di Serge Noiret
in Memoria e Ricerca n.s. 18 (2005), p. 169
La storiografia contemporanea
e il digitale, considerazioni preliminari
La rete schiaccia la storia contemporanea sulla memoria e riempie lo spazio virtuale di siti amatoriali e divulgativi di un uso pubblico continuo della storia1, di qualità difficile da decifrare senza l’uso di un metodo critico adattato ad internet2. Questo rende complicato identificare la qualità dei contenuti di rete e quindi comprendere come la storia contemporanea si stia sviluppando nel web anche a livello scientifico.
La storiografia accademica non è infatti l’unica storia contemporanea possibile in internet né, soprattutto, l’unica che vi si trovi oggi. Anzi, è vero il contrario. Esistono infatti molte “altre storie” presenti nella rete, che sono l’espressione «dell’individualismo di rete» secondo Castells3, delle molte memorie al singolare o di una richiesta identitaria di gruppi di genere, sociali e politici, e, infine, di un uso pubblico del passato spesso con spiccate caratteristiche ideologiche o anche propagandistiche4. La rete italiana restituisce infatti principalmente una storia vista attraverso il prisma di una memoria in proprio o ricondotta ad un suo uso pubblico strumentale attraverso internet.
Quello che manca, in primis, nella rete italiana di storia contemporanea, è quella storiografia scientifica ed accademica, sotto forma di monografie, quella che gli storici di professione producono da sempre, a stampa, e anche, ma in misura minore, di pubblicazioni periodiche nelle riviste scientifiche digitali.
Per rispondere a queste preoccupazioni critiche, un’analisi dei contenuti della rete italiana di storia contemporanea è stata recentemente compiuta attraverso un monitoraggio dei siti per gli anni 2001-2003.
Il progetto collettivo, avviato sotto gli auspici dell’IBC dell’Emilia Romagna e pubblicato nel 2004, aveva come scopo quello di elaborare e, successivamente redigere, una scheda per confrontarsi con i siti web e valutare più di duecento di essi, allargando i parametri da considerare rispetto a quelli tradizionalmente accettati dalla letteratura sull’argomento5.
Una delle conclusioni di quel lavoro era proprio la constatazione dell’assenza nel web degli scritti degli storici di professione. Vi è inoltre spesso una certa inconsapevolezza da parte di questi ultimi dell’apporto degli strumenti tecnici offerti da internet per effettuare e comunicare i risultati delle ricerche e, soprattutto, la storiografia attraverso la rete6, mentre tale consapevolezza è più diffusa i bibliotecari, gli archivisti e gli operatori dei musei di storia.
L’assenza di storiografia on-line si riscontra anche a livello delle maggiori case editrici di storia italiana, che non offrono copie digitali dei lavori scientifici e delle monografie di ricerca che, tecnicamente, sarebbero invece in grado di diffondere in internet7, malgrado le drammatiche irrisolte questioni legate alla conservazione di tali scritti8.
Questa situazione si verifica anche nel caso di alcune case editrici come la Laterza che, pur da tempo convinta dell’importanza del digitale e della diffusione attraverso la rete di un certo tipo di letteratura scientifica che non ha più senso continuare a stampare per pochi intimi, non propone nel suo catalogo che poche monografie elettroniche di storia specificatamente legate alla didattica della storia9.
Il panorama offerto dalle risposte ad una piccola indagine sull’e-book italiano di storia che sarà pubblicato più avanti, nella rubrica Spazi online, rafforza ancora questa convinzione sulla sostanziale estraneità degli storici italiani del contemporaneo rispetto a internet, quando fare uso della rete significa adoperare la sua scrittura ipertestuale e, in seguito, pubblicare monografie di storia. Ci si serve di internet per fare ricerca, ma il prodotto di quella ricerca viene sempre diffuso in modo tradizionale, a stampa10, o in rari casi (eccezionali per la rete di storia contemporanea italiana) in riviste elettroniche di storia11.
Vorrei così indagare in queste pagine su alcuni progetti innovativi della rete americana per capire come la storia contemporanea viene oggi offerta in formato digitale oltre oceano e se – almeno negli USA – vi è davvero questo salto di qualità e questa rivoluzione nel mestiere dello storico paventata da alcuni ed auspicata da altri, come scrive Minuti12.
Quali potrebbero essere – ammesso che così la si possa definire – le caratteristiche di una “nuova storia” on line negli USA, una “costruzione espressiva” del testo attraverso la rete che potrebbe un giorno anche approdare in Italia?
La “nuova storiografia digitale”
negli Stati Uniti
Partirò da un presupposto più generale secondo il quale, nemmeno nel paese maggiormente informatizzato e produttore di contenuti scientifici in rete come gli USA, la storiografia sotto forma di saggi per riviste e monografie accademiche viene sistematicamente trasferita in internet. Inoltre, la “nuova storiografia” digitale non possiede ancora molti interpreti e, di conseguenza, un credito scientifico diffuso nell’accademia. Sono le associazioni professionali più importanti dell’establishment accademico americano e alcuni storici di grande prestigio, proprio per la qualità e l’importanza dei loro lavori tradizionali, che suscitano direttamente la creazione di questa nuova storiografia con il loro lavoro critico nei comitati editoriali. Negli Stati Uniti è proprio l’accademia – i professori universitari di storia – (al contrario dell’Italia dove questo accade forse soltanto con gli studi medievali13) che si occupa di imporre all’attenzione della corporazione quei lavori scientifici che usano internet per essere diffusi e si basano sull’ipertesto per una rielaborazione della scrittura storiografica che abbia un impatto nuovo sulla struttura della monografia scientifica, incorporando spesso le stesse fonti e parti degli elementi consultati per condurre la ricerca.
Alcuni storici americani riuniti attorno alla History Cooperative, una «pioneering non profit humanities resource offering top-level on line history scholarship»14, e all’American Council of Learned Societies, vogliono imporre all’attenzione del pubblico scientifico degli addetti ai lavori più che alla grande platea mediatica di internet, una «espressive historiography», nella quale le fonti vengono sistematicamente pubblicate o meglio, ri-create per la rete15: e trovano un diverso e paradossalmente più tradizionale impiego a sostegno di una narrazione storiografica che riconosca ed utilizzi le specificità del medium internet – l’ipertestualità – e si sviluppi in sintonia con le sue potenzialità. In America, i progetti accademici più importanti che offrono libri elettronici16 usufruiscono di finanziamenti da parte di sponsors culturali importanti come la Andrew W. Mellon Foundation17 oltre ad essere promossi dalle associazioni più rappresentative nel campo delle Humanities e della storia come la American Council of Learned Societies, (ACLS)18 o le American University Presses19 e, nel nostro settore, la American Historical Association (AHA)20 nonché l’Organization of American Historians, (OAH)21.
Queste «learned societies» godono inoltre del supporto del National Endowment for Humanities (NEH)22 per raggiungere la rete con una presenza consistente di progetti, offrendo alla comunità degli storici quei contenuti scientifici che tutti vorremmo trovarci.
Le associazioni professionali degli storici americani, gemellate in questa prospettiva, sono da alcuni anni all’avanguardia sia nel settore dell’editoria accademica (scholarly), sia in quello che si sta affermando attraverso l’uso anche ipermediale della rete come la “nuova storiografia digitale” o meglio quella che Michael Grossberg, editore della American Historical Review, ha definito recentemente una «espressive construction of texts»23.
Sona dunque direttamente la AHA e la OAH nel quadro dell’associazione delle «learned societies» (ACLS), ad aver lanciato nel settembre 2002, l’History E-Book Project24, una serie di libri elettronici di storia offerti nella rete nel tagged image file format (TIFF)25.
Tale scelta tecnica permette estese modalità di ricerca nel testo stesso attraverso una versione accuratamente riprodotta seguendo le caratteristiche dell’Optical Character Recognition (OCR)26.
