di Hagen Schulz-Forberg
in Memoria e Ricerca n.s. 11 (2002), p. 167
I. Che cos'è l'Intermedialità?
Dalle discussioni in corso sono emersi ben tre differenti livelli,                    o versioni, del concetto di intermedialità. Per primo                    di tutti il concetto d'intermedialità come la trasformazione                    di un contenuto da un medium all'altro, poi l'importanza delle                    condizioni tecniche dei dispositivi o degli apparati d'uso,                    ed infine il livello dell'integrazione dei media (testo) nelle                    specifiche comunicazioni e relazioni inter e multimediali.
Sul primo livello d'intermedialità sono stati portati                    avanti diversi progetti di ricerca, la maggior parte dei quali                    incentrati sul problema di cosa succede ad un contenuto quando                    è trasformato, o piuttosto tradotto, da un medium all'altro.                    Qual è ad esempio la differenza tra un libro ed il suo                    adattamento cinematografico? E quanto sono responsabili le differenti                    strutture dei media nei cambi di significato e ricezione?(1) Le                    strategie di ricerca sono quindi state concepite per comprendere                    questa trasformazione da un medium all'altro, intesa come una                    trasformazione di contenuti da un contenitore all'altro.(2)  La                    strategia interpretativa applicata in questi casi cerca quindi                    di scoprire quel qualcosa oltre il testo che si manifesta nell'espressione                    mediale dei contenuti.(3)  Altre strategie di ricerca richiedono                    come punto di partenza di superare la testualità isolata                    di un medium totalizzato, ossia di superare l'idea di un medium                    'puro'.(4)  Piuttosto, la connessione, l'intermedialità tra                    testo e immagini, così come le loro rispettive caratteristiche                    formali, dovrebbero essere prese in considerazione, poiché                    la pratica culturale è divenuta da tempo un'operazione                    multimediale.(5) 
Il secondo livello del concetto di intermedialità, qui                    intesa come una storia dell'evoluzione tecnica, è molto                    compatibile con gli altri due e riflette le conseguenze dell'evoluzione                    tecnologica sul concetto di arte e sulla sua mediazione. Si                    riferisce in particolare ai mutamenti della percezione avvenuti,                    ad esempio, quando il cinema e la fotografia furono introdotti                    come media artistici: il primo fu causa di attrito con il teatro                    e con la maggior parte delle altre forme d'arte, il secondo                    con la pittura. L'evoluzione tecnica prevede anche l'idea di                    un arricchimento delle possibilità di mediazione. E'                    possibile affermare, infatti, che l'écriture non ha eliminato                    il linguaggio, così come i nuovi media audiovisivi non                    hanno eliminato il libro. Piuttosto, i progressi tecnologici                    riflettono e cambiano la funzione storica e sociale dei media                    più 'anziani'.(6) 
Il terzo livello di intermedialità è dialogico,                    riferendosi alle modalità dell'interpretazione e concentrandosi                    sull'integrazione dei media (testo) nelle specifiche relazioni                    comunicative inter e multimediali. Il formalista russo Michael                    Bakhtin rifletté a lungo sulle qualità dialogiche                    dell'espressione e dell'interpretazione. Secondo Bakhtin ogni                    atto linguistico è sempre un processo comunicativo, dinamico                    e crea l'impulso per una risposta. Oltretutto, le parole, gli                    enunciati, i testi sono considerati da Bakthin come rispecchianti                    un mondo eteroglotto, come campi di conflitto per voci in parte                    legate, in parte conflittuali. Un'interpretazione dialogica                    di questo tipo, come ha rilevato Hans-Georg Gadamer, non può                    mai concludersi, non può mai terminare in una 'fusione                    d'orizzonti' finale. Piuttosto, l'interpretazione rimane sempre                    una strategia ermeneutica dialogica e dinamica, che comprende                    il lettore come un 'Io' polifonico.(7) 
Nonostante il fatto che lo stesso Bakhtin non sia andato oltre                    l'intenzione verbale delle parole, poiché questo avrebbe                    implicato l'abbandono dei lidi della metalinguistica,(8)  i suoi                    modelli alludono a un'interazione tra i media. Un dialogo tra                    i testi non è solamente ed esclusivamente vincolato alle                    specifiche espressioni linguistiche o ai generi letterari, ma                    contiene in sé il processo d'interazione e attivazione                    delle specifiche strutture mediali. E' Il dialogo tra le diverse                    opere d'arte, od opere testuali, e tra un'opera d'arte ed il                    suo ambiente, il suo 'habitat', che permette al destinatario                    di 'assegnare' un senso. Inoltre Bakthin è consapevole                    del fatto che non solo il senso dei segni è soggetto                    ai mutamenti storici, ma che le prospettive dell'interpretazione                    cambiano la loro relazione sia con i contenuti, con i significati,                    sia con il codice e la modalità di mediazione. La comprensione                    di un testo richiede quindi una relazione con altri testi e                    la trasformazione del suo significato in un nuovo contesto.                    Un testo, quindi, può sviluppare la sua energia e partecipare                    al dialogo solo tramite il contesto. (9)
