Cerca

Soci e partner

Provincia di Ravenna

Comune di Ravenna

Fondazione del Monte

Cassa di Risparmio di Ravenna

Regione Emilia-Romagna

Ministero della Cultura

Memoria e Ricerca

Le culture e i movimenti giovanili sul web

di Beppe De Sario
in Memoria e Ricerca n.s. 25 (2007), p. 187


Introduzione
 
I siti sulle culture, i movimenti e le aggregazioni associative giovanili prendono forme assai differenti in rete. I soggetti che li animano, peraltro, intrattengono rapporti differenziati con il medium digitale2. Ciò è dovuto a numerosi motivi, tra i quali il livello di istituzionalizzazione dei movimenti giovanili considerati. Ma altre differenze sono più profonde e significative, ed attengono alla loro vicenda storica o al ruolo che la tecnologia, i media, le forme espressive e l’azione simbolica – fatta di stili e pratiche culturali differenti – sono venute ad assumere nella costituzione delle culture giovanili contemporanee3.
La storia delle culture giovanili e dei movimenti dei giovani non emerge ovviamente solo con il secondo dopoguerra, né tantomeno con le trasformazioni politiche e socio-culturali successive all’«età dell’oro» del secolo scorso. Vicende più profonde, emergenti dalle convulse fasi di modernizzazione e trasformazione sociale d’inizio Novecento, o ancor più dalla radicalizzazione politica tra le due guerre mondiali, hanno fatto da contesto al formarsi di molti movimenti giovanili organizzati. Ma altre vie sono state possibili: ad esempio, l’immersione carsica di alcuni fattori e pratiche culturali dopo l’avvenuta scomparsa delle rispettive organizzazioni – come per l’educazione libertaria e le pratiche sessuali e di genere egualitarie, diffuse in molti movimenti giovanili tra le due guerre, specie nella Spagna repubblicana e nella Germania weimariana – fattori poi riemersi nei movimenti dei ’60-’70. Si contano anche mutamenti più recenti, con protagoniste le organizzazioni nate e sviluppatesi in un quadro di divisione bipolare del mondo, che oggi cercano nuove vie, anche nella società civile transnazionale che ha fornito a molti movimenti giovanili un’occasione di accompagnamento fuori dalla cornice del nazionalismo e del patriottismo, nonché dalle secche ideologiche post-’89. Questi mutamenti sono anche osservabili nella vasta letteratura sui contemporanei «movimenti sociali globali» che ha posto l’accento proprio sull’elemento tecnologico e comunicativo – la rete – per descrivere non solo i caratteri organizzativi, ma anche lo sviluppo degli elementi culturali caratterizzanti i movimenti nella globalizzazione4. Pertanto, la ricerca di fonti online diventa importante per testimoniare la transizione di alcune forme di organizzazione giovanile verso l’orizzonte delle «Tngos» (Transnational non governmental organizations), o per osservare come il network determinato dall’infrastruttura comunicativa, nonché le forme multimediali e plurilogiche dei media digitali, abbiano giocato con le forme dell’organizzazione e della cultura in un’oscillazione tra omologia e differenziazione.
Ad ogni modo, non è comune a tutte la culture giovanili l’orientamento ad allargare i propri orizzonti verso la dimensione globale; però è facile osservare l’emergere di nuove «localities», o nicchie specifiche, attraverso un medium come quello telematico, tendenzialmente raggiungibile in modo universale. La rete offre così nuove chances di autorappresentazione pubblica, ma non necessariamente aggiunge chiarezza al messaggio e alle pratiche dei giovani: viene accresciuta la potenza del medium, sono moltiplicati i canali di emissione, ma crescono anche le possibilità di «decodifica aberrante» e «guerriglia culturale». Ciò avviene analogamente a quanto accaduto nella commistione tra giovani e culture di massa, determinatasi a partire dal secondo dopoguerra del Novecento, che ha lentamente ma inesorabilmente spostato l’accento della rappresentazione dei giovani da emblema della modernizzazione5 ad elemento disturbante, al meglio emblema della difficoltà e delle contraddizioni della modernizzazione stessa6, ma più spesso simbolo tendenzialmente universalistico di esclusione e possibile degenerazione del sistema sociale, fino a fare dei giovani dei veri e propri pericoli – spesso del tutto immaginari – per la società adulta7.
Ciononostante, come risulterà dalla tipologia di siti che abbiamo osservato e, più in dettaglio, dai paragrafi successivi, ogni cultura giovanile osservata sul web ha fatto propria una funzione della rete e l’ha in qualche misura incorporata nei tratti della propria proposta e pratica culturale.
 