Oltre al libro elettronico, vengono offerte in linea recensioni critiche (reviews) apparse nella stampa specializzata all’epoca dell’uscita del libro nella sua versione a stampa, nel caso di ristampa elettronica di volumi precedentemente stampati. Queste recensioni sono spesso apparse nelle riviste appartenenti oggi alla History Cooperative, un nuovo modo di intendere la distribuzione dei saggi on-line e che promuove direttamente l’accesso ai contenuti scientifici delle maggiori riviste storiografiche americane senza dover passare attraverso distributori commerciali. Si offre così retrospettivamente la versione on line di recensioni disponibili nel progetto di Journal Storage, JSTOR27.
Tuttavia, quello che viene chiamato da Grossberg, una «espressive construction of text»28 è profondamente diverso da una ristampa elettronica di un libro senza più copyrights caricata in rete, e si serve in modo interattivo, nella costruzione stessa del discorso, degli apparati multi mediali che Robert Darnton aveva integrato nel suo famoso saggio che iniziò la “nuova era del libro” nel campo della storiografia americana e mondiale.
Robert Darnton
e la “nuova era del libro” digitale
Il testo storico è oggi suscettibile di essere facilmente riscritto e re-inventato grazie alla rete e al formato digitale e possiede più livelli potenziali di stesura e di lettura, come proponeva Darnton nel 199929 o, già nel 1991, Stevan Harnad, docente di psicologia a Southampton: il quale si dedica da allora a convincere la comunità scientifica a pubblicare in rete anche testi “provvisori” o in corso d’opera30.
Robert Darnton, sulla scia di Harnad, ha previsto per la storiografia diversi strati della scrittura e del testo digitale, delle sovrapposizioni di livelli di approfondimento scientifico grazie al digitale e alla rete, cosicché ogni spazio ha un suo “peso” ed approfondimento ed un sua scrittura più o meno definitiva, più o meno in movimento. È dal livello di approfondimento della scrittura che si determinano le varie potenzialità della rete: si passa dalle forme di open archive e open source, una scrittura in corso di elaborazione ed aperta anche all’esterno ed ad altri contributi, come oggi si può individuare egregiamente nel lavoro collettivo della Wikipedia31, alla pubblicazione scientifica definitiva che sancisce la conclusione di una fase lavorativa. L’elaborazione di un testo digitale è dunque un processo in corso, non definitivo che comporta varie fasi e si sedimenta necessariamente per strati. Questo concetto che rimanda all’idea di un cantiere scientifico aperto e di un laboratorio in continua evoluzione, è stato rivisitato in Italia da Peppino Ortoleva che, di fronte al continuo rifacimento del testo che permette la rete, intende differenziare solo due “stati” del testo, quello edito e quello inedito. Quest’ultimo, che Ortoleva definisce il «testo instabile»32, è un’elaborazione sempre provvisoria della ricerca in corso, sempre e comunque in movimento attraverso la rete.
È proprio una riflessione sugli stadi successivi del processo di scrittura permeato dalla rete che Darnton offre nel suo saggio sulla nuova età dei libri dopo Gutenberg, al quale la nuova storiografa “espressiva di rete” americana deve infatti molto. Darnton intendeva presentare l’apparato documentario ed euristico della ricerca storica sempre insieme alla redazione storiografica, alla narrazione stessa, giocando con diversi livelli di un testo oltre che con la sua idea di stabilità. Darnton scrisse le premesse teoriche di questa rivoluzione storiografica tra il 1999 e il 2000 nei suoi saggi A Historian of Books, Lost and Found in Cyberspace, e New Age of the Book33 tradotto in Italia dalla Rivista dei Libri34 (e diffuso inoltre nel nostro paese da un’intervista a «Repubblica»)35; ed infine nel suo Can an 18th-century book peddler bring academic publishing to the Web?36.
Le proposte teoriche di Darnton hanno così posto le fondamenta dell’impresa della American History Association, descrivendo vari possibili livelli di lettura di una tesi di dottorato – o di una monografia di ricerca – in funzione di un digitale da comunicare attraverso internet grazie al lavoro di importanti case editrici universitarie indipendenti dalle pressioni degli editori commerciali.
Questo modo di scrivere con il digitale e di comunicare gli scritti con la rete non fu soltanto “teorizzato” da Darnton. Lo storico dell’Europa moderna a Princeton, già nel 1999, aveva offerto un primo tentativo di storiografia multimediale con il suo famoso saggio dedicato al mondo dei caffè parigini agli albori della comunicazione politica contemporanea, alla fine del XVIII secolo37.
Il saggio non era ipertestuale – nel senso recentemente rimesso a fuoco da Domenico Fiormonte38 – né ipermediale, come scrittura che recepisse e fondesse in internet, unico medium accessibile dal computer, altri media audio-visivi disponibili su diversi supporti digitali.
Infatti, esistono almeno due tipologie di ipertestualità. Una è quella che potremmo chiamare dell’ipertesto debole o “per caso”.
E poi vi sono invece le diverse forme graduali di ipertestualità, come nel saggio di Darnton che incorporava elementi multi-mediali fino ad ottenere un ipertesto espressivo ovvero quella costruzione articolata, regolata e pianificata di un discorso storiografico attraverso collegamenti tra narrazione e fonti, l’uso di nodi di interscambio semantici dotati anche di impliciti significati cognitivi e relazionali nell’insieme del web di storia. È esattamente questa distinzione che gli storici americani della History Cooperative e delle due maggiori società che li raggruppano intendono formalizzare, individuando, nei loro progetti digitali ed in particolare nella proposta degli History e-books, un livello di scelta cosciente e controllata nel collegamento ipertestuale: il rinvio ad altri documenti in diversi formati digitali viene così concepito soltanto sotto il controllo dell’autore, che ne rimane non solo ispiratore consapevole, ma anche direttamente responsabile. Con la nuova storiografia digitale, non ci si indirizza verso un ipertestualità debole o inconsapevole delle relazioni che scattano in rete con la cessazione della responsabilità dell’autore una volta varcata la porta verso l’ignoto che rappresenta il “link”: gli storici americani della nuova storiografa digitale scelgono di rimanere padroni del loro testo anche in relazione ai vari riferimenti ipertestuali che ne scaturiscono.
Darnton propose in rete un’opera multi mediale dove il computer, lo schermo, “pescando” le informazioni dalla rete, permetteva di mettere in relazione con le note tradizionali e gli apparati documentari e bibliografici, anch’essi tradizionali, diverse tipologie di fonti digitali appartenenti a diversi media: dall’iconografia urbana della Parigi del Settecento alle fonti sonore, come la registrazione odierna di canzoni che circolavano all’epoca e diffondevano il messaggio politico. Queste tipologie di apparati documentari sono stati sistematicamente ripresi poi in un sito della Charles Mason University attivamente ispirato alle idee “darntoniane” che è stato dedicato alla rivoluzione francese39.
Così facendo, il computer includeva attraverso una distribuzione di rete, diverse tipologie documentarie offerte in formato digitale, ma, questa volta, non con l’intento di sradicare la scrittura testuale lineare riprodotta attraverso una copia “fotografica” in formato PDF.
Darnton giocava alcune delle nuove potenzialità offerte da internet per affrontare argomenti di studio e di ricerca difficilmente presentabili altrimenti e, soprattutto, impossibili da comunicare con la stampa tradizionale. Si sa ora che Darnton aveva effettuato un primo passo verso la rete facendo uso di una ipertestualità debole, per cui la sua narrazione di rete era ancora ad un bivio tra la scrittura tradizionale e l’ipermedialità. Egli partiva dalla scrittura tradizionale ed integrava la multi-medialità attraverso il rinvio-link agli apparati di supporto e di riferimento del testo: l’ipertestualità risiedeva proprio nell’architettare quei rinvii a strumenti e documenti. La narrazione stessa, così concepita, non abbisognava della destrutturazione del processo cognitivo e dell’apparato epistemologico e metodologico dello storico; procedeva direttamente dalla scrittura tradizionale riportata integralmente sullo schermo insieme ad alcuni strumenti utilmente forniti attraverso il “linkaggio” ipertestuale per meglio inquadrare il processo narrativo e descrittivo dello storico, in questo caso, nel suo contesto geografico, quello della Parigi di metà Settecento.
