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Memoria e Ricerca

Intermedialità e Storia: saggio sulle possibilità della storiografia e sulla rappresentazione della storia

di Hagen Schulz-Forberg
in Memoria e Ricerca n.s. 11 (2002), p. 167


 



I. Che cos'è l'Intermedialità?
Dalle discussioni in corso sono emersi ben tre differenti livelli, o versioni, del concetto di intermedialità. Per primo di tutti il concetto d'intermedialità come la trasformazione di un contenuto da un medium all'altro, poi l'importanza delle condizioni tecniche dei dispositivi o degli apparati d'uso, ed infine il livello dell'integrazione dei media (testo) nelle specifiche comunicazioni e relazioni inter e multimediali.
Sul primo livello d'intermedialità sono stati portati avanti diversi progetti di ricerca, la maggior parte dei quali incentrati sul problema di cosa succede ad un contenuto quando è trasformato, o piuttosto tradotto, da un medium all'altro. Qual è ad esempio la differenza tra un libro ed il suo adattamento cinematografico? E quanto sono responsabili le differenti strutture dei media nei cambi di significato e ricezione?(1) Le strategie di ricerca sono quindi state concepite per comprendere questa trasformazione da un medium all'altro, intesa come una trasformazione di contenuti da un contenitore all'altro.(2) La strategia interpretativa applicata in questi casi cerca quindi di scoprire quel qualcosa oltre il testo che si manifesta nell'espressione mediale dei contenuti.(3) Altre strategie di ricerca richiedono come punto di partenza di superare la testualità isolata di un medium totalizzato, ossia di superare l'idea di un medium 'puro'.(4) Piuttosto, la connessione, l'intermedialità tra testo e immagini, così come le loro rispettive caratteristiche formali, dovrebbero essere prese in considerazione, poiché la pratica culturale è divenuta da tempo un'operazione multimediale.(5)
Il secondo livello del concetto di intermedialità, qui intesa come una storia dell'evoluzione tecnica, è molto compatibile con gli altri due e riflette le conseguenze dell'evoluzione tecnologica sul concetto di arte e sulla sua mediazione. Si riferisce in particolare ai mutamenti della percezione avvenuti, ad esempio, quando il cinema e la fotografia furono introdotti come media artistici: il primo fu causa di attrito con il teatro e con la maggior parte delle altre forme d'arte, il secondo con la pittura. L'evoluzione tecnica prevede anche l'idea di un arricchimento delle possibilità di mediazione. E' possibile affermare, infatti, che l'écriture non ha eliminato il linguaggio, così come i nuovi media audiovisivi non hanno eliminato il libro. Piuttosto, i progressi tecnologici riflettono e cambiano la funzione storica e sociale dei media più 'anziani'.(6)
Il terzo livello di intermedialità è dialogico, riferendosi alle modalità dell'interpretazione e concentrandosi sull'integrazione dei media (testo) nelle specifiche relazioni comunicative inter e multimediali. Il formalista russo Michael Bakhtin rifletté a lungo sulle qualità dialogiche dell'espressione e dell'interpretazione. Secondo Bakhtin ogni atto linguistico è sempre un processo comunicativo, dinamico e crea l'impulso per una risposta. Oltretutto, le parole, gli enunciati, i testi sono considerati da Bakthin come rispecchianti un mondo eteroglotto, come campi di conflitto per voci in parte legate, in parte conflittuali. Un'interpretazione dialogica di questo tipo, come ha rilevato Hans-Georg Gadamer, non può mai concludersi, non può mai terminare in una 'fusione d'orizzonti' finale. Piuttosto, l'interpretazione rimane sempre una strategia ermeneutica dialogica e dinamica, che comprende il lettore come un 'Io' polifonico.(7)
