Cerca

Soci e partner

Provincia di Ravenna

Comune di Ravenna

Fondazione del Monte

Cassa di Risparmio di Ravenna

Regione Emilia-Romagna

Ministero della Cultura

Memoria e Ricerca

I siti web degli Archivi di Stato italiani: pluralità di esperienze e tentativi di uniformità

di Valentina Baggiani
in Memoria e Ricerca n.s. 22 (2006), p. 173


Per chi voglia dare uno sguardo d’insieme ai siti degli Archivi di Stato italiani, un buon punto di partenza e di orientamento è rappresentato dal portale «Archivi. Sistema Archivistico Nazionale», ospitato all’interno del dominio del Ministero per i Beni e le Attività culturali1. Il sito, inaugurato nel 1997, tra le diverse sezioni relative all’amministrazione archivistica, offre una pagina specifica per ciascun Archivio di Stato e sezione d’archivio in modo tale da garantire un’interfaccia di consultazione base e, per lo meno in apparenza, omogenea per tutti gli istituti2. Una visione superficiale può essere tuttavia fuorviante, poiché da l’illusione di un’uniformità che cela invece un panorama estremamente variegato. Il portale, d’altra parte, è stato progettato quando già il rapporto tra istituti di conservazione documentaria e Internet si era in parte avviato e anzi si potrebbe dire che è nato proprio dall’esigenza di un elemento di integrazione delle diverse esperienze archivistiche in rete già esistenti e di quelle ancora da avviare, il più possibile omogeneo per contenuti e grafica per tutti gli istituti, che costituisse anche un incoraggiamento per la produzione o adozione di strumenti on line. Il progetto così sviluppato rientra in un programma più ampio intrapreso dall’amministrazione centrale che, dalla seconda metà degli anni Novanta, si è adoperata per creare un servizio uniforme e coerente riguardo agli archivi posti sotto la sua direzione. Di questa spinta verso il web sono parte integrante, tra le diverse iniziative, la pubblicazione on line della Guida generale degli Archivi di Stato3, la realizzazione del Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche (SIUSA)4 e il più recente progetto per la creazione del Sistema Informativo degli Archivi di Stato (SIAS). Quest’ultimo progetto, in particolare, è stato avviato nel 2003, con l’intento di costituire una banca dati informatizzata e accessibile on line che rendesse conto della consistenza qualitativa e quantitativa del patrimonio documentario conservato in tutti gli Archivi di Stato. Seppur in fase di realizzazione il sito è già consultabile on line e aspira a essere la «sala di studio virtuale degli Archivi di Stato italiani» in cui si intendono mettere a disposizione degli utenti dati, strumenti e documenti in formato elettronico prodotti dai diversi istituti ma disponibili da un unico accesso, con la possibilità di seguire percorsi di ricerca plurimi sulla base dei sistemi documentari, dei soggetti produttori o degli strumenti di ricerca5.
Se invece ci si avventura nelle pagine dei distinti Archivi di Stato presenti nel portale del Sistema Archivistico Nazionale, sin da un veloce confronto si ricava quanto complesso e, talvolta, travagliato sia il rapporto tra questi istituti e il web. Quando è stata intrapresa la realizzazione del portale «Archivi» alcuni di questi soggetti, come si è detto, erano già presenti in rete con propri siti in varie modalità e livelli. Tale difformità di partenza, nonostante le energie e le risorse impiegate, non è stata colmata se non parzialmente. Alcuni Archivi, infatti, impiegando risorse proprie e stanziamenti straordinari che sono stati disposti a più riprese e in maniera non sistematica tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta per l’adozione delle nuove tecnologie nella pubblica amministrazione, avevano già avviato progetti autonomi di varia natura e approntato siti propri6, altri invece tutt’oggi hanno siti elementari, con informazioni scarse e spesso non aggiornate.
Le pagine dei diversi istituti ospitate nel sito del Ministero, che sono strutturate in sezioni standard contenenti ciascuna una tipologia di informazione7 e che si possono considerare il livello minimo di presenza sul web, comportano già fra sé una gradualità di completezza ed esaustività. Alcune offrono solo la cornice grafica senza alcuna sezione informativa compilata8, altre contengono il link a un sito proprio dell’istituto nel caso in cui questo abbia sviluppato autonomamente la propria presenza in rete9, altre ancora, pur compilate, non sono aggiornate con costanza10, altre infine appaiono all’utente ben curate e di agevole consultazione.
In generale si può notare che sia i siti degli Archivi di Stato per così dire autonomi sia quelli interni al portale «Archivi» forniscono alcune informazioni base per l’accesso all’istituto, quali indirizzo e recapiti vari (telefono, fax, e-mail, eventuale indirizzo web proprio), orari di apertura, norme per la consultazione del materiale documentario e librario, informazioni di carattere storico e architettonico sull’edificio che ospita l’Archivio talvolta corredato di carta topografica e indicazione del percorso consigliato e dei mezzi pubblici disponibili. Vi sono quindi parti introduttive generali, anche molto estese e approfondite, che descrivono la storia dell’Archivio e del patrimonio documentario in esso conservato, degli eventuali precedenti istituti archivistici e delle istituzioni che nel corso del tempo hanno prodotto e gestito la documentazione.
Frequentemente, quindi, si trovano indicazioni sull’esistenza di strutture per la riproduzione dei documenti su supporti diversi (carta, microfilm, ecc.) e il restauro del materiale archivistico11, nonché sezioni relative a manifestazioni culturali, conferenze, pubblicazioni, progetti e nuove acquisizioni, visite guidate e servizi didattici in genere curati dall’Archivio12. Per gli istituti in cui è attiva una Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica è predisposta, per lo meno nella maggior parte dei casi, un’apposita area del sito13.
Un’altra sezione che risulta curata da buona parte degli Archivi è quella dedicata alla biblioteca. La si trova per il momento nel 42% dei siti e altri Archivi che ne sono sprovvisti ne annunciano l’imminente pubblicazione in rete. In genere vi si danno informazioni sul patrimonio librario (tipologia e consistenza), sull’esistenza di nuclei di documentazione di particolare rilievo, sulle modalità di acquisizione del materiale da parte dell’archivio. Sono pochi invece i siti dotati di un catalogo in linea14.
Un servizio che ancora si trova piuttosto di rado, ma che tuttavia appare di grande utilità, è offerto da un numero ristretto di Archivi che consentono di prenotare on line le unità archivistiche, previa registrazione. Di solito la richiesta avviene compilando e inviando un apposito form o inoltrando una e-mail. Tra gli archivi che per queste vie offrono la possibilità di prenotare i pezzi per la consultazione, che comunque possono essere materialmente visionati solo all’interno dell’istituto, si segnalano gli archivi di Stato di Torino, di Firenze, di Arezzo.
 