Con questa scelta, Darnton non aveva ancora l’intenzione di modificare il modo di pensare il processo storiografico tradizionale, ma di indirizzare gli storici verso nuovi orizzonti, che erano e rimangono ancora aperti. Egli proponeva un percorso possibile, se non abbastanza facile, da intraprendere per gran parte degli storici di oggi, facendo leva anche su altre competenze tecniche nei centri di calcolo o nelle biblioteche universitarie40.
La Guerra di secessione
come esercizio ipermediale:
Ayers e la “Valley of the Shadow”
Nell’era «postgutenberghiana» – neologismo assai discusso attribuito a Jason Epstein, co-fondatore della New York Review of Books41, storici “espressivi” come William G. Thomas III e Edward A. Ayers hanno offerto un egregio esempio di nuova storiografia digitale rivisitando il loro lavoro pionieristico del 1999 sulla Valley of the Shadow42, dedicato al topos per eccellenza della storiografia americana, la guerra civile. Essi hanno studiato il ruolo della schiavitù e la sua collocazione nel territorio dei counties di Augusta (Virginia) e di Franklin (Pennsylvania), prima, durante e dopo la guerra civile americana. L’ampliamento del lavoro originale è stato impostato dalla History Cooperative attraverso la American Historical review, che ne ha pubblicato i risultati in un saggio che offre un ipertesto complesso sulla base dei presupposti del famoso lavoro di Ayers43 e di Anne Rubin a stampa, e poi anche dell’affascinante sito ipermediale del Virginia Center for Digital History, con la rete internet44.
Il primo lavoro a stampa di Ayers45, intervenuto nel 1999 sull’uso dei nuovi media per fare storia46, includeva già un CDROM e si riferiva, per la documentazione multimediale iconografica e le mappe interattive del territorio, ad un sito web diventato un vero “best-seller” nella rete di storia americana, costantemente potenziato e trasformato dal 2000, anno della sua creazione47.
Se prima vi erano tre componenti separate – libro, sito, CDROM – che rinviavano l’uno all’altro, oggi il sito si sviluppa insieme al saggio per l’AHR. Quello che viene introdotto invece nel saggio si avvale della collaborazione di William Thomas III ed è un tentativo di unire i vari media che “vivevano” ancora separatamente nel 1999-2000, per proporre una storiografia digitale originale. Questo stadio successivo della scrittura di Ayers non è soltanto composto di un apparato di riferimento, insieme alla proposta – digitale – delle fonti storiche utilizzate: contiene anche vere ricostruzioni in movimento sul sito – si vedano gli spostamenti virtuali dei reggimenti nordisti e sudisti direttamente evidenziati sulla mappa del territorio – per unire il testo ed i suoi apparati in un percorso ipermediale complesso ed innovativo in grado di recepire le scoperte storiografiche: «using digital media, we wanted to give readers full access to a scholarly argument, the historiography about it, and the evidence for it. […] After years of building the Valley of the Shadow Project digital archive, we welcomed the opportunity to offer an interpretive analysis based on its sources»48.
L’operazione è stata tuttavia orchestrata direttamente dal comitato editoriale della AHR, convinto promotore della nuova storiografia digitale americana. Così, gli autori sono stati spinti a rivedere il saggio iniziale proprio per usare intenzionalmente le potenzialità aggreganti dell’ipermedialità non recepibili dalla prima edizione a stampa49.
Tali sviluppi ipermediali non erano nemmeno disponibili in rete nella versione del sito creata nel 1999, che incorporava percorsi illustrativi della guerra civile e della schiavitù sul territorio delle due contee appartenente a due stati di frontiera, e molte delle fonti utilizzate.
«Technology – scrive Ayers – no matter how interesting or innovative, should facilitate an argument and in doing so remain transparent to the reader. The article as it finally appears in electronic form for the American Historical Review has, in some respects, been tamed in the peer review process. It follows a more traditional structure than our earlier drafts. It uses commonplace names for its parts. It does not include fancy diagrams for navigational schemes. Instead, the article places the argument in front of the reader immediately and gives the reader a series of choices of ways to test, elaborate, or challenge that argument. As such, it is an extension, an enhancement, of normal scholarly practice in our discipline»50.
Con il saggio di Thomas e Ayers, siamo ormai confrontati con un nuovo prodotto scientifico storiografico che, pur riferendosi negli intenti a quanto aveva offerto Robert Darnton – «we admired the recently published New York Review of Books article by Robert Darnton on the possibilities of digital scholarship», scrivono gli autori del saggio nella loro introduzione -51, permette l’integrazione complessiva tra l’argomentazione storiografica e la documentazione stessa: dunque, una struttura ipermediale più complessa ed impegnativa nella sua architettura del saggio del 2000 di Darnton sulla trasmissione delle notizie nei caffè parigini52.
L’History e-book project
Sulla scia della proposta lanciata dall’AHR con il saggio di Ayers, il libro di Joshua Brown, Beyond the lines pictorial reporting, everyday life, and the crisis of gilded-age America53, offre stampe iconografiche e fotografie storiche aggiunte al libro digitale insieme ai links testuali associativi ed esplorativi.
Questi ultimi completano la monografia di ricerca disponibile nell’History e-book project e mobilitano le potenzialità dell’interattività tra autore e lettore fonendo anche un accesso -controllato specificatamente dall’autore stesso-, ai siti di tutta la rete internet che offrissero informazioni pertinenti.
L’History e-book project, che vuole assicurare «the viability of scholarly publishing in electronic format»54 è dunque passato a realizzare una specifica storiografia “espressiva” digitale da comunicare unicamente attraverso la rete. Sono finora 14 i titoli offerti nella parte del Project chiamata Frontlist, il capitolo dell’History e-book che mette in evidenza le caratteristiche specificatamente ipermediali dei saggi scientifici55.
Il libro di Joshua Brown, Beyond the Lines: Pictorial Reporting, Everyday Life, and the Crisis of Gilded Age America, non è una trasposizione elettronica di un libro già esistente a stampa, (la parte di questa offerta di rete chiamata Backlist), ma, insieme ad altri titoli che si servono solo di internet, sono ipertesti originali, scritti direttamente per la rete56.
In questo senso, i libri che compongono la Frontlist vengono chiaramente separati nel progetto dello History E-Book dalla Backlist nella quale l’e-book è una copia digitale di tipo “immagine”, dei libri scientifici importanti già pubblicati a stampa.
Per chi accetta di corrispondere una moderata cifra, già alla fine del 2004, erano disponibili 864 libri elettronici57.
Il progetto annuncia una crescita annuale ed uno sviluppo delle collezioni monografiche elettroniche di classici della storiografia mondiale ed americana pari ad almeno 250 nuovi titoli l’anno. I titoli monografici selezionati non sono tutti esauriti, alcuni sono stati pubblicati anche in anni recenti.
Il lavoro di riproduzione elettronica e di ampliamento dell’apparato digitale di corredo viene effettuato grazie alle borse della Andrew W. Mellon Foundation ed al lavoro tecnico svolto ad Ann Arbor, dallo Scholarly Publishing Office dell’Università del Michigan58.
L’offerta delle monografie scientifiche può essere vagliata direttamente sul sito web del progetto percorrendo la lista completa e sempre aggiornata dei titoli anche attraverso diverse categorie spazio temporali. La storia dell’Europa contemporanea include alcuni titoli che riguardano l’Italia59, come l’opera sull’età giolittiana scritta nel 1945 da William Salomone con introduzione di Gaetano Salvemini60, ripubblicata nella sua versione on line nel 2002 nell’History E-Book Project61, con il titolo e sulla base del testo della seconda edizione del 1960, con l’inclusione di tre recensioni della prima edizione pubblicate tra il 1946 e il 194762.