Nonostante il fatto che lo stesso Bakhtin non sia andato oltre l'intenzione verbale delle parole, poiché questo avrebbe implicato l'abbandono dei lidi della metalinguistica,(8) i suoi modelli alludono a un'interazione tra i media. Un dialogo tra i testi non è solamente ed esclusivamente vincolato alle specifiche espressioni linguistiche o ai generi letterari, ma contiene in sé il processo d'interazione e attivazione delle specifiche strutture mediali. E' Il dialogo tra le diverse opere d'arte, od opere testuali, e tra un'opera d'arte ed il suo ambiente, il suo 'habitat', che permette al destinatario di 'assegnare' un senso. Inoltre Bakthin è consapevole del fatto che non solo il senso dei segni è soggetto ai mutamenti storici, ma che le prospettive dell'interpretazione cambiano la loro relazione sia con i contenuti, con i significati, sia con il codice e la modalità di mediazione. La comprensione di un testo richiede quindi una relazione con altri testi e la trasformazione del suo significato in un nuovo contesto. Un testo, quindi, può sviluppare la sua energia e partecipare al dialogo solo tramite il contesto. (9)
La teoria dell'intertestualità di Julia Kristeva prosegue l'idea della metalinguistica di Bakhtin, affermando che ogni testo è costituito da un mosaico dinamico composto da citazioni.(10) I testi, così come intesi da Kristeva, fanno parte di una semiotica della cultura che comprende tutte le manifestazioni culturali, coinvolte in processi interattivi. „Nous appellerons intertextualité cette inter-action textuelle qui se produit à l'intérieur d'un seul texte. Pour le sujet connaissant, l'intertextualité est un notion qui sera l'indice de la façon dont un texte lit l'histoire et s'insère en elle." (11)
Secondo Kristeva, il processo di trasformazione mediatica non ha avuto un ruolo fondamentale. Nonostante la sua opinione dell'intertestualità come di un „passage d'un système de signe à un autre„,(12) Julia Kristeva limita la sua discussione all'universo testuale. L'intertestualità è quindi sia inerente sia costitutiva di qualsiasi testo. Tuttavia, quando l'intertestualità è confinata all'ambito testuale, l'intermedialità appare come un concetto che traspone i giudizi dell'intertestualità verso il livello della costituzione mediatica del senso. Nel comprendere l'intertestualità come un riferimento ai modi di costituzione testuale del senso creati da un repertorio di 'intertesti', l'intermedialità può essere definita come l'effetto di due o più sistemi di segni nella costituzione del senso da parte del destinatario. Di conseguenza, qualcosa diventa intermediale quando il ronzio multimediale delle citazioni e degli elementi mediatici viene portato al livello di una nuova armonia concettuale.(13) La cognizione dell'intermedialità come un'integrazione di media (testi) nelle specifiche relazioni comunicative inter e multimediali tende verso una comprensione delle relazioni ed interazioni dei media non limitate al mondo interiore delle opere d'arte; lo scopo è quindi una comprensione dell'intermedialità all'interno di un modello semiotico. (14)
Di conseguenza l'intermedialità non è nient'altro che un modo per comprendere il mondo, basandosi sul giudizio che l'obiettivo è impercettibile e che l'obiettività può essere raggiunta solo attraverso un dialogo consensuale. Allo stesso tempo abbandona il monologo e si basa su una creazione dialogica del senso. E' utile pensare alle relazioni intermediali della creazione del senso attraverso il troppo del dialogo,(15) e, sebbene il termine dialogo sia divenuto di moda, risulta ancora uno strumento utile se vengono considerate principalmente le sue qualità interdiscorsive. Come prima fase, il dialogo interdiscorsivo applica l'idea che la percezione e l'interpretazione non possano essere divise.(16) Inoltre, spiegando il collasso della percezione e dell'interpretazione, la percezione è considerata non solo in termini biologici, psicologici e di esperienza individuale, ma come mediata anche dalle strutture linguistiche collettive, dai discorsi e dai socioletti. Il dialogo interdiscorsivo non rimanda solamente alle strutture interne di un'opera d'arte, non è un puro dialogo intradiscorsivo, ma un dialogo a livello discorsivo.(17)

II. Intermedialità e Storiografia

Per lo storico, questa comprensione polisemica della storia e della sua interpretazione implica un'impossibilità nel raggiungere un giudizio assoluto su un'opera d'arte o un documento storico. La curiosità scientifica non può essere messa a tacere, o per usare un termine più forte, la conoscenza non può essere acquisita tramite un processo monologico che crea nuovi socioletti ermetici, ma è disponibile solamente con una mediazione dialogica tra discorsi eterogenei, in cui il dissenso è importante tanto quanto il consenso.