La teoria dell'intertestualità di Julia Kristeva prosegue                    l'idea della metalinguistica di Bakhtin, affermando che ogni                    testo è costituito da un mosaico dinamico composto da                    citazioni.(10) I testi, così come intesi da Kristeva, fanno                    parte di una semiotica della cultura che comprende tutte le                    manifestazioni culturali, coinvolte in processi interattivi.                    „Nous appellerons intertextualité cette inter-action                    textuelle qui se produit à l'intérieur d'un seul                    texte. Pour le sujet connaissant, l'intertextualité est                    un notion qui sera l'indice de la façon dont un texte                    lit l'histoire et s'insère en elle." (11)
Secondo Kristeva, il processo di trasformazione mediatica non                    ha avuto un ruolo fondamentale. Nonostante la sua opinione dell'intertestualità                    come di un „passage d'un système de signe à un                    autre„,(12) Julia Kristeva limita la sua discussione all'universo                    testuale. L'intertestualità è quindi sia inerente                    sia costitutiva di qualsiasi testo. Tuttavia, quando l'intertestualità                    è confinata all'ambito testuale, l'intermedialità                    appare come un concetto che traspone i giudizi dell'intertestualità                    verso il livello della costituzione mediatica del senso. Nel                    comprendere l'intertestualità come un riferimento ai                    modi di costituzione testuale del senso creati da un repertorio                    di 'intertesti', l'intermedialità può essere definita                    come l'effetto di due o più sistemi di segni nella costituzione                    del senso da parte del destinatario. Di conseguenza, qualcosa                    diventa intermediale quando il ronzio multimediale delle citazioni                    e degli elementi mediatici viene portato al livello di una nuova                    armonia concettuale.(13) La cognizione dell'intermedialità                    come un'integrazione di media (testi) nelle specifiche relazioni                    comunicative inter e multimediali tende verso una comprensione                    delle relazioni ed interazioni dei media non limitate al mondo                    interiore delle opere d'arte; lo scopo è quindi una comprensione                    dell'intermedialità all'interno di un modello semiotico. (14)                   
Di conseguenza l'intermedialità non è nient'altro                    che un modo per comprendere il mondo, basandosi sul giudizio                    che l'obiettivo è impercettibile e che l'obiettività                    può essere raggiunta solo attraverso un dialogo consensuale.                    Allo stesso tempo abbandona il monologo e si basa su una creazione                    dialogica del senso. E' utile pensare alle relazioni intermediali                    della creazione del senso attraverso il troppo del dialogo,(15)                    e, sebbene il termine dialogo sia divenuto di moda, risulta                    ancora uno strumento utile se vengono considerate principalmente                    le sue qualità interdiscorsive. Come prima fase, il dialogo                    interdiscorsivo applica l'idea che la percezione e l'interpretazione                    non possano essere divise.(16) Inoltre, spiegando il collasso della                    percezione e dell'interpretazione, la percezione è considerata                    non solo in termini biologici, psicologici e di esperienza individuale,                    ma come mediata anche dalle strutture linguistiche collettive,                    dai discorsi e dai socioletti. Il dialogo interdiscorsivo non                    rimanda solamente alle strutture interne di un'opera d'arte,                    non è un puro dialogo intradiscorsivo, ma un dialogo                    a livello discorsivo.(17) 
II. Intermedialità e Storiografia 
Per lo storico, questa comprensione polisemica della storia                    e della sua interpretazione implica un'impossibilità                    nel raggiungere un giudizio assoluto su un'opera d'arte o un                    documento storico. La curiosità scientifica non può                    essere messa a tacere, o per usare un termine più forte,                    la conoscenza non può essere acquisita tramite un processo                    monologico che crea nuovi socioletti ermetici, ma è disponibile                    solamente con una mediazione dialogica tra discorsi eterogenei,                    in cui il dissenso è importante tanto quanto il consenso.                    
