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Memoria e Ricerca

A proposito di Spazi OnLine

di Serge Noiret
in Memoria e Ricerca n.s. 1 (1998), p. 195


La Storia su Internet e la Storia di Internet: alcuni elementi di riflessione

Spazi OnLine, la rubrica su Internet e Storia che accompagnerà i fascicoli della nuova serie di “Memoria e Ricerca”, necessita di un’introduzione che potrà sembrare obsoleta per chi, da anni, pratica la rete e i suoi contenuti. In effetti, basterebbe per questi lettori leggere le informazioni sui siti della storia contemporanea su Internet che troveranno nei fascicoli della rivista. Tuttavia, oltre a proporvi delle informazioni precise, la rubrica cercherà anche di riflettere sull’apporto di Internet alla storia contemporanea almeno da due punti di vista: quello delle nuove metodologie della ricerca e dello studio della storia che nascono dall’apporto di Internet e quello dell’accesso alle informazioni e alle risorse che sono disseminate nella rete, ovvero il nuovo modo di comunicare offerto dal World Wide Web (WWW) e più specificatamente da Internet1.

Prima di addentrarci in queste due direzioni, proverò a sintetizzare alcune nozioni di base già ben note agli “internauti” e a chi segue anche distrattamente la pubblicistica aggregata da un po’ di tempo ai nostri principali quotidiani nazionali a proposito di Internet. Spero che questi lettori avveduti non me ne vorranno leggendo queste pagine che sono invece rivolte ai lettori interessati alla storia contemporanea, meno “alfabetizzati” all’uso dei computer e alla ragnatela di Internet che, in Italia, nella nostra disciplina, sono purtroppo ancora la stragrande maggioranza.

Esistono all’estero riviste specializzate, numeri unici di riviste e lavori monografici

2 che trattano del legame tra ricerca storica ed uso del computer, una simbiosi che ha permesso già nel decennio passato di aggiungere serie statistiche e demografiche elaborate al computer – una metodologia tipica delle scienze sociali – ai metodi storiografici tradizionali3. Tuttavia, è di un particolare uso del computer che si tratterà in Spazi OnLine. Infatti, raggiungere banche dati bibliografiche o statistiche o costruire programmi ad hoc per monitorare fonti storiche è uno degli aspetti dell’uso del computer nella ricerca storica, un aspetto ora anche accessibile via Internet4.

Dopo il decadimento della pionieristica rete arpanet5, e dagli inizi degli anni Novanta con l’invenzione degli hypertexts (1990), del World Wide Web (1992) e dell’interfaccia grafico, il browser Mosaic (1993), aggiunto a una rete di comunicazione velocizzata per la trasmissione delle informazioni digitali – oggi si parla di una nuova Internet, Internet 2, per le università americane – il computer ha cominciato a essere utilizzato su grande scala come mezzo per raggiungere l’informazione remota in formato digitale6. Il problema del “dove” si trova l’informazione è diventato secondario. I bytes, – l’informazione digitalizzata – presentati in modo grafico, hanno cominciato a viaggiare sulla ragnatela, il Web, trasformando in profondità le possibilità offerte alla ricerca storica di accedere a risorse di tutti i tipi7. Spazi OnLine tenterà di rendere conto di tutti questi sviluppi online perché, all’alba di profonde trasformazioni nel modo stesso di fare il nostro mestiere, lo storico si deve porre almeno tre domande essenziali, tre postulati, riguardo a Internet e alle sue implicazioni sulla disciplina storica, che poi permetteranno di rispondere al quesito primario e fondamentale: serve Internet per la ricerca storica?8 Questi interrogativi sono:

che cosa si può trovare su Internet e che cosa, al momento della ricerca, non si può invece trovare in rete o non si può ancora trovare;

come trovare e prelevare dalla rete le risorse che in essa si trovano;

quale uso fare di queste risorse?

Spesso i nostri tre quesiti non trovano risposte univoche né definitive viaggiando nei contenuti di Internet. La rete, per chi l’ha integrata mentalmente non solo nei suoi metodi di ricerca, ma anche a livello onirico e ludico, diventa una delle possibili dimensioni del sapere nonché uno dei principali strumenti per accedere all’informazione anche quando, e questa precisazione ha la sua importanza, essa si trova ancora in luoghi fisici e non virtuali. Internet è potenzialmente adatto a fornire risposte a molti dei nostri quesiti ammesso che si sappia cosa chiedere prima e come cercare. Non si tratta più soltanto di riferirsi alle realtà americane della rete né di usare una sola lingua come l’inglese. La storia virtuale su Internet si sta popolando di contenuti in tutti i paesi e in tutte le lingue e anche per i più scettici sarebbe un peccato non saperne approfittare soltanto per rigetto atavico per le nuove tecnologie o malcelata pigrizia!

La rubrica di “Memoria e Ricerca” consacrata a Spazi OnLine servirà da incentivo all’uso della rete e, almeno a livello italiano dove non esiste un tentativo scientifico e periodico di trattare il tema, anche da “mappa del tesoro”, da “grammatica della storia su Internet”. La nostra rubrica cercherà di rispondere criticamente a questi tre interrogativi legati alla ricerca storica, alla didattica della storia, scovando risorse e informazioni che trovano un effettivo sviluppo in rete.

Analizzeremo dunque i contenuti di Internet nel campo della storia contemporanea. Per fare questo, cercheremo in ogni rubrica di rendere conto dei siti più importanti in Italia e all’estero e della loro utilità per noi storici. Le recensioni di siti singoli e le recensioni di siti che seguono diverse tematiche della storia contemporanea come la storia delle donne presenti su Internet, che troverete in questa prima rubrica, forniranno un agile materiale di approccio ai siti storici. Critiche e recensioni saranno proposte per rendere conto con la maggiore freschezza possibile – Internet e i suoi contenuti si modificano ogni giorno – degli sviluppi della rete nel nostro campo di investigazione.

Oltre alle recensioni troveranno posto riflessioni sull’uso di Internet nella storia contemporanea che tenteranno di prendere in considerazione le nostre tre domande iniziali ed avvicinarsi anche ai quesiti metodologici e filosofici. Chiederemo infine ai lettori di contattarci e di collaborare con proposte editoriali nell’ambito della storia contemporanea su Internet: pubblicheremo anche messaggi di posta elettronica interessanti in una rubrica dedicata alla corrispondenza con i lettori che vorranno partecipare a questa nostra nuova esperienza.

Tuttavia, in questa mia introduzione alla nostra nuova rubrica, vorrei anche proporre, come base di discussioni future, una prima possibile strutturazione e/o tipologizzazione delle risorse e dei servizi attualmente disponibili nel campo della storia su Internet e delle potenzialità del loro utilizzo a supporto della ricerca e della didattica, tematiche che approfondiremo nel primo fascicolo di “Memoria e Ricerca” del 1999 consacrato integralmente alla Storia su Internet. Cercherò quindi di proporre alcuni elementi di riflessione per conoscere l’apporto della rete alla ricerca storica9 e per fare questo dividerò in quattro grandi aree di interessi la storia su Internet. Infatti, la rete offre dei servizi di comunicazione e di accesso all’informazione, alle fonti storiche, ai lavori storiografici e permette l’insegnamento della storia, un aspetto quest’ultimo che non prenderò in considerazione qui, ma nella prossima rubrica.

Le tecnologie usate per navigare in Internet

Prima di passare a descrivere questi ambiti di interesse, è opportuno spendere alcune parole sui programmi che ci permettono di entrare nella rete e di cominciare le nostre ricerche, i cosiddetti browsers più noti come Netscape Communicator10 e Internet Explorer11. Come utilizzarli non è più un segreto per nessuno ma, se lo fosse, basterebbe raggiungere i rispettivi siti della Netscape Company e della Microsoft e dirigersi sulle pagine che spiegano le loro funzioni e le loro possibilità12. Oggi i browsers sono per lo più accessibili gratuitamente scaricandoli direttamente dalla rete senza recarsi nei negozi specializzati in informatica. Il problema più delicato e importante sarà comunque quello di capire come si possono immagazzinare, catalogare e mantenere gli indirizzi utili alla ricerca storica e, in generale, tutti gli indirizzi – urls13 attraverso il browser. I bookmarks o liste di urls, di indirizzi remoti o di links come li si vuol chiamare, permettono di gestire le risorse digitali che è possibile rintracciare in rete con criteri personali.

Un altro problema importante da risolvere riguarda il salvataggio dell’informazione a cui si accederà tramite il browser. È possibile salvare una risorsa digitale in vari modi: o salvando il contenuto digitale del documento sul disco rigido del computer o sul floppy disk, o mandando il documento a un indirizzo di posta elettronica dal quale scaricare il contenuto successivamente sia su disco rigido che su floppy. La risorsa digitale che viene salvata è suscettibile di riutilizzo in qualsiasi altro documento digitale e principalmente nei nostri scritti. Infatti, se il documento aperto con il browser viene scaricato e non soltanto stampato, i suoi bytes o caratteri, possono diventare parte integrante di un qualsiasi documento sia come citazione, sia come nota, sia come fonte. Le risorse salvate su disco sono dunque suscettibili di riutilizzo ed è questa la loro principale utilità a differenza del documento stampato. (L’uso delle risorse digitali ci permette di introdurre anche il discorso sulle biblioteche virtuali che andremo ad approfondire più avanti.)

È ora opportuno rispondere a una domanda, banale per chi si avventura sulla rete ogni giorno, ma che non è così evidente per la massa dei ricercatori di storia: come trovare una propria strada nelle miriadi di informazioni che sono a disposizione sul Web? Questa domanda – che è alla base di ogni connessione a Internet – deve essere risolta immediatamente. Infatti, esistono dei motori di ricerca (search engines)14che potrei chiamare “generici” o “geografici” – questi ultimi forniscono informazioni a partire dalla loro provenienza geografica – oppure anche “specifici”, quando permettono di selezionare il materiale che corrisponde a un interesse di ricerca. Essi sono numerosi. Il loro principio è duplice: sono degli agenti “attivi” e “passivi” nell’individuare le risorse della rete. Sono “attivi” perché funzionano per lo più 24 ore su 24 alla ricerca di nuove risorse (urls) da catalogare nei loro indici. Sono anche “passivi” perché richiedono all’autore di una risorsa o di una pagina messa in rete di riempire un adeguato modulo sul sito del motore stesso per descrivere la nuova pagina e aggiungerla così agli indici già esistenti.

Come procedere all’interno dei vari motori per individuare le risorse esistenti su un tema o, ancora più specificatamente, una risorsa precisa?