I contenuti: un itinerario online
tra culture e movimenti giovanili
 
I siti web discussi nelle pagine successive sono stati individuati attraverso alcuni criteri di selezione. Anzitutto, per coerenza con i temi affrontati nel presente numero della rivista, ci si è concentrati in prevalenza sui movimenti giovanili nati nella prima metà del Novecento. Si tratta di movimenti e organizzazioni ancora presenti sulla scena dell’associazionismo giovanile, per quanto più o meno mutati nello spirito, nelle forme organizzative, nelle cornici ideali e politiche da cui emersero originariamente (Jugendbewegung, movimenti Scout, organizzazioni giovanili socialiste e comuniste), accanto a movimenti che nel recente passato sono stati fortemente segnati dal carattere giovanile (i movimenti «autonomi» tedeschi), oppure movimenti oramai meno strutturati di un tempo e invece più diffusi e culturalmente mutati che ai loro inizi (l’evoluzione del movimento «rastafarian» nella più ampia cultura reggae). Dal punto di vista degli spazi della rete investigati, la scelta è caduta su siti web di cui fossero individuabili il soggetto promotore, un ambiente di relazioni, o quantomeno la comunità di soggetti chiamata a darvi vita. Ciò ha escluso forme più orizzontali e molteplici di presenza online e di comunicazione condivisa, sul modello di siti come YouTube o MySpace. La significatività di questi ultimi spazi per l’espressione culturale giovanile non è in discussione; tuttavia, l’accento sui siti web ha consentito di focalizzare l’attenzione anche sui legami sociali, storici ed extra-Internet che emergono nei movimenti giovanili osservati in rete.
Tra i siti che verranno illustrati, sono presenti in questa rassegna essenzialmente tre tipologie8: 1. la prima è costituita da siti di archivio, riflessione e conservazione di fonti e documenti, realizzati da organizzazioni e gruppi riferibili alle culture/movimenti giovanili (o ai loro eredi, divenuti “adulti”). 2. La seconda tipologia comprende i siti direttamente espressione di movimenti e gruppi giovanili, nei quali prevale un intento di presentazione del gruppo, di autorappresentazione e di organizzazione dell’attività. 3. Infine, vi è una terza tipologia di siti i cui soggetti promotori possono essere assai vari (gruppi di fans e appassionati, entità commerciali, associazioni culturali), che mescola consapevolmente le forme e le finalità comunicative, diversificando in questo modo gli utenti e l’interazione tra di essi e il sito; in questi ambienti l’accento cade spesso su elementi e finalità commerciali, cosa che quasi mai coincide con una pura e semplice mercificazione della produzione culturale. Molto più spesso, invece, alcuni elementi commerciali – dalla promozione di un artista, alla vendita di libri, fino alla diffusione del merchandising rivolto a determinati aggregati giovanili – si mischiano ad altri livelli di rappresentazione e di discorso, i quali assumono una funzione di sostegno e richiamo dei caratteri della cultura giovanile. Un ultimo aspetto da tenere in conto nell’esplorazione del web giovanile, a cavallo dei tre tipi evidenziati, è il ruolo giocato dall’iniziativa personale di singoli appassionati e studiosi autodidatti nel costruire risorse informative, banche dati, luoghi di discussione e riconoscimento culturale.
Queste produzioni, assai vaste, anche se spesso caotiche e difficilmente aggregabili, sono tuttavia una forma di azione culturale tra le più rappresentative della rete. Un esempio di questa pratica sociale è osservabile in tutte le culture musicali odierne – dal rock all’elettronica, dal punk al reggae – a favore delle quali la rete ha offerto, ad una scala mai sperimentata prima, un’occasione per sviluppare pratiche di comunicazione e aggregazione che hanno le loro radici a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, nella diffusione della comunicazione autoprodotta delle cosiddette fanzines, delle radio indipendenti o nella pratica tecnologica delle nuove musiche elettroniche9. Già a quel tempo, infatti, la comunicazione dei giovani mischiava abilmente richiami identitari, messaggi politici, pratiche di relazione, scambio e commercializzazione dei prodotti emergenti nelle stessa cultura giovanile. La coincidenza, la giustapposizione e la mediazione di pratiche del genere, fin dall’origine mai pacificate e costantemente in discussione, rappresentano caratteri ricorrenti nelle culture giovanili indipendenti post-’7010.
 
Jugendbewegung11
 
La vicenda storica della Jugendbewegung è assai ricca e complessa, e si colloca nel quadro di movimenti giovanili e sociali più ampi che hanno coinvolto la storia tedesca – ed europea – nel corso del Novecento. Da una parte, vi appaiono l’effervescenza weimariana e la crisi dei movimenti giovanili indipendenti durante il nazionalsocialismo. Per un altro verso, le rivoluzioni culturali introdotte dal ‘68 hanno attraversato anche i movimenti giovanili non politicizzati e l’esperienza della Jugendbewegung, tanto che diverse risorse online dedicate al movimento mostrano la vivacità degli studi, degli interessi editoriali e di pubblico a riguardo.
Uno dei principali siti dedicati alla Jugendbewegung si trova tra le pagine delle Verlage der Jugendbewegung12, le edizioni del movimento. Vi si trova l’elenco delle associazioni legate al movimento attuale, i centri di incontro e di aggregazione, le principali pubblicazioni periodiche e i progetti didattici e sociali. Attraverso i links esterni alle pubblicazioni della casa editrice si può arrivare alle pagine della rivista del Bündische Jugendbewegung, «Der Eisbrecher»13. La stretta connessione tra questi siti viene integrata dal sito dell’archivio centrale della Jugendbewegung14 (Archiv der Deutschen Jugendbewegung) la cui missione è «raccogliere e salvaguardare i documenti della Jugendbewegung tedesca e dell’associazionismo giovanile tedesco da circa il 1890 a oggi». Il luogo che ospita l’archivio è Jugendburg Ludwigstein, un piccolo borgo accastellato situato in una zona boscosa al confine tra l’Assia e la Turingia. Esso venne ricostruito grazie al lavoro volontario di gruppi giovanili del Wandervogel, tra il 1921 e il 1923. L’archivio, nel corso del Novecento, ha avuto una storia movimentata: fu istituito nel 1922, poi confiscato nel 1941 dalle autorità naziste, nel 1945 venne distrutto e nello stesso anno ricostruito. Oltre ai documenti sulla Jugendbewegung sono conservate anche altre fonti dell’associazionismo giovanile storico e contemporaneo. Si trovano inoltre testimonianze della Lebensreform­bewegung15 del tardo XIX secolo, e della pedagogia riformista (Reformpädagogik16) cresciuta in relazione con la Jugendbewegung stessa. Le pagine web dell’archivio sono contenute entro il sito dello Jugendburg, ma la loro presenza è piuttosto discreta; più ampio è lo spazio per le strutture di accoglienza agli ospiti e per la storia del luogo, dove campeggiano le immagini, i racconti storici e i referenti simbolici della Jugendbewegung. All’interno di queste collezioni si trova anche l’archivio centrale degli Scout tedeschi17 (Zentralarchiv der deutschen Pfadfinderbewegung – Zap).
Nella rete di risorse dell’attuale Jugendbewegung è presente anche l’archivio sonoro del movimento18 (Bündisches-audio -tonarchiv der Jugendbewegung). L’archivio si trova presso lo Jugendburg Balduinstein, un altro nodo della rete di «borghi della gioventù»; in esso è conservata una raccolta di circa 300 ore di registrazione, in cui sono contenute registrazioni di canti e gare canore dei membri della Jugendbewegung, dal 1933 al 2003. Sul sito non sono date grandi possibilità di accesso ai contenuti, ma vi è la possibilità di ascoltare dei brani e richiedere compilazioni in Cd.
 