Fin qui, come si vede, l’uso di Internet si limita in fondo a delle “comunicazioni di servizio”, certo utili soprattutto a livello pratico e, per così dire, logistico o genericamente informative, mirate ad agevolare l’accesso fisico e a far sì che l’utente individui il luogo dove recarsi e abbia cognizioni generali da cui partire. Non si tratta ancora però di elementi innovativi, che conferiscano un valore intrinseco alla presenza in rete dell’istituto che vada oltre la maggiore visibilità e velocità di informazione. Si ha insomma a che fare con notizie che già altri mezzi, seppur meno immediati e maneggevoli rispetto a Internet, possono fornire.
Non molto numerosi invece appaiono i siti in cui siano sfruttate e rielaborate le potenzialità di innovazione della rete. Nei pochi casi in cui ciò si verifica sono tuttavia messi a disposizione degli utenti strumenti talvolta molto complessi che danno un contributo originale alla ricerca e conferiscono un effettivo significato alla scelta di dotarsi di un sito web, concepito non più come un semplice sussidio, ma come veicolo di nuovi mezzi di ricerca.
 
Tra gli strumenti più comuni messi a disposizione degli utenti vi sono quelli che descrivono il patrimonio documentario posseduto.
Il più diffuso e più semplice, presente nel 49,5% dei siti di archivi e nel 14,7% dei siti delle sezioni15, è costituito dagli elenchi dei fondi. Nella maggior parte dei casi si tratta di semplici elenchi alfabetici16, per tipologia, per periodo storico-istituzionale e per funzioni, presentati quasi sempre in formato html o, più raramente, in pdf17, i cui dati di base sono di solito la denominazione del fondo, gli estremi cronologici, la natura e consistenza della documentazione, gli strumenti di corredo esistenti18. In alcuni casi a questi elenchi sono associate maschere di ricerca e link a eventuali strumenti di corredo on line.
Alcuni archivi forniscono elenchi più ristretti e specifici di fondi, come ad esempio i complessi i cui documenti sono consultabili soltanto in versione microfilm19. Un caso interessante è quello dell’elenco degli «Archivi perduti» dell’Archivio di Stato di Udine in cui si rende conto delle numerose perdite e distruzioni subite nel corso del tempo dai diversi fondi che attualmente sono conservati presso l’istituto. Le voci, ordinate per periodi storici, sono collegate tramite appositi link alle pagine statiche in cui sono descritti i fondi attualmente esistenti la cui fisionomia e consistenza sono il risultato di tali dispersioni. Quel che ne deriva è una visione virtuale di quello che la documentazione avrebbe potuto/dovuto essere, della sua struttura originaria, e della parte di informazioni che sono andate perdute ma che per lo meno sommariamente risultano in tal modo intuibili. Uno strumento quindi di integrazione e di completamento della ricerca storica, la quale, se deve per forza basarsi sull’esistente, tuttavia, per non perdere il senso della prospettiva e della misura, deve anche tener conto del materiale scomparso.
 