Sull’esempio dei maggiori cataloghi in linea delle biblioteche (opac)15, i motori di ricerca funzionano seguendo principi della ricerca booleiana combinando le magiche parole and, or, not, per raggiungere la meta richiesta. Che cosa significa? Significa che implicitamente o no – bisogna seguire ogni volta le istruzioni del singolo motore di ricerca – si devono scrivere nel­-
le finestre di interrogazione delle parole chiave che definiscono la o le risorse ricercate e combinarle per ottenere una lista di possibili urls corrispondenti ai quesiti effettuati. La ricerca di base è quella dell’intersezione tra due termini (and) ovvero la combinazione di due o più termini insieme nella risposta.

Faccio un esempio: voglio individuare il sito Web dell’Università di Urbino16. Come fare? Scelgo un motore di ricerca che mi dia fiducia perché comincio a essere pratico delle sue specificità di ricerca e dei suoi contenuti. Una volta sul sito inserisco le parole chiave “Università” e “Urbino” delimitate da uno spazio e tralasciando sempre gli articoli. Chiedo in questo modo al motore di eseguire una ricerca booleiana con “and” e di unire nella sua risposta i due termini, uno sempre con l’altro. Molto “rumore” – risorse non desiderate – potrebbe risultare da questa ricerca perché i motori ricercano nei contenuti delle pagine del Web e non soltanto nei titoli delle pagine e, in questo caso, potrei avere una lista di tutte le pagine Web che contengano le due parole richieste! È dunque molto probabile che si ottenga sì l’indirizzo dell’Università di Urbino, ma anche molti riferimenti alla stessa università o ad altre università, citati nelle più diverse pagine Web in Italia e nel resto del mondo. Toccherà poi a voi precisare i termini della vostra ricerca o scorrere un numero più o meno grande di schermate contenenti indirizzi Web (urls) ricevuti con la risposta. Potrebbe essere comunque più utile in questa specifica richiesta utilizzare uno dei motori più conosciuti come yahoo che non è altro che un immenso catalogo gerarchico per materie delle risorse del Web. Con yahoo17, si può lo stesso procedere come sopra, ma si possono anche utilizzare per raggiungere l’obiettivo le categorie tematiche per avvicinarsi sempre di più alla risposta desiderata, senza nemmeno introdurre parole chiave nella finestrina ad hoc. In questo caso, dalla pagina principale si individua il settore di ricerca: “education”, si raggiunge così un gradino più in basso nella gerarchia degli indici; si seleziona ulteriormente “university” (una sotto categoria), infine “Italy” e via di seguito fino ad arrivare all’Università di Urbino. Non è detto che si raggiunga proprio la prima pagina dell’Università di Urbino (Home Page), ma forse quella della sua facoltà di Scienze politiche ecc. Toccherà poi a noi “navigare” verso quella pagina per rintracciare i suoi dati esatti identificando così la home page dell’Università di Urbino stessa. Di solito basta tagliare tutte le sotto directories per fare questo e lasciare nella finestra del browser soltanto l’url semplice composto per lo più di tre elementi collegati da un punto: il primo sarà quasi sempre “www”, poi verrà l’università abbreviata in Italia con “uni” e la sigla della città (unina, unifi, unisi, uniurb ecc.), e infine la sigla del paese, in questo caso “it”.

A questo punto anche chi era digiuno di Internet dovrebbe potere aggiungersi a chi già era un utente della rete e possiamo entrare tutti insieme, con una rapida carrellata, nelle risorse disponibili in rete per gli storici, tenendo presente che la bibliografia specializzata che vi potrebbe aiutare a circoscrivere il campo delle risorse storiche su Internet, finora non particolarmente estesa, è tuttavia in fase di crescita18. Se torniamo ai nostri tre quesiti di base sulla ricerca in rete vediamo che abbiamo già risolto in parte il secondo: come trovare le risorse storiche in rete. Tentiamo ora di rispondere brevemente o almeno di introdurre il primo e il terzo ovvero: cosa c’è su Internet per noi storici e come usare quello che eventualmente si troverà? In queste pagine introduttive non parleremo di tutti i servizi offerti in rete, ma specificamente dei due servizi più usati, quelli della messaggeria elettronica e quello dei cataloghi di biblioteca in linea.

La messaggeria elettronica e le liste di discussione

Quando ancora si stavano mettendo a punto, negli Stati Uniti, tra gli anni Sessanta e Settanta, i protocolli di comunicazione tra super computers (Arpanet), ci si accorse che, in realtà, li si usava da una parte all’altra del paese non soltanto per parlare di lavoro ma per motivi personali come scambiarsi qualsiasi tipo di idee, impressioni, sentimenti ecc. La comunicazione tra computer divenne prima di tutto una comunicazione tra persone fisiche da un capo all’altro degli usa e i responsabili tecnici di queste reti di comunicazione si accorsero dell’utilità – di per sé – della posta elettronica, lanciando così il primo servizio offerto a utenti in rete: la possibilità di ricevere e mandare posta personale in formato digitale19.

Con gli anni questa posta elettronica divenne sempre più sofisticata nei programmi di gestione ed è diventata oggi, con Internet, parte integrante dei browsers stessi e, a mio parere, la prima utilità, il primo servizio offerto dalla rete in ordine di importanza. Sono nate le liste di discussione tematiche (mailing lists), all’inizio dunque a prescindere da Internet stesso. Oggi queste liste permettono di ottenere informazioni, di scambiare opinioni o di porre precise richieste scientifiche alla comunità degli abbonati di una lista. Queste liste, oltre alla macchina che ne gestisce gli aspetti tecnici, sono per lo più “filtrate” da una persona fisica, uno o più responsabili delle liste che vagliano le domande di abbonamento in funzione di criteri stabiliti per l’adesione e che filtrano anche i messaggi da ridistribuire a tutti gli abbonati. Il lavoro di questi intermediari si limita a verificare se il buon gusto e il comportamento degli abbonati sono in norma con la “netiquette”20, e che il contenuto dei messaggi risponda alle ragioni sociali della lista. Oltre ai principi della “netiquette”, nessuna censura viene invece effettuata sui contenuti.

Come funzionano le liste di discussione? Senza entrare nei dettagli tecnici dei servers di gestione della posta elettronica e rimanendo a livello concettuale, si può dire che il principio delle liste di discussione è semplice: si stabilisce un legame tra il singolo e la collettività degli utenti/aderenti alla lista tramite una macchina in rete, un computer appunto, che distribuisce la posta in arrivo e in partenza a tutti i membri della stessa lista. Un abbonato può così usufruire sia della totalità dei messaggi inviati dagli altri membri che dell’opportunità di contattare – con una mail – tutti gli aderenti direttamente tramite il “server-macchina” e con l’autorizzazione del responsabile della lista. Oggi le maggiori liste di discussione hanno delle pagine Web con un archivio dei messaggi.

Prendo l’esempio della rete americana H-Net (Humanities and Social Sciences Online) che viene finanzata a livello federale dalla neh (National Endowment for Humanities), che ha la sua sede fisica presso la Michigan State University di Chicago. H-Net possiede un’offerta molto valida ed estesa di liste di discussione nel campo della storia contemporanea in particolare. Raggiungendo la sua home page21 si potrà scoprire un elenco delle liste disponibili e un piccolo motore di ricerca per potersi fare socio della lista selezionata. Le liste spaziano in tutte le aree geografiche e in tante materie specifiche sempre nel campo della storia principalmente contemporanea. L’Europa è ben presente con numerose liste nazionali, (H-Albion22, H-France23, habsburg24, H-Turk25, H-Germany26, H-Russia27). L’Italia con H-Italy, è rappresentata dalla lista diretta da Franco Andreucci, Marcello Flores, Marco Della Pina, Kathleen Comerford e Franco Angiolini presso l’Università di Pisa28. Infatti, le liste sono gestite dal computer della Michigan State University ma vengono monitorate da accademici appartenenti a una rete di università americane e di altri paesi che usufruiscono così dei mezzi tecnici messi a disposizione a Chicago. H-Italy (Italian History and Culture) possiede come ragioni sociali insieme alle altre liste della H-Net i presupposti seguenti: «H-Italy encourages scholarly discussion of Italian culture and history and makes available diverse bibliographical, research and teaching resources» and «also posts a variety of accademic announcements: calls for papers, conference announcements, seminars and fellowship, grant, award and other funding notices»29.

Come funzionano le liste appartenenti alla scuderia H-Net? Per accedere alla lista basta usare il motore di ricerca e seguire le procedure. Una volta richiesta l’adesione, il computer di H-Net rimanderà indietro nella posta elettronica un messaggio indicando di avere ricevuto la richiesta che verrà poi trattata in seguito con procedure aggiuntive. Dopo aver completato le procedure, il potenziale nuovo membro potrà accedere passivamente alla posta elettronica della lista ricevendo regolarmente i messaggi e proporsi inoltre attivamente usando la lista per richieste o per invio di informazione. La lista può inoltrare ai membri domande riguardanti bibliografie, archivi, temi storiografici da discutere, indirizzi da rintracciare, convegni da pubblicizzare, fino alle richieste sugli orari di aperture di archivi e biblioteche e molto altro. Oltre ai messaggi personalizzati degli utenti al di là delle gerarchie accademiche, la lista stessa, parte integrante del progetto H-Net30, manderà informazioni molto utili riguardanti offerte di lavoro, recensioni di libri, siti Internet utili per la storia ecc.31.

Rimane tuttavia un nodo da sciogliere: come fare per conoscere l’esistenza di una lista in un campo e per poter approfittare dei suoi servizi di informazione? Come si deve fare per scoprire H-Italy senza averne sentito parlare prima? Il problema è relativamente semplice da risolvere. Ho già menzionato i motori di ricerca. Esistono infatti dei motori di ricerca “specifici”, dedicati a diverse tipologie di risorse sulla rete. Questi motori permettono anche di individuare le liste di discussione in un campo preciso. Andiamo infatti all’indirizzo della società Tile.Net32: scopriremo che si possono rintracciare le liste di discussione che trattano di storia. Infatti andando sulla pagina che riguarda le liste di discussione basterà utilizzare parole chiave corrispondenti al tema desiderato nella finestra dedicata alla scrittura. Si otterrà una lista delle liste di discussione che trattano dell’argomento. Tile.Net propone in effetti vari modi per interrogare la sua banca dati: «by Subject, Description, Host Country, Sponsoring Organization»33. Ricercando per soggetto si otterrà con “history” un lungo elenco (la data in cui si effettua l’interrogazione è sempre significativa su Internet) di liste di discussione attive. Scegliendone una, H-Italy per esempio, si otterranno tutti i dati tecnici necessari per aderire alla lista34.