Di sicuro la difficoltà è dovuto alla sempre maggiore                    complessità dell'interpretazione e questo è sicuramente                    un problema per la storiografia, in quanto scienza dove la diminuzione                    della complessità e la formulazione chiara e comprensibile                    dei giudizi sono quanto mai desiderate. Come dovrebbero concepire                    gli storici una presentazione intermediale e quindi anche l'interpretazione                    della storia? Dovrebbero solamente fornire le idee e lasciare                    che i tecnici realizzino il progetto? Questo però non                    starebbe a significare l'abbandono della forma narrativa per                    divenire dei semplici conoscitori dei fatti, degli eventi? Il                    fatto che gli storici siano ancora narratori non è una                    delle più importanti caratteristiche della storiografia?                    Gli attuali DVD o CD-ROM non hanno di solito una struttura narrativa,                    ma enciclopedica, utilizzando la capacità di conservazione                    dei dati dei new media. Tuttavia gli storici incontrano delle                    difficoltà quando provano ad esprimere un argomento utilizzando                    i new media. La linearità tipica di un libro o di un                    articolo viene a mancare, a spezzarsi, e l'argomento deve essere                    presentato utilizzando la struttura di un ipertesto, considerando                    inoltre il fatto che il monitor di un personal computer o lo                    schermo di un portatile trasformano la storiografia in un medium                    visivo.
Questo solleva la domanda più importante, ossia come                    gli storici possano rappresentare o analizzare adeguatamente                    la storia. Le nuove tecnologie sono un mezzo adeguato per l'analisi                    della storia oppure sono solamente un utile strumento d'archiviazione?                    Bibliografie, statistiche, mappe, suoni ed immagini sono archiviati                    in abbondanza nei DVD e negli hard-disk, ma gli storici come                    possono utilizzare questo medium per narrare? I casi pratici                    dimostrano come quanto sia ancora difficile, e quanto siano                    ancora poco sviluppate le strutture narrative visuali dell'intermedialità.                    Un caso già famoso di 'virtual history' è il sito                    di Robert Darnton su Parigi,(18) che consente l'accesso a documenti                    ed eventi. Nel tentativo di ricostruire le conversazioni, le                    canzoni, lo spionaggio della polizia e i percorsi delle informazioni                    nella Parigi pre-rivoluzione, il sito web fornisce mappe, documenti                    e canzoni. E' di sicuro interessante navigare attraverso il                    sito, passare da una mappa ai documenti e da diversi documenti                    tornare di nuovo alla mappa, oppure ascoltare una canzone di                    un famoso cantante. In ogni caso, devo sollevare due critiche                    principali nei confronti di questo saggio, indubbiamente innovativo                    ma non certo rivoluzionario. Primo, il sito non sfrutta le potenzialità                    visive del medium. Il lettore, o lo spettatore se si preferisce,                    ha di fronte a sé del testo nero su uno sfondo bianco,                    con i link nel classico colore blu. Indubbiamente questa è                    una scelta voluta per presentare l'argomento storico in maniera                    accademica e seriosa, ma conferisce al sito l'impressione di                    essere un semplice elenco di informazioni. Inoltre, anche se                    la struttura delle pagine ricalca quella di un tradizionale                    libro, non c'è nessun'informazione testuale che effettivamente                    tratta o contiene i dati che Darnton presenta. In un saggio                    lungo 35 pagine, Darnton propone al lettore un tradizionale                    articolo di storia e, nelle pagine ulteriori l'autore elenca                    gli argomenti delle conversazioni nei caffè e le canzoni                    del periodo. Le pagine del sito non sono molto usabili, come                    ad esempio il dover scorrere la pagina fino in fondo per trovare                    i link che ben presto diventa stancante, e si sente la mancanza                    di una barra di navigazione nella parte sinistra dello schermo.