Altri libri sull’Italia contemporanea sono disponibili con le stesse modalità di accesso e di ricerca. come la versione on line del libro di MacGregor Knox, Mussolini unleashed, 1939-1941: politics and strategy in fascist Italy’s last war63, o quella del libro di Victoria De Grazia, How fascism ruled women: Italy, 1922-1945 pubblicato a stampa nel 199264, quello del 1986 di James Edward Miller su The United States and Italy, 1940-1950: the politics and diplomacy of stabilization65, di Carl Ipsen, Dictating Demography: The Problem of Population in Fascist Italy66, di Walter L. Adamson, Avant-Garde Florence: From Modernism to Fascism67, e infine quello di Anthony L. Cardoza: Aristocrats in Bourgeois Italy: The Piedmontese Nobility, 1861-193068, per citare solo alcuni dei titoli ristampati in formato digitale ed offerti in linea69.
Nello History E-Book Project, simile nella sua concezione a quello di JSTOR70, si ottengono dunque in linea una collezione di ristampe elettroniche di libri non più in commercio e, spesso, anche elementi multi-mediali interattivi con apparati critici che, nelle note e nel testo stesso, offrono una documentazione originale rispetto al libro pubblicato precedentemente a stampa71.
La possibilità di cercare con parole chiave nell’intero testo del libro dimostra la volontà di operare nel digitale e con la rete con strumenti che offrono un valore aggiuntivo rispetto al libro pubblicato a stampa ed interpretano così egregiamente alcune considerazioni di metodo molto apprezzate nella storia culturale oggi.
Il Gutenberg e-prize
e la nuova storiografia digitale
La politica editoriale degli stessi componenti la direzione dell’American Historical Review tende a sollecitare la scrittura di lavori nuovi di stampo ipermediale presso storici tradizionali e non ad aspettare che questi vengano prodotti per poi diffonderne i contenuti o rimangano soltanto appannaggio di giovani ricercatori premiati. Un altro esempio davvero innovatore nel settore della storiografia digitale, che si deve sempre all’iniziativa della American History Association, è quello promosso al fine di creare nuove tipologie di dottorati di ricerca: il Gutenberg-e prize per le miglior tesi di dottorato di storia da pubblicarsi in formato digitale. Le intenzioni dei promotori di questo premio speciale, ed in particolare del suo ideatore, Robert Darnton, sono quelle di influenzare nel futuro una dialettica positiva tra l’accademia e la scrittura digitale: «the program, originally launched in 1999 […], is not intended simply to reward excellence in scholarship with yet another prestigious prize but rather to use prestige – the bluest of ribbons awarded by the grandest of juries with the full authority of the AHA behind it – to set a high standard for electronic publishing. By legitimizing electronic publishing, the AHA hopes to change attitudes of academics toward e-books. By making most of the new media, the program may also contribute to a new conception of the book itself as a vehicle of knowledge»72.
Le tesi di dottorato che sono attualmente disponibili a pagamento in rete, a cura della Columbia University Press73, sono ancora poche, ma di grande interesse per le modalità di scrittura che collegano i vari piani dell’edificio dottorale, così permettendo varie interazioni ipermediali tra testo, apparati documentari e siti web esterni alla tesi, quando essi offrono l’accesso alle fonti primarie utilizzate e non soltanto complementi specifici di informazioni e di riferimenti. Esse vengono caricate nella rete con una ipertestualità interna tra le note ed il testo e attraverso la presenza in blocchi separati di specifici capitoli che rinviano ai documenti iconografici oltre a quelli presenti sul web. L’accessibilità ipertestuale è sistematica da più parti sia verso l’interno della tesi che verso l’esterno, per completarne ed aprirne gli sviluppi documentari ed euristici: le fonti presentate per la tesi sono poi sistematicamente trascritte nei formati digitali, offrendo così anche le fonti che lo storico si limitava a citare rinviando alla consultazione dei depositi d’archivio “fisici” spesso di difficile accesso per la verifica delle asserzioni fatte. L’offerta di possibilità di ricerche interne all’ipertesto della tesi con parole-chiave ed una presenza continua dell’indice dei capitoli a sinistra permettono una navigabilità tipica dell’ipertesto tradizionale. Una sbarra superiore orizzontale permette inoltre di scegliere tra apparati di corredo delle tesi, immagini, archivi, risorse web. Sopra quella sbarra che rinvia ad una tipologia documentaria, un’altra categoria di links permette infine di raggiungere direttamente la pagina di inizio, le modalità di ricerche interne, un apparato di “links” e rinvii ipertestuali a siti scientifici importanti per l’argomento; viene inoltre offerta una pagina per aiutare il navigatore e per precisare quali saranno i vari softwares che dovrà poter usare per raggiungere tutti i contenuti digitali. Infine, le tesi del Gutenberg-e prize offrono la bibliografia tradizionale delle opere citate ed usate capitolo dopo capitolo (reference) ed un accesso alla possibilità di stampare il testo stesso della tesi in formato PDF sempre capitolo per capitolo, paragrafo per paragrafo.
La navigabilità, principalmente interna alla tesi, diventa tuttavia esterna, quando vengono citati siti e documenti di riferimento raggiungibili sul web nei miglior archivi digitali, quelli più stabili e più autorevoli74. Tuttavia, le due tipologie di navigazioni vengono separate dalle necessità e proprio dall’ordinamento del materiale nei vari “cassetti” della tesi. È proprio lì, nell’ipertestualità esterna, che niente viene lasciato al caso ma giustificato, elencato, classificato, elaborato.
Alcuni esempi di storia contemporanea europea non italiana sono significativi di quella volontà di “trascinare” gli storici verso l’uso della rete offrendo un ripensamento profondo della struttura e della scrittura del dottorato in funzione dei nuovi media, come nei casi di Ayers o di Hunt citati in precedenza. Wayne Hanley nel suo lavoro sull’uso della propaganda da parte di Napoleone attraverso l’iconografia e la pittura del suo tempo riesce così magistralmente a produrre le “prove”, le fonti del lavoro insieme alle sue deduzioni e alle sue argomentazioni75.
Questa struttura e questo sforzo vengono riprodotti anche nel caso delle tesi di storia contemporanea europea presenti alla fine del 2004, ovvero A European Anabasis - Western European Volunteers in the German Army and SS, 1940-1945 di K.W. Estes76; “The Infantry cannot do with a gun less”: The Place of the Artillery in the British Expeditionary Force, 1914-1918 di S. Marble77 e infine, Stalin and the Spanish Civil Wari di D. Kowalsky78.
Conclusioni
La scelta della AHA e dalla OAI attraverso l’iniziativa della History Cooperative intende promuovere e soprattutto fare decollare l’uso del digitale e della rete a livello accademico e creare un vero consorzio per l’accesso digitale alle maggiori riviste di storia americane79.
Oltre all’History E-book project, esse vogliono proporre quella che definiscono un’attività editoriale moderna in sintonia con gli strumenti della rete per produrre “oggetti storiografici” nuovi e pubblicare ciò che, a stampa, non troverebbe mai un possibile sbocco.
Questo tipo di richiesta editoriale appartenente alla nuova era del libro, questi nuovi “oggetti storiografici”, questa nuova storia “espressiva” nella scrittura, come la vogliamo chiamare nelle sue variegate forme, viene ulteriormente “parificata” alla storiografia di stampo tradizionale dal fatto di venire poi recensita nell’importante apparato di “book reviews” che l’AHR offre in ogni suo numero. Oltre ad apparire in questa rivista tradizionale, le recensioni di opere digitali circolano anche nell’offerta della rete H-Net in tutti i campi delle scienze sociali e della storia80, non come specifici prodotti digitali o multimediali, ma, nell’idea dei suoi promotori, come parte di una discussione scientifica in pieno svolgimento nella corporazione stessa che possa inoltre coinvolgere la storiografia tradizionale. La storiografia digitale esce così dal suo ghetto e partecipa finalmente alla disciplina in quanto tale. Questa scelta tende proprio ad integrare varie tipologie di lavori scientifici (scholarly) in un continuum nel quale il lavoro offerto in rete attraverso una presentazione ipermediale riceve lo stesso statuto scientifico delle opere tradizionali: proprio perché suscitato prima da quelle società e dalle riviste di riferimento per la professione, e poi convalidato dalle loro redazioni scientifiche ed infine, vagliato alla luce della critica nella sua forma più tradizionale di diffusione, le recensioni.