Un livello successivo e certo di grande utilità per chi lavora e studia sulla documentazione d’archivio è la pubblicazione on line degli strumenti di ricerca, un servizio che si riscontra con frequenza crescente. In questo caso la varietà delle tipologie è davvero estesa. Si passa dalla semplice trasposizione di strumenti elaborati in origine nella più tradizionale fattispecie cartacea alla messa in linea di inventari concepiti fin dall’inizio in versione elettronica, siano essi semplici testi in formato pdf, rtf o simili, o più complesse banche dati.
L’utilità del poter consultare gli inventari e gli indici on line sta nel fatto che l’utente ha la possibilità non solo di farsi un’idea sommaria sui fondi che potenzialmente possono contenere materiale utile ai suoi scopi, ma anche di organizzare un percorso di ricerca già più chiaro e approfondito con la scelta preliminare delle unità archivistiche e articolare una cernita più approfondita dei materiali, ottenere informazioni sul loro stato di conservazione e sulla loro accessibilità20. In alcuni casi agli inventari si accede soltanto tramite i link ai fondi archivistici corrispondenti siano essi descritti in semplici elenchi o in banche dati più articolate. Alcuni siti offrono per questa via inventari in formato pdf, come quelli degli archivi di Stato di Brindisi e di Lucca, altri invece pubblicano gli inventari sotto forma di pagine statiche html come avviene, ad esempio, nel caso dell’Archivio di Stato di Cagliari. In quest’ultimo, per ciascun inventario on line, la cui struttura è visualizzata in uno schema ad albero navigabile, è possibile effettuare ricerche avanzate per «Parola indice», «Autore dell’atto», «Numero dell’atto», «Data» e «Testo libero». È predisposto inoltre un motore di ricerca collegato a Google, Alta Vista, Yahoo, Lycos, Exite e Hotbot per estendere la propria ricerca automaticamente a tutto il web.
Alcuni archivi, invece, hanno dedicato apposite sezioni agli strumenti di ricerca on line. Nel sito dell’Archivio di Stato di Arezzo, ad esempio, nella sezione denominata «Consultazione inventari» si parte dall’elenco degli inventari raggruppati in base al periodo storico dei fondi corrispondenti. Selezionando la voce cui si è interessati, si ottiene la visualizzazione dei livelli inferiori del fondo fino a quello minimo (serie, sottoserie, ecc.) dove si trova il link alla parte dell’inventario in cui tale livello è descritto. Il testo cui si accede tramite questo collegamento è dato in formato pdf. Ulteriori link consentono inoltre la visualizzazione delle parti introduttive di carattere storico-archivistico dell’inventario, date anch’esse in pdf.
Sia l’Archivio di Stato di Firenze sia quello di Biella, invece, mettono a disposizione inventari in formato html. Nel caso dell’Archivio di Stato di Biella è data pure la possibilità di effettuare ricerche per parola nell’ambito di ciascuno strumento di corredo.
Più complessa è la soluzione elaborata dall’Archivio di Stato di Milano. In un’apposita sezione è disponibile una base dati degli strumenti, presentati in ordine alfabetico e in ordine di sezione della Guida generale degli archivi di Stato. Una volta selezionato il tipo di elenco, gli strumenti di ricerca richiamati sono visualizzati all’interno di una tabella costituita dai campi «titolo», «tipologia», «segnatura», «sezione» (della Guida generale degli archivi di Stato in cui è descritto il complesso cui lo strumento si riferisce), «volumi», «validità» (ai fini della richiesta delle unità archivistiche), «dettagli». Per il momento sono in linea soltanto alcuni di questi strumenti cui si accede cliccando sul titolo, quando questo appare attivo. Sempre attivo è invece il riferimento alla Guida cui è possibile collegarsi direttamente. Dai «dettagli» poi si accede alla scheda descrittiva specifica dello strumento di ricerca prescelto. All’interno della banca dati è infine possibile effettuare ricerche per titolo, anche parziale, dello strumento desiderato.
Articolata e ben navigabile appare anche la sezione dedicata agli strumenti di ricerca dall’Archivio di Stato di Siena, sebbene per il momento comprenda soltanto dieci inventari21. La pagina iniziale si presenta suddivisa in due frame. Nella parte sinistra è dato l’elenco degli inventari disponibili. Una volta selezionata una delle voci si visualizza l’articolazione del fondo, dalla quale ci si può posizionare sulla parte dell’inventario relativa al livello desiderato del complesso archivistico. L’inventario vero e proprio compare nella parte destra della pagina. Sempre a sinistra vi è inoltre una maschera attraverso cui si effettuano ricerche per parola. Appositi link, inoltre, consentono di richiamare le introduzioni storico-archivistiche ai fondi, alle serie e sottoserie.
Per il momento comunque, la maggior parte di questi progetti risulta in fase di elaborazione, tanto che gli aggiornamenti sono spesso continui e mutevoli, anche con una compresenza di soluzioni differenti. L’Archivio di Stato di Rieti, ad esempio, ha messo in linea per il momento soltanto tre dei suoi 150 inventari già informatizzati. Di questi, uno, relativo al «Catasto gregoriano», è disponibile come pagina html, mentre gli altri due, gli inventari dell’«Archivio notarile» e dell’«Archivio della delegazione apostolica di Rieti», sono in formato rtf, scaricabili anche in versione compressa22.
 