Di sicuro la difficoltà è dovuto alla sempre maggiore complessità dell'interpretazione e questo è sicuramente un problema per la storiografia, in quanto scienza dove la diminuzione della complessità e la formulazione chiara e comprensibile dei giudizi sono quanto mai desiderate. Come dovrebbero concepire gli storici una presentazione intermediale e quindi anche l'interpretazione della storia? Dovrebbero solamente fornire le idee e lasciare che i tecnici realizzino il progetto? Questo però non starebbe a significare l'abbandono della forma narrativa per divenire dei semplici conoscitori dei fatti, degli eventi? Il fatto che gli storici siano ancora narratori non è una delle più importanti caratteristiche della storiografia? Gli attuali DVD o CD-ROM non hanno di solito una struttura narrativa, ma enciclopedica, utilizzando la capacità di conservazione dei dati dei new media. Tuttavia gli storici incontrano delle difficoltà quando provano ad esprimere un argomento utilizzando i new media. La linearità tipica di un libro o di un articolo viene a mancare, a spezzarsi, e l'argomento deve essere presentato utilizzando la struttura di un ipertesto, considerando inoltre il fatto che il monitor di un personal computer o lo schermo di un portatile trasformano la storiografia in un medium visivo.
Questo solleva la domanda più importante, ossia come gli storici possano rappresentare o analizzare adeguatamente la storia. Le nuove tecnologie sono un mezzo adeguato per l'analisi della storia oppure sono solamente un utile strumento d'archiviazione? Bibliografie, statistiche, mappe, suoni ed immagini sono archiviati in abbondanza nei DVD e negli hard-disk, ma gli storici come possono utilizzare questo medium per narrare? I casi pratici dimostrano come quanto sia ancora difficile, e quanto siano ancora poco sviluppate le strutture narrative visuali dell'intermedialità. Un caso già famoso di 'virtual history' è il sito di Robert Darnton su Parigi,(18) che consente l'accesso a documenti ed eventi. Nel tentativo di ricostruire le conversazioni, le canzoni, lo spionaggio della polizia e i percorsi delle informazioni nella Parigi pre-rivoluzione, il sito web fornisce mappe, documenti e canzoni. E' di sicuro interessante navigare attraverso il sito, passare da una mappa ai documenti e da diversi documenti tornare di nuovo alla mappa, oppure ascoltare una canzone di un famoso cantante. In ogni caso, devo sollevare due critiche principali nei confronti di questo saggio, indubbiamente innovativo ma non certo rivoluzionario. Primo, il sito non sfrutta le potenzialità visive del medium. Il lettore, o lo spettatore se si preferisce, ha di fronte a sé del testo nero su uno sfondo bianco, con i link nel classico colore blu. Indubbiamente questa è una scelta voluta per presentare l'argomento storico in maniera accademica e seriosa, ma conferisce al sito l'impressione di essere un semplice elenco di informazioni. Inoltre, anche se la struttura delle pagine ricalca quella di un tradizionale libro, non c'è nessun'informazione testuale che effettivamente tratta o contiene i dati che Darnton presenta. In un saggio lungo 35 pagine, Darnton propone al lettore un tradizionale articolo di storia e, nelle pagine ulteriori l'autore elenca gli argomenti delle conversazioni nei caffè e le canzoni del periodo. Le pagine del sito non sono molto usabili, come ad esempio il dover scorrere la pagina fino in fondo per trovare i link che ben presto diventa stancante, e si sente la mancanza di una barra di navigazione nella parte sinistra dello schermo.