La rete come nuova frontiera del lavoro storiografico con i nuovi media, attraverso nuovi “oggetti” storiografici ipermediali, diversi per concezione e struttura dalla scrittura tradizionale, diventa così un nuovo spazio della comunicazione scientifica accademica americana.
Internet, popolato di oggetti scientifici validi come quelli che finora sono accessibili nel capitolo dedicato agli “electronic projects” della AHR81, spinge così il mondo della storiografia tradizionale americana, tuttora restìo, ad integrare nel suo percorso scientifico i lavori digitali nei campi nei quali essi sono stati prodotti.
D’altronde, e questo è sicuramente un limite importante, i titoli nuovi appartenenti alla Frontlist dell’History e-book project e le tesi nuove del Gutenberg-e prize sono davvero pochi: il primo progetto è cresciuto due solo due titoli nel 2004 mentre le tesi sono rimaste ferme a quanto già pubblicato nel 2003. Questi segnali dimostrano non solo quanto sia difficile ottenere un lavoro scientifico che usi la storiografia espressiva ed ipermediale, ma anche quanto difficile sia poi il loro percorso scientifico all’interno della disciplina stessa. Infatti, non siamo ancora in grado di valutare l’impatto reale di questa nuova storiografia americana sul mondo professionale tradizionale, non potendo verificare quanto questo tipo di storiografia digitale verrà realmente utilizzata nella letteratura specializzata tradizionale ed interagirà con essa.
Troppo poco tempo è passato dopo le recenti pubblicazioni elettroniche per monitorare il loro impact factor attraverso le banche date dell’Institute for Scientific Information82.
D’altra parte, usare il Link Popularity non permette di calcolare l’impatto di alcuni siti fuori dalla rete, ma soltanto quando essi vengono citati in altri siti della rete. Il nodo centrale che le associazioni americane intendono affrontare è dunque, non a caso, quello di facilitare l’interazione tra il mondo della storiografia tradizionale e quello dell’avanguardia digitale.
A tutt’oggi si resta così ancorati ad un concetto di «popolarità dei siti» determinato dal numero di volte in cui essi sono citati da altri siti83, senza potere decifrare come la storiografia tradizionale utilizzi o meno la storiografia digitale “espressiva”.
Altri strumenti di verifica dell’impatto di questa nuova storiografia sulla disciplina non esistono ancora, se non usando un metodo tradizionale come il monitoraggio delle recensioni. Si potrà eventualmente percorrere le note dei lavori tradizionali a stampa per capire se vengono effettivamente utilizzati quei lavori digitali nelle bibliografie e nelle note, ma questo metodo rimane empirico e poco affidabile per poter proporre deduzioni di maggior respiro. Solo con il tempo si potrà comprendere se e come la storiografia digitale sia in grado di influenzare o, almeno, di permeare la disciplina nel suo insieme.
1.
Sul tema si veda il fascicolo monografico Comunicare Storia, in «Storia e problemi contemporanei», n. 29, 2002.
2.
La fragilità, l’immaterialità, la fluidità dei documenti di rete pongono certamente problemi oltre che di conservazione, anche di critica, come nota Stefano Vitali in Passato digitale: le fonti dello storico nell’era del computer, Milano, Bruno Mondadori, 2004, pp. 144-146.
3.
Sul concetto abusato di “comunità virtuale” e sulle nuove pratiche individualiste rese possibili dalla rete, si veda di Manuel Castells, Galassia Internet, Milano, Feltrinelli, 2001, pp. 117-133.
4.
Cfr. M. Livi, Italia, 1969-1989: eversione, terrorismo, stragi, trame segrete. Il Web dei misteri italiani, in La storia a(l) tempo di Internet: indagine sui siti italiani di storia contemporanea, (2001-2003), a cura di A. Criscione, S. Noiret, C. Spagnolo e S. Vitali, Bologna, Patron, 2004.
5.
Per un riassunto delle intenzioni del progetto cfr. S. Noiret, La storia contemporanea nel web: il panorama italiano, in Percorsi della memoria. Dossier, a cura di V. Paticchia e P. Zurzolo, in «IBC», n. 3, 2003, pp. 79-80. Per la scheda valutativa dell’IBC rinvio all’introduzione curata da S. Vitali e C. Spagnolo in La storia a(l) tempo di Internet, cit. Alcuni moduli che vorrebbero offrire dei criteri necessari da applicarsi alle pagine web per poter capire esattamente con quali tipologie di contenuti si abbia a che fare si possono reperire direttamente nel web americano, come How to Recognize an Informational Web Page, http://www2.widener.edu/Wolfgram-Memorial-Library/webevaluation/inform.htm Web page evaluation checklist http://www.lib.berkeley.edu/TeachingLib/Guides/Internet/EvalForm.pdf Web Site Evaluation Worksheet; http://www.pace.edu/library/instruct/webevalworksheet.htm
Infine oggi il progetto Minerva dell’Unione Europea offre un manuale per produrre siti web di qualità: Manuale per la qualità dei siti web pubblici culturali realizzato dal Minerva Working Group 5 Italia. Identificazione dei bisogni degli utenti e dei criteri di qualità per un accesso comune, http://www.minervaeurope.org/publications/qualitycriteria-i.htm Alcune considerazioni sui criteri di analisi dei contenuti si trovano anche in M. Petrella e C. Santini, Risorse in rete per l’iconografia della città europea in età moderna e contemporanea. Un modello per la valutazione dei siti e dei materiali disponibili, in «Storia e Futuro», 2004, n. 4, http://www.storiaefuturo.com/articoli.php?id=25
6.
S. Noiret, La storia contemporanea nella rete del villaggio globale, in La storiografia digitale, a cura di D. Ragazzini, Torino, UTET, 2004, pp. 35-69, specialmente pp. 60-68.
7.
Si vedano su questo punto le conclusioni del lavoro per l’IBC in S. Noiret, Storia e memoria nella rete. Il miraggio di una “nuova storiografia digitale” e di una storia degli storici in rete, in La storia a(l) tempo di Internet, cit.
8.
La presenza di gran parte dei documenti di oggi su formati digitali che, rapidamente, diventano obsoleti e non più accessibili dall’aggiornamento continuo di macchine e programmi, pone il problema della loro rapida dispersione. L’editore Olschki si è così fatto portavoce di queste problematiche che investono la conservazione a lungo termine della cultura digitale: A. Olschki, Interventi Fasti (e misfatti) del libro elettronico, in «La fabbrica del libro», n. 1, 2002, http://www.fondazionemondadori.it/fabbrica/2002/olschki.pdf ripreso e aggiornato come Memorie digitali: rischio estinzione, in «La Bibliofilia», n. 1, 2004, pp. 85-98, http://www.olschki.it/novita/memodig.pdf
9.
Il progetto istituito insieme tra la Laterza e l’Università di Bari non offre alcun titolo per storia ancora nel giugno 2004, University Press on line, http://www.universitypressonline.it/
10.
Si riscontra anzi un aumento del numero delle monografie specialistiche, come viene rilevato dal monitoraggio della produzione di storia contemporanea in Italia nei primi anni del nuovo millennio a cura di Maria Pia Casalena, I libri di storia contemporanea in Italia, 2001-2002. Editori, luoghi, temi, in «Annale Sissco», 2003, pp. 105-140, specialmente pp. 137-138.
11.
Citiamo tra altre, il caso delle riviste online Ragionamenti di Storia http://www.ragionamentidistoria.it/ e Storia e Futuro http://www.storiaefuturo.com/. Le riviste digitali italiane sono disponibili sul sito dell’ Italian History Index (WWW-VL Italian History Index - Journals, http://vlib.iue.it/hist-italy/journals.html ) e anche nello History Journal Guide, http://www.history-journals.de/index.html, entrambi parte del progetto WWW-VL History Central Catalogue, http://vlib.iue.it
12.
R. Minuti, Internet e il mestiere di storico. Riflessioni sulle incertezze di una mutazione, in «Cromohs», n. 6, 2001, pp. 1-75, http://www.cromohs.unifi.it/6_2001/rminuti.html
13.