Tra gli strumenti più avanzati predisposti da alcuni archivi di Stato appositamente per il web vi sono le guide on line, che spesso sono il frutto dello sviluppo del precedente progetto «Anagrafe informatizzata degli archivi italiani»23 integrato e rielaborato secondo le più recenti acquisizioni in fatto di standard di descrizione archivistica e con l’impiego di più aggiornati strumenti informatici. In questi casi le guide, seppur progettate e curate in maniera indipendente dai diversi istituti, sono accomunate da alcuni tratti basilari, come l’adozione di descrizioni separate di complessi archivistici e soggetti produttori e un’impostazione multilivellare che abbandona definitivamente la tradizionale gerarchia e rigidità delle informazioni imposta dagli strumenti cartacei. È il caso, ad esempio, della Guida on line dell’Archivio di Stato di Firenze (SIASFI), «un progetto che prevede la descrizione dei fondi conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, delle loro serie, dei loro soggetti produttori e di vari altri elementi che ne definiscono i contesti di produzione e di trasmissione»24. Sebbene ancora in corso di compilazione, la Guida è già in buona parte disponibile on line. In particolare sono già state completate le schede relative al periodo repubblicano, a quello mediceo e in parte a quello lorenese e contemporaneo. La Guida, sebbene derivi come si è detto dal progetto Anagrafe, in realtà ne è una profonda rielaborazione. I dati raccolti nel corso degli anni Novanta sono stati trasposti in una nuova e più avanzata banca dati e riorganizzati secondo criteri del tutto innovativi da un punto di vista archivistico. I dati raccolti per «Anagrafe» sono stati ampliati, arricchiti, approfonditi, riorganizzati e resi disponibili attraverso un’interfaccia web apposita, rigorosa nell’impostazione ma agevole per quanto riguarda accesso e navigazione. Da un punto di vista informatico tali innovazioni hanno richiesto una migrazione dei dati in un nuovo ambiente software (Oracle) e «una riconfigurazione del modello di rappresentazione della realtà archivistica»25. Questa nuova fase del percorso è stata avviata nel 1998 grazie a una convenzione di ricerca stipulata fra l’Archivio di Stato di Firenze e il Centro di ricerche informatiche per i Beni Culturali della Scuola normale superiore di Pisa.
Un progetto per certi aspetti simile è quello sviluppato per l’Archivio di Stato di Milano. Dopo la conclusione del progetto «Anagrafe», nell’ambito del quale tra il 1998 e il 2000 era stata realizzata la schedatura di tutti i fondi conservati presso l’istituto, è stata effettuata una migrazione in ambiente MS Access. La banca dati così creata non si trova ospitata sul sito dell’istituto, ma sul portale di «Lombardia Storica» nella sezione «Archivi storici della Lombardia – PLAIN»26. Dopo la revisione e integrazione delle schede di «Anagrafe», la banca dati è stata riversata a partire dal 2003 nel sistema PLAIN, che raccoglie dati di più istituti di conservazione di area lombarda (archivi, biblioteche, musei di enti pubblici statali e locali, di associazioni ecc.). La banca dati è stata predisposta in modo tale da comprendere le schede di descrizione dei fondi, dei soggetti produttori, e degli attuali soggetti conservatori.
 
Altri progetti di banche dati sono stati realizzati indipendentemente da «Anagrafe» e corrispondono quindi a un’impostazione, per lo meno in parte, diversa.
L’Archivio di Stato di Napoli offre ad esempio on line la banca dati relativa al fondo denominato «Gabinetto di Prefettura», un complesso la cui documentazione appare piuttosto recente (1920-1958). Oltre all’inventario del fondo, con schede relative alle singole unità, la banca dati contiene approfondite introduzioni storico archivistiche, riproduzioni di immagini e di brani musicali, per un totale di circa 20.000 records. È inoltre dotata di una maschera attraverso cui si può effettuare ricerca libera o per campi27.
L’Archivio di Stato di Roma, a sua volta, sta sviluppando un proprio «Sistema informativo», secondo un progetto avviato nel 199828. Attualmente la banca dati comprende l’elenco completo dei fondi archivistici posseduti e la descrizione di 166 complessi documentari che giunge fino al livello delle singole unità. Non sono ancora attivi – benché previsti dal progetto e in avanzata fase di realizzazione – l’accesso alla ricerca tramite l’elenco dei soggetti produttori e le funzioni di gestione dei servizi di sala che prevedono procedure automatizzate di registrazione e ammissione degli utenti nonché di richiesta dei pezzi. Cliccando sulla voce «Fondi» si accede all’elenco strutturato dei complessi archivistici posseduti dall’Archivio di Stato di Roma, suddivisi in«Archivi di organi e uffici preunitari», «Archivi di corporazioni religiose soppresse, archivi notarili, archivio dello stato civile napoleonico, archivi catastali», «Archivi di enti pubblici, archivi privati, collezioni», «Archivi di organi e uffici periferici postunitari». Selezionando un fondo, sulla parte destra della pagina si visualizza la struttura gerarchica del complesso da cui si accede alle schede di descrizione. Tramite le apposite maschere è possibile effettuare ricerche a testo libero nell’intera banca dati, nei dizionari di toponimi e antroponimi e nell’insieme degli enti citati nelle descrizioni delle singole unità archivistiche.
 
