Il “Dante della Vittoria”. Le celebrazioni dantesche del 1921 a Ravenna, tra mistica della nazione e violenza politica
Giovedì 23 settembre 2021 @ 10:46:57 CEST

Il ciclo d’iniziative culturali “Dante Contemporaneo. La Fondazione Casa di Oriani per il VII Centenario” si conclude sabato 25 settembre con il convegno di studi Il “Dante della Vittoria”. Le celebrazioni dantesche del 1921 a Ravenna, tra mistica della nazione e violenza politica.

Ultimo rifugio terreno di Dante Alighieri, Ravenna fu protagonista delle grandi celebrazioni del VI centenario della morte del Sommo Poeta. In un clima generale reso incandescente dall’espansione del fenomeno fascista, su cui, a livello locale, s’innestava l’atavica rivalità tra socialisti e repubblicani acuita dalla frattura interventista e dai lunghi strascichi del “fronte interno” sino all’impresa fiumana, le commemorazioni dantesche del settembre 1921 (inaugurate un anno prima dalla visita a Ravenna del ministro della Pubblica Istruzione Benedetto Croce), finirono per assumere una decisa connotazione politica. Al centro, luogo fisico e simbolico al contempo, ara consacrata al culto laico della nazione, il settecentesco sepolcro opera di Camillo Morigia, già meta in passato, nel 1908 e nel 1911, di “pellegrinaggi” patriottici degli irredenti triestini, istriani e giuliano-dalmati. E intorno al quale, non a caso, accompagnata da numerose violenze contro le sedi delle organizzazioni “rosse”, si concluse la scenografica, imponente “marcia” fascista guidata da Italo Balbo e Dino Grandi; quasi un’anticipazione di quella su Roma dell’anno successivo. Evento che vide, fra le altre cose, il battesimo della camicia nera come divisa ufficiale dello squadrismo. Sullo sfondo, la figura di Gabriele D’Annunzio, l’eremita di Gardone, fisicamente assente ma punto di riferimento ideale per larga parte dello schieramento “nazionale”.

Il convegno, organizzato con la Fondazione Libro Aperto, intende riflettere su tutti questi temi, offrendo una panoramica quanto più possibile esaustiva degli avvenimenti. Gli atti del convegno saranno pubblicati sull’annale della Fondazione Casa di Oriani, «I Quaderni del Cardello» (editore «Ponte Vecchio», Cesena).

 

Questo l’ordine degli interventi:

 

Sessione mattutina, 9.30-13.00

 

Sandro Rogari, Un poeta “antemarcia”. Le celebrazioni dantesche fra Firenze e Ravenna

 

Antonio Patuelli, Benedetto Croce per il sesto centenario della Morte di Dante a Ravenna

 

Valentina Raimondo, Per una nuova iconografia dantesca. Adolfo de Carolis e gli altri artisti del Sesto centenario

 

Benedetto Gugliotta, “Libertà vo cercando". Doni votivi, arte e "robaccia" nelle collezioni museali dantesche del Comune di Ravenna

 

 

Sessione pomeridiana, 15.00-18.00

 

Andrea Baravelli, “Fu il sangue mio d’invidia sì rïarso”. L’Amministrazione Buzzi, e le celebrazioni del 1921

 

Giustina Manica, Le celebrazioni dantesche nella lettura socialista e della Camera del lavoro

 

Paolo Cavassini, “Prigione del mio cruccio, schiavo della mia azione”. Gabriele D’Annunzio drammaturgo a distanza delle celebrazioni ravennati

 

Alessandro Luparini, “Presso all’urna dove dorme il Padre spirituale della nazione”. La marcia fascista su Ravenna

 

 

L’accesso all’iniziativa è riservato ai possessori di certificazione verde (green pass), fatte salve le eccezioni previste dalla normativa vigente. Per l’accesso e la permanenza in sala è obbligatorio l’uso della mascherina. Per garantire l’opportuno distanziamento i posti sono limitati, è quindi fortemente raccomandata la prenotazione.

 

 

Info e prenotazioni: 0544 214767, informazioni@bibliotecaoriani.it

 

13 settembre 1921, le camicie nere della “marcia” fascista su Ravenna posano dinanzi alla tomba di Dante.  Vi si distinguono i due capi della spedizione, Italo Balbo e Dino Grandi (unico in borghese). In mezzo a loro la madre di Francesco Baracca, la contessa Paolina de’ Biancoli, presente con il marito Enrico (nella foto, alla sinistra di Grandi) alle celebrazioni dantesche. A lei, in rappresentanza di tutte le “madri di guerra”, era spettato l’onore di spargere sul sepolcro le fronde di lauro offerte in dono votivo da Gabriele D’Annunzio (foto di Ulderico David, Fondazione Casa di Oriani).

 









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