In questo modo il sito, nonostante il fatto che la parte relativa                    al design grafico sia stata volutamente trascurata, non riesce                    a tradurre i suoi contenuti in un'armonia intermediale. Secondo,                    vorrei criticare lo scopo di Darnton. E' realmente possibile,                    come lo stesso Darnton dichiara, ricostruire la Parigi di 'quello                    che stava veramente accadendo'? O questa è piuttosto                    la solita vecchia tentazione degli storici di descrivere 'come                    realmente era' trasportata sullo schermo di un computer? E'                    indubbiamente gradevole sentire un cantante intonare una canzone,                    ma questo riesce nello scopo di creare l'atmosfera della Parigi                    pre-rivoluzione? Inoltre l'argomentazione storica di Darnton                    non è abbastanza rappresentata quando lui stesso descrive                    'l'originaria società dell'informazione' fornendo i pettegolezzi                    e le conversazioni dei caffè e dei salotti. Di sicuro                    è un fatto impressionante che una figura autorevole come                    Darnton abbia utilizzato un sito web come un mezzo per esprimere                    argomenti storici e c'è molto da aspettarsi dai suoi                    studenti di dottorato che stanno 'traducendo' libri di storia                    in ipertesti. In ogni caso, il primo saggio elettronico pubblicato                    nel 2000 da The American Historical Journal Review rimane ben                    al di sotto delle reali possibilità di questa fase che                    va oltre la carta stampata.(19)
Con un altro esempio possiamo affrontare l'argomento degli archivi                    on-line, un settore in cui numerosi casi sono attualmente in                    fase di sviluppo. Quando il navigatore curioso visita il sito                    recentemente aggiornato del poeta e scrittore Thomas Gray (www.thomasgray.org),                    il tempo spesso è ricompensato con molte informazioni                    utili. Le pagine web di questo sito hanno un bel design, con                    una grafica discreta che conferisce un aspetto serio ed accademico,                    sono ben ordinate e concepite individualmente: ogni pagina appare                    come progettata attentamente. Un frame sulla sinistra aiuta                    il lettore a non perdersi nel suo percorso attraverso i vari                    links. I materiali delle fonti sono facilmente accessibili,                    così come le informazioni biografiche; le curiosità                    su Thomas Gray saranno sicuramente soddisfatte e i visitatori                    telematici non dovranno sperare che il prossimo link porti ulteriori                    approfondimenti. In ogni modo, rimane però un archivio,                    non avanzando nessun argomentazione, e presentando solamente                    i testi, parzialmente annotati, e gli avvenimenti della vita                    di Gray. E' abbastanza interessante il fatto che il sito si                    autodefinisca come un 'custode interattivo e ipermediale'. Il                    termine 'interattivo' è certamente giustificato dalla                    presenza dell'help-desk, della mailing list e dei link, ma 'ipermediale'                    e 'custode' rimangono abbastanza misteriosi. 'Custode' allude                    sicuramente all'affermazione di essere il posto dove trovare                    tutti i testi di Gray, e rimane quindi da chiarire 'ipermediale'.                    Una spiegazione lessicale di iper in un'accezione aggettivale                    ci offre la seguente definizione di qualcosa 'iper': "iper-                    è aggiunto agli aggettivi per formare altri aggettivi                    che descrivono le persone, o i loro comportamenti, come eccessive                    rispetto alla qualità menzionata."(20) Certamente questa                    definizione non è adatta al sito in questione, che non                    è certo affetto da troppi media. Una comprensione non                    aggettivale di 'iper' suggerisce ad esempio il termine ipermarket,                    un supermarket estremamente grande. Qui il termine fa riferimento                    ad una possibilità estrema di immagazzinare dati. Sembra                    quindi essere questo il senso di 'ipermediale' cui il sito si                    riferisce. (21)