Un tipo di servizio che si incontra, seppure ancora piuttosto sporadicamente, è quello della pubblicazione on line di materiale documentario digitalizzato. A parte singole riproduzioni il cui scopo principale è più di tipo decorativo che conoscitivo, sono pochi infatti i siti di archivi di Stato che consentano agli studiosi la visualizzazione e la consultazione di fondi o parti di essi attraverso il web in modo tale da svolgere ricerche complete anche da remoto. La possibilità di consultare i documenti secondo queste modalità dà più di un vantaggio, primo fra tutti quello di preservare il materiale dal deterioramento e dai possibili danni provocati da spostamenti e maneggiamenti frequenti. In alcuni casi si può addirittura migliorare la comprensione e la lettura delle carte, ad esempio attraverso la modifica dei parametri di visualizzazione.
Tra i casi più significativi si segnalano gli archivi di Stato di Roma, di Cagliari e di Torino che permettono di consultare on line i complessi archivistici già digitalizzati nell’ambito di IMAGO II, un progetto finalizzato alla riproduzione di sicurezza su dischi ottici di serie archivistiche, che è stato approvato e finanziato dall’Ufficio centrale per i beni archivistici del Ministero per i beni culturali e ambientali nel 1992. I diversi istituti che vi sono stati coinvolti hanno avuto piena libertà di scelta sulla documentazione da trattare e sui mezzi e le modalità di realizzazione. Una volta completato il progetto alcuni archivi di Stato ne hanno quindi avviata un’ulteriore fase di sviluppo con la messa a disposizione on line di quanto realizzato, mentre gli altri hanno preferito consentirne la consultazione soltanto dalle postazioni presenti nelle proprie sale di studio. Per quanto riguarda l’Archivio di Stato di Roma l’utente deve registrare preliminarmente i propri dati, dopodiché può accedere alla sezione apposita del sito dalla quale si ha modo di visualizzare le unità che costituiscono le serie «Catasto Alessandrino», «Catasto urbano», «Catasto Gregoriano», «Cessato catasto rustico», «Pergamene», «Preziosi», «Notai», «Tesorerie»29. Da segnalare che per questa sezione del sito romano è stata predisposta anche una versione in inglese. Nel sito dell’Archivio di Stato di Cagliari, invece, è consultabile, o almeno dovrebbe esserlo30, il materiale cartografico presente nei fondi «Real Corpo di Stato Maggiore (sec. XIX)», «Ufficio Tecnico Erariale (sec. XIX)» e «Tipi e Profili» (secc. XVII-XIX). Sul sito dell’Archivio di Stato di Torino, infine, è possibile visualizzare una parte rilevante (oltre 4.500 su un totale di 6.500) delle carte del fondo «Carte topografiche e disegni» e di quelle del fondo «Architettura militare» anch’esse digitalizzate per IMAGO II31.
L’Archivio di Stato di Firenze mette invece a disposizione di chi consulta il suo sito due archivi digitalizzati, ossia i fondi «Mediceo avanti il principato» e «Acquisti e Doni, 383». Il primo comprende per lo più carteggi e, in parte ridotta, documentazione relativa all’attività di prestito della famiglia Medici prima della costituzione del principato (XIV-XVI sec.). Il secondo offre la trasposizione digitale di un codice di ventotto lettere avente come destinatario Cosimo il Vecchio recuperate recentemente sul mercato antiquario. Anche in questo caso per poter accedere alle immagini è richiesta soltanto la registrazione da parte dell’utente32.
Progetti analoghi sono in corso di elaborazione presso altri istituti, come ad esempio la digitalizzazione intrapresa dall’Archivio di Stato di Trieste delle mappe del Catasto Franceschini, per la quale, una volta completata, è programmata la pubblicazione on line.
 
Alcuni archivi hanno sviluppato e reso disponibile una serie di servizi mirati a utenti più individuati. Tali particolarità locali possono essere originate o da sollecitazioni derivate dalla tipologia di utenti più frequenti o numerosi oppure dall’aspirazione a interessare e coinvolgere nello studio del patrimonio documentario nuovi tipi di fruitori. Il primo caso comprende ad esempio gli archivi che dimostrano particolare attenzione per i ricercatori, amatoriali o professionali, che si occupano di genealogie33 o coloro che fanno indagini catastali34. Un caso interessante è quello dell’Archivio di Stato di Udine che dedica una sezione specifica con informazioni essenziali ai discendenti di emigrati friulani che aspirino al conseguimento della cittadinanza italiana e che quindi abbiano bisogno di documentazione per inoltrare le loro richieste35. Analogamente, nel sito dell’Archivio di Stato di Milano si trova la sezione «Fonti per le indagini anagrafiche»36.
Per quanto riguarda invece l’intento di rinnovare o ampliare l’utenza e dare un’immagine più accattivante all’archivio, si possono citare alcuni servizi sviluppati per interessare gli allievi delle scuole elementari e medie inferiori. Un’iniziativa ben articolata e ben progettata, ad esempio, è quella dell’Archivio di Stato di Biella il quale nella sezione «Didattica e Formazione», mirata soprattutto a esemplificare le attività organizzate dall’istituto per coinvolgere e appassionare gli scolari allo studio della storia attraverso le fonti e la conoscenza diretta dei documenti, pubblica sul web alcune favole a tema “archivistico” e percorsi interattivi37.
Anche l’Archivio di Stato di Rieti mette on line alcuni studi realizzati nell’ambito del «Laboratorio didattico», nella cui attività sono coinvolti studenti delle scuole medie inferiori e superiori38.
 