Movimenti giovanili
socialisti e comunisti
19
 
La vicenda dei movimenti giovanili o delle organizzazioni social-comuniste di giovani lavoratori è stata a lungo costretta nella cornice della «guerra fredda». In parte, la presenza sul web di alcune di queste organizzazioni mostra, anche iconograficamente e nell’uso del linguaggio, un debito nei confronti di quel periodo storico. Dopo l’89, tuttavia, parallelamente al rafforzamento di altri – per certi versi opposti – movimenti politici fortemente identitari, quali quelli religiosi, anche i movimenti internazionalisti hanno trovato nuova linfa. Oltre ai caratteri, per così dire, strutturali di questo revival20, si possono individuare altri elementi: anzitutto, a partire dal 2001, il ruolo svolto dal movimento «alterglobalista»21 nel costituire degli spazi di incontro e scambio di esperienze, tra i quali in particolare i «World social forum»; dall’altro, la diffusione delle iniziative della «società civile globale»22 tra cui possiamo collocare anche diverse organizzazioni aderenti, ad esempio, all’ex organizzazione filosovietica World federation of democratic youth23, soprattutto africane ed asiatiche. Tra di esse sono evidenti gli orientamenti a svolgere attività e progetti nel campo dell’educazione, della prevenzione sanitaria, della formazione, mostrando solo in secondo piano una simbologia focalizzata sull’identità politica. I siti di molte organizzazioni aderenti alla Wfdy, in particolare africane e asiatiche, sono proprio quelli che iconograficamente mostrano un’immagine più aperta, ad esempio mettendo in evidenza fotografie dei giovani attivi nei progetti sociali; mentre assai meno evidente è il ricorso ad una forma di comunicazione tipica delle organizzazioni novecentesche, con l’uso di bandiere, canzoni, slogan che invece abbondano sul sito dell’organizzazione federale. Non sorprende che tale immagine innovativa sia assunta da movimenti giovanili che, pur eredi di organizzazioni nate durante la guerra fredda, hanno assunto una fisionomia complessa, che unisce le caratteristiche del movimento politico a quelle dell’organizzazione non governativa e a quelle dell’associazione ricreativa, vicina allo scoutismo.
Tra gli esempi online di fonti disponibili per questi movimenti, vi è l’Archiv der arbeiterjugendbewegung24. Si tratta di un archivio di fonti scritte e audiovisive dedicate alle organizzazioni di orientamento socialista e socialdemocratico del movimento giovanile dei lavoratori nel Novecento, in particolare fonti del Sozialistischen Jugend Deutschlands – Die Falken. Per l’Italia, invece, qualche orientamento lo dà il Centro di documentazione e ricerca Carlo Pagliarini25, dedicato a S. Ilario d’Enza al fondatore dei Pionieri d’Italia e, successivamente, dell’Arci Ragazzi. Sul sito è disponibile il catalogo dei documenti conservati nel fondo Pagliarini, oggi custodito presso l’Istituto Gramsci di Bologna. Risorse informative, e soprattutto bibliografiche, più ampie sui movimenti dell’educazione popolare e sull’associazionismo giovanile sono rintracciabili sul sito dell’Institut national de la jeunesse et de l’education populaire (Injep)26, sito appartenente al “Ministère de la Jeunesse, des Sports et de la Vie associative”27.
 
Scoutismo28
 
Analogamente ad alcuni movimenti giovanili citati, anche le organizzazioni Scout internazionali hanno assunto forme comunicative e di autorappresentazione che ricordano lo stile delle grandi Ngo internazionali, mediante una singolare transizione da motivi centrati su patriottismo e nazionalismo a una certa forma di multiculturalismo internazionale. È stato spesso evidenziato il carattere orientato all’«advocacy» delle organizzazioni non governative internazionali nella relazione con i poteri della governance globale, come la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale, L’Organizzazione mondiale del commercio. Questo orientamento compare nella presenza web anche dei movimenti Scout internazionali; in particolare, essa è segnalata dall’enfasi posta sui programmi sociali e di beneficienza, ma anche dall’impegno per i diritti umani e per l’ambiente. Questo particolare mix è illustrato da una cornice iconografica e discorsiva che deve molto all’autorappresentazione costituita negli ultimi decenni da organizzazioni quali Green peace, Amnesty international, Oxfam, Médecins sans frontières, e altre ancora29. Un esempio tra i più visibili e rappresentativi sul web è il sito del World organization of the scout movement30. L’orientamento discorsivo (in questo caso l’espressione dell’identità associativa attraverso l’uso dei vari livelli della comunicazione offerti dal sito web), viene indicato già nel sottotitolo del sito, il quale recita «creating a better world», slogan contornato da una striscia di fotografie che ritraggono giovani scout di tutto il mondo, di nazionalità diverse, nel rispetto delle rappresentazioni di gruppo doverosamente «multiculturaliste»31. Altri aspetti che associano questa organizzazione ai soggetti della società civile internazionale sono il vasto spazio dedicato alla storia dell’organizzazione ed ai maggiori esponenti del movimento Scout internazionale32, nonché diverse sezioni informative: una parte dedicata al fund raising e alle campagne di sponsorship dell’organizzazione, una sezione per i rapporti con i media e la stampa, ma anche iniziative di stimolo della partecipazione sociale dei membri e opportunità di lavoro.
Diversamente da questo impianto comunicativo e di rappresentazione centrato sul modello Ngo, molti siti nazionali del movimento Scout si concentrano invece assai più sulle tradizioni e sulle specificità di una determinata zona o nazione, privilegiando la dimensione comunitaria dei membri e tutt’al più l’orientamento a iniziative sociali in ambito locale. Ad esempio, il sito del piccolo circuito scoutistico inglese legato alla rete dell’International falcon movement - Socialist educational international33, ovvero il Woodcraft folk34, mostra meno ambiziose articolazioni della comunicazione in rete rispetto alle organizzazioni internazionali Scout, e una maggiore attenzione ai giovani membri dell’associazione. Difatti, assai minore è lo spazio dedicato ai partners finanziari e istituzionali, ai links esterni e alle relazioni inter-associative; più sobriamente, sul sito sono presenti informazioni e spazi dedicati ai membri, come il guest book, nonché fotografie e documentazione dei campi organizzati; tale orientamento si traduce anche in una maggiore considerazione al tema della storia associativa35.
Oltre ai siti diretta emanazione delle organizzazioni scoutistiche, ve ne sono altri costruiti per la libera espressione degli stessi esploratori/esploratrici. Sul sito tedesco ScoutNet36 (la «risorsa degli scout per gli scout!», come si autodefinisce nel sottotitolo dell’home page) sono presenti notevoli opportunità di scambio e partecipazione per gli aderenti al movimento Scout; vi si trovano mailing lists, newsgroups e anche la possibilità di chat dedicate al mondo scoutistico. Si tratta di un esempio delle connessioni orizzontali del movimento Scout, tra la quali ve ne sono anche di internazionali, come il sito di ScoutLink37 o Global ScoutNet38; questi siti offrono connessioni del tipo Internet relay chat (Irc) per mettere in comunicazione le guide e i membri delle associazioni Scout di diversi paesi europei ed alcuni extraeuropei (Francia, Gran Bretagna, Germania, Finlandia, Danimarca, Olanda, Giappone).
 