I cataloghi di biblioteche in rete

Immaginatevi di dover andare su di un’isola deserta con la connessione via telefono gsm e modem alla rete... Ammesso che sia questo il vostro desiderio in un posto paradisiaco e che il gestore del telefonino gsm vi mandi un segnale…, avrete la possibilità di identificare tutti i riferimenti bibliografici desiderati e, in alcuni casi, anche di leggere il libro stesso.

Identificare un libro e produrre una bibliografia su di un argomento sono possibilità offerte a tutti sulla rete. Esistono varietà di cataloghi online raggiungibili attraverso diversi protocolli di Internet: con una sessione non grafica chiamata telnet (telnet://) o direttamente da una pagina Web.

Il catalogo della biblioteca dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, per esempio, è raggiungibile dal sito Web della biblioteca35 grazie ad una sessione telnet che si deve aprire con un appropriato programma legato al browser che deve essere programmato in funzione di esso. Si seguono le istruzioni date direttamente sulla pagina relativa al catalogo36.

In generale, per conoscere l’esistenza del catalogo di una biblioteca si possono usare i motori di ricerca generici oppure dedicarsi alla ricerca nelle liste di cataloghi di biblioteche disponibili in rete, liste anch’esse raggiungibili dal sito dell’Istituto Universitario Europeo37. Uno dei cataloghi utili per rintracciare anche geograficamente le biblioteche è quello messo a punto da Peter Scott e Doug MacDonald in Canada all’Università del Sa­skatche­­wan38. È presentato in modo da raggiungere la biblioteca desiderata dalla pagina del paese di appartenenza come, d’altronde, altri cataloghi simili, dei quali l’ormai non più aggiornato hytelnet, il catalogo delle biblioteche raggiungibili da una procedura telnet, distribuite prima per continente e poi per paesi, in ordine alfabetico39. Una volta identificato nell’indice il catalogo desiderato, le procedure di accesso sono sempre presenti nella schermata di Hytelnet come di altri indici di biblioteche in rete40. Basta seguire le indicazioni relative all’accesso (login e password e modalità per disconnettersi) da digitarsi prima di entrare nell’ambiente-catalogo della biblioteca specifica. Come per tutte le risorse su Internet, uno dei maggiori interessi della ricerca bibliografica è dato dal fatto di poter salvare in vari modi i risultati della ricerca effettuata, seguendo procedure specifiche per ogni biblioteca e utilizzando le capacità del so (servizio operativo) di base del computer. Queste capacità sono legate alla possibilità di selezionare le schermate apparse dopo una richiesta di informazione con la funzione “copia” e di inserire poi gli stessi dati con la pratica funzione “incolla” in un programma di trattamento di testo (“word” e “word perfect” per esempio). Salvando invece i dati su disco si potrà così riutilizzarli in un programma di gestione bibliografica come ProCite, Reference Manager41 o End Note42 per citare tre dei più noti software nel campo della gestione di bibliografie.

Un’altra possibilità offerta per esempio dal catalogo delle biblioteche della California, il sistema melvyl43, è quella di poter mandare le bibliografie create direttamente a un indirizzo di posta elettronica nel formato scelto dall’utente, un formato compatibile con i maggiori programmi bibliografici e specificatamente con ProCite. In questo caso basterà salvare i risultati mandati all’indirizzo di posta elettronica sul disco del computer personale o sul disco esterno per poi riutilizzarli all’interno di una bibliografia aggiornata già gestita da un programma specifico o semplicemente all’interno del programma di composizione testuale44.

Sarebbe necessario approfondire l’argomento delle biblioteche e sui servizi che esse offrono agli storici in rete entrando nelle specifiche qualità dei maggiori cataloghi e parlando dei meta-cataloghi, ovvero dei motori di ricerca che permettono oggi di accedere contemporaneamente a molti cataloghi diversi di biblioteche anche di vari paesi45. Essi permettono all’utente di accedere a molti milioni di libri che in diverse biblioteche, anche molto lontane tra loro, diventano parte di una grande banca dati bibliografica.

L’organizzazione di una visita in archivio grazie al Web

Grazie ai servizi offerti in rete come quelli menzionati sopra della posta elettronica o dei cataloghi di biblioteche, si può immaginare di preparare dalla propria casa una visita in archivio in Italia o all’estero, mobilitando varie funzioni di Internet. Gli archivi sono per lo più arrivati in rete e ci informano sui loro servizi. Prendiamo per esempio l’Istituto Gramsci di Roma46 che possiede numerose fonti archivistiche che riguardano la storia del Partito comunista italiano e la storia del movimento operaio o anche la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano47, specializzata anch’essa nella storia del movimento operaio ma con un raggio d’azione maggiore della sola Italia contemporanea. L’accesso ai loro siti – come ad altri siti di istituzioni della storia contemporanea che vengono recensiti nella nostra rubrica48 – ci permetterà – come in altri archivi o biblioteche nel mondo – di localizzarli sul territorio e di contattarli. Si potranno inoltre conoscere i contenuti delle loro collezioni e archivi e, forse, anche interrogare indici dei contenuti degli archivi stessi per non parlare, in alcuni casi, della consultazione del documento finale in formato digitale. Accedere all’ultimo livello è raro in Europa e impossibile in Italia. Tuttavia, chi cerca un contatto con i dipendenti delle istituzioni alle quali si è rivolto potrà con la posta elettronica, il telefono o il fax forniti sulle pagine, chiedere delucidazioni, aiuti, consigli e programmare una eventuale visita in loco.

Sul sito della Fondazione Istituto Gramsci è in effetti possibile rintracciare un indirizzo di posta elettronica dal quale iniziare il contatto con i responsabili, <mailto:archivio@gramsci.it>. Si può inoltre selezionare dall’indice della home page la categoria “archivi” e procedere così per ottenere maggiori informazioni sulle collezioni stesse. La pagina relativa ai fondi archivistici conservati49 fornisce una descrizione degli archivi e offre la possibilità di consultare tre indici a essi relativi:

Archivi di enti e di organizzazioni50

Archivi di persone51

Raccolte52

Supponiamo che si cerchino informazioni sui fondi del Soccorso Rosso Internazionale o che, vedendo l’elenco dei fondi conservati – indice (1) – si venga a conoscenza dell’esistenza di un fondo organico su quest’organismo, sia entrando nell’indice sopra menzionato, sia effettuando una ricerca con parole chiave nei motori di ricerca descritti in precedenza, ci si potrà inoltrare ulteriormente nella descrizione dei contenuti dell’Archivio della Fondazione ottenendo una breve descrizione del fondo Soccorso Rosso Internazionale53. Non si potrà invece accedere a un livello di descrizione maggiore dei singoli archivi o dei sotto fondi conservati in quello stesso fondo, livello ulteriore di approfondimento della ricerca tramite Internet che sarà un giorno accessibile anche se al momento non si raggiunge spesso negli archivi privati e pubblici in Europa e nel resto del mondo.

Comunque, in presenza di queste informazioni di notevole importanza si potrà chiedere eventualmente al personale della Fondazione tramite posta elettronica di venire a consultare le buste che ci interessano fissando, perché no, la data della permanenza a Roma e trovando così organizzata una missione in loco.

Quanto al nostro secondo esempio, relativo alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano, si vedrà che il sito Internet non fornisce lo stesso spessore informativo all’utente del sito. Infatti, volendo sempre sapere dell’esistenza o meno di alcuni fondi archivistici avrò soltanto la possibilità di raggiungere dalla home page un’informazione molto generica sui fondi posseduti54. Non si può entrare in nessun indice descrittivo nemmeno basilare dei fondi archivistici e dei loro contenuti. Inoltre, se con la Fondazione Istituto Gramsci di Roma, l’utente del sito Internet poteva anche trovare un interlocutore per posta elettronica, nel sito della Fondazione Feltrinelli nessun indirizzo elettronico specifico viene offerto per maggiori informazioni o per tentare di pianificare una missione in loco nella pagina dedicata agli archivi. Rivolgendosi invece a un’altra categoria dell’indice del sito, quella degli “orari”55, si otterranno i dati amministrativi necessari per la localizzazione della Fondazione, compreso una e-mail, <mailto:fondfelt­@mclink.it>, per poter entrare in contatto con essa.

Oltre a questi due esempi di come siano diverse le possibilità di utilizzare un sito Internet per promuovere una visita in loco, vorrei descrivere un esempio realmente accaduto. È di norma presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze56, che i dottorandi di ricerca preparino le loro missioni all’estero utilizzando le possibilità offerte agli storici dal sito Web57. Come nell’esempio virtuale spiegato qui sopra, ricercatori di tutte le nazionalità chiedono di poter prenotare buste e fonti d’archivio per la data del loro arrivo in sede.

Per tutti vorrei prendere il caso recente di un nostro ricercatore olandese che mi ha cortesemente fornito i dettagli della sua missione58 per utilizzarli come esempio in questa introduzione. Gerben Bakker, <mailto:bakker@datacomm.iue.it>, ricercatore del primo anno (1997-1998) nel Dipartimento di Storia e Civiltà dell’iue che effettua una tesi su Music, Film and Industrialization Culture. The Development of European Entertainment Industry59, aveva necessità di sapere se, presso il British Film Institute di Londra, esistevano fondi archivistici di suo interesse per poter scrivere un capitolo della tesi consacrata alla storia economica delle maggiori case cinematografiche in Germania, Francia e Inghilterra. Ecco come abbiamo preparato la sua missione.

Dalla pagina Web di risorse britanniche di storia presso la biblioteca dell’iue60, Bakker ha utilizzato l’url della Royal Commission on Historical Manuscripts61 di Londra per iniziare la sua ricerca di archivi britannici e, sulla home page ha trovato un riferimento al National Register of Archives62, che propone di interrogare i suoi indici con una procedura telnet63. Una volta collegato via telnet al sito, usando le parole chiave del “British Film Institute”, egli ha successivamente individuato l’indirizzo di quell’istituto cinematografico britannico64. Tuttavia, Bakker voleva verificare se esistesse una pagina Web per questo istituto e non voleva ricorrere a una telefonata internazionale. Egli ha dunque utilizzato, sulla pagina dei motori di ricerca della biblioteca dell’iue65, un motore di ricerca generico come Infoseek – UK66. Una volta sul sito ha introdotto le tre parole chiave necessarie [British+Film+Institute] e ha ottenuto una lista di urls nei quali erano presenti67. Una volta selezionato l’url in testa alla lista delle risposte proposte da Infoseek, egli si è recato sulla home page” del Department for Culture, Media and Sport – Non Departmental Public Bodies68 che offre un indice delle istituzioni dipendenti da questo dipartimento tra le quali il British Film Institute69. Bastava ora “clickare” sul suo indirizzo per arrivare finalmente alla pagina Web dell’Istituto e cercare un modo per comunicare con la posta elettronica con un archivista o un bibliotecario70.