Interessante è infine dare anche uno sguardo a quella che si potrebbe definire la capacità (o intenzione) di connessione e la predisposizione a suggerire al ricercatore percorsi di ricerca tramite altri istituti di conservazione, che si manifesta nei collegamenti con altri siti. In particolare la classica area dei link, quando ben sviluppata, costituisce un esempio di come un singolo istituto possa definirsi in rapporto ad altri soggetti, superando una certa autoreferenzialità e mostrando e suggerendo agganci di ricerca agli studiosi. I livelli dei collegamenti possono essere di tipo per così dire generico e analogico: siti degli altri archivi di Stato, del ministero, di istituzioni archivistiche. Si possono trovare tuttavia anche progetti di connessione più ambiziosi, di carattere tematico, come nel caso di Biella, in cui è stata individuata una rete di siti di archivi presenti sul territorio in modo da offrire uno strumento ad ampio spettro che renda conto di molte, anche se non tutte, le possibilità di indagine ricavabili dalla realtà archivistica locale.
Uno dei link che con più frequenza si incontrano, d’altra parte, è quello con il già citato sito della Guida generale degli archivi di Stato nella sua versione on line. La scelta in prima istanza è motivata dal fatto che la Guida costituisce ancora lo strumento indispensabile e imprescindibile per la conoscenza sia del patrimonio documentario nazionale nel suo complesso sia di quello dei singoli istituti39, caratteristica questa che si è accresciuta e potenziata con la pubblicazione in rete. Oltre a ciò, il collegamento è determinato dal fatto che alcuni archivi, come quello di Milano di cui già si è parlato, hanno impostato la descrizione dei propri fondi, nonché gli elenchi e gli altri strumenti di descrizione dei medesimi, sulla Guida e sulla divisione dei complessi documentari per periodi storico istituzionali e funzioni che essa prevede40.
 
La serie delle soluzioni e delle offerte potrebbe ancora continuare, ma forse a conclusione di questa rassegna appare più utile formulare qualche riflessione. L’elemento che sin qui è emerso con maggiore evidenza è l’indipendenza delle esperienze compiute da ciascun archivio. A parte pochi progetti di più ampio respiro che hanno coinvolto o indotto alla collaborazione più di un istituto, la maggioranza degli strumenti offerti all’utente è sviluppata singolarmente e si presenta come una sorta di unicum. Le ragioni di questa varietà sono plurime: l’eccezionalità dei contributi pubblici che spesso, soprattutto in passato, sono stati stanziati singolarmente per progetti specifici; gli interessi e le conoscenze informatiche degli operatori incaricati da ciascun istituto dell’ideazione e della realizzazione dei progetti; gli orientamenti di ricerca degli utenti dei singoli istituti. Motivazioni di carattere generale e locale, quindi, hanno determinato la vastità e la varietà degli strumenti offerti che corrispondono in maniera più o meno adeguata allo scopo di agevolare gli studiosi nell’avviare o anche soltanto abbozzare il loro percorso di ricerca già prima di accedere all’istituto di conservazione.
Anche la realizzazione del portale “«archivi» nella sua struttura attuale, in fondo, rappresenta una presa di coscienza della situazione e un tentativo di riunire, di riassumere quasi, anche visivamente le diverse esperienze fin qui maturate. Un’uniformazione vera e propria sembra però a questo punto di difficile realizzazione, e forse nemmeno auspicabile, anche a causa dell’organizzazione stessa, notevolmente decentrata, dell’amministrazione archivistica. Quel che è certo è che la possibilità di condividere e consultare i progetti realizzati sino a oggi dai diversi istituti con la velocità e la comodità del web rappresenta di per sé un motivo di arricchimento, uno stimolo e un’ispirazione per nuove iniziative o per l’avvio di progetti di informatizzazione da parte di archivi rimasti ai margini o quasi della rete nonché un impulso a una rigorosa e scientifica creatività da parte di soggetti che, almeno nell’immaginario, sono legati alla tradizione e a una certa, seriosa staticità.
 