Rasta & Reggae Culture39
 
Le risorse online dedicate al “rastafarianesimo” e alla cultura e musica reggae sono vastissime, ed evidenziano una delle possibili dimensioni del processo di globalizzazione di una specifica cultura “locale”, sebbene «diasporica» già alle sue origini. In questo processo, il ruolo della tecnologia non si arresta a fornire un mezzo di comunicazione, ma invece costituisce un vero e proprio spazio pubblico, in questo caso «transnazionale»40. Il web, offrendo una dimensione di esistenza assai fluida e multimediale a una cultura di per sé sincretica, ne ha favorito la globalizzazione; in più, il fondamentale incontro tra la diaspora afro-jamaicana e la produzione culturale di mercato, prima in Jamaica e poi, con ben altri esiti, in Gran Bretagna e nell’intero Occidente41, ha costituito un particolare dispositivo culturale che si è reso traducibile nelle lingue e condizioni di vita dei giovani di vaste parti del mondo. Inoltre, il fondamentale incontro tra la cultura di massa occidentale e la cultura post-coloniale dei neri giamaicani ha, in qualche misura, consentito a quest’ultima di misurarsi con la sua stessa commercializzazione42.
Un esempio delle articolazioni tra l’identità spirituale rasta ed il reggae è riscontrabile nel sito di Sizzla Kalonji43. Si tratta di un musicista e cantante reggae, tra i fondatori di un movimento musicale e culturale, il «Bobo Dread»44. L’offerta culturale di Sizzla va ben aldilà delle decine di album musicali pubblicati in meno di dieci anni, e viene ben mostrata sul sito. Tra le pagine sono presenti sezioni dedicate al booking dei concerti, o ai branivideo e audio delle esibizioni; tuttavia, la forza del messaggio culturale è riservata alle sezioni dedicate alle fotografie di Sizzla e dei membri – anch’essi musicisti – della comunità di Judgment Yard, da lui fondata in August Town road, a Kingston in Jamaica. La comunità è una sorta di fortino chiuso, che ben rappresenta la separazione di un gruppo spirituale e culturale, per molti versi controverso, legato al rifiuto integrale di «Babylon» e della corruzione occidentale, in cui vengono compresi anche gli stili di vita considerati degeneri, come l’omosessualità. Il sito è aperto dalla scritta «Judgment Yard»; sopra il titolo scorrono le fotografie della comunità e dei suoi membri, ma la prima immagine presentata, vera e propria metafora grafica, è quella del cancello che chiude lo spazio abitato e lo separa dal resto della città. Alla chiusura della comunità corrisponde però una vastissima opera di diffusione culturale, che combina concerti in giro per il mondo, commercializzazione della musica accanto alla diffusione del messaggio religioso. Il secondo polo di espressione culturale del Bobo Dread sulla rete si trova nelle pagine che ospitano le biografie di Sizzla stesso e degli altri membri-artisti della comunità; se per questi ultimi sono offerte brevi presentazioni scritte, accompagnate da contributi audio e video (in particolare discorsi rivolti al pubblico), per Sizzla lo spazio e la forma della biografia sono ben altre e prendono corpo nella parola scritta, senza omettere la vita vissuta prima della svolta religiosa. Anzi, la vita prima della “rivelazione” diviene funzionale alla forza del messaggio profetico.
Allargando lo sguardo, il panorama internazionale del reggae sul web si compone oramai di molti e autorevoli nodi. In particolare diversi siti musicali europei (inglesi, italiani, tedeschi, francesi45, o dichiaratamente internazionali, ovvero “non-nazionali46) si sono imposti come portali di informazione, luoghi di aggregazione di communities, spacci virtuali di beni di consumo culturale, promotori di iniziative sociali e benefiche. Gli orientamenti possono mostrare sfumature differenti, ma il reggae internazionale mostra caratteristiche generalmente progressiste, riassunte dai logo e dai banner nei tre colori rastafariani (verde, giallo, rosso) che ricorrono spesso nelle pagine dei siti, nonché nei messaggi, scritti con caratteri cubitali, che insistono sui contenuti di unità, solidarietà, passione per la musica come mezzo di comunione e consapevolezza («Consciousness & Roots»).
Ovviamente, l’equilibrio tra questi elementi varia tra gli uni e gli altri siti. Su quelli italiani, a volte è sottolineata maggiormente l’ammirazione e la devozione esotista verso un luogo distante ed i suoi miti culturali, la Jamaica47; oppure, viene attualizzato il messaggio nel contesto italiano, specialmente nel legame che si sviluppa con i circuiti della musica indipendente48, e da qui con gli ambienti dell’autoproduzione e dei centri sociali autogestiti49.
La struttura del web dedicato al rastafarianesimo mostra quindi dei caratteri divergenti. Il discrimine si pone nell’avvenuta transizione – o meno50 – e nel meticciato tra la cultura giovanile reggae e alcuni elementi religioso-culturali rastafariani. L’incontro con la cultura di massa ha fatto il resto, facendo della musica il medium della diffusione di un repertorio culturale complesso, come d’altra parte avvenuto per l’hip-hop51, sempre sul crinale che separa la condizione subalterna, l’autonomia e la resistenza culturale e la valorizzazione di mercato dei tratti di identità giovanile.
L’interesse per la cultura reggae transnazionale si diffonde anche in ambienti universitari e di ricerca. L’attenzione accademica si coniuga talvolta, specie in area anglosassone e caraibica, all’impegno militante e all’attivismo culturale, che si rendono evidenti specialmente nel connubio tra riviste e siti web dell’attivismo africanista e nei riferimenti alla ricerca sociale e agli studi culturali, sia nei siti statunitensi che in quelli giamaicani52.
 
