telematica in Italia. Un bilancio provvisorio, "Cromohs", 4 (1999): pp.1-31, url [http://www.unifi.it/riviste/cromohs/4_99/abba.htm], 22 aprile 1999. Una lista ormai invecchiata di rissorse storiche su internet è data da D.A.Trinkle; D.Auchter; S.A.Merriman e T.E. Larson: The History Highway: A Guide to Internet Resources, M. E. Sharpe, New York 1996; di recente D.A.Trinkle e altri autori forniscono importanti riflessioni su internet e storia e sul "redefining History in the Electronic Age" nel loro, Writing, Teaching and Researching History in the Electronic Age, M. E. Sharpe New York, 1998. Sulle rissorse della rete si veda inoltre di T.A.Schröder, Historisch relevante Ressourcen in Internet und World Wide Web: Angebot, Bewertung und Ausblick, in "Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte", n. 3, 1996, pp.465-77; K. P. Busche, Geschichte(n) schreiben im internet. Ansätze für einen kommunikativen Geschichtsunterricht mit einem neuen Medium, in "Praxis Geschichte", n. 2, 1997, pp. 64-7; J. Mittag, P. Sahle, Geschichte und computer im Internet: Informationsgewinnung zwischen Chaos und Ordnung, in "Historical Social Research", 21/2, 1996, pp. 126-32; senza dimenticare infine uno dei primi saggi che tenta un approccio alle nuove realtà telematiche, anche se ormai invecchiato, E. lsch, The wired historian: internet prospects and problems, in "The centennial review", n. 3, 1994, pp. 479-502
12 Nella sua "Critica della ragione informatica", Feltrinelli, Milano 1997.
13 G.O.Longo, "Il nuovo Golem", Laterza, Roma-Bari 1998. Le librerie italiane si riempono di saggi sulla rete, ma non quanto quelle americane e inglesi, due realtà nelle quali Internet è molto più diffuso socialmente che in altri paesi europei. Si veda l’editoriale del TLS consacrato alle tecnologie dell’informazione: P. E. Agre, esterday’s tomorrow: the advance of order and law into the utopian wilderness of cyberspace, in Information technology. The taming of cyberspace, in "Times Literary Supplement", 3 Luglio 1998, n. 4970, pp. 3-4.
14 Darnton parla di sparizione delle monografie specializzate soprattutto nei settori senza domanda di mercato anche per la crescità del costo dei periodici che gravano pesantemente sul budget delle biblioteche, le uniche istituzione preposte al loro acquisto. L'autore propone di sviluppare nuove forme di editorie digitale e scientifiche -le tesi di dottorato per esempio- potranno vedere la luce soltanto grazie ad Internet. R.Darnton: The new age of the book in "The New York Review of Books", url: http://www.nybooks.com/nyrev/WWWarchdisplay.cgi?19990318005F], 12 marzo 1999. Questo tema della "nuova offerta di pubblicazioni digitali" è approfondito da I.Snyder: Hypertext. The electronic labyrinth., New York University Press, New York 1998.
15 Darnton chiede il coinvolgimento degli scienzati per definire gli standards delle pubblicazioni digitali e chiede dunque agli esperti di mantenere il controllo sul mondo digitale, in Ibid..
16 F. Di Spirito, P. Ortoleva, C. Ottaviano (a cura di), Lo strabismo telematico. Contraddizioni e tendenze della società dell’informazione, UTET/Telecom, Torino 1996.
17 B.Latour: Thought Experiments in Social Science: from the Social Contract to Virtual Society. 1st Virtual Society? Annual Public Lecture, 1st April 1998, Brunel University., url [http://www.brunel.ac.uk/research/virtsoc/events/latour2.htm], 20 aprile 1999.