1. Cfr. <http://www.archivi.beniculturali.it/>; [data di ultimo accesso 2 marzo 2006. Nelle note successive la data di più recente consultazione dei siti menzionati sarà fornita tra parentesi quadre senza la didascalia iniziale, che dovrà intendersi sottintesa].
2. Per una storia del portale e per una descrizione di finalità e criteri di organizzazione cfr. P. Feliciati, L’amministrazione archivistica italiana sul Web: storia di un portale culturale pubblico, in «Archivi & Computer», XIV (3/02), pp. 20-33.
3. Si tratta della trasposizione e rielaborazione in formato elettronico dei quattro volumi pubblicati tra il 1981 e il 1994 in cui è stato descritto il patrimonio documentario di tutti gli Archivi di Stato italiani. Cfr. il sito <http://www.maas.ccr.it/cgi-win/h3.exe/aguida/findex_guida> [2 marzo 2006].
4. Cfr. il sito di SIUSA, <http://archivi.beniculturali.it/divisione_III/siusa.html>; [2 marzo 2006]. Cfr. inoltre M. G. Pastura, D. Iozzia, D. Spano, Maddalena Taglioli, Il Sistema Unificato per le Soprintendenze Archivistiche, in «Archivi & Computer», XIV (2/04), pp. 64-77; D. Bondielli, Il Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche: elaborazione, sviluppo, descrizione del progetto, in <http://www.archivi.beniculturali.it/divisione_III/04-bondielli.pdf> [2 marzo 2006].
5. Cfr. D. Grana, Il Sistema informativo degli Archivi di Stato, in «Archivi & Computer», XIV (2/04), pp. 78-84. L’indirizzo del sito è <http://www.archivi-sias.it/>; [2 marzo 2006].
6. I finanziamenti erano soprattutto finalizzati alla realizzazione di banche dati e riproduzioni digitali di documenti. Alcune di queste realizzazioni sono state rese disponibili on line in quelli che oggi risultano i più avanzati tra i siti degli Archivi di Stato. Cfr. D. Grana, Il Sistema informativo degli Archivi di Stato, cit., p. 80.
7. Alla pagina di presentazione di ciascun istituto si trovano i link alle seguenti sezioni: «Presentazione», «Sala di studio», «Servizio di fotoriproduzione», «Eventi», «Laboratorio di legatoria e restauro», «Sede dell’Istituto», «Patrimonio documentario», «Biblioteca», «Attività», «Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica». Quasi mai le sezioni sono compilate nella loro totalità né i dati immessi sono sempre uniformi. Certi tipi di informazioni, per esempio, sono inclusi indifferentemente in una o in un’altra sezione o si ripetono in parti diverse, a seconda del criterio seguito dagli addetti alla compilazione e dei tempi e modi in cui i dati sono stati immessi.
8. Gli Archivi di cui sono compilate soltanto le pagine di presentazione senza alcuna sezione attiva sono il 15,8%, quelli che non offrono nessun tipo di informazione il 2,9%. Si segnalano alcune pagine, inoltre, che presentano problemi di visualizzazione.
9. Si configurano così tre tipologie di siti: quelli contenuti nel server centrale del Ministero, quelli di Archivi dotati di server propri (cfr. ad esempio Archivio di Stato di Firenze), quelli ospitati in siti di altro genere, come ad esempio il sito dell’Archivio di Stato di Grosseto, che è compreso all’interno del portale della Rete civica della Provincia grossetana, e quello dell’Archivio di Stato di Lucca, inserito nel sito del Comune di Lucca.
10. La cura della compilazione e revisione delle pagine è affidata ai singoli istituti e questo è uno dei motivi di maggior difformità. Nel caso, inoltre, in cui un Archivio abbia un sito proprio gestito autonomamente rispetto a quello centrale e si occupi quindi dell’aggiornamento di questo soltanto, possono verificarsi delle sovrapposizioni o dei parallelismi nella gestione dei dati e un certo disorientamento nella consultazione da parte dell’utente. Cfr. P. Feliciati,cit., p. 27.
11. In questa sezione sono spesso indicate le norme per la richiesta di copie di documenti e la loro pubblicazione da parte degli utenti, talvolta con la modulistica relativa scaricabile. Sono spesso disponibili anche i tariffari e gli orari in cui le richieste possono essere inoltrate.
12. In questa sezione si trovano talvolta inseriti «Notiziari» di tipo tecnico-amministrativo, con informazioni, ad esempio, relative a bandi di gara, concorsi e simili.
13. In totale gli istituti dotati di una Scuola di archivistica, paleografia e diplomatica sono diciassette. Di questi, quattordici (Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Modena, Napoli, Palermo, Perugia, Roma, Torino, Trieste, Venezia) hanno apposite pagine web, in cui sono fornite notizie generali sulle strutture, i programmi di studio e l’accesso, nonché la modulistica spesso scaricabile tramite Internet per la domanda di ammissione. Gli Archivi di Bolzano, Mantova e Parma non hanno invece alcuna informazione on line relativa alle proprie scuole. Per l’elenco delle scuole cfr. la pagina apposita del sito «Archivi» del Ministero: http://www.archivi.beniculturali.it/scuole/school.html [2 marzo 2006].
14. Tra questi si segnalano gli archivi di Stato di Cosenza (il catalogo è disponibile ma ancora in fase di perfezionamento), Pistoia (il catalogo è inserito nella Rete documentaria della provincia di Pistoia), Prato (il catalogo è inserito nella Rete documentaria della provincia di Prato), Trieste. L’Archivio di Stato di Udine mette a disposizione in rete il «Catalogo delle pubblicazioni contenenti riferimenti alla documentazione conservata dall’istituto». L’Archivio di Stato di Torino, invece, pubblica on line il catalogo dei periodici posseduti. Alcuni archivi tra cui l’Archivio Centrale dello Stato e gli Archivi di Stato di Firenze, Milano, Napoli e Roma, aderiscono al Sistema Bibliotecario Nazionale e sono perciò collegati all’indice generale dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche.