Autonomen53
 
I movimenti giovanili radicali del nord Europa continentale hanno storicamente espresso grandi capacità di attivismo nella realizzazione di obiettivi concreti sul piano dell’autorganizzazione sociale e culturale. Il conflitto generazionale insito nei movimenti esplosi intorno al 1980 in Germania, Olanda e Svizzera si è espresso in particolare nell’occupazione di case, centri sociali, luoghi di ritrovo, produzione culturale per le stesse collettività di occupanti, le quali hanno sviluppato un originale stile di vita e pratiche politiche alternative, ampiamente diffuse oggi in molti contesti occidentali. Riflessi di queste capacità e attitudini si possono ritrovare anche nella costellazione web del movimento autonomo, in una fase oramai matura della sua esistenza.
Alcuni lavori editoriali degli ultimi anni hanno promosso la conservazione di fonti su tali movimenti e una riflessione sulla loro storia. Uno di questi è il sito titolato Linkes Plakatarchiv54, la trasposizione online del libro Vorwärts bis zum nieder mit. 30 Jahre Plakate unkontrollierter Bewegungen55, dedicato alla produzione iconografica a stampa dei movimenti autonomi tedeschi, dal 1963 ai primi anni 2000. Si tratta della continuazione di un altro lavoro di collezione, Hoch die kampf dem. 20 Jahre Plakate autonomer Bewegungen56, in cui vi sono più di 8000 digitalizzazioni di manifesti, volantini, prime pagine di opuscoli e riviste di movimento.
Un’altra operazione simile è Autonome in bewegung - aus den ersten 23 jahren57; si tratta del sito dell’omonimo progetto editoriale di documentazione e riflessione sul movimento autonomo degli anni ’80. Entrambe le versioni sono state curate da cinque esponenti di spicco della “scena” berlinese; ma mentre il libro viene presentato come «un mix di esperienza personale, riflessioni, recupero analitico e messa in ordine politica del movimento autonomo», il sito si limita invece a una presentazione di alcuni materiali eccedenti le scelte compiute per il testo edito, in particolare documenti politici.
Questo fitto lavoro di rete intorno alle pratiche di comunicazione è principalmente il frutto dell’interazione tra gli attivisti e una casa editrice di movimento, Assoziation A. Tra i links esterni presenti sui siti appena menzionati, vi sono poi altre associazioni o gruppi orientati, anche in forme professionali, al lavoro di documentazione sociale e politica. È il caso di Autofocus58, agenzia di produzione e distribuzione di video e documentari su temi sociali e politici. Anch’essa emerge dal milieu dell’attivismo autonomo berlinese e possiede un ricco catalogo che copre le principali tematiche del movimento, tra cui alcuni momenti fondativi o di svolta, come la contestazione del summit dell’Imfe della World Bank, tenuto a Berlino nel 1988, un evento premonitore dei movimenti contro il neoliberismo, ma allo stesso tempo un momento di passaggio generazionale per i/le giovanissimi/e di allora impegnati/e nel movimento delle occupazioni di case. Un’altra importante risorsa online per lo studio dei movimenti autonomi è rappresentata dall’Umbruch-Bildarchiv59, un’associazione dedita alla conservazione e pubblicazione di fonti del movimento autonomo berlinese. Sulle sue pagine è consultabile un ricco archivio audiovisivo, in cui sono presenti anche raccolte fotografiche sui movimenti urbani a partire dai primi ’80. Gran parte delle raccolte sono state digitalizzate e molto materiale è consultabile in rete.
I tre nodi rappresentati da Umbruck, Autofocus e dalle edizioni curate da Assoziation A mostrano il proficuo connubio, caratteristico del movimento tedesco, tra la costruzione di forme di vita e dimensioni allo stesso tempo esistenziali, culturali, professionali e politiche. Tuttavia, bisogna considerare che la scena a cui abbiamo limitato la nostra ricognizione e da cui emergono queste relazioni è quella berlinese, assai importante ma ugualmente specifica nel mondo autonomo tedesco.
Diverso è invece il panorama web dedicato alla componente più controculturale del movimento autonomo: ovvero il punk. In Germania il ruolo della cultura giovanile è all’origine del movimento autonomo stesso, in modo più chiaro e riconosciuto che in altri contesti di movimento europei. L’apparizione stessa del punk è stata emblematica nell’evidenziare un passaggio generazionale all’interno del movimento radicale tedesco, dalla cultura della sinistra rivoluzionaria degli anni ’70 a quella degli anni ’80.
Le risorse online dedicate al punk sono assai varie. Tra quelle collocate a cavallo tra la scena politica e quella più strettamente controculturale60, vi sono soprattutto siti personali di appassionati e di protagonisti di quelle scene di confine, oggi impegnati anche nel mondo della musica come disc jockeys, produttori musicali, fotografi, piccoli editori o esercenti di locali pubblici. Tra questi, è assai ricco il sito del «Meister des Chaos»61, ovvero Karl Nagel; vi si trova l’archivio personale dello stesso Nagel (un noto esponente dell’underground tedesco dei primi anni ’80). Il sito offre alcune centinaia di foto del punk tedesco, dalle band alle forme di aggregazione fino a istantanee di vita privata; il tutto suddiviso per «scene»62 cittadine.
Come il “fuoco” sullo stile di vita e sulla costruzione di «scene» autonome deve molto al punk (declinato nelle forme della «Radikal Links»), così anche la capacità di imbastire un memory work fondato su media e forme di esperienza differenti (dalla musica alla letteratura di genere, dai graffiti all’autoproduzione culturale) ha a che fare con il repertorio di pratiche controculturali fornito dalla cultura giovanile. Per essa, tali forme espressive si sono sempre trovate alla base dello stile, e non sono un’acquisizione tarda ed estrinseca al movimento di cui i punks sono stati protagonisti. Inoltre, la familiarità con i linguaggi della rete, che pure è comune anche ad altre aggregazioni giovanili di differenti orientamenti politici e culturali63, si rafforza nel caso del punk grazie alle specifiche abilità acquisite attraverso le pratiche controculturali legate alla musica e alla fascinazione di alcune tendenze punk per la tecnologia64 e per un’«attitudine»65 diffusa verso il «fai da te».
 
 
Webliografia
 
Jugendbewegung
 
Archiv der Deutschen Jugendbewegung, http://www.burgludwigstein.de/archiv/index.htm
Bündische Jugend Wikipedia, <http://de.wikipedia.org/wiki/B%C3%BCndische_Jugend>
Bündisches-audio, tonarchiv der jugendbewegung, <http://www.buendisches-audio.de/>;
Der Eisbrecher, <http://www.der-eisbrecher.de/>;
Jugendbewegung.de, <http://www.jugendbewegung.de/doku.php?id=start>;
Jugendbewegung Wikipedia, <http://de. wikipedia.org/wiki/Jugendbewegung>
Wandervogel Wikipedia, <http://de.wikipedia.org/wiki/Wandervogel>;
Zentralarchiv der deutschen Pfadfinderbewegung (ZAP), <http://www.scoutnet.de/vdapg/akpg/zap.html>;
 
Movimenti giovanili socialisti e comunisti
 
Archiv der Arbeiterjugendbewegung, <http://www.arbeiterjugend.de/>;
Carlo Pagliarini - Centro di documentazione, <http://www.carlopagliarini.it>;
Ministere de la Jeunesse, des Sports et de la Vie associative, < http://www.jeunesse-sports.gouv.fr/>;
Pioneer Movement Wikipedia, <http://en.wikipedia.org/wiki/Pioneer_Movement>;
Young Pioneer organization of the Soviet Union Wikipedia, <http://en.wikipedia. org/wiki/Young_Pioneer_organiza
tion_of_the_Soviet_Union>
World Federation of Democratic Youth, <http://www.wfdy.org/>;
World Federation of Democratic Youth Wikipedia, <http://en.wikipedia.org/wiki/World_Federation_of_Democratic_Youth>;
 