18 S.Noiret: La didattica della storia su Internet in "Memoria e Ricerca", 2, luglio-dicembre 1998, pp.177-199. Dal momento della stesura di quel saggio -luglio 1998- molte informazioni nuove sarebbero da aggiungere nel campo della didattica della storia su internet e ci promettiamo di ritornare sull'argomento in seguito. Cito soltanto due interessanti saggi apparsi di recente da parte di A.Wynne: History instruction and the Internet: a Literature Review, URL: http://www.mcel.pacificu.edu/JAHC/JAHCII1/ARTICLESII1/Wynne/Wynnindex.html] e di D.A.Trinkle: History and the Computer Revolutions. A Survey of Current ractices, URL:
http://www.mcel.pacificu.edu/JAHC/JAHCII1/ARTICLESII1/Trinkle/Trinkleindex.html], in "Journal of the association for History and Computing", Volume II, Number 1, April 1999, [22 aprile 1999]. Alcuni elementi propri delle problematiche dell'insegnamento grazie ad Internet in Italia possono inoltre essere tratte dal recente saggio di G. Abbattista, Ricerca storica e telematica in Italia. Un bilancio provvisorio, in Cromohs", 4 (1999): pp.1-31, URL
[http://www.unifi.it/riviste/cromohs/4_99/abba.htm], 22 aprile 1999, cit., che non era stato pubblicato al momento della mia stesura.
19 Si veda in proposito il sito all’indirizzo http://webscuola.tin.it/risorse/storia/sommario/index.htm], 13 marzo 1999. Scrivono gli aurori del progetto che "La riforma della scuola, oggi in discussione, impone un radicale mutamento di prospettive e di strumenti informativi per l'insegnamento della storia del Novecento…."
20 Il sito disponibile all'url [http://forum.ctu.unimi.it/] è un sito per la didattica in rete all'Università di Milano e è promosso dal CTU, il centro di tecnologie per apprendimento. "Questo spazio è riservato a tutti coloro che si interessano – per attività professionale, per ricerca e come utenti – delle nuove tecnologie della comunicazione applicate alla didattica universitaria e alla formazione permanente". ([http://forum.ctu.unimi.it], 13 marzo 1999). Il sito mette a disposizione una messaggeria elettronica per discutere dell’uso delle nuove metodologie dell’insegnamento: "Raccontare esperienze, scambiare opinioni, proporre idee, valutare tecnologie e metodologie, segnalare eventi, libri, centri di studio, siti Web e personalità di rilievo nell'ambito della progettazione di corsi e servizi didattici online: è
questo il tipo di partecipazione che vi chiediamo…", annunciano gli autori del progetto. Dai contenuti dei più o meno 180 messaggi pubblicati fino al 13 marzo 1999, esiste un enorme quantità di insegnamenti diversi e di discussioni sui metodi pedagogici virtuali che si incontrano in rete oggi in Italia anche se non proprio nel campo storico ma nelle
scienze sociali in senso lato.
21 Non rimandiamo qui ad elementi bibliografici sulla storia di Internet, ci limitiamo a citare la rassegna critica effettuata di recente da R.Rosenzweig: Wizards, bureaucrats, warriors and hackers: writing the history of the Internet., in "American Historical Review", December 1998, pp.1530-1552 e al saggio di A.Vasta: Storia di Internet. Internet per la Storia. La rete e le risorse per lo storico economico. in "Archivi e Inprese", gennaio-giugno 1998, n.17, pp.109-146.
22 Avremo voluto inserire in questo numero anche l’esperienza in rete veramente interessante dell’IHR, l’Institute for Historical Research di Londra ma, purtroppo, malgrado reiterati tentativi, non sono riuscito ad ottenere nessuna collaborazione da parte loro.
23 Abbiamo chiesto a Lynn H.Nelson alcuni cenni biografici più approfonditi ed alcune integrazioni al suo paper in modo da capire come uno storico medievalista si fosse poi dedicato interamente ad un sogno: rendere il più possibile le informazioni storiche accessibili in rete in modo digitale e da tutto il mondo; un sogno che dalla teoria divenne poi pratica grazie alla sua tenacia con la nascità del progetto History Online.