15. Poche (29,5%) sono le sezioni d’archivio i cui siti vadano oltre la pagina di presentazione e contengano almeno una sezione di approfondimento (quelle più presenti riguardano la descrizione, anche sommaria, del patrimonio documentario e la sede dell’istituto).
16. Nelle sezioni denominate «Patrimonio documentario» delle pagine degli istituti ospitate nel portale del Ministero i fondi posseduti da ciascun istituto sono in genere descritti sommariamente attraverso un elenco collegato a un indice alfabetico navigabile. Neppure in questo caso, tuttavia, vi è uniformità, né a livello di realizzazione grafica né relativamente alle modalità di organizzazione dei dati. Cfr. a titolo esemplificativo, i modi diversi in cui sono presentati gli elenchi alfabetici dell’Archivio di Stato di Benevento e di quello di Ascoli Piceno.
17. L’offerta del documento in questo formato costituisce in genere un’integrazione all’analoga versione in html.
18. Alcuni siti, per agevolare la ricerca, forniscono più tipologie di elenchi di fondi. In quello dell’Archivio di Stato di Firenze, ad esempio, si hanno a disposizione tre tipi di elenchi: alfabetico, per tipologia, per funzioni (quest’ultimo riguarda soltanto i fondi preunitari). In maniera simile l’Archivio di Stato di Rieti offre un indice alfabetico, uno per tipologia e uno degli archivi digitalizzati.
19. Cfr. ad esempio l’Archivio di Stato di Brindisi e l’Archivio di Stato di Lucca.
20. Vi sono ad esempio casi in cui i fondi sono sottratti in tutto o in parte alla consultazione per preservare l’integrità dei documenti. Sapere preliminarmente cosa si può o non si può vedere o quali siano le procedure per visionare materiale generalmente sottratto alla consultazione può quindi costituire un notevole risparmio di tempo e può dare un’idea all’utente del materiale sopravvissuto.
21. Cfr. <http://assi.archivi.beniculturali.it/inventari/>; [2 marzo 2006].
22. Cfr. <http://www.asrieti.it/patrimonio/inventari/indInvent.htm>; [2 marzo 2006].
23. Il progetto «Anagrafe» fu inaugurato nei primi anni novanta del Novecento grazie ai finanziamenti stanziati inizialmente per gli archivi vigilati da alcune Sovrintendenze archivistiche (legge 84/90). In seguito, grazie alla legge 145/92, fu esteso ad alcuni archivi di Stato, con l’intento di costituire una banca dati centrale presso il Ministero per beni culturali e ambientali.
24. Cfr. D. Bondielli, S. Vitali, Descrizioni archivistiche sul web: la guida on line dell’Archivio di Stato di Firenze in: <http://www.archiviodistato.firenze.it/materiali/siasfi.pdf>; [2 marzo 2006].
25. Ibid.
26. Cfr. <http://plain.unipv.it/plain/index.php?page=&;dxm=1> [2 marzo 2006]. Dal sito dell’Archivio di Stato di Milano vi si accede tramite un apposito link collocato nella sezione denominata «Strumenti di ricerca».
27. Cfr. <http://www.archiviodistatonapoli.it/asnaCMS/index.jsp?>; [2 marzo 2006].
28. Cfr. <http://archivi.beniculturali.it/ASRM/SistemaInfo.html>; [2 marzo 2006].
29. Cfr. <http://www.asrm.archivi.beniculturali.it/guida.html>; [2 marzo 2006].
30. Per motivi tecnici alla data dell’ultima consultazione (2 marzo 2006) il servizio non risultava accessibile. Cfr. <http://www.archiviostatocagliari.it/arcdigit.htm>;
31. Cfr. <http://ww2.multix.it/asto/ricerca.htm> [2 marzo 2006].
32. Cfr. <http://www.archiviodistato.firenze.it/progetti/attivite.htm#progettoimago>; [2 marzo 2006].
33. Nel sito dell’Archivio Centrale dello Stato, ad esempio, è presente una sezione dedicata al servizio araldico. I dati forniti sono tuttavia a carattere semplicemente informativo circa l’ufficio e le modalità di accesso, mentre la sezione delle «Pubblicazioni sul web» di argomento araldico e genealogico, pur prevista, non è ancora approntata. Cfr. <http://archivi.beniculturali.it/ACS/araldica.html>; [2 marzo 2006].
34. Cfr. ad esempio il sito dell’Archivio di Stato di Firenze in cui è fornita una guida on line alla consultazione dei documenti catastali <http://www.archiviodistato.firenze.it/CGT/PagineScroller/HomeRid.htm>; [2 marzo 2006].
35. Cfr. <http://archivi.beniculturali.it/ASUD/g_main.htm>; [2 marzo 2006].
36. Cfr. <http://213.156.63.135/redir.html?pag=main.html> [2 marzo 2006].
37. Cfr. <http://www.asbi.it/index.html?fase=didattica>; [2 marzo 2006].
38. Cfr. <http://www.asrieti.it/attività;/indAtti.htm> [2 marzo 2006].
39. Nel sito dell’Archivio di Stato di Bologna, anzi, il collegamento alla Guida generale costituisce per il momento l’unico strumento di conoscenza da remoto del patrimonio documentario dell’istituto, in attesa della messa on line della banca dati dei fondi. La stessa soluzione è stata adottata per la sezione d’archivio di Imola.
40. È il caso ad esempio degli archivi di Stato di Cosenza, La Spezia, Lecce, Rieti. Non mancano tuttavia archivi che hanno preso come riferimento guide proprie che presentano i complessi documentari secondo ordinamenti diversi da quello scelto per la guida generale. Cfr. ad esempio l’indice dei fondi dell’Archivio di Stato di Biella, il cui modello è la Guida dell’Archivio di Stato di Biella, a cura di G. Bolengo e M. Cassetti pubblicata nel 2000 o la Guida ai fondi dell’Archivio di Stato di Brindisi che riprende l’impostazione dell’analoga Guida realizzata da R. Ninni e M. A. Paparella pubblicata nel 1999 oppure, ancora, l’elenco alfabetico dell’Archivio di Stato di Roma tratto dalla Guida per l’utente elaborata da E. Graziani e pubblicata nel 1995.