Bakker ha effettuato questa ricerca nel novembre 1997, da un computer disponibile al pubblico nella biblioteca dell’iue e ha mandato tramite posta elettronica gli indirizzi, numeri di telefono, fax ed e-mail trovati sul sito del British Film Institute al suo proprio indirizzo e-mail per poterli archiviare nel suo archivio di posta elettronica. Utilizzando poi l’indirizzo di posta elettronica della biblioteca del bfi, <library@bfi.org.uk>, come richiesto per ottenere maggiori informazioni sulle collezioni possedute, egli si è messo in contatto con una persona adatta a rispondere alle sue richieste senza peraltro sapere quale sarebbe stato il suo eventuale interlocutore71. Poco dopo, il 26 novembre 1997, Bakker ricevette un messaggio di posta elettronica di Janet Moat, special collection manager presso il bfi, che gli spiegava le modalità amministrative necessarie per una sua visita di studio a Londra e gli comunicava l’esistenza di archivi personali del dirigente della casa cinematografica da lui studiata, George Pearson72. Bakker – dopo aver ringraziato per la risposta ricevuta tempestivamente – chiese poi in un altro “mail” del costo della tessera necessaria per la consultazione dell’archivio a un altro membro dello staff del bfi, Tony Worren73. Infine, avendo risolto il problema della tessera a pagamento74, si è accordato sulla data della sua missione in Inghilterra, in un nuovo messaggio con Janet Moat75. Al suo arrivo tutto era già pronto per lavorare, tessere, buste ecc., e il suo tempo è stato in questo modo ottimizzato al massimo. Per di più, egli non era uno sconosciuto per Janet Moat che ben conosceva gli scopi della sua visita. Moat lo poteva così aiutare al meglio consigliandogli anche alcune letture legate al soggetto della tesi.

L’esempio che abbiamo descritto in dettaglio è all’odg all’iue dove si preparano i ricercatori a utilizzare Internet, ogni anno, con un corso di metodologia dell’uso della rete, un corso che, ovviamente, si trasforma sempre in funzione dei contenuti nuovi e delle nuove possibilità offerte dalla rete e delle necessità di ricerca del dipartimento stesso76.

Le fonti storiche su Internet

1. Che cos’è una biblioteca digitale e cosa sono le fonti elettroniche?

Parlando dei servizi offerti dalla rete a noi storici e principalmente dell’organizzazione di una missione, ho parlato di un elemento centrale del lavoro dello storico: la fonte. Internet propone adesso sempre più fonti di prima mano in vari formati: testi, registrazioni audio, fotografie, filmati, dati numerici ecc. Tuttavia, esiste raramente una presentazione di queste varie fonti che potremmo definire interamente digitale, ovvero quando il contenuto della fonte viene digitalizzato in toto e permette il suo riutilizzo in parte o interamente a seconda delle necessità, all’interno di un lavoro scientifico in corso di stesura.

Spesso quando si presentano le fonti in Internet si utilizza un altro formato di visualizzazione del documento finale in rete che, per vari motivi, non è propriamente digitale, ma che fornisce una “fotografia” un’immagine del documento scritto senza permettere il riutilizzo dei suoi contenuti. Alcune fonti – non fotografiche – vengono riprodotte come se lo fossero a partire da una loro scannerizzazione inserita sul Web77. È nato da poco, per esempio, un progetto diretto da Luigi Tommassini, mailto: tomassini@cesit.unifi.it, presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze che fornisce in formato digitale una banca dati degli Statuti dell’associazionismo toscano. Gli statuti – si va dall’Unità agli anni Cinquanta di questo secolo – sono stati scannerizzati e l’accesso al documento viene effettuato tramite una banca dati per ora accessibile soltanto dai terminali della stessa biblioteca nazionale e che arriverà su Internet entro la fine dell’anno 199878. Gli opuscoli contenenti statuti di varie associazioni diventeranno così fruibili attraverso la rete. Si potrà scorrere le loro pagine senza tuttavia poter utilizzare i loro contenuti testuali se non stampandoli: non si tratta, anche in questo caso, di un testo elettronico, una fonte della quale parleremo più avanti.

Un altro esempio di utilizzo di formati “immagini” per le fonti contenute in rete è quello dei documenti in “Portable Data Format” o “*.pdf.” Questi documenti vengono visionati grazie a un apposito programma in aggiunta al browser Web utilizzato. Il programma, chiamato Acrobat Amber Reader, è gratuito, e deve essere scaricato presso il sito Web della casa produttrice di software, Adobe79. Una volta scaricato sul disco fisso, Acrobat si installerà nella posizione giusta in collegamento con il browser. Il programma si aprirà in presenza di un file *.pdf e lo leggerà permettendo anche di stamparlo come se fosse un’immagine fotografica tratta dall’originale. Prendendo l’esempio attuale del “Journal officiel de la République Française”80, ci si renderà conto dell’utilità di tale formato per accedere addirittura all’intero contenuto del quotidiano equivalente all’italiana “Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana”.

Quando oggi si parla di biblioteca virtuale, non ci si riferisce più soltanto al sito della Stanford University ovvero della vl Library (Virtual Library) dell’inventore di Internet, Tim Berners-Lee81, un indice di risorse in tutti i campi costruito con la nascita di Internet e addirittura esistente già con il protocollo precedente di comunicazione chiamato “gopher://”82, un progetto che continua la sua strada ottenendo anche giusti riconoscimenti83 per la sua estrema utilità. Tuttavia, il senso stesso della virtual library è cambiato ancora e ha perso di contenuti in favore del termine di “biblioteche digitali” o di “risorse digitali”, entrati a coprire terreni specifici nel mondo di Internet. La biblioteca digitale o elettronica riguarda oggi la fruizione e l’accesso a collezioni di documenti digitalizzati e organizzati su un sito o un computer particolare, siano essi accessibili localmente o in rete.

Tento di spiegarmi meglio: Internet di per sé è una biblioteca virtuale e per questo il concetto ha perso terreno oggi con il significato generico che era e rimane quello del progetto di Stanford. Invece oggi si parla di biblioteche virtuali per descrivere progetti che nascono attorno a “oggetti” digitali o “risorse” digitali e digitalizzati appartenenti a campi diversi della conoscenza. L’eccellente progetto italiano eliohs o Electronic Library of Historiography di Guido Abbatista e Rolando Minuti presso l’Università di Firenze84, le risorse digitali della storia americana, la American Memory, Historical collections for the national digital library85 o, più direttamente legato al libro in quanto tale, il progetto Gutenberg di digitalizzazione delle opere letterarie mondiali86, sono tutti, in scale diverse, delle “biblioteche digitali”. Forse la migliore definizione che potremmo dare di questo concetto ormai obsoleto di “biblioteca virtuale” è quella di Internet stesso, mentre quello di “biblioteca digitale” o “biblioteca elettronica” o ancora “collezione elettronica” rimane più vicino alla descrizione di progetti particolari accessibili su Internet87.

La biblioteca digitale o elettronica riguarda un insieme di documenti e servizi che sono accessibili via computer – non necessariamente in rete – come per esempio l’accesso ai cd-rom di una biblioteca, al suo catalogo in linea, ai suoi progetti di scannerizzazioni di archivi e documenti ecc. La biblioteca digitale è dunque la trasposizione, in rete o meno, di quello che si potrebbe immaginare di trovare realmente sugli scaffali di biblioteche e/o di archivi ovvero, libri, documenti, fotografie, filmati, immagini ecc., è una delle quattro metafore descritte da Mark Stefik nel suo libro sui miti di Internet nel quale la biblioteca digitale è «the I-way as publishing and community memory. This metaphor shows up in digital libraries, databases and other archival information services. It emphazises the publishing and storage of collected knowledge for preservation and access by a society88».

2. Una tipologia delle fonti accessibili nelle biblioteche digitali

Le fonti storiche appartenenti alle biblioteche digitali su Internet, non sono diverse delle fonti che si possono tipologizzare per la storia in generale e per la storia contemporanea in particolare. Sono solo la loro presentazione e il loro accesso che cambiano, come cambia anche il modo di servirsene e di citarle. Esistono dunque le fonti a stampa: giornali, riviste ecc.; le fonti iconografiche: disegni, fotografie, spezzoni di film, di documentari ecc.; le fonti d’archivi pubblici e privati; le fonti orali; le fonti numeriche come i dati statistici, i censimenti, le banche dati numeriche ecc.

Ovviamente se si parla delle istituzioni tradizionali per la conservazione delle fonti come gli archivi, la loro presenza su Internet è – come avviene d’altronde con ogni informazione contenuta in rete – delle più disuguali da paese a paese, sia relativamente alla presenza di documenti finali, sia alla possibilità di conoscere la loro esistenza e di arrivare fino a essi. Infatti, solo in Spagna89 e, in parte nel Regno Unito, come abbiamo visto con l’esempio della ricerca di Bakker90, e negli Stati Uniti, dove con il nara archival information locator e il suo Pilot Database of Selected Holdings91, si tenta di monitorare dall’alto la presenza di archivi e documenti sulla rete e di permettere al ricercatore di usare dei motori di ricerca per l’accesso agli indici in funzione della gerarchia delle istituzioni, delle loro aree di conservazione di documenti archivistici o della loro dislocazione fisica sul territorio.

Nella maggior parte dei paesi, non esiste ancora un accesso ragionato e centralizzato ai vari archivi della rete e l’utente Internet dovrà tentare la fortuna utilizzando i motori di ricerca o riferendosi agli indici (links) di risorse storiche in rete92 per tentare di individuare anche indirettamente il possibile percorso di navigazione verso l’archivio o la risorsa archivistica desiderata seguendo poi un itinerario simile a quello descritto sopra per l’accesso ai documenti d’archivio per la storia delle case cinematografiche britanniche.