In questo modo il sito, nonostante il fatto che la parte relativa al design grafico sia stata volutamente trascurata, non riesce a tradurre i suoi contenuti in un'armonia intermediale. Secondo, vorrei criticare lo scopo di Darnton. E' realmente possibile, come lo stesso Darnton dichiara, ricostruire la Parigi di 'quello che stava veramente accadendo'? O questa è piuttosto la solita vecchia tentazione degli storici di descrivere 'come realmente era' trasportata sullo schermo di un computer? E' indubbiamente gradevole sentire un cantante intonare una canzone, ma questo riesce nello scopo di creare l'atmosfera della Parigi pre-rivoluzione? Inoltre l'argomentazione storica di Darnton non è abbastanza rappresentata quando lui stesso descrive 'l'originaria società dell'informazione' fornendo i pettegolezzi e le conversazioni dei caffè e dei salotti. Di sicuro è un fatto impressionante che una figura autorevole come Darnton abbia utilizzato un sito web come un mezzo per esprimere argomenti storici e c'è molto da aspettarsi dai suoi studenti di dottorato che stanno 'traducendo' libri di storia in ipertesti. In ogni caso, il primo saggio elettronico pubblicato nel 2000 da The American Historical Journal Review rimane ben al di sotto delle reali possibilità di questa fase che va oltre la carta stampata.(19)
Con un altro esempio possiamo affrontare l'argomento degli archivi on-line, un settore in cui numerosi casi sono attualmente in fase di sviluppo. Quando il navigatore curioso visita il sito recentemente aggiornato del poeta e scrittore Thomas Gray (www.thomasgray.org), il tempo spesso è ricompensato con molte informazioni utili. Le pagine web di questo sito hanno un bel design, con una grafica discreta che conferisce un aspetto serio ed accademico, sono ben ordinate e concepite individualmente: ogni pagina appare come progettata attentamente. Un frame sulla sinistra aiuta il lettore a non perdersi nel suo percorso attraverso i vari links. I materiali delle fonti sono facilmente accessibili, così come le informazioni biografiche; le curiosità su Thomas Gray saranno sicuramente soddisfatte e i visitatori telematici non dovranno sperare che il prossimo link porti ulteriori approfondimenti. In ogni modo, rimane però un archivio, non avanzando nessun argomentazione, e presentando solamente i testi, parzialmente annotati, e gli avvenimenti della vita di Gray. E' abbastanza interessante il fatto che il sito si autodefinisca come un 'custode interattivo e ipermediale'. Il termine 'interattivo' è certamente giustificato dalla presenza dell'help-desk, della mailing list e dei link, ma 'ipermediale' e 'custode' rimangono abbastanza misteriosi. 'Custode' allude sicuramente all'affermazione di essere il posto dove trovare tutti i testi di Gray, e rimane quindi da chiarire 'ipermediale'. Una spiegazione lessicale di iper in un'accezione aggettivale ci offre la seguente definizione di qualcosa 'iper': "iper- è aggiunto agli aggettivi per formare altri aggettivi che descrivono le persone, o i loro comportamenti, come eccessive rispetto alla qualità menzionata."(20) Certamente questa definizione non è adatta al sito in questione, che non è certo affetto da troppi media. Una comprensione non aggettivale di 'iper' suggerisce ad esempio il termine ipermarket, un supermarket estremamente grande. Qui il termine fa riferimento ad una possibilità estrema di immagazzinare dati. Sembra quindi essere questo il senso di 'ipermediale' cui il sito si riferisce. (21)
Il terzo ed ultimo esempio illustrerà un tentativo maggiormente riuscito nell'utilizzo dei new media come nuovo modo di narrare la storia. In progetto di grandi dimensioni, coordinato da Hans Ulrich Jost, è stato prodotto il CD-Rom Cine-Klicks und Einsichten der modernen Schweiz [Cine-Click e approfondimenti nella Svizzera moderna] che abbraccia più di cento anni della storia della Svizzera. E' comunque una storia tematicamente limitata, concentrata sulle immagini mediatiche della Svizzera. In un insieme composto da più di 40 film, 2500 pagine di testo, articoli scientifici, bibliografie, immagini, documenti ed una cronologia dettagliata, il CD-ROM dà al fruitore un completo resoconto sulla storia filmata della svizzera. Grazie alla barra di navigazione, sempre presente nella parte sinistra dello schermo, il lettore/ fruitore è in grado di attraversare facilmente la sofisticata ma complicata struttura del cd, evitando così il rischio di perdersi quando la schermo scorre verso il basso.