Il terzo ed ultimo esempio illustrerà un tentativo maggiormente                    riuscito nell'utilizzo dei new media come nuovo modo di narrare                    la storia. In progetto di grandi dimensioni, coordinato da Hans                    Ulrich Jost, è stato prodotto il CD-Rom Cine-Klicks und                    Einsichten der modernen Schweiz [Cine-Click e approfondimenti                    nella Svizzera moderna] che abbraccia più di cento anni                    della storia della Svizzera. E' comunque una storia tematicamente                    limitata, concentrata sulle immagini mediatiche della Svizzera.                    In un insieme composto da più di 40 film, 2500 pagine                    di testo, articoli scientifici, bibliografie, immagini, documenti                    ed una cronologia dettagliata, il CD-ROM dà al fruitore                    un completo resoconto sulla storia filmata della svizzera. Grazie                    alla barra di navigazione, sempre presente nella parte sinistra                    dello schermo, il lettore/ fruitore è in grado di attraversare                    facilmente la sofisticata ma complicata struttura del cd, evitando                    così il rischio di perdersi quando la schermo scorre                    verso il basso.
Jost e i suoi colleghi hanno compiuto il passo decisivo nel                    comprendere che ogni pagina del loro CD-ROM avrebbe dovuto essere                    come un quadro agli occhi del fruitore. Tutte le pagine - nonostante                    l'interazione di immagini, suoni, dati o filmati - sono strutturate                    secondo criteri visivi, in opposizione quindi ai criteri testuali                    del sito di Darnton. Jost e gli altri co-autori hanno realmente                    tradotto le interpretazioni in immagini. Nonostante il lettore                    possa segnare la sua posizione, evidenziare e prelevare i dati                    in tutte le sezioni del CD per un utilizzo personale, nonostante                    quindi il CD-ROM richieda quindi un lettore molto attivo, gli                    autori narrano la loro interpretazione della storia svizzera.                    Il CD-ROM non pretende di essere assolutamente oggettivo o il                    dizionario definitivo della storia svizzera filmata, ma bensì                    un'interpretazione della storia svizzera che si orienta sui                    maggiori temi all'interno di questa stessa storia. Fornendo                    informazioni bibliografiche ed interpretazioni scientifiche                    su argomenti specifici, questo CD-ROM è veramente intermediale                    e scientifico. E' intermediale nell'utilizzo dei diversi media                    e nella creazione di un senso tramite l'interazione tra questi                    media. Nella stessa pagina un film, immagini, suoni e testo                    possono essere considerati e compresi dal fruitore in modi che                    una presentazione monomediale non sarebbe mai in grado di rendere.                    E' scientifico perché ha il giusto design grafico necessario,                    e tutte le affermazioni possono essere controllate dal lettore                    tramite le bibliografie e i fogli informativi sempre disponibili.                    Quindi se l'archivio di Thomas Gray è progettato attentamente,                    Cine-Klicks è progettato estremamente attentamente.(22) 
Rimane la domanda su quanto profondamente la pratica della storia                    sia coinvolta. Se è corretto supporre che, in base alla                    seconda versione del concetto di intermedialità, i contenuti                    di un medium vengano alterati durante il processo di trasformazione                    da un medium all'altro, questo non implica che anche i contenuti                    e i concetti che abbiamo della storia dovranno anch'essi cambiare?                    Le conseguenze dello spostamento degli storici oltre la carta                    stampata sono ancora sconosciute. Gli storici si potranno concentrare                    su una nuova forma di teoria della risposta del lettore, nello                    spostamento da lettore a fruitore, dal testo all'ipertesto,                    da un singolo medium ad un dialogo tra media. Inoltre l'intermedialità                    è una possibilità per la storia di essere rappresentativa                    quando suoni, filmati, immagini e testi sono presenti ed analizzati                    in maniera sincronica. E' però fondamentale che gli storici                    diventino esperti di suoni ed immagini così come lo sono                    attualmente di testi. E ancora, e qui riecheggia l'insicurezza                    stessa della disciplina, in cosa sono esperti gli storici? Sono                    veramente esperti di testi? Sono esperti di economia, o filosofia?                    O piuttosto sono esperti in discipline e campi semantici? L'intermedialità                    e la storia inducono gli storici ad allargare i loro orizzonti                    ed allo stesso tempo a lavorare in maniera veramente interdisciplinare.                    