Si veda il progetto inter-universitario di Reti medievali, http://www.retimedievali.it/
14.
«The History Cooperative is a pioneering non profit humanities resource offering top-level on line history scholarship. Besides full text, the site also contains collateral content, including multimedia elements that could not be reproduced in the print versions of some articles»: History Cooperative, http:// www.historycooperative.org/ «Four leaders in historical scholarship and cutting-edge technology have joined forces to create the premier resource for historians on the Web. The American Historical Association, the Organization of American Historians, the University of Illinois Press, and the National Academy Press have announced the launch of The History Cooperative on March 30, 2000. For the first time, the full text of current issues of the American Historical Review and the Journal of American History will be available electronically to members of the AHA and OAH and to institutions that subscribe to the print versions of the journals», http://www.historycooperative.org/about.html
15.
S. Vitali, Passato digitale, cit., pp. 104-108, quando descrive cosa significhi la riproduzione digitale delle fonti e le metafonti.
16.
Una buona definizione in francese viene offerta da L’encyclopédie de l’Agora in un dossier consacrato al libro elettronico, http://agora.qc.ca/mot.nsf/Dossiers/Livre_electronique : «Le terme “livre électronique” ou “livrel” désigne les livres, magazines, journaux, manuels ou toutes autres publications qu’on peut consulter, distribuer ou conserver sous forme de fichiers numériques» (Il termine livrel è in francese del Canada, la traduzione del termine inglese e-book, http://www.olf.gouv.qc.ca/ressources/bibliotheque/dictionnaires/internet/fiches/8375423.html ).
19.
The Association of American University Presses, http://aaup.uchicago.edu/
20.
The American Historical Association (AHA), http://www.historians.org/
21.
The Organization of American Historians, http://www.oah.org/
22.
National Endowment for Humanities , http://www.neh.fed.us/
23.
M. Grossberg, Taking the Right Path: Electronic Publication and the Creation of New Histories for the New Age, in Fiesole Collection Development Retreat Series, http://digital.casalini.it/retreat/ , la trama del saggio è disponibile in formato PDF, http://digital.casalini.it/retreat/2004_docs/Grossberg.pdf
Si veda inoltre di M. Grossberg, Devising an On line Future for Journals of History, in «Chronicle of Higher Education», 21 aprile 2000, in http://chronicle.com/weekly/v46/i33/33b00601.htm
Grossberg partecipa inoltre al progetto del History E-book con un suo saggio monografico riprodotto in versione digitale: Governing the hearth. Law and the family in nineteenth-century America., Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1985, ripubblicato in formato digitale ad Ann Arbor, Scholarly Publishing Office, University of Michigan Library, 2002, http://name.umdl.umich.edu/HEB00474
24.
The history e-book project, http://www.historyebook.org/
25.
Dalla Webopedia, http://www.webopedia.com/TERM/T/TIFF.html
26.
Per la definizione consultare la Webopedia, http://www.webopedia.com/TERM/o/optical_character_recognition.html
27.
JSTOR, http://www.jstor.org/.
28.
M.Grossberg, Taking the Right Path: Electronic Publication and the Creation of New Histories for the New Age, cit.
29.
Darnton è intervenuto più volte sui livelli della o delle scritture dello storico nel tempo di internet e (Si veda la mia scheda I lavori del prof. Robert Darnton sulle pubblicazioni elettroniche, in «Memoria e Ricerca online», url http://www.racine.ra.it/oriani/memoriaericerca/darnton-online-index.htm ): soprattuttto A Historian of Books, Lost and Found in Cyberspace, in the American Historical Association Web site, http://www.theaha.org/prizes/gutenberg/rdarnton.cfm , e The New Age of the Book, in «New York Review of Books», March 18, 1999, url: http://www.nybooks.com/articles/546 (Traduzione Italiana in «La Rivista dei Libri», n. 6, 1999); e infine Can an 18th-century book peddler bring academic publishing to the Web?, in «LinguaFranca, the Review of Academic life Online», 10/5 - July/August 2000, url: http://www.linguafranca.com/0007/inside-webcast.html
30.
Su Harnad rimando alle pagine di Michele Santoro che ne spiega il pensiero innovatore nel campo della comunicazione scientifica: Pubblicazioni cartacee e pubblicazioni digitali: quale futuro per la comunicazione scientifica?, in «Memoria e Ricerca», n.s., n. 8, 2001, pp. 207-218, specialmente pp. 210-211. L’inizio della riflessione di Harnad si trova in Scholarly Skywriting and the Prepublication Continuum of Scientific Inquiry, in «Psychological Science», n. 1, 1990, pp. 342-343 (ristampato in «Current Contents», 45, 11 novembre 1991, pp. 9-13), url: http://www.cogsci.soton.ac.uk/~harnad/Papers/Harnad/harnad90.skywriting.html e Post Gutenberg Galaxy: the fourth revolution in the means of production of knowledge, in «The public-access Computer system review», n. 2, 1991, pp. 39-53 (ristampato in «PACS Annual Review», Vol. 2, 1992 e in Computer Conferencing: The Last Word, a cura di R. D. Mason, Vancouver CA, Beach Holme Publishers, 1992 e anche in M. Strangelove and D. Kovacs, Directory of Electronic Journals, Newsletters, and Academic Discussion Lists (A. Okerson ed), seconda edizione, Washington, DC, Association of Research Libraries, Office of Scientific & Academic Publishing, 1992), url: http://www.cogsci.soton.ac.uk/~harnad/Papers/Harnad/harnad91.postgutenberg.html
Anche dello stesso autore The invisible hand of peer review, in «Nature», 5 Nov. 1998, url: http://helix.nature.com/webmatters/invisible/invisible.html con una versione più approfondita in «Exploit Interactive», n. 5, 2000, url: http://www.exploit-lib.org/issue5/peer-review/ e url: http://www.cogsci.soton.ac.uk/~harnad/nature2.html ;
inoltre di Steven Harnad, con H.Varian e R.Parks: Academic publishing in the online era: What Will Be For-Fee And What Will Be For-Free?, in «Culture Machine», n. 2, 2000, url: http://www.cogsci.soton.ac.uk/~harnad/Temp/Varian/new1.htm e url: http://culturemachine.tees.ac.uk/frm_f1.htm ;
infine Skyreading and Skywriting for Researchers: A Post-Gutenberg Anomaly and How to Resolve it, in Text-e, colloque virtuel, Ecrans et réseaux, vers une transformation du rapport à l’écrit?, 15 octobre 2001-fin mars 2002, url: http://www.text-e.org/conf/index.cfm?ConfText_ID=7
31.
Wikipedia, the free encyclopedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale «The goal of Wikipedia is to create an information source in an encyclopedia format that is freely available. The license we use grants free access to our content in the same sense as free software is licensed freely. That is to say, Wikipedia content can be copied, modified, and redistributed so long as the new version grants the same freedoms to others and acknowledges the authors of the Wikipedia article used (a direct link back to the article satisfies our author credit requirement). Wikipedia articles therefore will remain free forever and can be used by anybody subject to certain restrictions, most of which serve to ensure that freedom».
32.
P. Ortoleva, La rete e la catena. Mestiere di storico al tempo di internet, in Linguaggi e siti: la storia on-line, a cura di S. Noiret, in «Memoria e ricerca», n.s., n. 3, 1999, pp. 31-39.
33.
Darnton rilevava la possibile presenza di sei tipi di pubblicazioni grazie all’online, dalla tesi di dottorato con tutti gli elaborati e le fonti, alla pubblicazione definitiva a stampa senza la loro pesantezza. R. Darnton, The New Age of the Book, in «New York Review of Books», 18 marzo 1999, http://www.nybooks.com/articles/546
34.
R. Darnton, La nuova età del libro, cit.
35.
F. Gambaro, Io, sedotto dal libro elettronico. Intervista a Robert Darnton oggi a Milano, in «La Repubblica», 5 aprile 2000, ripreso in I lavori del prof. Robert Darnton sulle pubblicazioni elettroniche, in «Memoria e Ricerca on line», http://www.racine.ra.it/oriani/memoriaericerca/darnton-online.htm
36.