Jost e i suoi colleghi hanno compiuto il passo decisivo nel comprendere che ogni pagina del loro CD-ROM avrebbe dovuto essere come un quadro agli occhi del fruitore. Tutte le pagine - nonostante l'interazione di immagini, suoni, dati o filmati - sono strutturate secondo criteri visivi, in opposizione quindi ai criteri testuali del sito di Darnton. Jost e gli altri co-autori hanno realmente tradotto le interpretazioni in immagini. Nonostante il lettore possa segnare la sua posizione, evidenziare e prelevare i dati in tutte le sezioni del CD per un utilizzo personale, nonostante quindi il CD-ROM richieda quindi un lettore molto attivo, gli autori narrano la loro interpretazione della storia svizzera. Il CD-ROM non pretende di essere assolutamente oggettivo o il dizionario definitivo della storia svizzera filmata, ma bensì un'interpretazione della storia svizzera che si orienta sui maggiori temi all'interno di questa stessa storia. Fornendo informazioni bibliografiche ed interpretazioni scientifiche su argomenti specifici, questo CD-ROM è veramente intermediale e scientifico. E' intermediale nell'utilizzo dei diversi media e nella creazione di un senso tramite l'interazione tra questi media. Nella stessa pagina un film, immagini, suoni e testo possono essere considerati e compresi dal fruitore in modi che una presentazione monomediale non sarebbe mai in grado di rendere. E' scientifico perché ha il giusto design grafico necessario, e tutte le affermazioni possono essere controllate dal lettore tramite le bibliografie e i fogli informativi sempre disponibili. Quindi se l'archivio di Thomas Gray è progettato attentamente, Cine-Klicks è progettato estremamente attentamente.(22)
Rimane la domanda su quanto profondamente la pratica della storia sia coinvolta. Se è corretto supporre che, in base alla seconda versione del concetto di intermedialità, i contenuti di un medium vengano alterati durante il processo di trasformazione da un medium all'altro, questo non implica che anche i contenuti e i concetti che abbiamo della storia dovranno anch'essi cambiare? Le conseguenze dello spostamento degli storici oltre la carta stampata sono ancora sconosciute. Gli storici si potranno concentrare su una nuova forma di teoria della risposta del lettore, nello spostamento da lettore a fruitore, dal testo all'ipertesto, da un singolo medium ad un dialogo tra media. Inoltre l'intermedialità è una possibilità per la storia di essere rappresentativa quando suoni, filmati, immagini e testi sono presenti ed analizzati in maniera sincronica. E' però fondamentale che gli storici diventino esperti di suoni ed immagini così come lo sono attualmente di testi. E ancora, e qui riecheggia l'insicurezza stessa della disciplina, in cosa sono esperti gli storici? Sono veramente esperti di testi? Sono esperti di economia, o filosofia? O piuttosto sono esperti in discipline e campi semantici? L'intermedialità e la storia inducono gli storici ad allargare i loro orizzonti ed allo stesso tempo a lavorare in maniera veramente interdisciplinare.
Tuttavia il rischio è presente. Gli archivi sonori e visivi sono ancora rari, nonostante passi in questa direzione siano stati effettuati, come ad esempio a Parigi e a Londra. Il copyright rimane ancora un grosso problema quando le immagini sono già molto costose, ed inoltre le immagini digitali sono più care di quelle analogiche. E' difficile e costoso trovare e procurarsi il materiale di partenza, ma i vantaggi sono assolutamente convincenti. La storiografia intermediale implica un reale lavoro di gruppo, come nel caso di Jost e dei suoi co-autori, e sarà possibile anche per gli studenti ed i ricercatori scrivere saggi elettronici su argomenti circoscritti, usando fonti multimediali e conducendo il tutto ad un armonia intermediale; implica inoltre una comprensione interdisciplinare della storia, a causa del diverso numero di media impiegati. Tutto questo, cosa forse più importante, apre la possibilità al fatto che gli storici esplorino nuove fonti, scoprano nuove strutture narrative per i loro argomenti e, di conseguenza, siano in grado di acquisire nuove opinioni e giudizi.

NOTE

1. Jörg Helbig (ed.): Intermedialität. Theorie und Praxis eines interdisziplinären Forschungsgebietes (Berlin, 1998).
2. Ernst W.B. Lüttich (ed.): Text Transfers: Probleme intermedialer Übersetzung (Münster, 1987), p. 15; vedi anche Joachim Paech (ed.): Film, Fernsehen, Video und die Künste: Strategien der Intermedialität (Stuttgart, 1994); Franz-Josef Alversmeier: Theater, Film, Literatur in Frankreich: Medienwechsel und Intermedialität (Darmstadt, 1992), p. 2 ff.; Peter von Zima (ed.): Literatur intermedial: Musik, Malerei, Photographie, Film (Darmstadt, 1995), p. 1.
3. Joachim Paech: „Intermedialität. Mediales Differenzial and transformative Figurationen", in: Helbig, Intermedialität, pp. 14-30.
4. Jürgen E. Müller: Intermedialität. Formen moderner kultureller Kommunikation (Münster, 1996) (= Film und Medien in der Diskussion, vol. 8, edited by Jürgen E. Müller), in particolare pp. 26-71, dove è mostrato come nel corso della storia un medium puro non sia mai esistito.
5. Karl Prümm: „Intermedialität und Multimedialität: Eine Skizze medienwissenschaftlicher Forschungsfelder", in: Rainer Bohn / Eggo Müller / Rainer Ruppert (eds.): Ansichten einer künftigen Medienwissenschaft (Berlin, 1988), p. 195.