3. La Storiografia su Internet

Gli storici sembrano ancora riluttanti a scrivere su Internet le loro opere o anche a lasciare in rete una copia di studi già pubblicati a stampa. Questa riluttanza mentale oltre ai livelli di scientificità della rete e ai problemi dei diritti di autore, è dovuta anche al frazionamento generazionale che esiste tra chi dovrebbe leggere i lavori – gli storici più anziani che difficilmente sono degli “alfabeti del computer” – e invece le giovani generazioni che parlano addirittura di usare gli ipertesti masterizzati su cd-rom per produrre le loro tesi di dottorato e non hanno nessuna difficoltà a “pensare” anche la loro ricerca per vie telematiche e attraverso le risorse delle biblioteche digitali.

L’argomento dell’impatto di Internet e del suo modo di comunicare sulla ricerca storica e sul mondo accademico è infatti uno dei temi più scottanti legati alla “storia su Internet” e tenteremo di seguirne e di approfondirne le problematiche nelle prossime rubriche Spazi OnLine, anche alla luce di esperienze empiriche, di testimonianze orali, di contatti con gli organismi produttori di risorse in rete, con le istituzioni accademiche e le autorità ministeriali competenti.

Come per gli archivi, la rete non offre prodotti storiografici diversi da quelli a stampa: si parla anche in rete di riviste, working papers, libri, seminari, conferenze, recensioni ecc.93. Sono tuttavia le riviste digitali quelle che, più di altre risorse, offrono oggi storiografia in rete94. Le riviste sono di diversi tipi. Alcune sono state pensate e create direttamente per la rete e non hanno un corrispondente cartaceo. Queste riviste offrono un archivio digitale dei precedenti fascicoli e, di norma, non chiedono l’abbonamento. Invece, una nuova copia digitale di una vecchia rivista si trova molto di rado in linea perché richiede la digitalizzazione del formato cartaceo. Se viene effettuato, si deve comunque quasi sempre pagare per l’accesso ai suoi contenuti. Altre riviste come per esempio quella della Fondazione Istituto Gramsci di Roma, “Studi Storici”, una delle prime riviste cartacee ad arrivare su Internet in Italia, se non la prima in assoluto nel campo storico, offre, per non penalizzare i suoi abbonati e i suoi abbonamenti «…i singoli numeri della rivista… in rete sia in formato html che in formato ascii entro tre mesi… dalla pubblicazione del fascicolo a stampa»95, mentre l’annata in corso viene ancora distribuita e venduta in carta.

Altre riviste ancora, le più numerose, possiedono un sito Internet e offrono eventualmente gli indici in rete ma non gli articoli. Inoltre, l’accesso ai loro tocs (table of contents) può diventare a pagamento se gli indici vengono inseriti in una banca dati più ampia di indici di riviste e su un sito commerciale privato che offre l’accesso agli indici come un servizio aggiornato di bibliografia corrente96. Altri siti Internet di case editrici forniscono soltanto i titoli e alcune informazioni sulle loro riviste per rinviare a procedure di abbonamenti tradizionali97.

Per quanto riguarda la storiografia, la situazione degli storici dell’economia è un po’ più felice perché la presenza di working papers o di conference papers in rete, la storiografia “provvisoria” per eccellenza, è molto maggiore e concentrata nei siti dedicati alla storia economica98. Molti wp sono infatti accessibili direttamente in rete e scaricabili sul disco nei formati vari già menzionati qui sopra: *.pdf, *.html o anche *.doc (word) ecc.

Infine, che cosa troviamo in rete come monografie storiografiche: i libri? In questo campo la storiografia rimane assai povera se intendiamo i lavori recenti degli storici e non quelli del passato che, in parte, sono diventati fonti a stampa99. Rivoluzioni sono tuttavia in agguato perché le University Press americane100 e, in generale, gli editori universitari di tutto il mondo hanno capito quanto sia importante poter produrre e soprattutto distribuire in proprio e a pagamento, grazie alla rete, le loro opere storiografiche senza dover passare dai distributori che fanno lievitare i costi dei libri. Tuttavia, anche se il mercato tenderebbe a questa soluzione, il buon vecchio libro non sparirà così presto vista anche la struttura accademica e il legame tra di essa e le pubblicazioni scientifiche: ancora una volta è una questione di generazioni e di capacità di rivoluzionare le menti degli storici aprendole alla rete e alle sue possibilità e riversando in essa criteri di scientificità identici a quelli in uso per le pubblicazioni a stampa. Inoltre, nelle università italiane manca spesso ancora l’accesso alla rete e a tutte le facilità tecniche e alle infrastrutture adeguate all’uso di Internet da parte di tutti gli studenti.

Per concludere queste provvisorie riflessioni introduttive bisognerebbe almeno rispondere in parte al terzo interrogativo posto all’inizio ovvero: «cosa farne e come usare le risorse digitali?».

Ci limiteremo qui all’esame di un problema formale: infatti, i testi elettronici ci rimandano a un tradizionale problema metodologico della ricerca storica, ovvero quello del «come citare una risorsa digitale»101. Ora, delle regole unificate ancora non esistono. Tuttavia, il lettore si sarà accorto che, nelle note di questa introduzione, almeno quattro dati vengono presi sempre in considerazione: l’autore eventuale della pagina, sia esso un singolo o un’istituzione, il titolo eventuale della pagina come viene riportato nel corpo della pagina stessa, l’indirizzo elettronico (url) della pagina e infine, vista la realtà sempre in movimento su Internet, la data alla quale la pagina è stata consultata.

Con queste pagine d’introduzione al nostro argomento della storia su Internet e alle rassegne di recensioni ai siti Internet che “Memoria e Ricerca” ha visitato per voi in questa prima rubrica, auguriamo ai nostri lettori di ritrovarsi numerosi alla prossima rubrica di Spazi OnLine e di partecipare anch’essi con suggerimenti critici, per via elettronica ovviamente!

mailto:

Note

1 «Internet refers to the global information system that: 1- its logically linked together by a globally unique address space based on the Internet Protocol (ip) or its subsequent extensions/follow-ons; 2- is able to support communications using the Transmission Control Protocol/Internet Protocol (tcp/ip suite or its subsequent extensions/follow-ons, and/or other ip-compatible protocols; and 3- provides, uses or makes accessible, either publicly or privately, high level services layered on the communications and related infrastructure described herein». Cfr. fnc Resolution: definition of “Internet”, 24-10-95, in <http://www.fnc.gov/internet-res.html>, [12 novembre 1997].

2 S. Ross, E. Higgs (a cura di), Electronic information resources and historians: European Perspectives, Scripta Mercaturae, St. Katharinen 1993; Laboratoire d’Etudes et des Recherches sur l’Informatique et la Documentation (leridoc), Histoire et informatique: Une bibliographie internationale 1993, Scripta Mercaturae, St. Katharinen 1994; vedi anche il numero unico su Storia e Internet di “Geschichte in Wissenschaft und Unterricht”, n. 49/1, 1998.

3 Di questo scrive ormai da dieci anni la rivista “History & Computing” pubblicata dalla Oxford University Press (1989-) e soprattutto l’associazione internazionale (Association for History and Computing) che la promuove. Si veda di uno dei maestri del campo, M. Thaller, The need for a theory of Historical Computing, in P. Denley, S. Fogelvik e C. Harvey, History and Computing ii, New York, St. Martin’s Press, 1989, pp. 2-11 e di S. Laflin, Processing historical information with the aid of the computers in Ibid., pp. 548-55. In Italia nel 1993 usciva anche il libro di O. Itzcovitch, L’uso del calcolatore in storiografia, Franco Angeli, Milano 1993.

4 Molti lavori effettuati col computer si stanno ora rendendo accessibili in linea. All’Università di Essex, in Inghilterra, hanno tentato di raggruppare lavori che utilizzino il computer nelle scienze sociali e nella storia in particolare e oggi, grazie a Internet, questi lavori sono accessibili anche da lontano: «The History Data Service at the University of Essex provides a framework for the preservation and supply of historical data materials held in computer-readable form and for the exchange of information about such resources», cfr. <http://hds.essex.ac.uk>, [2 febbraio 1998]. (Il direttore del hds, Oscar Struijvé, presenterà nel numero 13 (1/1999) di “Memoria e Ricerca” la storia di questo servizio e l’uso che ne fanno gli storici). Citiamo anche il progetto dei dati dei censimenti americani dal 1850 al 1990: S. Ruggles, M. Sobek e T. Gardner, Distributing large historical census samples on the Internet, in “History and Computing”, vol. 8, n. 3, 1996, pp. 145-59.

5 V. Cerf, How the Internet Came to Be, in <http://www.geocities.com/SiliconValley/2260/cerf1.html>, [28 aprile 1998].

6 Molti sono oggi i titoli che trattano della recente storia e di che cosa sia Internet. Per una lista di links relativi alla storia di Internet, cfr. Nethistory: an informal history of bitnet and Internet, in <http://www.geocities.com/SiliconValley/2260/index.html>, [28 aprile 1998]. Si veda poi di B. Sterling, A brief history of the Internet, in <http://www.vir.com/Demo/tech/SterlingBrief.html>, [20 maggio 1997] e di S. Ruthfield, The Internet’s history and development. From wartime tool to the fish-cam, in <http://www.acm.org/crossroads/xrds2-1/inet-history.html>, [20 maggio 1997], infine di D. Kristula, The history of Internet, in <http:www.davesite.com/webstation/net-history.shtml>, [3 febbraio 1998]. Infine di T. Berners-Lee, The World-Wide Web: Past, Present and Future, <http: //www.w3.org/people/berners-lee/1996/ppl.html>, [28 aprile 1998].

7 Fra i libri “tradizionali” di introduzione generale a Internet, suggerisco, in francese, il manuale di A. Dufour, Internet, 3ª ed., Presses universitaires de France, Paris 1996; e tra moltissimi titoli, spesso diversi per qualità, un recente volume in italiano: M. Calvo, F. Ciotti, G. Roncaglia, M. A. Zela, Internet ’97: manuale per l’uso della rete, Laterza, Bari 1997.

8 Molto interessante, anche per la percezione di nuove realtà e di nuove pratiche nel quotidiano e in ambito scientifico della mitologia di Internet e delle immagini delle “autostrade dell’informazione”, di M. Stefik, Internet dreams: archetypes, myths and metaphors, mit Press, Cambridge 1996. Invece, all’opposto della fiducia acritica nello sviluppo tecnologico e le sue ricadute per il progresso dell’umanità, si veda di T. Maldonado, Critica della ragione informatica, Feltrinelli, Milano 1997: Maldonado si avvicina con scetticismo a Internet e alla rete, non soccombendo all’euforia del progresso tecnologico.