R. Darnton, Can an 18th-century book peddler bring academic publishing to the Web?, in «LinguaFranca, the Review of Academic life On line», n. 5, 2000.
37.
R. Darnton, An Early Information Society: News and the Media in Eighteenth-Century Paris, in «American Historical Review», n. 1, 2000, http://www.indiana.edu/~ahr/darnton/index.html
38.
D. Fiormonte, Scrittura e filologia nell’era digitale, Torino, Bollati Boringhieri, 2004.
39.
Infatti, la storiografia sulla rivoluzione francese deve certamente fare i conti con il saggio di Richard Censer e di Lynn Hunt, Imaging the French Revolution che approfondisce attraverso il sito Liberty, equality, fraternity: exploring the French revolution del Center for History and New Media della Georges Mason University di Los Angeles, le informazioni già accessibili nel CDROM e nel libro pubblicato nel 2001.
Liberty, equality, fraternity: exploring the French revolution, http://chnm.gmu.edu/revolution/ che contiene, in formato mutimediale per chi ha acquistato il libro ed il CDROM accessibile con il libro, J.R.Censer e L.Hunt: Liberty, equality, fraternity: exploring the French Revolution, University Park, Pennsylvania State University Press, 2001, a cura degli stessi autori, il sito interattivo e multimediale che offre saggi, immagini, discussioni: Imaging the French revolution, http://chnm.gmu.edu/revolution/imaging/home.html
L’autrice ha inoltre pubblicato nell’History e-book project: a cura di L. Hunt: The Invention of pornography. Obscenity and the origins of modernity, 1500-1800, Cambridge/Mass., MIT Press, 1993 e oggi, Ann Arbor, Michigan, Scholarly Publishing Office, University of Michigan Library, 2002, http://name.umdl.umich.edu/HEB02143
40.
Sulla necessaria complementarietà tra nuove figure professionali e storici si rimanda qui a M. Djoudi, Conception d’assistants à la navigation sur internet, in Comprendre les usages de l’Internet, a cura di E. Guichard, Paris, Presses de l’Ecole Normale Supérieure, 2001, pp. 165-173.
41.
J. Epstein, The Coming Revolution, in «New York Review of Books», Volume 47, n. 17, 2 novembre 2000 e Reading: The Digital Future, in «New York Review of Books», Volume 48, n. 11, 5 Luglio 2001, url: http://www.nybooks.com/articles/14318
Quest’ultimo tradotto in italiano (ed in francese) con il titolo Leggere: il futuro digitale sul sito Text-e.org, url: http://www.text-e.org/conf/index.cfm?switchLang=Ita&&&ConfText_ID=13 ;
infine il suo lavoro complessivo: Book business: publishing past, present, and future, New York, W.W. Norton, 2001 con resoconti e commenti disponibili sul seguente web site: J.Epstein: “Book Business”, url: http://www.complete-review.com/reviews/publish/epsteinj.htm
42.
E.L. Ayers e A.S. Rubin, Valley of the shadow: two communities in the American Civil War, New York, W.W. Norton & Co., 2000. Il testo è anche accessibile nel progetto multimediale di rete e nel CDROM venduto insieme al libro, che presentano, oltre alla narrazione, fonti, statistiche e dati elettorali con altri materiali: «the project is an extensive archive of sources for the period before, during, and after the Civil War… The sources include newspapers, letters, diaries, photographs, and maps, plus church, census and military records… The Valley of the Shadow Project is an outstanding opportunity to expose students to historical research with primary sources. Students can explore different dimensions of the Civil War conflict and write their own histories, reconstructing the life stories of women, African Americans, farmers, politicians, soldiers, and families. The site provides a comprehensive set of teaching materials, including lesson plans»;
http://www.iath.virginia.edu/vshadow2/choosepart.html
Lo stesso Ayers dà un resoconto del progetto premiato nel 1999 come migliore sito di storia americana dell’anno, http://www.education-world.com/best_of/1999/reviews/rev_1999_19.shtml , in History in Hypertext, http://www.vcdh.virginia.edu/Ayers.OAH.html
43.
La lista delle pubblicazioni e altre informazioni su Ayers sono disponibili sulla sua home page, http://www.virginia.edu/history/faculty/ayers.html
44.
W.G. Thomas e E.A. Ayers, An Overview: The Differences Slavery Made: A Close Analysis of Two American Communities in «American Historical Review», n. 5, 2003, pp. 1299-1308, http://www.historycooperative.org/journals/ahr/108.5/thomas.html e fa parte di un capitolo dell’AHR disponibile integralmente on line attraverso la History Cooperative; http://www.vcdh.virginia.edu/AHR/
45.
E.L. Ayers e A.S. Rubin, Valley of the shadow, cit.
46.
E.A. Ayers, The Pasts and Futures of Digital History, http://www.vcdh.virginia.edu/PastsFutures.html
47.
E.L. Ayers e A.S. Rubin, The Valley of the shadow, cit., http://valley.vcdh.virginia.edu/
48.
Questa citazione è estratta dalla presentazione delle iniziative sulla home page della History Cooperative, www.historycooperative.org/ahr/
49.
H. Schulz-Forberg, Intermedialità e Storia: saggio sulle possibilità della storiografia e sulla rappresentazione della storia, in «Memoria e Ricerca», n.s., n. 11, 2002, pp. 167-174, accessibile online in italiano: http://www.racine.ra.it/oriani/memoriaericerca/forberg.htm ed in inglese: http://www.racine.ra.it/oriani/memoriaericerca/forberg-english.htm
50.
W.G. Thomas e E.A. Ayers, An Overview: The Differences Slavery Made, cit., http://www.historycooperative.org/journals/ahr/108.5/thomas.html
51.
Ibid.
52.
R. Darnton, An Early Information Society: News and the Media in Eighteenth-Century Paris, in «American Historical Review», 2000, n. 1, http://www.indiana.edu/~ahr/darnton/index.html
53.
J. Brown, Beyond the lines: pictorial reporting, everyday life, and the crisis of gilded-age America, Berkeley, University of California Press, 2002, http://name.umdl.umich.edu/HEB90001
54.
«The History E-Book Project has five major goals: 1) to foster broader acceptance by the scholarly community of e-books as valid scholarly publications by creating electronic books of high quality in the discipline of history; 2) to promote collaboration among ACLS, its constituent societies, university presses, scholars, and libraries in electronic publishing; 3) to develop publishing processes that will help streamline production and make the creation and dissemination of scholarly electronic books more cost-effective; 4) to help create a centralized, non commercial, electronic publication space; 5) to establish the viability of scholarly publishing in electronic format», http://www.historyebook.org/intro.html
Altri scopi piu specifici sono anche menzionati come «Actively encourage the acceptance of e-books within the historical profession for the purposes of hiring, tenure, promotion, and related professional concerns», http://www.historyebook.org/intro.html
55.