6. Vedi anche Müller, Intermedialität, p. 70.
7. Michail M. Bakhtin: Die Ästhetik des Wortes,a cura di. Grübel (Frankfurt am Main, 1979), p. 169 e oltre; vedi anche Tzvetan Todorov: M.Bakhtin. The Dialogical Principle (Minneapolis, 1995 [1984]); Hans-Georg Gadamer: Wahrheit und Methode. Grundzüge einer philosophischen Hermeneutik (Tübingen, 1960).
8. Michail M. Bakhtin: Literatur und Karneval. Zur Romantheorie und Lachkultur (Frankfurt am Main, 1990), p. 106.
9. Bakhtin: Ästhetik, p. 352.
10. Julia Kristeva: Semeiotiké: Recherches pour une sémanalyse (Paris, 1989).
11. Julia Kristeva: „Narration et transformation„, in: Semiotica I (1969), pp. 422-448, p. 443.
12. Julia Kristeva: La révolution du langage poétique (Paris, 1967), p. 59.
13. Per un'attenta discussione teorica su questo concetto di intermedialità vedi Müller: Intermedialität. Ed anche Claus Clüver: Interart Studies: An Introduction (Ms. Bloomington, 1996); Ernest W.B. Hess-Lüttich: Kommunikation als ästhetisches Problem (Tübingen, 1984); Jörg Helbig (ed.): Intermedialität. Theorie und Praxis eines interdisziplinären Forschungsgebietes (Berlin, 1998); Ernest W.B. Hess-Lüttich (ed.): Text Transfers: Probleme intermedialer Übersetzung (Münster, 1987), p. 15; vedi anche Joachim Paech (ed.): Film, Fernsehen, Video und die Künste: Strategien der Intermedialität (Stuttgart, 1994); Franz-Josef Alversmeier: Theater, Film, Literatur in Frankreich: Medienwechsel und Intermedialität (Darmstadt, 1992); ed ancora Peter von Zima (ed.): Literatur intermedial: Musik, Malerei, Photographie, Film (Darmstadt, 1995).
14. Müller: Intermedialität, p. 70.
15. Svetlana Boym: "Nostalgic Memorials and Postmodern Survival in Russia", in: Bo Stråth e Nina Witoszek (eds.): The Postmodern Challenge: Perspectives East and West (=Postmodern Stuidues 27, a cura di Theo D'haen e Hans Bertens) (Amsterdam and Atlanta, GA, 1999), pp. 143-170, p.146 e seguenti in cui si ricorda al lettore che, considerata nel suo contesto contemporaneo, la teoria del dialogo di Bakhtin era anche un'espressione di resistenza politica, che permetteva il sovvertimento del senso in un discorso totalitario.
16. J. Richards / E. von Glaserfeld: „Die Kontrolle der Wahrnehmung und die Konstruktion von Realität", in: S. J. Schmidt (ed.): Der Diskurs des Radikalen Konstruktivismus (Frankfurt am Main, 1987), p. 214.
17. Peter von Zima: Literarische Ästhetik (Munich, 1991), 405, 406.
18. Il sito http://www.indiana.edu/~ahr/darnton/about.html presenta il lavoro di Darnton in questo modo:" 'An Early Information Society' di Robert Darnton è il primo articolo elettronico prodotto dalla American Historical Review, ed è un esperimento nell'utilizzo del nuovo medium elettronico come mezzo per la diffusione della cultura storica. I curatori si augurano che oltre ad essere una versione migliorata del saggio di Darnton, questo 'e-article' fornisca degli utili esempi di come proporre materiali ed argomenti storici tramite la pubblicazione elettronica."
19. Robert Darnton: "An Early Information Society: News and the Media in Eighteenth-Century Paris", in: The Ameri-can Historical Review, vol. 105, no. 1, February 2000. Vedi: http://www.indiana.edu/~ahr/darnton/index.html
20. Collins Cobuild English Language Dictionary (London, 1987), Hyper, p. 715.
21. The Thomas Gray Archive: an interactive hypermedia repository, url: [http://www.thomasgray.org] aggiornato il 7 Giugno 2002.
22. Cine-Klicks und Einsichten der modernen Schweiz, progetto coordinato da Hans Ulrich Jost, insieme a Monique Pavillon, Jean-Damien Humair e Felix Stürner, più altri autori e specialisti (Zurich, 1998). Di questo CD-ROM ne esiste anche una versione francese ed è disponibile per consultazione presso la biblioteca dell'Istituto Universitario Europeo di Firenze.