Tuttavia il rischio è presente. Gli archivi sonori e                    visivi sono ancora rari, nonostante passi in questa direzione                    siano stati effettuati, come ad esempio a Parigi e a Londra.                    Il copyright rimane ancora un grosso problema quando le immagini                    sono già molto costose, ed inoltre le immagini digitali                    sono più care di quelle analogiche. E' difficile e costoso                    trovare e procurarsi il materiale di partenza, ma i vantaggi                    sono assolutamente convincenti. La storiografia intermediale                    implica un reale lavoro di gruppo, come nel caso di Jost e dei                    suoi co-autori, e sarà possibile anche per gli studenti                    ed i ricercatori scrivere saggi elettronici su argomenti circoscritti,                    usando fonti multimediali e conducendo il tutto ad un armonia                    intermediale; implica inoltre una comprensione interdisciplinare                    della storia, a causa del diverso numero di media impiegati.                    Tutto questo, cosa forse più importante, apre la possibilità                    al fatto che gli storici esplorino nuove fonti, scoprano nuove                    strutture narrative per i loro argomenti e, di conseguenza,                    siano in grado di acquisire nuove opinioni e giudizi. 
NOTE
1.                     Jörg Helbig (ed.): Intermedialität. Theorie und Praxis                    eines interdisziplinären Forschungsgebietes (Berlin, 1998).                    
2. Ernst W.B. Lüttich (ed.): Text Transfers: Probleme intermedialer                    Übersetzung (Münster, 1987), p. 15; vedi anche Joachim                    Paech (ed.): Film, Fernsehen, Video und die Künste: Strategien                    der Intermedialität (Stuttgart, 1994); Franz-Josef Alversmeier:                    Theater, Film, Literatur in Frankreich: Medienwechsel und Intermedialität                    (Darmstadt, 1992), p. 2 ff.; Peter von Zima (ed.): Literatur                    intermedial: Musik, Malerei, Photographie, Film (Darmstadt,                    1995), p. 1.
3. Joachim Paech: „Intermedialität. Mediales Differenzial                    and transformative Figurationen", in: Helbig, Intermedialität,                    pp. 14-30.
4. Jürgen E. Müller: Intermedialität. Formen moderner                    kultureller Kommunikation (Münster, 1996) (= Film und Medien                    in der Diskussion, vol. 8, edited by Jürgen E. Müller),                    in particolare pp. 26-71, dove è mostrato come nel corso                    della storia un medium puro non sia mai esistito.
5. Karl Prümm: „Intermedialität und Multimedialität:                    Eine Skizze medienwissenschaftlicher Forschungsfelder",                    in: Rainer Bohn / Eggo Müller / Rainer Ruppert (eds.):                    Ansichten einer künftigen Medienwissenschaft (Berlin, 1988),                    p. 195. 
6. Vedi anche Müller, Intermedialität, p. 70.
7. Michail M. Bakhtin: Die Ästhetik des Wortes,a cura di.                    Grübel (Frankfurt am Main, 1979), p. 169 e oltre; vedi                    anche Tzvetan Todorov: M.Bakhtin. The Dialogical Principle (Minneapolis,                    1995 [1984]); Hans-Georg Gadamer: Wahrheit und Methode. Grundzüge                    einer philosophischen Hermeneutik (Tübingen, 1960).
8. Michail M. Bakhtin: Literatur und Karneval. Zur Romantheorie                    und Lachkultur (Frankfurt am Main, 1990), p. 106.