«The History E-Book Project aims to produce a select list of new titles in history, in electronic format. The aim is to create electronic works of unquestioned quality, subject to the rigorous review process currently used in the selection of print books. In cooperation with ACLS, the participating presses seek to identify, recruit, and solicit proposals from professional historians», http://www.historyebook.org/description.html
La lista completa dei titoli della Frontlist a fine dicembre 2004 era la seguente: A. Lee, Scottsboro, Alabama: A Story in Linoleum Cuts, luglio 2004; J. Brown, Beyond the Lines: Pictorial Reporting, Everyday Life, and the Crisis of Gilded Age America, gennaio 2004; J. Hart, John Mason Empire and Revolution: The Americans in Mexico Since the Civil War, maggio 2003; T.-A. Husson, Reflections: The Life and Writings of a Young Blind Woman in Post-Revolutionary France, settembre 2003; A. Iriye, Global Community: The Role of International Organizations in the Making of the Contemporary World, maggio 2003; J.A. Palermo, In His Own Right: The Political Odyssey of Senator Robert F. Kennedy, settembre 2003; D.M. Reid, Whose Pharaohs? Archaeology, Museums, and Egyptian National Identity from Napoleon to World War I, gennaio 2004; J.F. Richards, The Unending Frontier: An Environmental History of the Early Modern World, gennaio 2004; J.M. Schoenwald, A Time for Choosing: Extremism and the Rise of Modern American Conservatism, settembre 2003; L.Z. Sigel, Governing Pleasures: Pornography and Social Change in England, 1815-1914, maggio 2003. Inoltre erano previsti per il 2005 i titoli seguenti: R.S. Bagnall e R. Cribiore, Women’s Letters from Ancient Egypt, 300 BC-AD 800 settembre 2005; D.E. Bender, Sweated Work, Weak Bodies: Anti-Sweatshop Campaigns and Languages of Labor aprile 2005; B. Frischer, The Sculpted Word: Epicureanism and Philosophical Recruitment in Ancient Greece, marzo 2005; D. Gellman, Jim Crow New York: A Documentary History of Race and Citizenship, 1777-1877, dicembre 2004; K.A. Miller, Irish Immigrants in the Land of Canaan: Letters and Memoirs from Colonial and Revolutionary America, 1675-1815, gennaio 2005; K. Moon, Yellowface: Creating the Chinese in American Popular Music and Performance, 1850s–1920s, maggio 2005; F. Nadis, Wonder Shows: Science, Religion, and Magic on the American Stage, maggio 2005; M. O’Connell e B.G. Kohl, Rulers of Venice: A Preliminary Report, marzo 2005.
56.
Le caratteristiche ipermediali specifiche della Frontlist sono descritte nelle Frontlist Book Features, http://www.historyebook.org/frontlistfeatures.html
57.
La lista completa e sempre aggiornata dei titoli del progetto [E-Book project Archive, browse by author, http://0-ets.umdl.umich.edu.bibliosun.iue.it/cgi/t/text/textidx?c=acls&cc=acls&tpl=browse.tpl nonché l’accesso a tutti i titoli direttamente si può effettuare dalla biblioteca dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, http://biblio.iue.it/search/tHistory+e-book+project/thistory+e+book+project/-5,-1,0,B/browse
58.
IL Scholarly Publishing Office è parte della biblioteca stessa, http://www.lib.umich.edu/.
59.
http://www.historyebook.org/titlelist.on line.date.10.html
60.
W.A. Salomone, Italian democracy in the making: the political scene in the giolittian era 1900-1914, introductory essay by Gaetano Salvemini, Philadelphia, University of Pennsylvania press, 1945.
61.
W.A. Salomone, Italy in the Giolittian era: Italian democracy in the making, 1900-1914, Ann Arbor/Michigan, Scholarly Publishing Office, University of Michigan Library, 2002 (introductory essay by Gaetano Salvemini.), http://ets.umdl.umich.edu/cgi/t/text/textidx?c=acls;cc=acls;idno=heb00192.0001.001;view=toc
62.
W.A. Salomone, Italy in the Giolittian era: Italian democracy in the making, 1900-1914, University of Pennsylvania Press [1960], http://name.umdl.umich.edu/HEB00192
63.
New York, Cambridge University Press, 1982, http://name.umdl.umich.edu/HEB00268
64.
Berkeley, University of California Press, 1992, http://name.umdl.umich.edu/HEB00467
65.
Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1986, http://name.umdl.umich.edu/HEB00554
66.
New York, Cambridge University Press, 1996, URL: http://ets.umdl.umich.edu/cgi/t/text/text-idx?c=acls;cc=acls;idno=heb00478.0001.001;view=toc
67.
Cambridge, Mass., Harvard University Press, 1993, URL: http://ets.umdl.umich.edu/cgi/t/text/text-idx?c=acls;cc=acls;idno=heb00462.0001.001;view=toc
68.
New York, Cambridge University Press, 1997, URL: http://ets.umdl.umich.edu/cgi/t/text/text-idx?c=acls;cc=acls;idno=heb00108.0001.001;view=toc
69.
Tutti i singoli titoli del progetto sono direttamente accessibili dal catalogo della biblioteca dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, http://www.iue.it/LIB/Catalogue/
70.
Sul progetto pionieristico nella digitalizzazione delle riviste scientifiche in inglese del passato rimando a R.C. Schonfeld, JSTOR: a history, Princeton, Princeton University Press, 2003.
71.
Tutte le potenzialità dell’edizione on line – alcune ancora da venire – nei confronti della vecchia edizione a stampa sono illustrate in una pagina ad hoc, Frontlist book features, http://www.historyebook.org/frontlistfeatures.html
72.
Gutenberge, Prize from the American Historical Association & Columbia University Press for dissertations and monograph manuscripts in history, http://www.historians.org/prizes/gutenberg/
73.
L’attuale lista è disponibile per consultazione ma l’accesso alle tesi richiede un abbonamento. Esiste la possibilità di chiedere un accesso provvisorio, http://www.gutenberg-e.org/index.html
74.
Alcuni di questi pregevoli progetti di archiviazione e di conservazione del web vengono segnalati da S. Vitali, Passato digitale, cit., pp. 170-190: dello stesso autore cfr. Una memoria fragile: il web e la sua conservazione, in La storiografia digitale, cit., pp. 101-127.
75.
W. Hanley, The Genesis of Napoleonic Propaganda, 1796-1799, New York, Columbia University Press-Gutenberge prize, 2003, http://www.gutenberg-e.org/haw01/index.html
76.
New York, Columbia University Press-Gutenberge prize, 2003, http://www.gutenberg-e.org/esk01/index.html
77.
New York, Columbia University Press-Gutenberge prize, 2003, http://www.gutenberg-e.org/mas01/
78.
New York, Columbia University Press-Gutenberge prize, 2003, http://www.gutenberg-e.org/kod01/
79.
Le riviste ad oggi parte della cooperativa sono: American Historical Review; Common-place; Environmental History; History of Education Quarterly; The History Teacher; Journal of American History; Journal of the Gilded Age and Progressive Era; Journal of World History; Labour History; Labour / Le Travail; Law and History Review; Oregon Historical Quarterly; Western Historical Quarterly; infine, William and Mary Quarterly, http://www.historycooperative.org/journals.html
80.
H-Net, Humanities and Social Sciences On line, http://www.h-net.org/
81.
Oltre al saggio di Darnton e quello di Thomas e Ayers, i saggi proposti finora dall’AHR che corrispondono ai criteri delle nuova storiografia digitale sono: W.G. Thomas III e E.L. Ayers, An Overview: The Differences Slavery Made: A Close Analysis of Two American Communities, dicembre 2003; R. Rosenzweig: Scarcity or Abundance? Preserving the Past in a Digital Era, giugno 2003; T. Steinberg: Down to Earth: Nature, Agency, and Power in History, giugno 2002; P. Ethington: Los Angeles and the Problem of Urban Historical Knowledge, dicembre 2000; Charles Meier Forum: Consigning the Twentieth Century to History: Alternative Narratives for the Modern Era, giugno 2000; R. Darnton: An Early Information Society: News and the Media in Eighteenth-Century Paris, febbraio 2000. La lista viene riprodotta nel capitolo Electronic Projects, http://www.historycooperative.org/ahr/elec-projects.html
82.
ISI Web of Knowledge, http://isi3.isiknowledge.com/portal.cgi
Esistono vari siti che effettuano questo servizio, come Linkpopularity, http://www.linkpopularity.com/ o come Marketleap Search Engine, http://www.marketleap.com/publinkpop/ , Link Popularity Checker, http://www.mikes-marketing-tools.com/link-popularity/ e, infine, Link Popularity Check, http://www.linpopularitycheck.com
Rinvio per quanto riguarda portali e tipologie di motori e loro specificità al sito, parte del WWW-VL History Project e curato da G.Loughead, Internet Search, http://vlib.iue.it/history/search/index.html e, più in generale al manuale a cura di M. Calvo, F. Ciotti, G. Roncaglia, M.A. Zela, Internet 2004, Roma-Bari, Laterza, 2003 e on-line http://www.laterza.it/internet/leggi/internet2004/index.htm