9 Ne parla, soprattutto dal punto di visto dell’uso pedagogico, T. A. Schröder con Geschichte im Internet: Möglichkeiten für den Unterricht in “Geschichte in Wissenschaft und Unterricht”, 49/1, 1998, pp. 4-21. Cfr. anche A. Gibson, www and the Internet. New opportunities for historical discourse, e G. Price, The World Wide Web and the Historian, in “History & Computing”, vol. 7,
n. 3, 1995, rispettivamente alle pp. 81-9 e 104-8 e, per addentrarci in un settore particolare della storia su Internet (quello della storia americana), cfr. M. O’Mailey e R. Rosenzweig, Brave new world or blind alley? American history on the World Wide Web, in “The Journal of American History”, vol. 84, n. 1, giugno 1997, pp. 132-55.

10 Si può ottenere gratuitamente all’indirizzo: <http://home.netscape.com/comprod/upgrades/index.html>, [28 aprile 1998].

11 Si può ottenere gratuitamente all’indirizzo: <http://www.microsoft.com/ie/download/>.

12 Il manuale di utilizzo dettagliato di Netscape Communicator 4 è accessibile alla pagina Guide to what’s new: Netscape Communicator, <http://home.netscape.com/comprod/products/communicator/guide.html>, [17 settembre 1997].

13 È necessario riferirsi alla definizione di un url o Universal Resource Locator o meglio oggi, Uniform Resource Locator: «urls are the Internet equivalent of addresses....» in url, <www.cnet.com/Resources/Info/Glossary/terms/url.html>, [31 ottobre 1997].

14 D. Brake, Lost in Cyberspace, in “The New Scientist”, <http://www.newscientist.com/keysites/networld/lost.html>, [7 luglio 1997] descrive il ruolo fondamentale e l’uso dei motori di ricerca nello spazio della rete. Una lista ragionata di questi motori di ricerca è disponibile sul sito della Biblioteca dell’Istituto universitario europeo di Fiesole, all’url: <http://www.iue.it/LIB/external/ext-engines.html>, [24 aprile 1998].

15 Gli opac – Online Public Access Catalogues – vengono definiti come dei cataloghi accessibili via computer. Per informazioni in italiano in proposito rimando al sito dell’aib (l’Associazione Italiana Biblioteche), Repertorio dei cataloghi (opac) di biblioteche italiane disponibili via Internet, in <http://www.aib.it/> e, in particolare, al manuale in linea di A. Petrucciari e R. Ridi, Guida alle fonti d’informazione della biblioteconomia in rete, <http: //www.aib.it/cib/editoria/pub1.html>, [28 aprile 1998] e infine alla lista ragionata degli opac italiani in rete, opac nel mondo: Repertori generali di cataloghi (opac) di biblioteche disponibili via Internet, in <http://www.aib.it/aib/lis/opac1.htm> e a quella mondiale, in <http://www.aib.it/aib/lis/r.htm>, e infine, sempre a cura dell’aib, al lavoro di A. Corsi e S. Manzi sul Mondo delle biblioteche in rete, in <http://www.aib.it/aib/lis/lis.htm3>, [28 aprile 1998 per tutte le pagine aib].

16 Università degli studi di Urbino, url: <http://www.uniurb.it/>, [28 aprile 1998].

17 Yahoo!, Url: <http://www.yahoo.com>, [28 aprile 1998].

18 Segnalo la tesi di dottorato di P. Horvath, Geschichte Online. Neue Möglichkeiten für die historische Fachinformation, Zentrum für Historische Sozialforschung, Köln 1997, in “Historische Sozialforschung, Beiheft”, n. 8, e il recente libro di C. Von Ditfurth, Internet für Historiker, Campus Verlag, Frankfurt 1997, oltre ai lavori già menzionati alla nota 2.

19 Nel 1973, il secondo anno del progetto Arpanet, una cosa divenne chiara per gli scienziati responsabili del progetto americano: «arpanet’s users had warped the computer-sharing network into a dedicated, high-speed, federally subsidized electronic post-office. The main traffic on arpanet was not long-distance computing. Instead, it was news and personal messages. Researchers were using arpanet to collaborate on projects, to trade notes on work, and eventually to downright gossip and schmooze... Not only were they using arpanet for person-to-person communication, but they were very enthusiastic about this particular service, far more enthusiastic than they were about long distance computation». Cfr. B. Sterling, A brief history of the Internet, cit.

20 Sulle regole di comportamento in Internet è stato scritto molto e molto è disponibile in rete consultando i motori di ricerca. Tra i diversi libri che trattano l’argomento, cfr. V. Shea, Netiquette, Albion Books, San Francisco 1994.

21 H-Net’s Electronic Discussion Lists, url: <http://h-net2.msu.edu/lists/lists.cgi>, [18 marzo 1998].

22 url: <http://www.h-net.msu.edu/~albion/>, [18 marzo 1998].

23 url: <http://www.h-net.msu.edu/~france/>, [18 marzo 1998].

24 url: <http://www.h-net.msu.edu/~habsweb/>, [18 marzo 1998].

25 url: <http://www.h-net.msu.edu/~turk/>, [18 marzo 1998].

26 url: <http://www.h-net.msu.edu/~german/>, [18 marzo 1998].

27 url: <http://www.h-net.msu.edu/~russia/>, [18 marzo 1998].

28 url: <http://www.h-net.msu.edu/~italy/>, [18 marzo 1998].

29 Ibid., [20 aprile 1998].

30 «H-Net is an interdisciplinary organization of volunteers dedicated to developing the enormous educational potential of the Internet and the World Wide Web. The computing heart of H-Net resides at Michigan State University, but H-Net officers, editors and subscribers come from all over the globe.» Cfr. H-Net, Humanities and Social Sciences Online, Home Page, <http://h-net2.msu.edu/index.html>, [20 aprile 1998].

31 «H-net’s e-mail lists function as electronic networks, linking professors, teachers and students in an egalitarian exchange of ideas and materials...decorum is maintained by H-Net’s dedicated editors.» Cfr. H-Net’s electronic discussion lists, in <http://h-net.msu.edu/lists/>, [20 maggio 1997].

32 Tile.Net. The Comprehensive Internet Reference, url: <http://tile.net/>, [12 marzo 1998].

33 Ibid., [12 marzo 1998].

34 tile.net/lists – The Reference to Internet Discussion Lists, in <http://tile.net/lists/>, [12 marzo 1998].

35 The Library, url: <http://www.iue.it/LIB/Welcome.html>, [24 aprile 1998].

36 eui library catalogue, url:<http://www.iue.it/LIB/external/online.html>, [24 aprile 1998].

37 Ci sono vari indirizzi che forniscono liste di cataloghi di biblioteche in rete divisi tra cataloghi raggiungibili con una sessione telnet e cataloghi disponibili su Internet. Cfr. Libraries, Publishers and Archives, url: <http://www.iue.it/LIB/external/library.html>, [24 aprile 1998].

38 P. Scott e D. MacDonald, Webcats. Library catalogues on the World Wide Web, url: <http://www.lights.com/webcats/>, [27 aprile 1998].

39 L’ultimo aggiornamento è dell’aprile 1996, un’eternità per la rete! Cfr. Hytelnet – On-Line Library Catalogues, <http://www.cam.ac.uk/Hytelnet/sites1.html>, (Based on P. Scott’s Hytelnet V6.9 data. This version by the University of Cambridge Computing Service. Updated 29 April 1996), [18 marzo 1998].

40 L’aib (Associazione Italiana delle Biblioteche) fornisce un’esauriente biblioteca virtuale delle biblioteche italiane e mondiali: cfr. A. Corsi e S. Manzi (a cura di), Il mondo delle biblioteche in rete. Library and information sciences (lis) resources, url: <http://www.aib.it/aib/lis/lis.html>, [28 aprile 1998].

41 I due programmi bibliografici appartengono ora alla stessa casa produttrice. Cfr. Research Information Systems, url: <http://www.risinc.com/>, [27 aprile 1998].

42 Niles software inc., url: <http://niles.com/home/>, [27 aprile 1998].

43 L’indirizzo della rete di biblioteche californiane permette di dirigersi verso le numerose biblioteche dello Stato e anche verso tutte le biblioteche americane: <http://www.melvyl.ucop.edu>: «The Web-based interface to the University of California’s Melvyl System was first introduced in April 1997. The Melvyl System is also available through Telnet at melvyl.ucop.edu, where a more complete list of databases is available. The remaining databases will be added to the Web interface over the coming months. (The Melvyl System will continue to be available via Telnet, concurrent with the Web version, for an indefinite period.) The Melvyl Union Catalog, the Ten-Year Catalog subset, and the Periodicals database are available to all users. Access to the other Melvyl databases is restricted to the students, faculty and staff of the University of California and Stanford University». Per la definizione delle possibilità del catalogo Melvyl, cfr. <http://192.35.215.185/mw/mwcgi?sesid=0928414624&Cecho(home/intro)&Zbookmark>, [21 aprile 1998].

44 Il sistema Melvyl fornisce in linea tutte le informazioni del caso per utilizzare queste enormi potenzialità all’indirizzo Getting Started, <http://192.35.215.185/mw/mwcgi?sesid=0928414624­&C­=echo(help/getting_started)>, [21 aprile 1998].

45 Il problema dei meta-cataloghi di biblioteca sarà uno degli argomenti affrontati nel numero di “Memoria e Ricerca” consacrato alla Storia su Internet all’inizio del 1999. Citiamo in questo caso due importanti meta-cataloghi come quello britannico (copac) <http://copac.ac.uk/copac/>, e quello tedesco, della biblioteca dell’università di Karlsruhe, <http://www.ubka.uni-karlsruhe.de/hylib/en/kvk.html>, entrambi [28 aprile 1998].

46 «L’Archivio è stato istituito nel 1950 come luogo di concentrazione e di conservazione di archivi e come centro di raccolta di materiali documentari di varia natura e provenienza. È uno dei più grandi archivi privati italiani di fonti per lo studio della storia politica italiana del Novecento, con particolare riferimento alla storia dell’Italia repubblicana e alla storia del Partito comunista italiano». Cfr. L’archivio della fondazione, in <http://www.gramsci.it/indice2.html>, [22 aprile 1998].

47 url: <http://www.feltrinelli.it/fondazione.html>, [22 aprile 1998].