9. Bakhtin: Ästhetik, p. 352.
10. Julia Kristeva: Semeiotiké: Recherches pour une sémanalyse                    (Paris, 1989). 
11. Julia Kristeva: „Narration et transformation„, in: Semiotica                    I (1969), pp. 422-448, p. 443.
12. Julia Kristeva: La révolution du langage poétique                    (Paris, 1967), p. 59.
13. Per un'attenta discussione teorica su questo concetto di intermedialità                    vedi Müller: Intermedialität. Ed anche Claus Clüver:                    Interart Studies: An Introduction (Ms. Bloomington, 1996); Ernest                    W.B. Hess-Lüttich: Kommunikation als ästhetisches                    Problem (Tübingen, 1984); Jörg Helbig (ed.): Intermedialität.                    Theorie und Praxis eines interdisziplinären Forschungsgebietes                    (Berlin, 1998); Ernest W.B. Hess-Lüttich (ed.): Text Transfers:                    Probleme intermedialer Übersetzung (Münster, 1987),                    p. 15; vedi anche Joachim Paech (ed.): Film, Fernsehen, Video                    und die Künste: Strategien der Intermedialität (Stuttgart,                    1994); Franz-Josef Alversmeier: Theater, Film, Literatur in                    Frankreich: Medienwechsel und Intermedialität (Darmstadt,                    1992); ed ancora Peter von Zima (ed.): Literatur intermedial:                    Musik, Malerei, Photographie, Film (Darmstadt, 1995).
14. Müller: Intermedialität, p. 70.
15. Svetlana Boym: "Nostalgic Memorials and Postmodern Survival                    in Russia", in: Bo Stråth e Nina Witoszek (eds.):                    The Postmodern Challenge: Perspectives East and West (=Postmodern                    Stuidues 27, a cura di Theo D'haen e Hans Bertens) (Amsterdam                    and Atlanta, GA, 1999), pp. 143-170, p.146 e seguenti in cui                    si ricorda al lettore che, considerata nel suo contesto contemporaneo,                    la teoria del dialogo di Bakhtin era anche un'espressione di                    resistenza politica, che permetteva il sovvertimento del senso                    in un discorso totalitario.
16. J. Richards / E. von Glaserfeld: „Die Kontrolle der Wahrnehmung                    und die Konstruktion von Realität", in: S. J. Schmidt                    (ed.): Der Diskurs des Radikalen Konstruktivismus (Frankfurt                    am Main, 1987), p. 214. 
17. Peter von Zima: Literarische Ästhetik (Munich, 1991), 405,                    406. 
18. Il sito http://www.indiana.edu/~ahr/darnton/about.html presenta                    il lavoro di Darnton in questo modo:" 'An Early Information                    Society' di Robert Darnton è il primo articolo elettronico                    prodotto dalla American Historical Review, ed è un esperimento                    nell'utilizzo del nuovo medium elettronico come mezzo per la                    diffusione della cultura storica. I curatori si augurano che                    oltre ad essere una versione migliorata del saggio di Darnton,                    questo 'e-article' fornisca degli utili esempi di come proporre                    materiali ed argomenti storici tramite la pubblicazione elettronica."
19. Robert Darnton: "An Early Information Society: News and                    the Media in Eighteenth-Century Paris", in: The Ameri-can                    Historical Review, vol. 105, no. 1, February 2000. Vedi: http://www.indiana.edu/~ahr/darnton/index.html                    
20. Collins Cobuild English Language Dictionary (London, 1987),                    Hyper, p. 715. 
21. The Thomas Gray Archive: an interactive hypermedia repository,                    url: [http://www.thomasgray.org] aggiornato il 7 Giugno 2002.                    
22. Cine-Klicks und Einsichten der modernen Schweiz, progetto coordinato                    da Hans Ulrich Jost, insieme a Monique Pavillon, Jean-Damien                    Humair e Felix Stürner, più altri autori e specialisti                    (Zurich, 1998). Di questo CD-ROM ne esiste anche una versione                    francese ed è disponibile per consultazione presso la                    biblioteca dell'Istituto Universitario Europeo di Firenze.