Scoutismo
 
Global Scoutnet: A World Wide Network for Scouts and Guides, <http://www.scoutnet.org/en/>;
IFM-SEI - Child Labour increases illiteracy, <http://www.ifm-sei.org>;
Institut National de la Jeunesse et de l’Education Populaire (Injep) Documentation, <http://www.injep.fr/-Documentation. html>
International Falcon Movement, <http://en.wikipedia.org/wiki/International_Falcon_Movement>;
Milestones of World Scouting History Facts & Figures About Scouting, <http://www.scout.org/en/about_scouting/facts_figures/history/milestones_of_world_scouting>;
Pfadfinder Wikipedia, <http://de.wikipedia.org/wiki/Pfadfinder>;
Reliving our history, <http://historycamp. woodcraftfolk.net>
Scouting Wikipedia, <http://en.wikipedia. org/wiki/Scouting>
ScoutLink.net We connect scouts and guides using internet services, <http://www. scoutlink.net>
ScoutNet Deutschland, <http://www.scoutnet.de>;
The Woodcraft Folk, <http://www.woodcraft.org.uk>;
The Woodcraft Folk, <http://www.woodcraftheritage.org.uk>;
World Organization of the Scout Movement, <http://www.scout.org>;
 
Rasta & Reggae Culture
 
AfricaResource.com: Educational Gateway to Africa, <http://www.africaresource. com/>
Afrikan.net, <http://www.afrikan.net/index.html>;
The Alpha and Almost Omega: A Rastafari and Reggae Bibliography, <http://www.cs.chalmers.se/~harald2/alphaomega.htm>
C.S.A. Intifada, <http://www.csintifada.it/home.asp>;
Csa latorre, <http://www1.autistici.org/latorre>
C.S.I.O.A. Villaggio Globale, <http://www.vglobale.biz/index.php>;
Ethiopian World Federation, <http://ethiopianworldfed.org>;
Jammin Reggae Archives Web Site, <http://niceup.com/>;
OneWorld Magazine - Rastafari, Roots and Ideology, <http://www.oneworldmagazine.org/focus/etiopia/rasta.html>;
ProudFlesh: New Afrikan Journal of Culture, Politics and Consciousness, <http://www.proudfleshjournal.com/index. htm>
Rasta Snob, <http://www.rastasnob.it/>;
Rastafari Movement Wikipedia, <http://en.wikipedia.org/wiki/Rastafari_movement>;
Reggae Live, le premier site internet consacré aux artistes et aux professionnels du Reggae, <http://www.reggae-live.com/>;
Reggae magazin revolution - roots reggae culture mind, <http://www.r-mag.de/>;
Reggae – Reggae Revolution, <http://www. reggaerevolution.it/index.htm>
Reggae Wikipedia, <http://en.wikipedia. org/wiki/Reggae>
Reggae Zion, <http://www.reggaezion. com/>
RomaReggaeCoaliton, <http://romareggaecoalition.noblogs.org>;
Sizzla Kalonji and Judgement Yard – The Official Web Site, <http://www.judgementyard.org/>;
 
Autonomen
 
Archivalia: Archive von Unten, <http://archiv.twoday.net/topics/Archive+von+unten/>;
Autofocus, <http://www.videowerkstatt.de/?page=1>
Autonome Bewegung Wikipedia, <http://de.wikipedia.org/wiki/Kategorie: Autonome_Bewegung>
Autonome in bewegung - aus den ersten 23 jahren, <http://autox.nadir.org/>;
Autonome Wikipedia, <http://de.wikipedia.org/wiki/Autonome>;
Chaos Tage, <http://archiv.chaos-tage.de/start.php>;
Karl Nagel - der Meister des Chaos!, <http://www.karlnagel.de/website/action/sub/fotos>
Linkes Platarchiv, <http://plakat.nadir. org/>
Nadir aktuell, <http://www.nadir.org/nadir/>;
Umbruch Bildarchiv, http://www.umbruch-bildarchiv.de
 