48 Rimando anche al sito della sissco (la Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea): Sisscoweb, <http://www.iue.it/LIB/SISSCO/Welcome.html>, che fornisce un elenco aggiornato degli Istituti italiani di storia contemporanea, o che trattano anche in parte di storia contemporanea e che non appartengano a università. Cfr. S. Noiret, Istituti Italiani di Storia Contemporanea, <http://www.iue.it/LIB/SISSCO/istituti.html>, [15 aprile 1998].

49 L’archivio della fondazione, (n.f.) in <http://www.gramsci.it/arch-ist.htm, [22 aprile 1998]>.

50 url: <http://www.gramsci.it/arch-e-o.htm>, [22 aprile 1998].

51 url: <http://www.gramsci.it/arch-per.htm>, [22 aprile 1998].

52 url: <http://www.gramsci.it/raccolte.htm>, [22 aprile 1998].

53 «Soccorso rosso», fasc. 47 in copia (1922-1938, con docc. di data anteriore). I documenti della sezione italiana sono stati recuperati a Mosca presso il Centro russo per la conservazione e lo studio dei documenti della storia contemporanea (ex Archivio centrale di Partito presso l’Istituto per il marxismo-leninismo), nel corso degli anni Sessanta e sono relativi all’organizzazione degli aiuti alle vittime del fascismo e alle loro famiglie. È presente materiale a stampa e numerosa corrispondenza della sezione italiana con il Sri, con il Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista e con organismi dirigenti del Pcd’I. Cfr. Archivi di enti e di organizzazioni, cit.

54 «Archivi: la biblioteca della Fondazione ha acquisito fin dalla sua nascita manoscritti e fondi archivistici in gran parte inerenti la storia del movimento operaio e socialista europeo tra ’800 e ’900. Tra i fondi archivistici più rilevanti si segnalano i seguenti: Fondo William James Linton; Fondo Angelo Tasca; Fondo Pietro Secchia; Fondo Felice Cavallotti; Fondo Andrea Costa; Fondo Camille Huysmans – Bureau socialiste international; Fondo Gustav Mayer; Fondo Nuova sinistra italiana; Fondo Rinaldo Rigola; Fondo Eugène Varlin. Inoltre, sono conservate raccolte di manoscritti di: Marx, Engels, Proudhon, Cabet, Pareto, Fourier, Salvemini, Silone, Malon, Bebel, Bernstein, Lamennais, Karl e Louise Kautsky, Rolland, Venturi, Cattaneo, Blanc, Rosselli, Vandervelde», Cfr. Settori di documentazione-archivi, in <http://www.feltrinelli.it/Fondazione/settori.html>, [22 aprile 1998].

55 url: <http://www.feltrinelli.it/Fondazione/orari.html>, [22 aprile 1998].

56 S. Schreiner-Linford: The European University for postgraduate research in the social sciences; url: <http://www.iue.it>, [22 aprile 1998], cit.

57 S. Noiret, European Modern and Contemporary History, in <http://www.iue.it/lib/external/europe.html>, [22 aprile 1998].

58 Ringrazio qui Gerben Bakker per il tempo dedicatomi nel ripercorrere le varie fasi della sua missione e per la sua disponibilità a consegnarmi tutte le “fonti” che ormai testimoniano del suo percorso di avvicinamento virtuale alle isole britanniche che verranno citate in seguito.

59 Si può consultare la lista dei ricercatori dell’iue all’indirizzo del Dipartimento di Storia e Civiltà: <http://www.iue.it/HEC/resstud.html>, [27 aprile 1998].

60 United Kingdom Modern and Contemporary History, url: <http://www.iue.it/LIB/external/eur-uk.html>, [27 aprile 1998].

61 The Royal Commission on Historical Manuscripts, url: <http://www.hmc.gov.uk/main.htm>, [27 aprile 1998].

62 The Royal Commission on Historical Manuscripts – National Register of Archives, url: <http://www.hmc.gov.uk/nra/overnra.htm>, [27 aprile 1998].

63 Arrivato a questo punto, per entrare negli indici di archivi britannici, il nra propone le seguenti informazioni riguardanti l’accesso: «If you have a telnet program running underneath your Web browser, you can access the nra directly from this page. Otherwise, type “telnet://public.hmc.gov.uk” in your browser’s dialogue box». Cfr. The Royal Commission on Historical Manuscripts – Online Indexes to the nra, nra: <http://www.hmc.gov.uk/nra/indexes.htm >, [27 aprile 1998].

64 La risposta alla ricerca per nome di organismi bfi è data dalla seguente schermata: British Film Institute, 1952: Information About Films committee minutes and papers – British Film Institute – bfi Information, 21 Stephen Street, London W1P 1PL, NRA 34678 BFI, in <telnet://public.hmc.gov.uk>, [27 aprile 1998].

65 Search Engines, url: <http://www.iue.it/LIB/external/ext-engines.html>, cit.

66 Infoseek, url: <http://www.infoseek.com/Home?pg=Home.html&sv=UK>, [27 aprile 1998].

67 La risposta alla data del 27 aprile 1998 si trova all’url seguente: 3Auk&sv=UK&lk=noframes&col=WW%2Ccat_
RES&rf=0&nh=10>, e mette in evidenza come primo url di riferimento il sito Non Departmental Public Bodies.

68 The Department for Culture, Media and Sport – Non Departmental Public Bodies, url: <http://www.culture.gov.uk/NDPB.HTM>, [27 aprile 1998].

69 The British Film Institute, url: <http://www.bfi.org.uk/>, [27 aprile 1998].

70 Nella pagina Web della biblioteca si offrono servizi utili a questo scopo: «We also offer Information Services for written and enquiries and Bibliographic Services». Cfr. Library, url: <http://www.bfi.org.uk/framesets/library_faq.htm>, [27 aprile 1998]. Sulla pagina venivano rintracciati tutti i dati necessari anche per una corrispondenza via posta elettronica: «The Library, British Film Institute, 21 Stephen Street, London W1P 2LN, United Kingdom. Tel.: 0171 255 1444 ext. 2120, Fax: 0171 436 2338, Email: mailto:library@bfi.org.uk. Please leave contact address and/or fax number…». Cfr. Contacts, in Ibid.

71 «Dear Sir/Madam, As a researcher of the European University Institute (located in Florence, Italy) I am currently doing a PhD-research on the economic history of the European entertainment industry. When I looked in the catalogue of the National Register of Archives, I saw that you might have several archives or documentation in your collection that might be of interest for my research (e.g. papers of George Pearson, of Hammer Films, of the Granada cinema chain). My questions are the following: 1. Do these archival materials contain economic information, or information that might be of interest from an economic history viewpoint (accounting books, financial plans, expenditure, trade negotiations, contracts, annual reports etc.)? 2. Are there other archival materials that might be interesting for an economic history viewpoint? 3. Is there a catalogue of your holdings of non-published materials available through the Internet or telnet? 4. In January and February I will be in London on a research mission, and I would also like to visit your institute. Could you tell me if your collections are freely accessible (if I would have to pay, that really would be a problem) and if I should make an appointment beforehand? 5. Is it necessary to be a member of the library to have access to the collections for research? I would appreciate it very much if you could answer all these questions. With kind regards, Gerben Bakker.» (Lettera di G. Bakker, <bakker@datacomm.iue.it>, soggetto: “research”, del 24 novembre 1997, all’attenzione della Biblioteca del British Film Institute, mailto: <library@bfi.org.uk>).

72 «Dear Gerben Bakker, Your e-mail to the bfi Library has been forwarded to me as Special Collections Manager. I note that you are doing a Ph.D. on the economic history of the European entertainment industry (does this include theatre, dance, opera etc. as well as film? A big subject!). I shall forward to you by airmail a copy of an article of mine which was published in the journal ‘Business Archives: sources and history’ last year, which discusses relevant collections at the bfi Library and which may interest you. In answer to your particular questions: 1. Basically yes, but see article mentioned above. 2. Again, see article for further information. 3. No, our catalogue is not yet available in published form or on the net. 4. Access to the bfi National Library is by membership only, which is currently £ 30 per annum or £ 17.50 student discount (for which a form needs to be completed by you, and stamped and signed by your college or university; please apply to Tony Worren at the Library for this form). Advance appointments are necessary for access to Special Collections as we have only two study places. 5. Yes, you must be an annual member. I hope this information is useful to you, and I look forward to hearing from you again if you decide to visit us in the new year. Yours sincerely, Janet Moat, Special Collections Manager.» (Lettera di J. Moat, JANET.MOAT@bfi.org.uk, soggetto: “Research”, del 26 novembre 1997, a G. Bakker, mailto: <bakker@datacomm.iue.it>).

73 «Dear Mrs. Moat, Thank you very much for the information and the listing, it is of great help and I am looking forward to receive your article… After I have read the material, I will contact you again, to discuss a possible visit. With kind regards, Gerben Bakker». (Lettera di Gerben Bakker, mailto: <bakker@datacomm.iue.it>, soggetto “research”, del 26 novembre 1997 a Janet Moat, JANET.MOAT@bfi.org.uk). Passano alcuni giorni e Bakker si propone di chiedere dettagli sui costi della visita al bfi: «Dear Mr. Worren, Janet Moat, your Special Collections Manager wrote me that I need a membership pass to have access, and that you could send me a form for student reduction (I am a PhD-student of the European University Institute in Florence, Italy). I have two questions: 1. Even the reduced student membership fee is a substantial amount of money for me. Since I cannot get this membership pass refunded by my Institute, and their are a lot of other expenses involved in my research mission to London (of which only a small part are refunded), I would like to inquire if it would be possible to get a gratis pass. I also think it is quite peculiar that you have to pay for access to archival materials. Fortunately, the other archives I visit in London do not have started charging already for access, but if they would, that would make my research practically impossible. 2. If I really do have to pay for access, could you please fax a form for the student discount, that has to be stamped by my Institute (faxnr. +39-55-4685 203)? I would be very grateful if you could answer me soon, especially since the Institute will close very soon. With kind regards». (Lettera di G. Bakker, soggetto: “Message for Tony Worren”, del 10 dicembre 1997, alla Biblioteca del bfi, mailto: <library@bfi.org.uk>).

74 Bakker ricevette un fax di Tony Worren con il modulo per il pagamento della tassa di entrata presso il bfi poco dopo: «…It was a fax with a form for the reduced entrance fee, but I still had to pay 17.50 pounds for one year of access» (E-mail di G.Bakker, mail­to: <bakker@data­comm.iue.it>) soggetto: “request”, del 28 aprile 1998, a S. Noiret, mai­lto: <noiret@datacomm.iue.it>).