 
1. I siti web osservati nel presente articolo ed i contenuti discussi erano attivi nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 15 aprile 2007.
2. Un recente campo di interesse, citato puramente come esempio, è rappresentato dal rapporto tra attivismo e «rivoluzione digitale»; cfr. ad esempio, T. Harding, Videoattivismo. Istruzioni per l’uso, Roma, Editori Riuniti, 2003; P. Himanen, L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione, Milano, Feltrinelli, 2001; A. Di Corinto e T. Tozzi, Hacktivism. La libertà nelle maglie della rete, Roma, Manifesto Libri, 2002.
3. Per il rapporto tra pratiche culturali, conflitto sociale e identità giovanile cfr.: Resistance through rituals: Youth subcultures in post-war Britain, a cura di S. Hall e T. Jefferson, Londra, Hutchinson, 1976; D. Hebdige, Subculture. The meaning of style, Londra, Methuen & Co., 1979. Per il ruolo dell’azione simbolica nei movimenti sociali e giovanili, cfr.: J. M. Jasper, The art of moral protest. Culture, biography and creativity in social movements, Chicago e Londra, The University of Chicago Press, 1997; Passionate politics: emotions and social movements, a cura di J. Goodwin, J. M. Jasper, F. Polletta, Chicago e Londra, The University of Chicago Press, 2001. Per un confronto tra approcci teorici «culturalisti», «soggettivisti» e le teorie del «consumo produttivo» cfr.: A. Melucci, Challenging Codes: Collective action in the information age, Cambridge, Cambridge University Press, 1996; K. McDonald, Global Movements. Action and culture, Oxford, Blackwell, 2006; A. Touraine, Il ritorno dell’attore sociale, Roma, Editori Riuniti, 1988; M. De Certeau, L’invention du quotidien. 1. Arts de faire, Parigi, Gallimard, 1990. Sul rapporto tra tecnologie dell’informazione e pratiche culturali, cfr. W. Ong, Oralità e scrittura. La tecnologia della parola, Bologna, Il Mulino, 1986; J. Meyrowitz, Oltre il senso del luogo. Come i media elettronici influenzano il comportamento sociale, Bologna, Baskerville, 1995; P. Lévy, Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Milano, Feltirnelli, 1999.
4. Transnational protest and global activism, a cura di D. Della Porta e S. Tarrow, Lanham (MD) e Oxford, Rowman & Littlefield Publishers, 2005; S. Tarrow, The New Transnational Activism, Cambridge, Cambridge University Press, 2005.
5. L. Passerini, La giovinezza metafora del cambiamento sociale, in Storia dei giovani, a cura di G. Levi e J. C. Schmitt, Vol. 2, L’età contemporanea, Roma e Bari, Laterza, 1994.
6. E. Capussotti, Gioventù perduta. Gli anni ’50 dei giovani e del cinema in Italia, Firenze, Giunti Editore, 2004; S. Piccone Stella, La prima generazione. Ragazze e ragazzi nel miracolo economico italiano, Milano, Franco Angeli, 1993.
7. S. Cohen, Folk Devils and Moral Panics. The creation of the mods and rockers, Londra, McGibbon & Kee, 1972, S. Hall e T. Jeffersoncit. 1976, L. Grossberg, Saggi sui Cultural Studies. Media, rock, giovani, Napoli, Liguori, 2002, D. Hebdige cit. 1979.
8. Naturalmente, nella realtà i tipi qui illustrati si mescolano e non si presentano mai in forme “pure”.
9. In particolare, sullo sviluppo di una rete comunicativa a cavallo tra periodo analogico (fanzines, autoproduzioni di audiocassette e dischi in vinile, distribuzione personale tramite reti di «P.O. box» e piccoli «infoshop») e fase digitale, è esemplare l’emergere delle “Club Cultures” legate alle musiche elettroniche, cfr. S. Thornton, Club culture: music, media and subcultural capital, Cambridge, Polity Press, 1995.
10. B. De Sario, Resistenze innaturali. Attivismo culturale e soggettività: giovani a Roma e Milano nel passaggio agli anni ’80, Università degli studi di Urbino, Tesi di dottorato, 2006.
11. Per un primo orientamento generale si indicano alcune voci di Wikipedia: http://de.wikipedia.org/wiki/Jugendbewegung, http://de.wikipedia.org/wiki/Wandervogel, http://de.wikipedia.org/wiki/B%C3%BCndische_Jugend. N.B. Queste e le successive voci tratte da Wikipedia sono state consultate tra il 15 marzo e il 16 aprile 2007, la consultazione si riferisce all’ultima versione disponibile su Wikipedia (altre versioni precedenti sono rinvenibili nella «cronologia»). Circa l’attendibilità e la valenza scientifica delle stesse, abbiamo scelto voci sottoposte a revisioni costanti e numerose che Wikipedia non indica come “controverse”; questo non è un criterio di attendibilità assolutamente certo, ma perlomeno indica un lavoro significativo di cooperazione e controllo reciproco tra gli autori e correttori delle varie voci, nello spirito dell’enciclopedia in rete).
12. http://www.jugendbewegung.de/doku.php?id=start.
13. http://www.der-eisbrecher.de/.
14. http://www.burgludwigstein.de/archiv/index.htm.
15. Movimento intellettuale, diffuso specialmente nel tardo XIX secolo in Germania e Svizzera, che propugnava un “ritorno alla natura”, nella forme del rifiuto degli aspetti più deleteri della vita moderna, attraverso una riforma dei costumi, il “vegetarianesimo”, la cultura del corpo libero, il naturismo.
16. Orientamento riformista ed antiautoritario dell’educazione, di matrice liberale e rivolto all’impegno sociale, diffuso in Germania soprattutto tra la fine del XIX secolo e il primo quarto del XX.
17. http://www.scoutnet.de/vdapg/akpg/zap.html.
18. http://www.buendisches-audio.de/.
19. Per un primo orientamento generale si indicano alcune voci di Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/World_Federation_of_Democratic_Youth, http://en.wikipedia.org/wiki/Pioneer_Movement, http://en.wikipedia.org/wiki/Young_Pioneer_organization_of_the_Soviet_Union.
20. M. Castells, L’età dell’informazione: Economia, Società, Cultura. Vol 2. Il potere delle identità (seconda ed.), Milano, Egea, 2003, pp. 117-155; K. McDonald, cit. 2006, cap. 8-9.
21. Tra le molte definizioni diffuse nella letteratura scientifica e nell’attivismo a proposito dei movimenti sociali contro il «neoliberismo» o per una «globalizzazione dal basso», optiamo per la traduzione italiana del termine inglese «alterglobalization», “competitore” del francese «altermondialisme», ma che a differenza di quest’ultimo mantiene il riferimento al termine utilizzato anche in italiano per definire la globalizzazione.
22. Cfr. Global Civil Society Yearbook, Oxford, OxfordUniversity Press, 2001-.
23. http://www.wfdy.org/.
24. http://www.arbeiterjugend.de/
25. http://www.carlopagliarini.it.
26. http://www.injep.fr/-Documentation-.html.
27. http://www.jeunesse-sports.gouv.fr.
28. Per uno sguardo generale: http://en.wikipedia.org/wiki/Scouting, http://de.wikipedia.org/wiki/Pfadfinder, http://en.wikipedia.org/wiki/International_Falcon_Movement.
29. Cfr. K. McDonald, cit., cap. 4.
30. http://www.scout.org.
31. Sulle politiche multicuturaliste, cfr. C. Taylor, Multiculturalismo. La politica del riconoscimento, Milano, Anabasi, 1993; W. Kymlicka, La cittadinanza multiculturale, Bologna, Il Mulino, 1999. Per alcune critiche al multiculturalismo, cfr. S. Zàizek, Il soggetto scabroso. Trattato di ontologia politica, Milano, Cortina, 2003; G. C. Spivak, Critica della ragione postcoloniale, Roma, Meltemi, 2004; A. Mbembe, Postcolonialismo, Roma, Meltemi, 2005.
32. http://www.scout.org/en/about_scouting/facts_figures/history/milestones_of_world_scouting.
33. International Falcon Movement - Socialist Educational International (http://www.ifm-sei.org), organizzazione internazionale con interlocutori tra le istituzioni delle Nazioni Unite, e con obiettivi di promozione e difesa dell’infanzia e dei giovani.
34. http://www.woodcraft.org.uk.
35. http://www.woodcraftheritage.org.uk (al momento non attivo, online tra febbraio 2004 e novembre 2005; effettuando una ricerca su Internet Archive (http://www.archive.org/index.php) è possibile visualizzare la home page del sito, ma non i contenuti dell’archivio), Woodcraft Folk - Reliving our History, http://historycamp.woodcraftfolk.net.
36. http://www.scoutnet.de.
37. http://www.scoutlink.net.
38. http://www.scoutnet.org/en/, di cui fa parte la sezione nazionale di ScoutNet.de.
39. http://en.wikipedia.org/wiki/Reggae, http://en.wikipedia.org/wiki/Rastafari_movement; per una bibliografia molto ricca si veda una pagina amatoriale, http://www.cs.chalmers.se/~harald2/alphaomega.htm.
40. A. Appadurai, Modernità in polvere, Roma, Meltemi, 2001, cap. I.
41. H. Campbell, Resistenza rasta, Milano, ShaKe Edizioni Underground, 2004.
42. Si tratta di un aspetto fondamentale della presenza culturale sul web delle culture giovanili. Senza essere motivo necessariamente di “inautenticità”, la commercializzazione è una forma di mediazione culturale che agisce sulla rete, ed è alla base del successo di alcune varianti evolutive della cultura rastafariana, e soprattutto delle culture musicali legate al reggae, al dub o alle musiche elettroniche.
43. http://www.judgementyard.org.
44. Su Bobo Dread, cfr. Barry Chevannes, University of West Indies, http://www.oneworld
magazine.org/focus/etiopia/rasta.html.
45. Reggae Live (http://www.reggae-live.com/); Reggae magazin revolution - roots reggae culture mind (http://www.r-mag.de/).
46. Vi sono siti in cui l’ancoraggio a spazi fisici e geografici è molto labile e prevale su tutto lo spazio culturale, in questo caso del reggae. Difatti, sono scarsi i riferimenti ad eventi, soggetti, ambienti e luoghi fisici che possano suggerire al visitatore da quale luogo specifico emerga il sito; cfr. Jamming Reggae Archive (http://niceup.com/), sito archivio sulla reggae music: sono presenti links ai principali siti dedicati alla musica e agli artisti reggae, suddivisi per sottogeneri, discografie, interviste, aree geografiche, alfabetica per artisti, periodici, radio, etichette musicali, portali dedicati al reggae, e così via.
47. http://www.reggaerevolution.it/index.htm, http://www.reggaezion.com/.
48. http://www.rastasnob.it/.
49. Gli esempi sarebbero molteplici, ma è sufficiente orientarsi nella “scena” romana dei centri sociali, dove molti di questi hanno una programmazione aperta all’aggregazione degli appassionati del reggae: CSIOA Villaggio Globale, http://www.vglobale.biz/index.php, CSA Intifada, http://www.csintifada.it/home.asp, CSA La Torre, http://www1.autistici.org/latorre; ma soprattutto la coalizione di artisti, musicisti, crew di djs nota sotto il nome di Roma Reggae Coalition, costituitasi dopo la morte di Renato Biagetti, il 29 agosto del 2006, ucciso da due giovani di destra al termine di una festa reggae, http://romareggaecoalition.noblogs.org.
50. Vi sono siti chiaramente marginali e chiusi a contributi esterni, che risultano pure e semplici affermazioni di fede verso il rastafarianesimo integrale e l’autorità dell’imperatore Haile Selassie I (cfr. Ethiopian World Federation, http://ethiopianworldfed.org).
51. T. Rose, Black Noise. Rap Music and Black Culture in Contemporary America, Hanover (NH), WesleyanUniversity Press, 1994; C. Cooper, Sound Clash. Jamaican dancehall culture at large, New York e Basingstoke, Palgrave McMillan, 2004.
52. Afrikan.net (http://www.afrikan.net/index.html), sito attivista panafricanista. Africa Resource (http://www.africaresource.com/), risorse online sulla cultura africana. Proudflesh New Afrikan Journal of Culture, Politics and Consciousness (http://www.proudfleshjournal.com/index.htm), rivista accademica online (USA e Canada) politicamente orientata. Vi sono poi alcuni centri particolarmente noti per gli studi sulla cultura e la musica reggae presso l’University of West Indies: l’Institute of Caribbean Studies (Reggae Studies Unit). Sempre presso la stessa università sono attivi alcuni degli studiosi più noti delle culture afro-jamaicane: Carolyn Cooper del dipartimento di letteratura inglese, fondatrice dell’International Reggae Studies Centre, e Barry Chevannes.
53. Riferimenti generali: http://de.wikipedia.org/wiki/Kategorie:Autonome_Bewegung, http://de.wikipedia.org/wiki/Autonome, Archivalia Archive von unten (http://archiv.twoday.net/topics/Archive+von+unten/), Nadir aktuell, portale (non ufficiale) del movimento autonomo (http://www.nadir.org/nadir/).
54. http://plakat.nadir.org/.
55. HKS 13, Vorwärts bis zum nieder mit. 30 Jahre Plakate unkontrollierter Bewegungen, Berlino, Assoziation A, 2001.
56. HKS 13, Hoch die kampf dem. 20 Jahre Plakate autonomer Bewegungen, Berlino, Assoziation A, 1999.
57. A.G.Grauwache, Autonome in Bewegung. Aus den ersten 23 Jahren, Berlino, Assoziation A, 2003, http://autox.nadir.org/.
58. http://www.videowerkstatt.de/?page=1.
59. http://www.umbruch-bildarchiv.de.
60. Tra di essi, l’importante sito dedicato alla documentazione dei «Chaos Tage», i giorni del caos, un appuntamento storico del movimento punk-autonomo dai primi anni ‘80, http://archiv.chaos-tage.de/start.php.
61. http://www.karlnagel.de/website/action/sub/fotos.
62. Termine utilizzato per descrivere un ambiente culturale e – spesso – urbano, da parte dei suoi stessi protagonisti. In genere è diffuso nelle culture musicali giovanili o artistiche pop. In particolare in Germania, il termine è assai diffuso («Die Szene») nell’espressione «scena politica».
63. Anche interne alla “famiglia” del punk, come le aggregazioni Skinhead di estrema destra, oppure “Oi!” (Skinhead antifascisti).
64. Ad esempio, si pensi alla diffusione dello stile «cyberpunk», come movimento artistico, tecnologico e politico, nato negli Stati Uniti come forma di avanguardia artistica “di genere”, ma particolarmente recepito proprio nelle scene politiche punk e libertarie europee (Germania, Olanda, Italia), a partire dai primi anni ’80. Non a caso, il cyberpunk europeo si innesta sulle sperimentazioni di “telematica sociale”, pratiche hacker e attivismo in rete, poi sviluppate nel corso degli anni ’90 (cfr. sulle origini del movimento cyberpunk R. “Valvola” Scelsi, Cyberpunk. Antologia di testi politici, Milano, Shake Edizioni Underground, 1990).
65. Espressione vicina a termini come “atteggiamento personale”, “stile di vita”, “modo di relazione”; proveniente dall’ambito dell’hard-core punk nord-americano, con essa ci si riferisce a una combinazione di esperienza individuale, artistica e professionale caratteristica della specifica cultura giovanile da cui viene in luce.