75 «Dear Mrs. Moat, Thank you very much for your article... Reading your article, I think your collections may contain very interesting sources for my research. If it is possible, I would like to visit you on Monday, January 12th, to examine the detailed schedule of the collections, and to get a general impression what is there. We then maybe can make an appointment for research.. I will phone you the week before (I arrive in London on January 5th) to either confirm the appointment of the 12th, or make another one. Once again, thank you very much for the detailed information you sent me beforehand. With kind regards, Gerben Bakker. /Private telephone number: [I should be reachable here until the 4th of January, with the exception of 24/12 – 28/12]». (Lettera di G. Bakker, mailto: <bakker@datacomm.iue.it>, a J. Moat, <JANET.MOAT@bfi.org.uk>, Soggetto: “Appointment for visit bfi – Special collections”, del 17 dicembre 1997).

76 Il corso è servito in parte per scrivere questa introduzione a Storia e Storie Online. (Cfr. S. Noiret: Internet for Historians, <http://www.iue.it/LIB/courses.html>, [15 novembre 1997], ed è poi proseguito nel 1998 con l’invio di lezioni di complemento tramite posta elettronica.

77 Non necessariamente si tratta di fonti antiche, come nell’esempio del Rome Treaties signatures, Campidoglio 25 march 1957, <http://www.iue.it/Hiscar/images/signat.jpg>, [22 aprile 1998], contenuto nel sito degli Archivi storici delle comunità europee, presso l’Istituto universitario europeo di Fiesole, cfr. <http://wwwarc.iue.it/eharit/Welcome.html>. Al momento della stesura di questa introduzione so del prossimo cambiamento di indirizzo Internet degli archivi che verrà annunciato al vecchio indirizzo e sarà comunque sempre rintracciabile dalla home page dell’iue stessa, cfr. <http://www.iue.it>. Sull’Archivio e la sua automazione, cfr. R. Danziger, Gli Archivi Storici della Comunità Europea a Firenze, in “Archivi e Computer”, a. i, n. 1, 1991, pp. 77-83.

78 Luigi Tomassini ci parlerà del suo progetto in una prossima rubrica di Spazi OnLine.

79 url: <http://www.adobe.com/prodindex/acrobat/readstep.html>, [27 aprile 1998].

80 “Journal officiel de la République Française”, url: <http://www.journal-officiel.gouv.fr/>, [20 aprile 1998].

81 «The vl is the oldest catalog of the Web, started by Tim Berners-Lee, the creator of the Web itself. Unlike commercial catalogs, it is run by a loose confederation of volunteers, who compile pages of key links for particular areas in which they are expert; even though it isn’t the biggest index of the Web, the vl pages are widely recognised as being amongst the highest-quality guides to particular sections of the Web», in About the Virtual Library, , [24 aprile 1998]. La vl (Virtual Library) è prodotta dalla Stanford University della California all’indirizzo: <http://vlib.stanford.edu/Overview.html>, [24 aprile 1998].

82 Per gli storici, cfr. H. Southall, Getting into Gopherspace: Accessing information anywhere in the world at the click of a mouse, in “History & Computing”, vol. 5, n. 2, 1993, pp. 110-20. Una lista dei gopher ancora esistenti nel campo storico si possono trovare all’url: <http://galaxy.einet.net/GJ/history.html>, [23 aprile 1998]. Come “gopher://”, la procedura di Internet “ftp://” (File Transfer Protocol) è oggi diventata automatica usando Internet e non descriveremo qui le sue funzioni come servizio offerto dalla rete. Infatti, richiedere qualsiasi “File” in rete è oggi una procedura di ftp nascosta. (Si veda comunque sulla definizione della procedura: Anonymous ftp, in <http://www.cnct.com/Resources/Info/Glossary/terms/anonymousftp.html> [18 novembre 1997].)

83 Il sito della Virtual Library di Stanford ha vinto nel 1997 il “Pirelli internetional Award”, <http://www.pirelliaward.it/resulten97.htm#Winners>, [24 aprile 1998].

84 «eliohs intende offrire, in versione integrale e in formato html, classici della storiografia moderna, opere di metodologia e di teoria storiografica, testi di erudizione, letteratura di viaggio, letteratura storiografica relativa allo sviluppo della cultura scientifica ed economica, documenti biografici relativi alla vita di importanti figure di storici, manuali e opere che documentano l’evoluzione della didattica storiografica in età moderna». Cfr. eliohs – Electronic Library of Historiography, Introduzione, in <http://www.unifi.it/riviste/cromohs/library.html>, [24 aprile 1998]. (Avremo modo di tornare sul progetto stesso più in dettaglio nella prossima rubrica di Spazi OnLine.)

85 «American Memory is the online resource compiled by the Library of Congress National Digital Library Program. With the participation of other libraries and archives, the program provides a gateway to rich primary source materials relating to the history and cultural developments of the United States», cfr. American Memory from the Library of Congress, hyperlink <http://memory.loc.gov/ammem/amabout.html>, [24 aprile 1998]. L’indice generale delle risorse digitali di storia americana del progetto si trova invece all’url: <http://rs6.loc.gov/amhome.html>, [24 aprile 1998].

86 What is Project Gutenberg? History and philosophy of project Gutenberg, in , del sito <http://promo.net/pg/>, [24 aprile 1998].

87 Definire la virtual library in opposizione alla digital library non è cosa semplice in un campo che vede ogni giorno ampie trasformazioni di contenuti e di accessi ai contenuti. Rimando in generale – anche se ormai datato proprio per il cambiamento semantico del concetto – a Saunders, Laverna M. (ed.), The virtual library: visions and realities, Meckler, London 1993.

88 Stefik, Internet dreams: archetypes, myths and metaphors, cit., p. 20.

89 Ministerio de Educación y Cultura (Spagna), Libro, Archivos y Bibliotecas, Censo-Guía de Archivos, Formulario de búsqueda in <http://www.mcu.es/bases/spa/carc/CARC.html>, [24 aprile 1998].

90 Informazioni sugli archivi britannici sono da rintracciarsi presso il “Public record office – The National Archives”, (Regno Unito), in <http://www.pro.gov.uk/>, [24 aprile 1998]. archon (Archival Resources Online), è invece il progetto britannico di accesso agli archivi: «It is the principal information gateway for uk archivists and users of manuscript sources for British history. It is hosted and maintained by the Royal Commission on Historical Manuscripts»; cfr. Welcome to Archon, Archives On-Line, in <http://www.hmc.gov.uk/archon/archon.htm>, [24 aprile 1998].

91 National Archives and Records Administration (nara), usa, nara archival information locator (nail) – A Pilot Database of Selected Holdings, <http://www.nara.gov/nara/nail.html>, [24 aprile 1998].

92 Oltre al mio indice di risorse europee e mondiali di storia moderna e contemporanea redatto per conto della sissco e della biblioteca dell’iue, cit., vorrei aggiungere due indici di risorse storiche in continuo aggiornamento e di grande rilevanza per i loro contenuti: la parte della Virtual Library (Stanford), già descritta alla nota n. 82, che tocca la storia e viene curata da L. H. Nelson, <mailto:lhnelson@raven.cc.ukans.edu>, www-vl, History, in <http://kuhttp.cc.ukans.edu/history/WWW_history_main.html>, [24 aprile 1998] e quella mantenuta da A. Pons i Pons, <mailto:apons@uv.es>, D’història. Recursos: “El fil d’Ariadna”, (Links to History Resources), in <http://www.uv.es/~apons/un.htm>, [24 aprile 1998], un elenco ragionato delle risorse storiche.

93 Si consulti in proposito di C. W. Bailey Jr., Scholarly Electronic Publishing Bibliography, University of Houston Libraries, Houston 1996-98, in <http://info.lib.uh.edu/sepb/sepb.html>, [24 aprile 1998].

94 Esiste un eccellente indice delle riviste storiche di vario tipo, che toccano diversi periodi della storia dell’umanità e tutte le aree geografiche. Questo indice è curato e regolarmente aggiornato da S. Blaschke, <mailto:a2534304@smail.rrz.uni­koeln.de>. Cfr. History Journals Guide through the Internet, <http://www.crispinius.com/nfh2/zeitschriften/main_01.htm>, [24 aprile 1998].

95 Cfr. “Studi Storici”, <http://www.mclink.it/com/liberliber/biblioteca/html/riviste/studist>, [24 aprile 1998]. L’edizione elettronica della rivista è curata da G. Bruno, mailto: <bruno@roma.ccr.it>, con la collaborazione di M. Canario.

96 È per esempio il caso di Historical Abstracts, recensito nei suoi vari formati digitali e no da M. Toffoletto in “Contemporanea”, a. 1, n. 1, gennaio 1998, pp. 171-6.

97 Rimando qui, senza entrare nei dettagli delle tipologie di riviste elettroniche, alla bibliografia di C. W. Bailey Jr., già citata, a proposito delle pubblicazioni elettroniche, capitolo consacrato agli Electronic Serials, in <http://info.lib.uh.edu/sepb/reser.htm>, [24 aprile 1998].

98 Faccio solo qui l’esempio dell’Università di Oxford con i suoi Discussion Papers in Economic and Social History, <http://www.nuff.ox.ac.uk/Economics/History/>, [24 aprile 1998], ma ritorneremo sull’argomento nei fascicoli successivi di “Memoria e Ricerca”.

99 È infatti il caso della biblioteca digitale eliohs della quale abbiamo parlato precedentemente. Il termine usato di “storiografia” si presta a ingenerare confusione e non deve essere confuso con i recenti lavori degli storici di professione pubblicati dalle case editrici tradizionali mentre indica, in quel caso, lavori di storia della storiografia o che comunque sono diventati, con il passare del tempo, vere fonti del pensiero storiografico universale.

100 The Association of American University Presses – Online catalog, in <http://aaup.pup­ress.princeton.edu/>, [24 aprile 1998].

101 «No definitive guidelines exist for citing electronic sources. Many groups are discussing the issue and are producing guidelines for review. While there is still variation among the organizations publishing style guides, the researcher can look to the guide favored by the accademic discipline for suggested treatment of electronic sources». Cfr. Library of Congress, Learning Pages, American Memory, Citing Electronic Source, in <lcweb2.loc.gov/ammem/ndlpedu/cite.html>, [20 maggio 1997]. Cfr. anche M. E. Page: A brief citation guide for Internet sources in history and the humanities, Version 2.1, 20 february 1996, in <http://h-net2.msu.edu/~africa/citation.html>, [20 maggio 1997].